jaylee
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domenica 27 maggio 2012
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l'intangibile leggerezza del male
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Promettentissimo esordio del regista J.C. Chandor, anche autore della sceneggiatura di questo financial thriller, che racconta le ultime ore di una grande banca di investimento prima della crisi finanziaria che sta ancora attanagliando le nazioni occidentali.
Tutto si svolge nell’arco di 48 ore: una ri-organizzazione che colpisce uno degli analisti senior (Stanley Tucci); il suo lavoro che passa al suo collaboratore (Zachary Quinto), che scopre la fine imminente; e via via vengono coinvolti il suo nuovo capo (Paul Bettany), quarantenne ormai cinico ed insensibile a tutto; il capo delle vendite (Kevin Spacey), come tutti ormai stritolato nella grande macchina dell’imbroglio e dell’illusione che è Wall Street; ed infine i burattinai, ovvero l’algido e ricco membro del board (Simon Baker) e il deus ex machina, il mefistofelico e potente Jeremy Irons.
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Promettentissimo esordio del regista J.C. Chandor, anche autore della sceneggiatura di questo financial thriller, che racconta le ultime ore di una grande banca di investimento prima della crisi finanziaria che sta ancora attanagliando le nazioni occidentali.
Tutto si svolge nell’arco di 48 ore: una ri-organizzazione che colpisce uno degli analisti senior (Stanley Tucci); il suo lavoro che passa al suo collaboratore (Zachary Quinto), che scopre la fine imminente; e via via vengono coinvolti il suo nuovo capo (Paul Bettany), quarantenne ormai cinico ed insensibile a tutto; il capo delle vendite (Kevin Spacey), come tutti ormai stritolato nella grande macchina dell’imbroglio e dell’illusione che è Wall Street; ed infine i burattinai, ovvero l’algido e ricco membro del board (Simon Baker) e il deus ex machina, il mefistofelico e potente Jeremy Irons.
Tutto finisce senza esplosioni, ma come una enorme bolla di sapone colorata, il mondo ignaro dell’inizio della fine. Questo è in sintesi l’analisi che fa il regista di Wall Street: un meccanismo che alimenta le illusioni e l’ingordigia delle persone, che non crea niente, ma semplicemente e ciclicamente arricchisce chi sa a spese di chi non sa. E anche quelli che ne hanno la consapevolezza, e magari ne riconoscono l’assoluta intangibilità del loro operato (bellissima la scena in cui Stanley Tucci snocciola i numeri dell’unico ponte che abbia realizzato come ingegnere civile, prima di farsi convincere a divenire un creatore di mostri finanziari) finiscono con l’accettare la provvisorietà di quello che fanno come una normale evenienza della vita, solo che alla fine sono loro che ci guadagnano, e finiscono sempre con il cadere in piedi, nonostante i disastri che creano.
Inevitabile il paragone con Wall Street di Oliver Stone, che ha in comune ovviamente lo stupore di come la cupidigia guidi talmente tanto le scelte dell’economia occidentale, da creare dei meccanismi autodistruttivi incomprensibili nella loro forma (tanto che ad eccezione degli ingegneri, nessuno dei dirigenti capisce minimamente quale sia il meccanismo matematico che governa i loro prodotti), ma che si ripetono con una frequenza tale dal 1600 ad oggi (e con una cadenza sempre più ravvicinata) che le persone (persino i piccoli risparmiatori) non possono non sapere a cosa stanno partecipando.
