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Con quella faccia un po' così…

Jim Carrey, elegante 'fantasma dei Natali passati' ne I pinguini di Mr. Popper.
di Edoardo Becattini

Jim Carrey con i 'suoi' sei pinguini in una foto di scena del film I pinguini di Mr. Popper di Mark Waters.
Jim Carrey (James Eugene Carrey) (62 anni) 17 gennaio 1962, Newmarket (Canada) - Capricorno. Interpreta Mr. Popper nel film di Mark Waters I pinguini di Mr. Popper.

mercoledì 10 agosto 2011 - Approfondimenti

Anno dopo anno sembra che Jim Carrey stia progressivamente cercando di razionalizzare le presenze della sua stimata faccia da trasformista, centellinando le apparizioni di quei tratti somatici elastici o celandosi sotto a un trucco e a un parrucco sufficientemente pesante da renderlo irriconoscibile se non attraverso quel fervore tipico che anima i suoi occhi. È come se cercasse sempre più di trattenere o di dosare quei movimenti rapidi e scattanti del volto capaci di colpirti come una frusta esilarante, quel dinamismo da gran buffone su cui a metà degli anni Novanta ha costruito un'immensa celebrità, diventando con Ace Ventura e Scemo & più scemo, più qualche apparizione indimenticabile al Saturday Night Live, il comico più amato della tarda modernità. I pinguini di Mr. Popper rappresentano un felice ritorno in questo senso. Dopo anni passati a recitare più con gli occhi e con la voce sotto protesi in lattice o sensori digitali, Carrey torna a incarnare il suo carratteristico spirito fanciullesco mettendoci la faccia. Certo, su quel volto sempre agile e vitale si percepiscono le prime rughe e i segni eloquenti di un passato da caratterista farsesco che ha continuamente diversificato il proprio registro. Ma è proprio grazie all'esperienza che Mister Popper diviene un personaggio sospeso fra tradizione e modernità, fra infantilismo e maturità, fra commedia classica e favola moderna.

Il fantasma dei Natali passati
Se c'è una costante nel percorso artistico di Carrey, questa è senza dubbio rinvenibile nell'auto-imposizione di un limite. Sia esso in funzione di un personale estraniamento dal proprio corpo comico (The Truman Show; Man on the Moon; Se mi lasci ti cancello), oppure utilizzando la moderna commedia brillante come palestra per tenere in allenamento zigomi e mascella (Bugiardo bugiardo; Yes Man; Una settimana da Dio), il limite per Carrey si intende non come una restrizione delle proprie potenzialità di performer, quanto come un modo per aggirare le trappole del macchiettismo e cambiare continuamente registro. Ogni parte deve in qualche modo comunicargli una sfida a livello dinamico e corporeo, prima ancora che interpretativo. Con I pinguini di Mr. Popper porta avanti questo discorso seguendo il tragitto più candido della commedia per famiglie. La nuova “sfida” per Carrey sta nel confronto impari fra il suo Tom Popper, classico padre di famiglia assente in cerca di redenzione, e i sei pinguini con cui si ritrova a condividere un attico a Manhattan. Anziché combattere i pennuti sul territorio delle smorfie e della goffaggine dove non ci sarebbe possibilità di confronto, Carrey sceglie di tenergli testa proponendosi come il “fantasma dei Natali passati”, il personaggio capace di rianimare le grandi figure della commedia per famiglie più tradizionale come il James Stewart de La vita è meravigliosa o il Dick Van Dyke che balla il tip tap con dei pinguini a cartoni animati in Mary Poppins. Un Jim Carrey più retrospettivo, quindi, che guarda al fulcro dell'eleganza della fiaba natalizia americana con un repertorio vicino all'immaginario più tradizionale, contro dei pinguini che assecondano la loro congenita tenerezza e i loro istinti primari fin dal nome (Mordicchio, Puzzoso, Tontino,ecc.).

Risonanza comica
Difficile quindi poter intuire le prossime tappe che animeranno la carriera di Carrey e intuire se esse prevedano un progressivo “annullamento” garantito dalla dissimulazione del motion capture, oppure se al contrario dispongano un Carrey più in linea con la tipica tradizione hollywoodiana (quella che potrebbe garantirgli quell'Oscar che gli è stato finora negato). Quel che è certo è che ogni sua apparizione suscita sempre una notevole risonanza comica: è bastato ad esempio uno sketch in cui sbeffeggia Il cigno nero in una recente puntata del Saturday Night Live per mettere d'accordo critici ed estimatori del film di Aronofsky. Perché, fra alti e bassi della sua carriera, presenze più concentrate e più diluite nel tempo, Carrey resta un puro genio comico e dovunque decida di comparire, rimane comunque il segno irriverente del suo passaggio. E in quanto genio comico, vale per lui quello che sosteneva Groucho Marx: “quando un attore comico vuole prendersi una vacanza, recita in un ruolo drammatico”.

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