giaspoto
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sabato 14 luglio 2012
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autolesionistico
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Certi critici cinematografici continuano imperterriti a recitare la propria ammuffita particina degli intellettuali che esaltano i film quanto più sono insopportabili . "C'era una volta in Anatolia" ricorda una frase di Oscar Wilde: "Chi usa cinquanta parole per dire quello che si può dire in cinque è capace di qualsiasi delitto". Nuri Bilge Ceylan ne ha usate cinquemila (due ore e mezza di film) per raccontare un nulla da cineforum anni 60, quando di estrapolavano sguardi e frasi non dette per esaltare il vuoto spinto. Mediocre spaccato di vita turca, dialoghi da film francese di trent'anni fa. Assenza di musica e di montaggio, per aumentare l'effetto-verità e infierire sugli spettatori.
Per chi vuole espiare e farsi del male.
[+] e' vero
(di gianbond)
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[+] fuga dalla sala
(di wodkalemon)
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[+] noia?!?
(di brian77)
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[+] noia mortale
(di fabri)
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marco michielis
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lunedì 9 luglio 2012
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racconterai ai tuoi figli...
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Gran premio della giuria al festival di Cannes, "C'era una volta in Anatolia", diretto dal già più volte premiato in Francia Nuri Bilge Ceylan, costituisce un'autentica sorpresa nel panorama cinematografico mondiale. Il regista turco riesce a dare vita adun poliziesco assolutamente impeccabile nello svolgersi della vicenda, ma soprattutto dipinge i suoi protagonisti come figure assai complesse, connotate da una tragedia legata al passato, la quale fa fatica a emergere, e, di fatto, non si mostra mai chiaramente per tutta la durata della pellicola.
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Gran premio della giuria al festival di Cannes, "C'era una volta in Anatolia", diretto dal già più volte premiato in Francia Nuri Bilge Ceylan, costituisce un'autentica sorpresa nel panorama cinematografico mondiale. Il regista turco riesce a dare vita adun poliziesco assolutamente impeccabile nello svolgersi della vicenda, ma soprattutto dipinge i suoi protagonisti come figure assai complesse, connotate da una tragedia legata al passato, la quale fa fatica a emergere, e, di fatto, non si mostra mai chiaramente per tutta la durata della pellicola. Drammi chiusi in se stessi: così definirei i personaggi di questo capolavoro, i quali, sebbene dialoghino più volte fra loro, non riescono mai a raggiungere il nocciolo della propria amara verità, incomunicabile, eppure bisognosa di essere in qualche modo svelata. Ecco che allora si instaura un contatto estremamente diretto tra felicità (assai rara, ad essere sinceri) e sofferenza, tra vita e morte, assai efficacemente simboleggiato dal vetro di una finestra, che apre e chiude il film. In particolar modo nell'ultima scena, la vita, ovvero i bambini che giocano, e la morte, l'autopsia del cadavere ricercato fin dall'inizio, si affacciano, senza possibilità di conciliarsi, una sull'altra. Grande prova soprattutto dell'attore turco Taner Birsel, che menziono con piacere, e i miei complimenti vanno anche al direttore della fotografia, che compie un lavoro veramente importante sugli effetti luminosi, rendendoli sofisticati e quasi surreali, sullo sfondo delle colline anatoliche che si snodano davanti allo sguardo durante il tragitto notturno. Solo per palati fini.
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gianbond
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domenica 8 luglio 2012
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una palla turca
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Come si fa a dare 4 palle/stelle a un film del genere? Riassunto: tre auto della polizia accompagnano nella notte anatolica il killer di un uomo seppellito in piena campagna. Ora, chi è stato in Turchia sa che se si allontana dalle zone turistiche di notte rischia di perdersi nel nulla, perchè non c'è nemmeno un lampione o un paracarro. Ora nemmeno il nostro killer, che è turco, di notte nella campagna turca riesce a distinguere una mazza nonostante i fari della Polis, la quale si incazza non poco e lo mena inutilmente. Questa inutile ricerca dura 2 terzi del film. Per dare un po' di sostanza a questa logorante attesa (per lo spettatore) vengono inseriti alcuni battibecchi triti, un po' di dialoghi pseudo esistenziali, e una mela che rotola in un rigagnolo che fa molto neorealismo turco.
