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Elio, un alieno a Milano

L'eclettico cantante è la voce di Paul nell'omonimo film d'animazione.
di Ilaria Ravarino

Stefano Belisari, in arte Elio, doppiatore di Paul.

giovedì 26 maggio 2011 - Incontri

Come spesso accade ai comici e ai commediografi, anche Stefano Belisari, in arte Elio, fuori dal palco sorride poco. Campione fin dai primi anni ’80 del rock eclettico, demenziale e surreale con la band Elio e le Storie Tese, di fronte ai giornalisti è sulle difensive, chiuso a riccio sulle domande personali, ruvido nelle risposte. Il grande pubblico ne ama la vena comica, ma nel privato a prevalere (e affascinare) è l’anima rock: una combinazione di insicurezza e passione, con l’abitudine a dire sempre quel che pensa che non tracima mai in arroganza, bilanciata da una sensibilità che è sintomo di intelligenza. Al cinema Elio ci pensa poco, «per le mie canzoni non mi sono mai ispirato a un film», le sale non le frequenta un granché, «non ho tempo», ed escludendo una parentesi teatrale, «la prima e ultima della mia vita», fare l’attore non rientra nell’olimpo dei suoi desideri. Lavorare con la voce, però, è un’altra cosa: e così, dopo aver prestato le corde vocali al dissacrante cartoon Beavis and Butt-head, è tornato in sala di doppiaggio per dare voce all’alieno in fuga di Paul, la commedia sci-fi di Greg Mottola in sala dal primo giugno.

Da cantante a doppiatore: è stato difficile cambiare mestiere?
No, perché doppiare non è poi così diverso dall’incidere un disco in sala: cerchi riscontri nelle persone che ti circondano, provi a capire se li stai facendo ridere, se funzioni.

C’è qualche sua invenzione nei dialoghi del film?
No, ho inventato poco e mi sono affidato alle istruzioni che mi davano i tutor. Quando entro in un settore che non è il mio, mi affido completamente a chi è più bravo di me: questo lavoro è frutto di un buon copione e del mio tentativo di eseguire gli ordini. Non mi sento un gran doppiatore e sono il primo a scandalizzarmi se il doppiaggio di un film è fatto male.

Perché ha accettato di doppiare Paul?
Un po’ perché mi rivedo nel personaggio, abbiamo lo stesso senso dell’umorismo, lo stesso pragmatismo, sensibilità simili. Quando mi hanno proposto il lavoro ho guardato il film, ho capito quali fossero le caratteristiche di Paul, ho ascoltato il doppiatore americano e ho fatto una prova che è andata bene. Ma alla fine credo di aver accettato soprattutto perché il film mi faceva ridere: mi accontento di cose semplici, nella vita.

Lo rifarebbe?
Sia io che i componenti della band non siamo persone adatte a ogni genere di doppiaggio. Funzioniamo nei doppiaggi non istituzionali, nei prodotti comici, allegri.

Crede nell’esistenza degli alieni?
Tendo a non dare niente per scontato, per me potrebbero anche esistere. Ho letto dei libri in merito, mi piace la fantascienza. Sono un ingegnere e ho una certa affinità con le cose scientifiche.

Che genere di fantascienza legge?
L’ultimo libro lo avrò letto all’università, purtroppo con il mio lavoro non ho tempo per fare molto altro. Mi piace Asimov, Herbert, H.G.Wells, Dick… mi piace la fantascienza verosimile, mentre non sopporto quella sdolcinata alla E.T.

Il suo film di fantascienza preferito?
Blade Runner. L’avrò visto decine di volte.

Si sente mai un alieno?
Sempre.

Chi sono gli alieni oggi?
Gli alieni sono quelli che ci salveranno da Berlusconi. Ormai la realtà ha superato la fantasia: sono disposto a perdonare Berlusconi solo se un giorno si scoprirà che è posseduto da un extraterrestre. Tipo Men in Black. In effetti negli ultimi tempi è anche mutato fisicamente, chissà…

I milanesi sono alieni?
Se riescono a far vincere il candidato che porta gli zingari, sì, sono alieni.

Alle amministrative lei voterà per…
… Pisapia. Ho sostenuto Luca Mangoni, un amico, che alle comunali ha preso 1068 voti, più di quel tizio che ha fatto i manifesti sulle Br, più di Ornella Vanoni e Sara Giudice. Se Pisapia venisse eletto, mi piacerebbe che desse a Mangoni una delega all’assessorato alla cultura. Ne abbiamo bisogno.

La politica sarà uno degli argomenti del suo prossimo album?
No, la politica non c’entra niente con Elio e le Storie Tese. C’entra invece Milano, e se ci viene in mente un bel pezzo sulla città lo faremo.

Un film da attore lo farebbe?
Mai dire mai. Però negli anni me lo hanno chiesto in tanti: o non mi sentivo in grado, o non mi sembrava adatto il film. E non ho tempo di scrivermelo da solo.

Quindi lei con il film Cara ti amo non c’entra niente…
Ho sentito dire che stanno preparando un film che si chiama così: che si guardino bene dal dargli quel titolo, perché gli faccio causa.

Il teatro invece lo ha provato. Lo rifarebbe?
Da un lato è stata l’esperienza forse migliore della mia vita, dall’altra uno stress fisico e psicologico allucinante: nel teatro è sempre buona la prima, per giorni ripeti la stessa cosa, è sfiancante. Siccome vorrei campare fino a 98 anni, è stata la prima e ultima esperienza. In confronto fare un tour è andare in ferie.

Ha nuovi progetti in tv?
Vorrei tornare a Parla con me, ma quella trasmissione è piena di bolscevichi e ogni volta non si sa mai se andranno in onda, o se ci sarà una nuova stagione. La tv non è il mio ambiente, ma in alcune occasioni, come quella, trovo le condizioni giuste per ridere e suonare.

Con X-Factor è diventato un protagonista del piccolo schermo: che ne pensa della tv italiana?
Penso che Sky abbia un livello di qualità più alto rispetto ai sei canali gratuiti, penso che abbia un’offerta più ampia ma che non possa arrivare a tutti perché costa. D’altra parte gli altri canali fanno quasi solo fuffa… Il male originale è l’Auditel: se sei obbligato a rincorrere la quantità degli ascolti, vai inevitabilmente verso il baratro.

A Sanremo ci tornerebbe?
La tentazione sarebbe di tornarci per cantare, ma non saprei cosa inventarmi per fare meglio dell’ultima volta che abbiamo partecipato con la band. Forse ci andrei per presentarlo, per organizzarlo, farei un’edizione bella tosta. Non si può sempre e solo fare le stesse cose: il mondo cambia, cambia anche il festival.

I suoi miti sono cambiati?
No. Nella mia top ten ci sono sempre i Ramones, Zappa, Hendrix. E Giacinto Facchetti.

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