Non fuma, si sveglia all’alba da quando ha 13 anni e agli appuntamenti si presenta puntuale come un orologio. A pranzo ordina una caprese, lo fa in italiano perché le sue radici sono abruzzesi, e quando ringrazia si ferma qualche secondo a riflettere. «L’ho fatto di nuovo – dice con un certo imbarazzo – ho imitato De Niro. Mi succede soprattutto quando parlo in italiano». Stella nascente di Hollywood, cresciuto sul piccolo schermo grazie a serie come Alias, Law & Order e Nip/Tuck, Bradley Cooper dal vivo pare l’esatto contrario del personaggio che il cinema gli ha cucito addosso: lo Sberla smaliziato del nuovo A-Team, il protagonista svampito di Una notte da leoni, il mattatore indiscusso, strafatto e anfetaminico di Limitless, al cinema dal 15, ha tutta l’aria del salutista made in America. Che respinge con forza, poche settimane dopo aver spezzato il cuore a Renèe Zellweger, persino la fama di sciupafemmine: «Mi hanno attribuito tante di quelle relazioni... io dico: magari ne fosse vera almeno una».

La relazione professionale con De Niro non la può negare: com’è stato lavorare con lui in Limitless?
Cooper: Lui è da sempre il mio mito, ma le nostre conversazioni sul set avevano pochissimo a che fare con il lavoro. Robert era ossessionato dall’idea di trovare la miglior mozzarella in circolazione a Philadelphia, e dato che io ero del posto, era diventata la mia missione. Il che significa che ogni mattina avevo nel mio camper almeno tre mozzarelle, e che le testavo per lui. Potete immaginare le conseguenze.

Entrambi avete origini italiane e lei ha una nonna abruzzese: che sentimenti ha provato in occasione del terremoto de L’Aquila?
Una forte empatia. Oggi è possibile avere accesso a tutto ciò che accade nel mondo, ho letto le informazioni e visto le immagini di quel che è successo: mi ha fatto molto emozionare, anche a distanza.

De Niro l’ha influenzata come attore? Per Limitless si è ispirato a qualcuno?
No, De Niro è il mio mito ma per questo personaggio ho fatto tutto da solo. Ci ho lavorato molto, ho pensato a come mi sarei sentito sotto l’effetto di quella droga, a come avrei camminato. Se avessi voluto ispirarmi a qualcuno, il risultato sarebbe stato finto o eccessivo.

Qual è stata per lei la maggiore difficoltà affrontata in Limitless?
Girare le scene non in sequenza. Con un personaggio così diventa molto impegnativo: dovevo ricordarmi a che punto fossi del mio percorso, se recitavo una scena in cui non ero “fatto” dovevo avere un’andatura claudicante, non potevo rischiare di fare errori irrecuperabili in montaggio.

Nel film il suo personaggio assume una droga eccitante. Se esistesse qualcosa del genere lei la prenderebbe?
Penso di sì, e questo è il punto intorno al quale gira il film: credo che tutti lo faremmo.

Preferisce uno sballo di quel tipo o una sbronza come in Una notte da leoni?
Dovendo proprio scegliere preferirei una cosa alla Una notte da leoni, anche se trovo deprimente il fatto di non ricordare più nulla di quel che è successo il giorno dopo.

Com'è oggi Hollywood? È ancora una magnifica macchina che fabbrica sogni?
Non saprei dirlo. Però so che tipo di attore voglio essere. Mi piacerebbe essere uno che non cade preda dei sequel, ma ormai ho già girato Una notte da leoni 2...

Non le piacciono i sequel?
Mi piacciono le buone storie. Anche se sono sequel. Se un film è scritto male non c’è nulla da fare.

Limitless ha un finale aperto: avrà un sequel?
No, non se ne parla. Il film è basato su "The Dark Fields", un romanzo che ha gli stessi toni brillanti ma un finale molto diverso, che non ammette seguiti.

Come attore per cosa venderebbe l’anima al diavolo?
Non penso che il mio personaggio faccia patti col diavolo: secondo me non si rende nemmeno conto della trappola in cui si è cacciato. Credo che nella vita quotidiana prendere delle scorciatoie comporti sempre un prezzo da pagare e per questo io le evito.

Senza scorciatoie anche la strada per Hollywood si allunga: ha avuto difficoltà all’inizio della carriera?
Non è che stessi proprio in mezzo a una strada. Sono una persona fortunata, i miei genitori mi hanno pagato gli studi superiori e l’università, e poi ho cominciato presto a guadagnare con Alias. Nel mio mestiere non esistono sicurezze, ma ripeto: le scorciatoie vanno evitate.

Tornerebbe a recitare in una serie televisiva?
Amo la televisione, la rifarei. Ovviamente dipende molto da chi è il creatore della serie e da chi dirige gli episodi. Ma non ho alcun pregiudizio verso la Tv né verso alcun mezzo. Per esempio farei volentieri del teatro.

C’è un serial attualmente in onda per il quale farebbe un cameo?
Il mio preferito in assoluto è stato Lost, ma dato che un mio amico recita in Bored to Death, farei anche quello pur di farlo contento. Mad Men mi piacerebbe moltissimo.

Lei è spesso nelle pagine rosa dei tabloid. Il gossip è un male necessario?
Credo che le definizione sia appropriata. Ma se è il prezzo da pagare per essere qui a parlare di un film di cui sono fiero, viaggiare e stare bene, direi che lo pago più che volentieri.

Il suo personaggio ha delle simpatie politiche, ma non è chiaro se parteggi per i repubblicani o per i democratici. Secondo lei? E lei per chi si candiderebbe?
Direi che il mio personaggio si potrebbe candidare per il partito repubblicano, a giudicare dalla cravatta che indossa. D’altra parte è un innovatore, dunque potrebbe candidarsi da indipendente. Io stesso sono indipendente. E in ogni caso lo slogan “If you want Morra” è orribile, deve averlo scritto quando non era sotto l’effetto della droga.