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Come si fa a dare 4 palle/stelle a un film del genere? Riassunto: tre auto della polizia accompagnano nella notte anatolica il killer di un uomo seppellito in piena campagna. Ora, chi è stato in Turchia sa che se si allontana dalle zone turistiche di notte rischia di perdersi nel nulla, perchè non c'è nemmeno un lampione o un paracarro. Ora nemmeno il nostro killer, che è turco, di notte nella campagna turca riesce a distinguere una mazza nonostante i fari della Polis, la quale si incazza non poco e lo mena inutilmente. Questa inutile ricerca dura 2 terzi del film. Per dare un po' di sostanza a questa logorante attesa (per lo spettatore) vengono inseriti alcuni battibecchi triti, un po' di dialoghi pseudo esistenziali, e una mela che rotola in un rigagnolo che fa molto neorealismo turco.
Ovviamente se si cerca di giorno le cose si trovano, infatti il mattino dopo il cadavere è subito ritrovato.
Ultima parte. Si fa l'autopsia per sapere di che cosa è morto il malcapitato. Si asportano tutti i pezzi asportabili del suddetto e il film finisce, così, senza una risposta che dia un senso a 2 ore e mezza di logorante attesa.
Io vi ho avvertito.
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[+] noia alle quattro stelle
(di maria enrichetta)
[ - ] noia alle quattro stelle
[+] morta infreddolita nella notte dell'anatolia
(di eles )
[ - ] morta infreddolita nella notte dell'anatolia
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angelo umana
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venerdì 6 luglio 2012
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anime stanche
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“Turchia, esterno notte” … Un convoglio di tre veicoli con una decina di uomini procede lungo una strada polverosa e un temporale incombente, che sembra presagire avvenimenti tragici. In varie tappe il convoglio si ferma, ne scendono l’assassino che deve indicare dove è stato sepolto il corpo di un uomo ucciso, la guardia che lo custodisce in manette, il procuratore che gli altri adulano per una vaga somiglianza con Clark Gable, il suo segretario/cancelliere che scriverà il rapporto del sopralluogo, il focoso commissario della “Polis” Nagy definito, dal procuratore, “tanto fumo e poco arrosto”, un pover uomo col figlio malato che vorrebbe cambiar vita, l’assorto e molto umano medico legale, gli autisti, i due aiutanti coi badili che dovrebbero scavare nel punto della sepoltura, il militare pedante in tuta mimetica esperto di chilometri e distanze … ma nella notte il luogo esatto è difficile da ritrovare.
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“Turchia, esterno notte” … Un convoglio di tre veicoli con una decina di uomini procede lungo una strada polverosa e un temporale incombente, che sembra presagire avvenimenti tragici. In varie tappe il convoglio si ferma, ne scendono l’assassino che deve indicare dove è stato sepolto il corpo di un uomo ucciso, la guardia che lo custodisce in manette, il procuratore che gli altri adulano per una vaga somiglianza con Clark Gable, il suo segretario/cancelliere che scriverà il rapporto del sopralluogo, il focoso commissario della “Polis” Nagy definito, dal procuratore, “tanto fumo e poco arrosto”, un pover uomo col figlio malato che vorrebbe cambiar vita, l’assorto e molto umano medico legale, gli autisti, i due aiutanti coi badili che dovrebbero scavare nel punto della sepoltura, il militare pedante in tuta mimetica esperto di chilometri e distanze … ma nella notte il luogo esatto è difficile da ritrovare.
Il viaggio e le sue tappe ci aiutano a conoscere ogni componente del convoglio, ognuno con la propria piccola storia e dramma, le confessioni di sé che pian piano emergono da queste “anime stanche”. Apprendiamo che quello è un luogo dove ognuno risolve le proprie questioni come può, dove tutti hanno un’arma; apprendiamo pure, dal commissario Nagy, che “un uomo inutile è anche innocuo” e, dal procuratore e dal medico, che qualcuno può togliersi la vita per punire un’altra persona e, ancora, che “ogni cosa ha un motivo e se scritta nel destino, accade”. E’ una notte particolare, di esami che ognuno si fa, con il paesaggio illuminato dai fari delle auto e la vegetazione che ondeggia sotto un vento rabbioso. In una sosta per la cena l’interessante e a volte buffa combriccola è ospite del sindaco di quel paese: in questa riunione c’è perfino il riferimento all’entrata della Turchia in Europa e i piccoli mercanteggi che un sindaco fa per sé e il suo povero paesino. Alla luce del lume vediamo il volto della figlia minore del sindaco, è come l’apparizione bella e silenziosa della purezza e della semplicità, contrapposta ai visi enigmatici di quel gruppo di adulti appesantiti dalle loro storie.
