gianmarco.diroma
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domenica 5 agosto 2012
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sur le front de mer
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"Il est froid, mais c'est un joli jour!". Forse sono queste la parole pronunciate da Romeo nella versione originale de La guerra è dichiarata, quando suo figlio Adam sta combattendo la prima di tante durissime battaglie, quella della durata di 9 ore per l'asportazione di un carcinoma al cervello (la parte possibile di essere asportata) che sta tentando di portarselo via. Insomma è una giornata fredda, grigia, quella che lui e la madre di suo figlio, Juliette, coi loro affetti vicino, stanno vivendo. Ma è una giornata bella comunque. Una giornata fatta di parole, chiacchiere, champagne pronto per essere stappato: ci sono 9 ore da far passare. 9 ore da trascorrere insieme, nell'attesa che avvenga il "miracolo", ovvero che Adam possa continuare a vivere (senza gravi conseguenze).
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"Il est froid, mais c'est un joli jour!". Forse sono queste la parole pronunciate da Romeo nella versione originale de La guerra è dichiarata, quando suo figlio Adam sta combattendo la prima di tante durissime battaglie, quella della durata di 9 ore per l'asportazione di un carcinoma al cervello (la parte possibile di essere asportata) che sta tentando di portarselo via. Insomma è una giornata fredda, grigia, quella che lui e la madre di suo figlio, Juliette, coi loro affetti vicino, stanno vivendo. Ma è una giornata bella comunque. Una giornata fatta di parole, chiacchiere, champagne pronto per essere stappato: ci sono 9 ore da far passare. 9 ore da trascorrere insieme, nell'attesa che avvenga il "miracolo", ovvero che Adam possa continuare a vivere (senza gravi conseguenze). In queste 9 ore, che al cinema dureranno forse, al massimo, una decina di minuti, si racchiude tutta la potenza di questo film. Di un film che nel piacere del racconto riesce a trasmettere allo spettatore una sincera e trascinante voglia di vivere e combattere. Il piacere di raccontare quindi, e la gioia di vivere! Il dramma si stempera. Viene smorzato. Sublimato attraverso una commistione di atmosfere e generi musicali sapientemente mischiati tra loro. L'orchestrazione è perfetta. Massima espressione di una cultura come quella francese, che agli occhi di un italiano medio, dimostra di aver fatto i conti col proprio passato ("di aver fatto i compiti", forse direbbe il Nostro Presidente del Consiglio) e di averlo metabolizzato. La digestione è andata a buon fine. Sarà forse merito della Rivoluzione Francese, elemento regolatore di oltre 2 secoli di storia francese, ma indipendentemente dal loro agire quotidiano, Romeo e Juliette sono 2 genitori presenti e pronti a distruggersi (o meglio, a darsi!) per la guarigione di Adam. Che si droghino, che si sbronzino, che si bacino con qualcun altro, il loro statuto di genitori non viene mai messo in discussione. La parola "tradimento", per esempio, non potrebbe mai fare parte del lessico ontologico di questo film. Due donne si baciano, ma non per questo sono lesbiche. Due uomini si scambiano "un bacio stampo" ma non per questo sono due "checche". C'è un tessuto sociale che tiene insieme le vite di questi personaggi. E questo è il contenuto. E poi c'è la forma. Una forma che non può prescindere ancora una volta dalla Nouvelle Vague, e dal cinema americano. Lo dimostrano film come Polisse, Quasi amici, Cena tra amici.
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osservatorecinematografico
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domenica 29 luglio 2012
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davvero bello
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Un gran bel film. La regia mi piace, l'interpretazione è fantastica. Lo trovo un film che riesce a trasmettere un senso di freschezza e gioia davvero grandi. Lo consiglio a tutti. Tre stelle meritatissime, forse tre stelle e mezzo. Un bel film che merita assolutamente.