Cosa invece distingue i due film è l’assoluta ineluttabilità di Margin Call: non c’è nessuna via d’uscita, nessuna redenzione, neanche nella vita privata, è un consapevole scavare/scavarsi la fossa come rappresentante del genere umano. Il film finirà proprio con una brusca ed inaspettata scena finale…
Davvero un ottimo esordio per JD Chandor: supportato da un cast stellare (scena memorabile del film: la riunione in cui il capo dei capi, Jeremy Irons, conduce una riunione in piena notte, trasudando potere e timore, quasi un blasfemo sabba finanziario, lui simbolico demone evocato dai suoi adepti e disceso... in elicottero), il film racconta di un risveglio: la notte lisergica in cui il giovane analista apre gli occhi (ma finirà con l’entrare nei meccanismi del Grande Gioco) e attraversa la città che non dorme mai in cerca di risposte; ed il giorno successivo in cui il Grande Male viene trasmesso al resto del mondo, quasi sempre consapevole di cosa stia succedendo, ma comunque disponibile a farselo fare.
Film di gran classe e veramente ben scritto ed articolato. Da vedere. (www.versionekowalski.it)
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microne
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domenica 27 maggio 2012
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la fuzzy logic di un capolavoro
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Film immenso!
Ciò che mi ha maggiormente colpito è come il regista sia stato in grado di rendere la ritmica degli eventi assolutamente spiazzante. Chandor è riuscito nell'impresa di far toccare gli estremi del tempo. Seguendo una logica fuzzy ciascuna delle parti recitate contiene l'intero film.Una recitazione apparentemente lenta scandisce il susseguirsi velocissimo del "tutto in una notte". Impossibile non essere rapiti da questo cast stellare impegnato in una prova d'autore totalmente fuori dagli schemi.
Unica nota stonata: Demi Moore.
Da non perdere-
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ankel
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sabato 26 maggio 2012
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non hanno la minima idea di quello che fanno...!
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Sembra quasi ridicolo che i manager della banca/societa' d'affari (o quello che era)del film non sappiano minimamente quello che stanno facendo.
Invece è una cosa realistica in una societa' occidentale moderna dove CHI DIRIGE LE AZIENDE sono semplicemente dei Manager(magari laureati alla Bocconi,culla della ignoranza italica)che nulla sanno delle aziende e niente capiscono di quello che l'azienda produce.
Gli attori sono quasi tutti bravi.Personalmente "amo" Simon Baker(the mentalist) anche se non viene spiegato cosa effettivamente consista il suo ruolo nell'azienda(a parte quello di licenziare).
Essendo io un ingegnere aerospaziale(il ragazzo che scopre la falla nel sistema è un laureato in Propulsione al Mit di Boston!!) ho molto apprezzato il fatto che in america,pur essendo molto giovani, si puo' entrare a lavorare in banche d'affari del genere guadagnando tonnellate e tonnelate di dollari,mentre in italia si viaggia sui classici 1000/2000 euro al mese.
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Sembra quasi ridicolo che i manager della banca/societa' d'affari (o quello che era)del film non sappiano minimamente quello che stanno facendo.
Invece è una cosa realistica in una societa' occidentale moderna dove CHI DIRIGE LE AZIENDE sono semplicemente dei Manager(magari laureati alla Bocconi,culla della ignoranza italica)che nulla sanno delle aziende e niente capiscono di quello che l'azienda produce.
Gli attori sono quasi tutti bravi.Personalmente "amo" Simon Baker(the mentalist) anche se non viene spiegato cosa effettivamente consista il suo ruolo nell'azienda(a parte quello di licenziare).
Essendo io un ingegnere aerospaziale(il ragazzo che scopre la falla nel sistema è un laureato in Propulsione al Mit di Boston!!) ho molto apprezzato il fatto che in america,pur essendo molto giovani, si puo' entrare a lavorare in banche d'affari del genere guadagnando tonnellate e tonnelate di dollari,mentre in italia si viaggia sui classici 1000/2000 euro al mese.
Comunque il film in definitiva non è un granche'... poichè :
E' Noioso.
E' tutto spiegato poco e spiegato male.