La mattina arriverà e rischiarerà ogni cosa, il luogo della sepoltura finalmente identificato, la soluzione dei misteri che stavano dietro quanto avvenuto, la chiarezza che ognuno sembra trovare dentro di sé. E’ un film tremendamente bello e interessante: tremendi sono i drammi personali e i segreti che sembrano doversi rivelare, interessanti sono i ritratti “indulgenti” di ogni personaggio, le piccole storie di burocrazia raccontate dal sindaco e dall’addetto all’esame autoptico, esame che nulla ha di macabro e con discorsi perfino godibili, belli i visi di coloro che sono formalmente la donna e il bambino dell’uomo ucciso che, chissà, il medico immagina come sua famiglia e approdo (“Tutti pagano per i loro peccati ma i bambini pagano per quelli dei grandi”). Due ore e mezza spese benissimo, anche per il piccolo spaccato di Turchia fornitoci, in compagnia dei personaggi e di un film premio speciale della giuria a Cannes 2011.
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tiamaster
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mercoledì 4 luglio 2012
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film lentissimo,introspettivo e bellissimo.
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c'era una volta in anatolia è un film lentissimo, inoltre dura tre ore,infatti in alcuni punti è quasi insostenibile,ma per godersi al meglio la visione bisogna continuare a vederlo.c'era una volta in anatolia è un film che scava nelle psicologie dei personaggi e lo fà in modi mai banali.basta pensare quando l'investigatore protagonista si paragona a clark gable,quando,in realtà, è uno dei personaggi con più problemi,ma non li dà mai a vedere.un pò come tutti i personaggi.Bellissima la regia e la fotografia,che contribuiscono a rendere il film bellissimo anche a livello visivo.Film completo e lentissimo,ma se lo si guarda tutto con attenzione,lo si apprezzerà moltissimo. Veramente bello.
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marco p.
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martedì 3 luglio 2012
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se soffrite d'insonnia....
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Salto la trama spiegata già da molti, l'unica cosa che si può dire è che se soffrite d'insonnia non perdetelo, c'era gente che russava e gente che è andata via a 10 minuti dalla fine, e cioè dopo 2 e mezza, momento in cui non si era capito ancora niente di un film di per se senza senso, sconclusionato e privo di logica. Non basta fare delle scene lunghe e ripetitive, lente e al buio, su delle route 66 turche, per far considerar un film di nicchia per intellettuali, al contrario, allontanano dal genere. Ho messo una stella ma avrei voluto dare ZERO!!! Assolutamente da evitare se per semplice sadismo!!
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paraclitus
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lunedì 2 luglio 2012
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interpretazione del finale secondo voi?
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Secondo me...
Il medico in fondo cerca di trovare del buono anche nell' assassino (gli ha anche offerto una sigaretta). Si è rifiutato di fare figli perché essendo un dottore che guarda le cose e le persone con occhio scientifico conosce i risvolti più crudi della vita ed è oppresso da scetticismo e pessimismo. Poi vede la vitalità disordinata ma animata da intenzioni in fondo umane del commissario, il bandito che piange e che lo ringrazia, il bambino restato solo con la madre che ha ancora voglia di giocare a pallone e sembra quasi che un filo di speranza venga a portargli un raggio di luce nelle tenebre del suo amaro disincanto.
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Secondo me...
