Per la terza volta a Venezia, in concorso nel 2007 con I'm Not There e nel 2002 con Far From Heaven, il regista Todd Haynes si aggira per il Lido con la serenità che solo un giurato della Mostra può ostentare. Accompagnato da Kate Winslet, Guy Pearce ed Evan Rachel Wood, Haynes si è goduto oggi anche il piccolo, miracoloso e trasgressivo trionfo della televisione proprio nel cuore del tempio del cinema: trasmessa fuori concorso nelle prime giornate della kermesse, la sua miniserie in cinque parti Mildred Pierce, basata sull'omonimo romanzo di James M. Cain e già adattata sul grande schermo nel 1945 (Il romanzo di Mildred, Oscar per la protagonista Joan Crawford), è stato infatti l'unico evento capace di metter d'accordo la critica al Lido, compatta nell'esaltare il pregio di una produzione di altissimo livello, che in Italia sarà trasmessa da Sky a partire dal 14 ottobre, che non ha nulla da invidiare ai cugini del grande schermo.

Dopo un romanzo e un film per il cinema, perché portare Mildred Pierce anche in tv?
Haynes: Ho letto il romanzo nell'estate del 2008, quando i mercati cominciavano a crollare, e il fatto che la storia si svolgesse negli anni della Grande Depressione mi ha illuminato. C'era un collegamento alla vita attuale, dunque la storia di Mildred era di nuovo adattabile. E poi molti nodi del racconto erano stati esclusi dal primo film, c'era tantissimo materiale tutto da esplorare.

Perché allora una miniserie per la tv, e non un remake per il cinema?
Haynes: Con un lungometraggio avremmo dovuto condensare la storia, mentre la tv ci ha consentito di esplorare il racconto attraverso tempi più lunghi, con un ritmo di narrazione vicino a quello del romanzo, permettendoci di indagare anche le più piccole sottigliezze di caratteri e comportamenti.

Quali sono stati i suoi riferimenti stilistici?
Haynes: Più che al noir ho guardato ai film anni '70, Il Padrino o Chinatown, film di genere ma con un grandissimo senso di contemporaneità delle storie. Film che parlano ancora di oggi. E abbiamo usato un 16mm, scegliendo di non filmare in digitale... cosa rara in tv, me ne rendo conto.

Come vi siete comportati nei confronti del film del '45? L'avete visto?
Evan Rachel Wood: Non l'ho voluto guardare. Credo che il mio personaggio sia più feroce che nell'originale, ed è senz'altro il ruolo più difficile che abbia mai accettato nella mia carriera.
Winslet: Non l'ho visto nemmeno io perché sarebbe stato fonte di pressione e mi avrebbe confusa.
Pierce: Più che al film originale, che è un noir, ci siamo concentrati sul romanzo. Non mi sono basato sul film del '45 anche perché il mio personaggio, che aveva un che di ambiguo e insidioso, viene presentato da noi in modo positivo.

Avete letto il romanzo?
Winslet: Di solito non ho tempo per leggere libri e invece quel romanzo l'ho divorato e riempito di note. La sceneggiatura è un perfetto adattamento del testo, di mio ci ho messo la ferma volontà di fare di Mildred una donna vera. Sapevo tutto di lei, anche come incrocia le gambe e perché.

Per un attore è diverso lavorare per una miniserie piuttosto che per un film?
Winslet: Credo di parlare per tutti se rispondo che in Mildred Pierce non c'è niente di "mini". Lavorarci è stato un lusso: 5 ore a disposizione per raccontare la storia del mio personaggio, praticamente avevo tutto il tempo che volevo. Poi certo la tv è difficile, bisogna arrivare sul set più preparati, essere bene organizzati e autosufficienti, imparare le battute in largo anticipo: è stata la più grande sfida della mia carriera da Titanic in poi. Niente di paragonabile al mio primo approccio alla tv, 20 anni fa, quando a 15 mi ritrovai su un set e mi sembrava incredibile anche solo avere un lavoro.

Lavorerà ancora per tv?
Winslet: Per ora no, non ho altri progetti interessanti per le mani.