jeff69
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venerdì 2 maggio 2014
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sciupare il mercato o sopravvivere?
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Crudele, attuale, ineluttabile. La sorte decisa in una notte, in una riunione che non lascia scampo a sentimenti o riguardi per nessuno. Vendere tutto subito sapendo che dopo quel giorno non ci sara' piu' un mercato per nessuno dei venditori. Decisione difficile, ma inevitabile. Ma in fondo che problema c'e'? Sono solo soldi. Nient'altro che soldi.
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antonio bianchi
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giovedì 15 agosto 2013
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la fiducia e le equazioni
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Mi colpisce la valutazione negativa di Jezza sulla presunta distanza dal mondo reale di questo film che dipinge una delle situazioni di "bolla che scoppia" che il sistema in cui siamo immersi affronta ciclicamente, e come ben ricorda lo spietato padrone, questa è la parola che mi sembra meglio descrivere Told, con frequenza crescente.
Lo fa operando alcune scelte stilistiche, certamente discutibili, concentrando quasi tutto dentro quegli spazi ristretti.
Mostrando la fragilità del sistema e dei singoli, il vuoto nella vita di Will che spende 75mila dollari all'anno in prostitute e 150mila per l'auto.
Ma la vita reale irrompe nel vuoto della bolla, certo.
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Mi colpisce la valutazione negativa di Jezza sulla presunta distanza dal mondo reale di questo film che dipinge una delle situazioni di "bolla che scoppia" che il sistema in cui siamo immersi affronta ciclicamente, e come ben ricorda lo spietato padrone, questa è la parola che mi sembra meglio descrivere Told, con frequenza crescente.
Lo fa operando alcune scelte stilistiche, certamente discutibili, concentrando quasi tutto dentro quegli spazi ristretti.
Mostrando la fragilità del sistema e dei singoli, il vuoto nella vita di Will che spende 75mila dollari all'anno in prostitute e 150mila per l'auto.
Ma la vita reale irrompe nel vuoto della bolla, certo.
La signora delle pulizie in ascensore, mentre i due manager discutono, lei guarda fisso davanti, loro si comportano come lei non esistesse. Mondi paralleli. Scena terrificante e potente.
E l'analisi spietata di Told, pur tesa a giustificare se stesso e lo scempio che sta per compiere, contiene molti elementi importanti. Che il mondo "là fuori" deleghi a loro il lavoro sporco di creare la ricchezza, non importa come. Che il lavoro di Sam e di Eric e di Peter e Seth sia in realtà questo, lo stai facendo da quarant'anni, cosa ti scandalizza tanto ora?, gli dice.
Il mondo reale irrompe nel film anche alla fine dove il manager strapagato con la camicia fuori dai pantaloni e il badile in mano scava la terra, la dura terra, misurando la frana della propria vita. "Non tentare di entrare perchè l'allarme è inserito" gli dice l'ex moglie, in mezzo a frasi "comprensive". Un affresco del nostro mondo occidentale. Parole melense e chiusure a doppia mandata verso chi è fuori. Vite devastate e vuote. Dipinte secondo me con grande forza e risultato anche emotivo.
Terrificante anche come quei pacchetti ormai tossici vengano rifilati ai clienti, ad altri broker, stesso ambiente, con passaggi di mano di cifre incredibili sulla base di cosa? Della fiducia. E di una presunta capacità di non restare con il cerino acceso in mano.
Questo della fiducia che comunque è l'elemento su cui poggia tutto, è un tema enorme che non riesce mai ad essere esplorato completamente, un continente infinito. Fiducia malriposta, fiducia tradita, ma comunque fiducia. Fiducia in feticci ingannevoli.
A mio parere il film pur prendendo un frammento di questo castello di carte caduto, ma che vediamo ricostruirsi verso la prossima caduta, è molto incisivo, pone domande, apre alla curiosità di approfondire.
Tutti elementi che per me sono indicativi di un buon film.
Ma questo naturalmente è solo il mio punto di vista.
Che condivido con desiderio di confronto.
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carlom64
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venerdì 9 agosto 2013
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apparentemente freddo
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Alla prima visione mi ha lasciato freddo, ma poi è subentrato il desiderio di rivederlo più e più volte. Gli attori sono strepitosi, la fredda realtà e le dinamiche aziendali di una grande multinazionale sono riprodotte fedelmente.