Il medico in fondo cerca di trovare del buono anche nell' assassino (gli ha anche offerto una sigaretta). Si è rifiutato di fare figli perché essendo un dottore che guarda le cose e le persone con occhio scientifico conosce i risvolti più crudi della vita ed è oppresso da scetticismo e pessimismo. Poi vede la vitalità disordinata ma animata da intenzioni in fondo umane del commissario, il bandito che piange e che lo ringrazia, il bambino restato solo con la madre che ha ancora voglia di giocare a pallone e sembra quasi che un filo di speranza venga a portargli un raggio di luce nelle tenebre del suo amaro disincanto. A quel punto scopre che il cadavere era stato seppellito ancora vivo, un atto di crudeltà bestiale senza giustificazione che non merita perdono ma a quel punto il medico prende una decisione sorprendente; fa finta di non vedere la terra nei polmoni del morto, dice che non se ne può trarre la conclusione che è stato sepolto vivo e continua imperterrito con l' autopsia fra il silenzio stupito dei collaboratori. Morale: l' unico modo per mantenere la speranza in un mondo senza punti fermi (il vento continuo), che ha perso le sue tradizioni (la maschera di pietra semidistrutta) è guardare il buono (il bimbo che gioca, il commissario di buon cuore), la speranza che illumina buoni e cattivi (la figlia del sindaco) e far finta di non vedere la parte bestiale (la sepoltura da vivo) che da sola è capace di annullare qualsiasi altra cosa e di farci perdere per sempre il senso della vita e degli affetti.
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[+] ma ...
(di h.chinaski_0)
[ - ] ma ...
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paraclitus
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lunedì 2 luglio 2012
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vabbè...
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Prevedibile, di maniera, sostanzialmente inconcludente. L' unica cosa che salva il film è il ritratto della Turchia profonda che almeno riesce a impedire di addormentarsi.
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deglieffetti
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venerdì 29 giugno 2012
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un viaggio universale dentro il buio e la luce.
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UNA NOTTE , IL BUIO , LA LUCE DEI FARI DI TRE MACCHINE,LA STRADA COME UN SENTIERO A FORMA DI SERPENTE, E
GLI UOMINI ...... DIVERSI,MA TUTTI IMMERSI IN UN UNICA NATURA ........ SELVAGGIA,ARCAICA ,PRIMORDIALE E TERRIBILMENTE
DENTRO TUTTI NOI.
ECCO L'ESPRESSIONE SINCERA E SENTITA E' IN QUESTI INDIMENTICABILI VOLTI , LUOGHI,CARATTERI DIVERSI ,UNITI NELLA STESSA DESTINAZIONE
ANCHE INCONSAPEVOLI , IN QUESTO L'OCCHIO DI UN REGISTA CHE NEL DELINEARE STORIE E FIGURE SCEGLIE DI MOSTRARNE MISERIE E
GRANDEZZE,E DOVE L'INNO ALLA VITA ATTRAVERSO IL VOCIARE DEI BAMBINI SI FONDE CON LA PIù SCONVOLGENTE SCENA........
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UNA NOTTE , IL BUIO , LA LUCE DEI FARI DI TRE MACCHINE,LA STRADA COME UN SENTIERO A FORMA DI SERPENTE, E
GLI UOMINI ...... DIVERSI,MA TUTTI IMMERSI IN UN UNICA NATURA ........ SELVAGGIA,ARCAICA ,PRIMORDIALE E TERRIBILMENTE
DENTRO TUTTI NOI.
ECCO L'ESPRESSIONE SINCERA E SENTITA E' IN QUESTI INDIMENTICABILI VOLTI , LUOGHI,CARATTERI DIVERSI ,UNITI NELLA STESSA DESTINAZIONE
ANCHE INCONSAPEVOLI , IN QUESTO L'OCCHIO DI UN REGISTA CHE NEL DELINEARE STORIE E FIGURE SCEGLIE DI MOSTRARNE MISERIE E
GRANDEZZE,E DOVE L'INNO ALLA VITA ATTRAVERSO IL VOCIARE DEI BAMBINI SI FONDE CON LA PIù SCONVOLGENTE SCENA...........
DOVE SOLO LE PAROLE PRONUNCIATE DI UN'AUTOPSIA ..........COMPIONO UN'UNIONE TRA VITA E MORTE.