Inoltre Non ho capito Demi Moore che c'entrasse nel film.... bah
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[+] occupazione
(di pressa catozzo)
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umbertosm
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venerdì 25 maggio 2012
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l'esaltazione del dio denaro
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il film Margin Call è un capolavoro, attori eccezionali, storia vera, l'esaltazione del Dio Denaro: quando ci si rende conto che l'esposizione di 8 trilioni di dollari è una mega margin call (maggiore del valore della Banca e delle associate in cui lavorano gli squali dell'alta finanza del film) in poche ore tutto il potenziale di credibilità dei venditori della banca deve essere speso per vendere quanto più titoli tossici a chiunque in nome dell'amicizia e di anni di conoscenza di lavoro... terribile, ma i venditori saranno ripagati con lauto milionario compenso.
Inoltre, quello che mi ha colpito del film è la mancanza totale di contatto fisico, violenza, nessun pugno, nessuna reazione scomposta, nessuna fisicità, solo la tensione nervosa di una rovina imminente.
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il film Margin Call è un capolavoro, attori eccezionali, storia vera, l'esaltazione del Dio Denaro: quando ci si rende conto che l'esposizione di 8 trilioni di dollari è una mega margin call (maggiore del valore della Banca e delle associate in cui lavorano gli squali dell'alta finanza del film) in poche ore tutto il potenziale di credibilità dei venditori della banca deve essere speso per vendere quanto più titoli tossici a chiunque in nome dell'amicizia e di anni di conoscenza di lavoro... terribile, ma i venditori saranno ripagati con lauto milionario compenso.
Inoltre, quello che mi ha colpito del film è la mancanza totale di contatto fisico, violenza, nessun pugno, nessuna reazione scomposta, nessuna fisicità, solo la tensione nervosa di una rovina imminente. Si deve vendere tutto e subito prima che la notizia della margin call si diffonda nel mercato mandando in rovina la banca.
Il film è la raffigurazione di un mondo dove i soldi in ballo sono talmente tanti che gli sgambetti di potere vengono liquidati a suon di milioni e "sporcarsi le mani" non viene preso in considerazione ...solo alla fine Kevin Spacey, ipocritamente disgustato da questo mondo, pur decidendo di rimanere nella banca per ragioni di soldi di cui ha bisogno (si capirà alla fine che deve pagare gli alimenti ad una moglie divorziata con un tenore di vita milionario) si sporcherà letteralmente le mani nella nuda terra per seppellire il suo amato cane morto di tumore...
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jezza
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mercoledì 23 maggio 2012
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una vera tragedia: in tutti i sensi
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C'era la storia. C'era il cast. C'era il dramma: premesse ottime, risultato pessimo.
Una cavalcata nella notte scandita da un ritmo pressoché inesistente. Si dovrebbe trattare di un vortice che trascina tutti nel baratro, ma un vortice senza velocità non è un vortice!
Il gusto americano per i discorsi rallenta il tutto ancor di più.
Voluto o non voluto, è totale il distacco dalla realtà. E questo è l'unico aspetto ben riuscito. I soldi sono una bolla di sapone, un invenzione: il mondo reale, il mondo dei "normali" che prendono un mutuo per la macchina per portare i bambini a scuola, non esiste, non interagisce con il mondo dell'economia globale.
Deludente.
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(di francesco2)
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fedez84
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martedì 22 maggio 2012
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il primo bel film sulla grande crisi finanziaria!
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Il primo film che racconta in modo avvincente e veriterio la grande crisi del 2007.
Dopo l'occasione sprecata di Wall Street 2, il cinema americano ha finalmente prodotto un film di qualità sul collasso finanziario che ha cambiato il mondo.
Il film si svolge tutto nell'arco di 24 ore: la mattina del primo giorno il capo del dipartimento rischi di una banca d'affari americana è licenziato a causa di faide interne. Lasciando il posto di lavoro consegna una chiavetta usb ad un giovane analista che nella serata verifica il contenuto...
Si scopre che la solidità finanziaria della banca è in crisi a cuasa dei mutui spazzatura in bilancio. Restano 12 ore prima dell'apertura del mercato per decidere cosa fare.