Il ritmo, volutamente scandito, sottolinea la calma prima della tempesta che sta per abbattersi sul mondo comune, continuamente inquadrato a distanza, come uno sfondo da cui i personaggi sono distaccati, anche fisicamente (nelle viste dal grattacielo), quasi fossero gli dei che controllano il destino degli uomini (e in parte è così).
Molto meno emotivo e più cerebrale di Wall Street, è anche più complesso e articolato, non ci sono "buoni" e "cattivi", ma solo persone che devono cercare di restare a galla in preda ad eventi incontrollabili.
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Alla prima visione mi ha lasciato freddo, ma poi è subentrato il desiderio di rivederlo più e più volte. Gli attori sono strepitosi, la fredda realtà e le dinamiche aziendali di una grande multinazionale sono riprodotte fedelmente.
Il ritmo, volutamente scandito, sottolinea la calma prima della tempesta che sta per abbattersi sul mondo comune, continuamente inquadrato a distanza, come uno sfondo da cui i personaggi sono distaccati, anche fisicamente (nelle viste dal grattacielo), quasi fossero gli dei che controllano il destino degli uomini (e in parte è così).
Molto meno emotivo e più cerebrale di Wall Street, è anche più complesso e articolato, non ci sono "buoni" e "cattivi", ma solo persone che devono cercare di restare a galla in preda ad eventi incontrollabili.
Guardandolo, non ho potuto fare a meno di provare la sensazione che i personaggi, "dei della finanza", parlando delle persone "comuni" si riferissero a me, spettatore. E questo ci proietta nel film più che non scene d'azione o ritmi serrati.
Buona visione
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giorpost
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mercoledì 19 giugno 2013
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gli squali di wall street dietro la crisi del 2008
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L’ era che stiamo vivendo è complicata e sarà ricordata soprattutto per lo stato d’animo che caratterizza l’ uomo medio occidentale di oggi, tempestato di ansie, incertezze e paure. Una delle maggiori concause di questa situazione va individuata nella cosiddetta “alta finanza” e negli squali che la popolano. Sono questi predatori di Wall Street, veneratori del dio danaro, che hanno provocato, tra le altre cose, il fallimento della Lehman Brothers, l’ aumento vertiginoso dei costi del petrolio e l’ affossamento dell’ Argentina, alimentando la più grave catastrofe finanziaria dal ‘29, ovvero la crisi del 2008. Margin Call (USA, 2011) è una pellicola coraggiosa che tratta questo non facile argomento con un certo stile, ancor più meritevole considerando che il regista è un esordiente (J.
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L’ era che stiamo vivendo è complicata e sarà ricordata soprattutto per lo stato d’animo che caratterizza l’ uomo medio occidentale di oggi, tempestato di ansie, incertezze e paure. Una delle maggiori concause di questa situazione va individuata nella cosiddetta “alta finanza” e negli squali che la popolano. Sono questi predatori di Wall Street, veneratori del dio danaro, che hanno provocato, tra le altre cose, il fallimento della Lehman Brothers, l’ aumento vertiginoso dei costi del petrolio e l’ affossamento dell’ Argentina, alimentando la più grave catastrofe finanziaria dal ‘29, ovvero la crisi del 2008. Margin Call (USA, 2011) è una pellicola coraggiosa che tratta questo non facile argomento con un certo stile, ancor più meritevole considerando che il regista è un esordiente (J.C. Chandor, nome da memorizzare) e tenendo presente che grandi film di denuncia negli ultimi tempi ne abbiamo visti pochi e di scarso tenore, eccezion fatta per Wall Street: Il denaro non dorme mai e Michael Clayton.
Chandor è riuscito a mettere insieme un incredibile cast che, guidato con maestria, vede giganteggiare un Jeremy Irons in stato di grazia, mettere in risalto un bravissimo Paul Bettany e constatare la solita ottima performance di Kevin Spacey. Il film narra dell’ improvviso ed apparentemente inaspettato crollo di una banca d’ investimenti sconvolta dalle improvvide movimentazioni perpetrate dai suoi traders nei precedenti due anni (azioni virtuali, mutui spazzatura) fino a provocare perdite che superano il valore della società. Il fatto esce fuori grazie al capo settore Eric Dale (Tucci) che, appena licenziato in tronco, poco prima di andarsene con tanto di scatoloni per gli effetti personali consegna una chiavetta USB al giovane Sullivan, suo “discepolo”, nella quale ci sono dati e schemi da interpretare. Fatto questo, lo scenario che si presenta al giovane del settore rischi è di quelli apocalittici. Allertato immediatamente il suo superiore Will Emerson (Bettany), quest’ ultimo non esita un attimo, alle 11 di sera, a chiamare a sua volta il suo capo Sam Rogers (Spacey). Una volta appurata la gravità degli eventi, si passa allo step successivo che vede entrare in scena Cohen (Baker), capo di Rogers, coadiuvato dalla Robertson (Moore), colei che nel pomeriggio aveva licenziato Dale ed altri dipendenti, staccando loro, tra le altre cose, perfino i cellulari.