MAX
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pepito1948
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mercoledì 27 giugno 2012
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linguaggio diverso, valori universali
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Il viaggio. Un magistrato, un commissario di polizia, un medico legale, un ufficiale militare ed i loro uomini procedono di notte, in un corteo di macchine, lungo una strada polverosa che serpeggia tra le colline aride e deserte dell’Anatolia, alla ricerca di un cadavere. Il viaggio è faticoso, si moltiplicano le soste, si allungano i tempi ed aumenta lo stress generale. Finalmente appare un paesino sperduto nel niente, dove i viaggiatori possono ristorarsi ed allentare la tensione. Ma l’interruzione dell’elettricità getta nel buio il villaggio. L’unica luce che s’irradia tra i commensali proviene dalle lampade a petrolio e dal viso di una donna che serve il tè, spandendo su tutti un’inattesa soavità.
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Il viaggio. Un magistrato, un commissario di polizia, un medico legale, un ufficiale militare ed i loro uomini procedono di notte, in un corteo di macchine, lungo una strada polverosa che serpeggia tra le colline aride e deserte dell’Anatolia, alla ricerca di un cadavere. Il viaggio è faticoso, si moltiplicano le soste, si allungano i tempi ed aumenta lo stress generale. Finalmente appare un paesino sperduto nel niente, dove i viaggiatori possono ristorarsi ed allentare la tensione. Ma l’interruzione dell’elettricità getta nel buio il villaggio. L’unica luce che s’irradia tra i commensali proviene dalle lampade a petrolio e dal viso di una donna che serve il tè, spandendo su tutti un’inattesa soavità. Il viaggio riprende e finalmente la ricerca giunge a buon fine. Non resta che procedere all’autopsia del cadavere. Alle luci dell’alba il viaggio termina ed inizia il lavoro del medico legale.
I viaggiatori. Messi a stretto contatto per ore e frustrati dalla estenuante ricerca, stentano a trovare un rapporto interattivo fluido. Le differenze di ruolo, di indole, di storia personale emergono creando momenti di conflittualità o di spigolosità, ma, in correlazione al procedere del buio della notte verso il giorno, le frizioni si stemperano, si creano interazioni costruttive, il clima si ammorbidisce. Contingenti alleanze consentono di chiarire episodi della propria vita rimasti irrisolti.
Le donne. Il contesto è prettamente maschile, i discorsi hanno toni e contenuti da uomini, dominano i baffi, i ruoli svolti non ammettono alternative di genere. Ma la vita dei viaggiatori è in qualche modo condizionata dalle donne. Mogli ed ex mogli, viventi o scomparse, ragazze o vedove in fugace apparizione suscitano richiami, nostalgie, rimpianti, suggestioni, e le loro figure, anche laddove invisibili, impongono la loro discreta ma pregnante presenza.
L’autopsia. Tocca al medico chiudere il viaggio investigativo. Da lui dipendono le risultanze e le modalità dell’omicidio. Ma un imprevisto lo pone davanti ad un bivio: dire la verità o scantonare per un nobile motivo. Deciderà secondo coscienza, non senza tentennamenti. Fuori i bambini giocano in un cortile e, lungo la via, un altro meno fortunato bambino, raccolto il pallone, lo rilancia a chi ne è in attesa: negazione, speranza ed invidia si confondono in quel piccolo, significativo gesto.
Il film del turco Nure Bilge Ceylan rivela uno sguardo disinteressato all’indagine e concentrato sulle dinamiche di un gruppo di persone, che, nelle strettoie fisiche (la macchina) e contestuali (la ricerca di un corpo) di un’azione dovuta, si muovono svelando via via interazioni interpersonali inattese ed utili ai personaggi per leggere se stessi e gli altri, tarare comportamenti, svelare misteri, in qualche modo vivere un’esperienza umana. L’azione si svolge quasi in tempo reale e con dovizia di notazioni; un modo di fare cinema agli antipodi di quello occidentale, dove il tempo è fortemente manipolato. Nello sfondo pullulano le contraddizioni tra vecchio e nuovo in cui si dibatte la Turchia odierna, tra deserto muto e città chiassose, riti e computer. Film che, dopo il primo difficile impatto, si fa suggestivo e coinvolgente man mano che emergono lentamente i temi di fondo: l’insita socialità dell’uomo, la solidarietà, l’inganno delle apparenze (i personaggi si rivelano migliori di quanto sembrano), le difficoltà della convivenza familiare, la solitudine. Di complessa metabolizzazione, ma molto interessante.
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