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Mozzarella Stories, l'oro bianco made in Serbia

Prodotto da Kusturica, una commedia girata nei territori di Gomorra.
di Ilaria Ravarino

In foto Luca Zingaretti e Giampaolo Fabrizio in una scena del film Mozzarella Stories di Edoardo De Angelis.
Luca Zingaretti (62 anni) 11 novembre 1961, Roma (Italia) - Scorpione. Nel film di Edoardo De Angelis Mozzarella Stories.

giovedì 15 settembre 2011 - Incontri

Girato a Caserta, nella terra in cui il (neo)regista Edoardo De Angelis è nato e cresciuto, Mozzarella Stories non ha niente a che vedere con le cupe ombrosità delle storie di Gomorra. «Racconto quel vedo e che conosco – ha detto De Angelis a margine della conferenza romana in cui ha presentato il suo esordio – e ho scelto di farlo in chiave leggera. Non potrei scrivere una storia alla Saviano, anche se riconosco la drammaticità di certe situazioni». Al cinema dal 23 settembre in 100 copie, coprodotto da Bavaria Media Italia, Eagle Pictures, Centro Sperimentale di Cinematografia e Rasta International di Emir Kusturica, Mozzarella Stories è la prima prova da regista di De Angelis, ennesimo (ottimo) filmaker made in Centro Sperimentale: per il suo film una troupe di tecnici giovanissimi e un cast di volti interessanti, da Massimiliano Gallo a Gianpaolo Fabrizio, da Andrea Renzi alla figlia d’arte Aida Turturro, e per la prima volta sullo schermo (anche se per qualche istante) la coppia Luisa Ranieri e Luca Zingaretti. «È stato Luca a incoraggiarmi, quando per la prima volta gli ho chiesto un consiglio di lavoro – ha detto la Ranieri – perché la storia di Edoardo mi sembrava bella, eccessiva e forte, ma anche molto pericolosa. E nel nostro mestiere, se sbagli un paio di film, la gente ti abbandona». Risultato: la Ranieri ha accettato, entrando in stato di grazia nella famiglia del film, e il compagno l’ha affiancata in corsa, «per sostituire un attore americano – confessa lei - che ci aveva abbandonato all’ultimo».

Girare una commedia nella terra di Gomorra: perché ambientare qui la storia?
De Angelis: Il film nasce a Caserta perché è qui dove sono cresciuto, osservando tutta una serie di personaggi che per anni mi sono gravitati intorno. La prima volta che ne parlai allo sceneggiatore, lui non voleva credere che quella gente esistesse davvero: poi mi accompagnò giù a Caserta e capì. Quelle del film sono tutte storie più o meno vere, ispirate a personaggi reali: e trattandosi di Caserta è inevitabile che la vicenda graviti intorno alla mozzarella, il formaggio che anche nella forma ricorda un mondo, e che per l’indotto che genera è chiamato “l’oro bianco”.

Da dove viene l’idea del film, cioè lo scontro tra mozzarelle cinesi e italiane?
D.A. : Tutto nacque da un articolo sui pomodori ciliegini cinesi. Lo lessi e pensai: può succedere anche con la mozzarella. Allora mi ridevano tutti appresso, poi tre anni fa ne sequestrarono un carico.

In che modo la camorra entra nel film?
D.A. : Il pizzo arriva ovunque giri il denaro. L’infiltrazione della criminalità è evidente nella battuta: «Ti immagini che imprenditore sarei stato, senza ‘sti ommin’e’mmerd».

Il personaggio della Ranieri ricorda la Loren dell’età d’oro. Un omaggio?
D.A. : La Loren è nel nostro dna, come campani e come cinematografari... e poi ha in comune con Luisa una sensualità potente.
Ranieri: Più che altro questo personaggio racconta un po’ tutta la femminilità delle donne del sud. Ha una sensualità a metà tra la volgarità e la grazia, per un’attrice interpretare un ruolo così è il più grande regalo che possa ricevere.

Un ruolo difficile, a rischio macchietta: ha avuto paura?
R. : Mi sono molto affidata a Edoardo. All’inizio temevo di essere un po’ eccessiva, poi... mi sono lasciata andare. Ho cavalcato l’onda, ho seguito le sue indicazioni e le sue follie, e alla fine sono molto soddisfatta del risultato. Non ho voluto scimmiottare nessuna grande attrice, e penso che gli attori dovrebbero sempre essere liberi da cliché, modelli e preconcetti. È stato un bellissimo ruolo femminile all’interno di una sceneggiatura geniale, modellata su un genere che in Italia non si fa. Non finirò mai di ringraziare Edoardo anche per aver pensato a me. Tutto è un po’ sopra le righe ma lui ha saputo renderlo reale, inventando la cifra giusta, superando le mie aspettative. Con una materia border-line, difficile da trattare.

È vero che le attrici faticano a trovare ruoli di un certo tipo? Donne belle e pensanti, al cinema, se ne vedono pochine.
R. : Quasi tutte le attrici italiane non sono contente dei loro ruoli. Sei sempre marginale, in appoggio a un uomo. C’è in Italia una visione maschile del cinema, ed è storicamente così. In pochi hanno scritto per le donne. Questo personaggio mi ha permesso di sperimentare, io che spesso faccio la commedia so quanto sia difficile ritagliarsi un ruolo da protagonista.

Che ne pensano gli altri attori? Essere diretti da un esordiente rende il lavoro più semplice?
Gianpaolo Fabrizio: Per me è stato uno spasso, anche come “Vespa” di "Striscia la notizia" sono sempre a contatto con le bufale... Niente è impossibile, ho fatto per 12 anni teatro, con nomi che mi hanno formato e da cui ho preso molto: Taranto, Maggio. È molto più semplice recitare che prendere per i fondelli i politici. Questo poi è un film ricco, pieno, che ha tante cose da dire. E con attori come Zingaretti e Renzi, tutto diventa più facile.
Massimiliano Gallo: Il nostro è un mestiere pieno di imprevisti, è difficile e pesante e non sempre fai quello che vuoi. Ho accettato perché ho letto che ero il marito di Luisa Ranieri e che c’era una scena di sesso... con Aida Turturro. Scherzo naturalmente. È stata una grande gioia interpretare questo personaggio, arrivato dopo il boss di Fortapasc.

E Kusturica? Che c’entra Kusturica con le mozzarelle?
D.A. : Portammo a un festival serbo un corto, Mistero e passione di Gino Pacino, e fummo salutati come delle specie di fratelli stranieri. C’era Emir, che mi disse: «Non smettere mai di fare film che ti somiglino». E così tornai ogni anno, finché non trovai il coraggio di fargli leggere Mozzarella Stories. Lui ha fatto subito in modo di darci una mano, e per me è stato un onore. Io con i suoi film ci sono cresciuto.

È stato un produttore ingombrante?
D.A. : No. Non ha mai cannibalizzato il film, ha dato solo buoni consigli.

Del film, una volta finito, che ha detto?
D.A. : Che è molto contento e orgoglioso di avermi portato a fare il film che volevo.

Come avete lavorato sulle musiche?
D.A. : Ho lavorato con il mio amico e collaboratore, Ceres, con cui faccio film dai tempi del Centro Sperimentale. Ho sempre pensato alle mie storie insieme alla musica, e i musicisti hanno partecipato alle sedute di stesura del soggetto e della sceneggiatura. Le due cose per me sono sempre andate parallelamente. Per me la musica è un attore come gli altri.

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