Midnight in Paris |
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Un film di Woody Allen.
Con Owen Wilson, Rachel McAdams, Michael Sheen, Nina Arianda, Kurt Fuller.
continua»
Commedia,
durata 94 min.
- USA, Spagna 2011.
- Medusa
uscita venerdì 2 dicembre 2011.
MYMONETRO
Midnight in Paris
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Curzio Maltese
La Repubblica
Per ridere tanto bisogna tornare nei tempi recenti almeno a Scoop, ma forse addirittura a Pallottole su Broadway o agli esordi di comicità pura alla Prendi i soldi e scappa e alla sceneggiatura di Ciao Pussycat, il film durante il quale Woody si è innamorato di Parigi. Midnight in Paris gioca a scacchi con l'intelligenza e lo humour dello spettatore, spiazzandolo con un crescendo di mosse geniali e inattese, situazioni irresistibili e improvvisi cambi di prospettiva. Naturalmente si tratta di un gioco. Ma nulla, si sa, è più serio, complicato e difficile di un gioco. Il plot è meno di un pretesto, com'è negli ultimi Allen. È appena un luogo comune, il rimpianto per un passato idealizzato. Ma allargato a dismisura, fino a diventare un paradosso surreale. Gil (Owen Wilson) è uno sceneggiatore della Hollywood più industriale, con aspirazioni da vero scrittore sepolte fra la piscina e il campo da golf. Si trova in viaggio a Parigi con la fidanzata Inez (Rachel McAdams), al seguito di futuri suoceri molesti. In particolare John (Kurt Fuller), il padre della futura sposa, uomo d'affari reazionario, ossessivo sostenitore dei repubblicani dei Tea Party e quindi gravido di sospetti sulla vena artistoide del promesso genero. Annoiato dalla compagnia e dal supplemento di pena di un amico di lei, pedante professorino universitario (Michael Sheen), Gil comincia a vagare solo per la città magica, ad annusare suggestioni del passato e inseguire tracce dei propri miti letterari fra una brasserie e un café. Fino a quando per uno dei tanti corto circuiti spazio temporali di moda nel cinema, stavolta in chiave grottesca, non si trova proiettato nella leggendaria Parigi degli anni 20. Come nella Rosa purpurea il pendolarismo fra mito e realtà, diventa una macchina surreale di trovate. Gil si trova a rivaleggiare con il machismo estremo di Ernest Hemingway e di Pablo Picasso per conquistare la conturbante Adriana (Marion Cotillard), una «grupie dei geni», si riduce a chiedere consigli sentimentali oltre che letterari a Gertrude Stein in persona, a fronteggiare le crisi isteriche di Zelda Fitzgerald e persino a suggerire la trama dell'Angelo Sterminatore a un Buñuel che non riesce a capirla. Di giorno torna alla vita da mediocre di successo e alla sempre più tediosa pratica turistica in compagnia di fidanzata e ciarliero seguito. Il film è un fuoco d'artificio di battute e di talento sparso a piene mani, a cominciare da quello di attori meravigliosi usati per parti anche secondarie. È un divertimento o un vezzo da sempre per Allen, ma anche questo portato al felice eccesso. Una sventagliata di Oscar costella le scorribande di Gil nella Bohème anglo-franco-americana. Indimenticabili sono Kathy Bates nei panni di una dittatoriale Gertrude Stein e Adrien Brody in quelli di Salvador Dalì, animatore di una travolgente riunione di surrealisti. Lo humour e l'eros sono le forze trainanti di un divertimento assoluto. Tutto talmente scintillante da far quasi dimenticare la discreta presenza di Carla Bruni nella parte di una guida, che per mesi è stato il solo motivo di discussione e gossip intorno al film. Con tutto l'amore anche per le opere più cupe e pessimistiche degli ultimi anni, bisogna ammettere che si sentiva la mancanza dell'Allen più lieve e sfrenato. Se è questo lo stato di grazia del settantacinquenne genio newyorkese, c'è soltanto da chiedersi di che cosa sarà capace al prossimo film, a partire dal Fellini e dal Monicelli di Boccaccio '70 e con accanto Roberto Benigni.
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