In questo effetto domino, nel quale ci si rende conto delle gerarchie interne ad un organigramma aziendale, s’ intuisce che un dirigente fino a quel momento ritenuto il pezzo grosso, ha in realtà sopra di lui un pesce più grande, il quale a sua volta dipende da un colonnello che deve sottostare al volere del comandante e così via, risalendo la corrente, fino ad arrivare all’ entrata in scena del capo supremo, in questo caso l’ amministratore delegato John Tuld, alias Jeremy Irons. Viene dunque indetta una riunione alle 4 del mattino dove in pochissimi minuti si dovrà decidere la strategia d’ uscita per limitare il più possibile i danni, senza tenere minimamente conto delle conseguenze planetarie che tutto questo comporterà. Emblematica è la frase che Rogers pronuncia a Tuld: “avvelenerai il mercato per anni con titoli che non valgono niente”, ma ancor più scioccante è la risposta di quest’ ultimo, il quale afferma che “dobbiamo solo fare quello che abbiamo sempre fatto: vendere”. Proprio da queste parole si evince che tutti noi siamo nelle mani di un manipolo di predatori senza scrupoli pronti a mettere i loro interessi davanti ad ogni cosa. Si arriva addirittura a minacciare Dale di rovinarlo se non dovesse tornare in società semplicemente per aspettare la fine della giornata, in modo che non possa far trapelare la notizia dell’ imminente fallimento e dei titoli tossici che la banca sta per vendere consapevolmente. Nell’ arco di poco più di 12 ore, la vita di una banca, dei suoi dipendenti e conseguentemente di milioni di persone viene stravolta, tranne che per pochi eletti manager, affaristi o pesci di stazza variabile che si scopre essere stati sempre al corrente della situazione avallandone, anzi, scelte e comportamenti di dubbia moralità. Scopriamo, infatti, che la Robertson, Dale (nel frattempo rientrato nella sede della banca), Cohen, lo stesso Rogers (pur combattuto tra lo scegliere tra integrità e stabilità) percepiranno una lauta buonuscita, buttando ove necessario anche la propria testa in pasto ai soci purché ci si assicuri la barca a mare.
L’ operazione alla fine riesce e i danni sono “limitati” seppur a cospetto di perdite di miliardi di dollari. In un finale atipico, Sam Rogers torna nel giardino della sua ex casa abitata dalla ex moglie per sotterrarvi il cane morto a causa di un tumore fulminante, una sequenza intimista e cruda al contempo ove si capta l’ indifferenza di una donna che vive nel lusso, tra lifting e creme facciali a testimoniare i guadagni facili di un marito che ora è un uomo distrutto, piegato alle volontà del suo capo, piombato in pochi attimi in un’ amarezza inaspettata e che ha perso i riferimenti che aveva (l’ affetto del cane, la stabilità economica senza compromessi). Un ottimo film che racconta di colletti bianchi che si sporcano per una manciata di danari, ma anche una storia reale che, se guardata con un respiro ampio, è una di quelle tante storie che hanno destabilizzato la finanza mondiale, con ingenti perdite di posti di lavoro e con la conseguente storica elezione di Obama.
Degna fotografia, belle atmosfere notturne con New York che fa da sfondo, un cast di alto profilo e dialoghi interessanti con alternanza di ritmo e parsimonia al punto giusto. Considerando che parliamo di un’ opera prima, direi che non è affatto poco.
Voto: 7.5
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francebatistabomb
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domenica 2 giugno 2013
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margin call é una cacata pazzesca cit.
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Nonostante la buona volontà di vedere un film impegnato e con attori di un certo livello, di questo film mi rimarrà solo la tristezza per la perdita dell'amato cane e il sacrificio di sporcarsi le mani nella nuda terra, mentre il mondo va a rotoli. Infine ho capito finalmente che la mia ragazza émeno intelligente di un golden retriver, visto che non ha capito i dialoghi profondi e veri di questo magnifico film.
