Il pianeta Melancholia da cui prende titolo il film può avere più di un’interpretazione, o meglio, più di un’allegoria.
La prima è la seguente: il pianeta è un’allegoria delle emozioni dei protagonisti del film, e il sentimento è la Malinconia (non a caso il pianeta è azzurro, e il blu e le sue sfumature sono da sempre considerati i colori della Malinconia).
Alla fine della prima parte del film, Justine, una delle due protagoniste del film, si ammala di Malinconia. Von Trier (il quale ha sofferto di Malinconia) mostra nel suo film che chi ne soffre, non tende a prendersela con gli altri, ma ad autodistruggersi (come fa Justine nella seconda parte del film).
Da non dimenticare però che la Malinconia è fondamentale per l’uomo e si può definire “amica”. Per l’arte è basata sulla Malinconia e sulla pietà. Sulla pietà perché da sempre gli uomini lottano per ottenere la bellezza, che suscita pietà. Infatti, nell’Iliade di Omero, gli uomini lottano per Elena, una donna bellissima. Il nome Elena deriva dalla parola greca Eleos, che significa “pietà”, e ogni artista prova Eleos per l’uomo mentre realizza le sue opere.
La seconda allegoria si distacca dalla prima: il pianeta Melancholia è Dio. Anche se il pianeta da alcuni può essere visto come Dio, il film rimane ateo, perché il pianeta come si vede nel finale del film, distrugge gli uomini e la terra, quindi il pianeta è il Dio in cui crede von Trier, ovvero un Dio cinico e spietato, che compare in altri suoi film (Dogville, dancer in the dark).
Nel prologo del film vi sono citati alcuni quadri come “I cacciatori nella neve” di Bruegel, “La morte di Ophelia” di Millais e “Melancholia” di Cranach. I tre citati sono rimandi alla Malinconia.
Il significato de “I cacciatori nella neve” potrebbe essere questo: alcune volte, ma non sempre, in psicoanalisi la neve è il simbolo del tempo che si ferma e che scorre lento (infatti, la scena del prologo che mostra la collisione della terra col pianeta Melancholia, è girata a rallentatore).
Invece “La morte di Ophelia” potrebbe essere il simbolo dell’assenza della speranza e della morte (infatti Ophelia si suicida) oppure il simbolo del non sentire più la vita.
Il terzo, ovvero Melancholia di Cranach (del quale esistono diverse versioni, una che si trova in un museo a Copenaghen, in Danimarca) rappresenta una giovane con un vestito rosso dall’aria malinconia, nell’atto di levigare con un pugnale un ramo. In una delle ultime sequenze del film, anche Justine compie l’atto di levigare un ramo con un coltello (sempre per parlare di allegorie, Justine, è l’allegoria della malinconia) e da non dimenticare che nell’arte le figure malinconiche sono quasi sempre femminili.
Per concludere, la Malinconia (nell’arte) altro non è che un continuo senso di inappagamento, che costringe gli artisti a provare sempre più Eleos.
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