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Il primo film che racconta in modo avvincente e veriterio la grande crisi del 2007.
Dopo l'occasione sprecata di Wall Street 2, il cinema americano ha finalmente prodotto un film di qualità sul collasso finanziario che ha cambiato il mondo.
Il film si svolge tutto nell'arco di 24 ore: la mattina del primo giorno il capo del dipartimento rischi di una banca d'affari americana è licenziato a causa di faide interne. Lasciando il posto di lavoro consegna una chiavetta usb ad un giovane analista che nella serata verifica il contenuto...
Si scopre che la solidità finanziaria della banca è in crisi a cuasa dei mutui spazzatura in bilancio. Restano 12 ore prima dell'apertura del mercato per decidere cosa fare...
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rocco albanese
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martedì 22 maggio 2012
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incredibile. dimenticate wall street...
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L'elemento più sorprendente di "Margin Call" è sicuramente la sua capacità di riprendere e raffigurare i vizi e le falle del mondo finanziario del 2008 senza dover ricorrere mai ad artifizi retorici o moraleggianti. Così a differenza di "Wall street" (film che ho amato e che ha segnato la crescita della mia generazione di manager) il regista non ricorre all'immagine del vecchio pilota che rischia di perdere la sua pensione per l'avidità dei broker; e neanche a quella (dei nostri giorni)della vecchietta ignara di aver investito la liquidazione in un derivato. E' dal puntuale e asciutto affresco di un mondo autoreferenziale che emerge nitidamente la sua fragilità: dal meccanismo delle cartolarizzazioni infinite che moltiplicano esponenzialmente minuscoli capitali occultando i reali sottostanti, dai compensi milionari dei top manager abili a sfruttare le acerbe ambizioni di neoassunti, dalla scelta di scaricare sempre il rischio sulle controparti anche a costo di incenerire società secolari.
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L'elemento più sorprendente di "Margin Call" è sicuramente la sua capacità di riprendere e raffigurare i vizi e le falle del mondo finanziario del 2008 senza dover ricorrere mai ad artifizi retorici o moraleggianti. Così a differenza di "Wall street" (film che ho amato e che ha segnato la crescita della mia generazione di manager) il regista non ricorre all'immagine del vecchio pilota che rischia di perdere la sua pensione per l'avidità dei broker; e neanche a quella (dei nostri giorni)della vecchietta ignara di aver investito la liquidazione in un derivato. E' dal puntuale e asciutto affresco di un mondo autoreferenziale che emerge nitidamente la sua fragilità: dal meccanismo delle cartolarizzazioni infinite che moltiplicano esponenzialmente minuscoli capitali occultando i reali sottostanti, dai compensi milionari dei top manager abili a sfruttare le acerbe ambizioni di neoassunti, dalla scelta di scaricare sempre il rischio sulle controparti anche a costo di incenerire società secolari. Il tutto in una frenetica corsa volta a mettere se stessi in salvo senza accorgersi dell'altrui disagio (spettacolare, tra le tante, la scena in cui Simon Baker si rade nel bagno prima delle sequenze finali...). In un alternarsi di tecnicismi (mai fini a se stessi e che da addetto ai lavori ho apprezzato) ed intensi dialoghi che trasmette realismo e credibilità. Nessun dubbio: Jeremy Irons è il nuovo Gordon Gekko.
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flyanto
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lunedì 21 maggio 2012
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la crisi usa del 2008 come testimoninaza di quella
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Film in cui viene raccontata la crisi scoppiata nel 2008 all'interno di una banca americana scoperta e "risolta" nell'arco temporale di un'intera giornata. Ritmo avvincente ed ovviamente molto ben recitato dal nutrito cast di ottimi attori che vanno da Jeremy Irons (il migliore in assoluto) a Stanley Tucci, a Kevin Spacey, ecc... in un film dove la crisi negli USA del 2008 all'interno del mondo finanziario diviene una preziosa trestimonianza di quello che purtroppo avverrà dopo in tutti i mercati mondiali.