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filippo catani
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domenica 7 aprile 2013
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tanto i superricchi non pagano mai
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New York. Una importante banca che si occupa di transazioni finanziarie di vario genere avvia un piano di taglio di dipendenti. Uno di questi riesce, prima di andarsene, ad affidare a un suo sottoposto una chiavetta contenente un'analisi terribile. La società è infatti piena fino al midollo di titoli tossici e rischia di essere spazzata via.
Ecco un altro preciso e tagliente racconto di come è cominciata la terribile crisi che dal 2008 a oggi ha gettato nella disperazione milioni di persone. Una parata di stelle al servizio di un film che vive delle decisioni che devono essere prese4 nell'arco di una notte soltanto. E ovviamente abbondano gli elementi che suscitano un moto di indignazione nello spettatore.
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New York. Una importante banca che si occupa di transazioni finanziarie di vario genere avvia un piano di taglio di dipendenti. Uno di questi riesce, prima di andarsene, ad affidare a un suo sottoposto una chiavetta contenente un'analisi terribile. La società è infatti piena fino al midollo di titoli tossici e rischia di essere spazzata via.
Ecco un altro preciso e tagliente racconto di come è cominciata la terribile crisi che dal 2008 a oggi ha gettato nella disperazione milioni di persone. Una parata di stelle al servizio di un film che vive delle decisioni che devono essere prese4 nell'arco di una notte soltanto. E ovviamente abbondano gli elementi che suscitano un moto di indignazione nello spettatore. Intanto (come già ampiamente spiegato nello splendido documentario Inside job) le operazioni sui mutui e sui titoli derivati sono arrivati ad una complessità tale che per seguirne gli intricati sviluppi è necessario ingaggiare degli ingegneri. Ovviamente questi vengono reclutati con il prospetto di guadagni che sono ovviamente imparagonabili a quelli del loro lavoro. Allo stesso tempo è allucinante vedere come i capi della società siano costretti a farsi spiegare le cose come se fossero dei neofiti ma tanto la loro unica preoccupazione è fare soldi. Infatti in più di un'occasione viene puntato il dito sui ripetuti e inascoltati allarmi lanciati sulla tenuta di questi titoli che avevano però il pregio di essere una autentica miniera d'oro. Infatti tutti i grandi capi a fine anno staccavano assegni milionari e accumulavano stock option )terrificante sentire il conto delle spese di un uomo che con un milione di dollari riesce a maapena a pagare mutuo, vestiti e soprattutto prostitute d'alto bordo). E la verità più sconcertante di tutte è che questi signori fanno perdere tutti i risparmi ai piccoli risparmiatori e loro non ci perdono quasi mai e non vedono quasi mai intaccato il loro prestigio e il loro capitale. Anzi come dice uno di loro questi broker devono esistere per fare in modo che la gente comune possa continuare a fare la vita di sempre. Insomma un terribile spaccato del capitalismo finanziario di chi cerca di fare soldi dai soldi senza il minimo scrupolo cadendo sempre in piedi. Il cast nel completo non sfigura affatto ma spiccano Irons e Spacey. Magari un po' astruso in alcuni passaggi per i non addetti ai lavori (ma pare anche per chi ci è dentro) ma davvero di pregevole fattura tanto da poter forse essere davvero considerato come il vero sequel di Wall Street di Stone per cui complimenti al regista Chandor.
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rumenopuzzo
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mercoledì 23 gennaio 2013
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cosa aspettarci?
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un film che rasenta la perfezione nelle vicende, nella caratterizzazione dei personaggi, nel linguaggio tecnico, nella sceneggiatura, nelle atmosfere...unico neo la chiusa finale; le lotte si sono sempre chiuse con vinti e vincitori, ma fino a poco fà i contendenti partivano quasi alla pari o per lo meno con in mano uno scudo comune, che non é l etica come appare dalle vicende del film (quella é sempre stata difficile da perseguire) ma la proprietà privata, ora che anche questa risulta oltrepassata, cosa aspettarci???
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cenox
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giovedì 15 novembre 2012
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l'avidità e il dio denaro
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In un film molto tecnico sotto l'aspetto dei dialoghi puramente economici, e svolto interamente in una notte, si racconta del fallimento di un importante società finanziaria. La brillante previsione proviene da un giovane ragazzo messo in allerta dal suo capo proprio prima del suo licenziamento a causa dei tagli del personale. Tutto questo scatenerà una serie di decisioni importanti e ciniche, che non risparmieranno nessuno (tranne i pezzi grossi, come si suol dire!) e che spingerà i propri dipendenti a vendere le proprie azioni come sicure a tutti i compratori possibili (ignari della situazione) in cambio di una grossissima gratificazione. La dignità viene calpestata, e saranno tantissime le famiglie che si ritroveranno sul lastrico a causa delle speculazioni sbagliate, ma qualcuno ci deve pur rimettere.
