L'economia della felicità restituisce agli spettatori la consapevolezza delle cause prime dei fenomeni di distruzione di massa cui assistiamo da decenni.
Tutti i media si concentrano sulle stesse cose: consumare di meno, riciclare di più, mangiare meno carne,
Certamente sono cose giuste ma sono del tutto accessorie alla leva più potente di tutte: il mercato mondiale.
La globalizzazione va vista in termini prima di tutto economici (la riprova è che noi italiani siamo sommersi da merci cinesi ma non sappiamo quasi nulla della loro cultura - e viceversa) e questa prospettiva mette in chiaro il perché la distruzione di economie locali, ecosistemi e risorse del pianeta non sembra arrestarsi ma proseguire sempre più rapidamente.
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L'economia della felicità restituisce agli spettatori la consapevolezza delle cause prime dei fenomeni di distruzione di massa cui assistiamo da decenni.
Tutti i media si concentrano sulle stesse cose: consumare di meno, riciclare di più, mangiare meno carne,
Certamente sono cose giuste ma sono del tutto accessorie alla leva più potente di tutte: il mercato mondiale.
La globalizzazione va vista in termini prima di tutto economici (la riprova è che noi italiani siamo sommersi da merci cinesi ma non sappiamo quasi nulla della loro cultura - e viceversa) e questa prospettiva mette in chiaro il perché la distruzione di economie locali, ecosistemi e risorse del pianeta non sembra arrestarsi ma proseguire sempre più rapidamente.
Il film non è esente da qualche frase retorica, ma in un ora sono condensati concetti e testimonianze di vita vera e dati allarmanti o commoventi che mirano a dare la cosa più importante: consapevolezza.
A distanza di dieci anni a quanto pare non abbiamo ancora compreso che per salvarci e salvare il pianeta, è necessario arrestare questo folle sviluppo capitalistico in favore di vite meno agiate ma più sostenibili ed alla fine, felici.
Da vedere
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