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writer58
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domenica 20 maggio 2012
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i nuovi avvoltoi...
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"Margin Call", opera prima di Chandor, non mi ha convinto, mi è parso un prodotto poco ispirato e coinvolgente. Provo ad argomentare questa affermazione, procedendo per punti.
A. La crisi finanziaria del 2008 è stata un cataclisma che ha generato pesanti effetti sulle economie mondiali, ne stiamo pagando e ne pagheremo le conseguenze per anni. Il tema si prestava a una trattazione intensa ed "epica", volta a rappresentare le dinamiche e le patologie di un sistema che ha messo in circolo una massa di strumenti finanziari ("i derivati")che hanno un valore dieci volte superiore alla ricchezza mondiale. "Margin call", invece, affronta questa tematica a partire dalla crisi di una società d'affari (molto simile alla "Lehman Brothers") che avviene nello spazio di una notte.
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"Margin Call", opera prima di Chandor, non mi ha convinto, mi è parso un prodotto poco ispirato e coinvolgente. Provo ad argomentare questa affermazione, procedendo per punti.
A. La crisi finanziaria del 2008 è stata un cataclisma che ha generato pesanti effetti sulle economie mondiali, ne stiamo pagando e ne pagheremo le conseguenze per anni. Il tema si prestava a una trattazione intensa ed "epica", volta a rappresentare le dinamiche e le patologie di un sistema che ha messo in circolo una massa di strumenti finanziari ("i derivati")che hanno un valore dieci volte superiore alla ricchezza mondiale. "Margin call", invece, affronta questa tematica a partire dalla crisi di una società d'affari (molto simile alla "Lehman Brothers") che avviene nello spazio di una notte.
B. Il linguaggio utilizzato per descrivere il crac è incomprensibile e molto tecnico. Si parla di algoritmi, di volatilità, di leverage, di speculazioni finanziarie senza fornire allo spettatore le informazioni utili per comprendere la genesi del fenomeno e le sue conseguenze concrete sull'economia e sulla vita delle persone.
C. Il ritmo narrativo è lento, nonostante la drammaticità della situazione descritta. La compressione della durata degli eventi (tutto si svolge nello spazio di 24 ore) si accompagna alla dilatazione dei tempi narrativi.
D. Gli attori forniscono una buona prova (soprattutto Jeremy Irons nel ruolo di uno spietato top manager e Kevin Spacey nelle vesti di un dirigente combattuto tra la fedeltà all'azienda e la sua deontologia nei confronti dei clienti), ma la loro performance è ingabbiata dal modulo narrativo prescelto, che accosta vicende personali ed eventi globali senza risolverli in modo efficace.
Alcuni passaggi del film, tuttavia, mi sono parsi interessanti: il cinismo del giovane broker che misura il valore delle persone sulla base dello stipendio ricevuto; la prolusione del top manager che giustifica la decisione di vendere tutte le attività finanziarie creando un enorme danno ai clienti sulla base del principio "mors tua vita mea". I clienti- secondo Irons- vivono al di sopra delle loro possibilità e hanno delegato alla finanza questo benessere fittizio, creando una "bolla" destinata a scoppiare ciclicamente.
"Margin call" pare la versione cinematografica di un "istant book": la distanza tra gli eventi narrati e la comparsa del film è inferiore ai tre anni. Temo che questa vicinanza sia un sintomo dell'assetto attuale, della "istant society", basata sul "qui ed ora", ma non abbia giovato a un'opera che dovrebbe rielaborare una materia troppo vicina alla nostra condizione attuale.
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[+] bravo
(di francesco2)
[ - ] bravo
[+] interessante
(di ginnyblu)
[ - ] interessante
[+] complimenti
(di gionn)
[ - ] complimenti
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