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In un film molto tecnico sotto l'aspetto dei dialoghi puramente economici, e svolto interamente in una notte, si racconta del fallimento di un importante società finanziaria. La brillante previsione proviene da un giovane ragazzo messo in allerta dal suo capo proprio prima del suo licenziamento a causa dei tagli del personale. Tutto questo scatenerà una serie di decisioni importanti e ciniche, che non risparmieranno nessuno (tranne i pezzi grossi, come si suol dire!) e che spingerà i propri dipendenti a vendere le proprie azioni come sicure a tutti i compratori possibili (ignari della situazione) in cambio di una grossissima gratificazione. La dignità viene calpestata, e saranno tantissime le famiglie che si ritroveranno sul lastrico a causa delle speculazioni sbagliate, ma qualcuno ci deve pur rimettere. Questa assurdità si è ripetuta più volte nella realtà, vedi i casi Parmalat (tanto per restare in patria), i bond argentini o le Lehman Brothers..
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rescart
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venerdì 2 novembre 2012
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and the winner is...
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Kevin Spacey, vincitore morale, seppellisce il suo cane morto di cancro nel giardino della sua ex. E' la scena finale di questo film nel quale oltre al cane vengono individuati altri due capri espiatorio. Il primo è Eric Dale, capufficio sicuro del suo posto ma licenziato poco prima di portare a termine un lavoro che probabilmente non sarebbe mai riuscito a completare. Il secondo è il capo di Eric, una matematica rea di avere dato sufficiente enfesi agli allarmi del suo sottoposto edi essersi limitata a girarli a chi di dovere. Li vedremo seduti entrambi su comode poltrone solo per fare da parfulmini alla tempesta che presto colpirà la società di trading. Alla base di tutto la sete di arricchimento, il bisogno di denaro, che porta a ragionare solo in vista del compenso e non del lavoro da svolgere, cui potrebbe non seguire un corrispondente compenso.
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Kevin Spacey, vincitore morale, seppellisce il suo cane morto di cancro nel giardino della sua ex. E' la scena finale di questo film nel quale oltre al cane vengono individuati altri due capri espiatorio. Il primo è Eric Dale, capufficio sicuro del suo posto ma licenziato poco prima di portare a termine un lavoro che probabilmente non sarebbe mai riuscito a completare. Il secondo è il capo di Eric, una matematica rea di avere dato sufficiente enfesi agli allarmi del suo sottoposto edi essersi limitata a girarli a chi di dovere. Li vedremo seduti entrambi su comode poltrone solo per fare da parfulmini alla tempesta che presto colpirà la società di trading. Alla base di tutto la sete di arricchimento, il bisogno di denaro, che porta a ragionare solo in vista del compenso e non del lavoro da svolgere, cui potrebbe non seguire un corrispondente compenso. Evidentemente ormai questa corrispondenza tra lavoro eseguito e compenso ricevuto è saltata, quindi tanto vale puntare direttamente a questo anzichè a quello per ottenere questo. L'unico che non abbedisce a questa logica aprioristicamente pessimista è il giovane sottoposto di Eric, un matematico che si è convertito dall'aeronautica alla borsa perchè qui lo stipendio è più alto. E pensare che a Eric sarebbe bastato coinvolgerlo prima nelle sue ricerche per risolverle subito e ottenere una promozione anzichè un licenziamento. Per questo il vero vincitore è lui, il giovane che farà presto carriera nell'azienda mentre al giovane ma incompetente collega non resta che pinagere seduto sul cesso, Uno scena che ricorda quella di questi giorni del Sindaco di Prato, disperato per l'abolizione della sua provincia, che evidentemente reputa più importante del Comune che è stato chiamtao a governare.
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watpo
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martedì 30 ottobre 2012
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solido
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grande prova degli interpreti, regia solida e asciutta che regala alcune sequenze da antologia.
Spacey torna agli splendori di Big Kahuna, Irons si risveglia dagli stati catatonici delle ultime prove.
estremamamente sconsigliato a chi non riesce a vedere un film senza sangue e/o volgarità varie.
questo è il cinema, bellezza!
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