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chinablu
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sabato 21 luglio 2012
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un film sanitario
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La primissima impressione è stata di un lungo spot sul servizio sanitario francese. La seconda è di un'occasione sprecata di poter raccontare come la malattia del bambino aggredisce e distrugge la coppia (è l'unica vaga analogia che ho potuto scorgere con i veri Romeo e Giulietta), la terza impressione è che non ho capito perché la Donzelli ha fatto questo film, che per me inizia solo alla fine, quando lui confessa di non farcela più e se ne fuggein centro a bere il caffè. Quando cioè i personaggi concedono qualcosa di umano allo spettatore e la tensione drammaturgica finalmente comincia a salire, arriva una intempestiva voce fuori campo a spiegarci che i due si separano, si rifanno una vita e il film finisce col bambino che, sano e salvo, gioca con il gameboy, arrivederci e grazie.
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La primissima impressione è stata di un lungo spot sul servizio sanitario francese. La seconda è di un'occasione sprecata di poter raccontare come la malattia del bambino aggredisce e distrugge la coppia (è l'unica vaga analogia che ho potuto scorgere con i veri Romeo e Giulietta), la terza impressione è che non ho capito perché la Donzelli ha fatto questo film, che per me inizia solo alla fine, quando lui confessa di non farcela più e se ne fuggein centro a bere il caffè. Quando cioè i personaggi concedono qualcosa di umano allo spettatore e la tensione drammaturgica finalmente comincia a salire, arriva una intempestiva voce fuori campo a spiegarci che i due si separano, si rifanno una vita e il film finisce col bambino che, sano e salvo, gioca con il gameboy, arrivederci e grazie. Un film sanitario. Per la mia sensibilità, un film gelido.
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spike
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giovedì 19 luglio 2012
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angoscioso
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Un film che ti entra dentro e fatica ad abbandonarti. Una storia di dolore che cerca di farsi leggera con una narrazione che non si fa mancare momenti di delicata leggerezza. Per coloro che non hanno ancora avuto a che fare con la malattia di un familiare, gli altri si astengano potrebbe diventare angoscioso.
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diomede917
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domenica 17 giugno 2012
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la rielaborazione
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Il dolore può essere elaborato in tanti modi, Valerie Donzelli e Jeramie Elkaim hanno deciso di prenderlo di petto facendo un film sulla loro esperienza che li ha fatti crescere come coppia, come genitori e come esseri umani.
Fin dalla scelta dei nomi dei protagonisti (Romeo e Juliette) l’intento è far capire che il loro è un grande amore in un contesto fortemente tragico come ricorda il Romeo il giorno che si sono incontrati per la prima volta con il classico colpo di fulmine…..un grande amore che porta alla nascita di Adam (come il primo uomo).
Purtroppo il piccolo Adam ha un tumore al cervello e “La guerra è dichiarata” è la rappresentazione dei cinque anni di calvario che hanno attraversato i due protagonisti.
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Il dolore può essere elaborato in tanti modi, Valerie Donzelli e Jeramie Elkaim hanno deciso di prenderlo di petto facendo un film sulla loro esperienza che li ha fatti crescere come coppia, come genitori e come esseri umani.
Fin dalla scelta dei nomi dei protagonisti (Romeo e Juliette) l’intento è far capire che il loro è un grande amore in un contesto fortemente tragico come ricorda il Romeo il giorno che si sono incontrati per la prima volta con il classico colpo di fulmine…..un grande amore che porta alla nascita di Adam (come il primo uomo).
Purtroppo il piccolo Adam ha un tumore al cervello e “La guerra è dichiarata” è la rappresentazione dei cinque anni di calvario che hanno attraversato i due protagonisti.
Rispetto a tutti i Cancer Movie visti al cinema questo film non cerca assolutamente la lacrima facile, è decisamente un film di pancia….. il dolore lo si urla, lo si prende a calci e pugni come nella scena della rivelazione a Romeo e la telecamera non si sofferma sui primi piani del viso ma insegue come una scheggia impazzita le fughe di una mamma disperata ma non arrendevole.
Nonostante di parli di cancro, “La guerra è dichiarata” è un film sulla positività della vita….sul bicchiere mezzo pieno…sulla forza dell’amore (bellissima la canzone cantata dai due protagonisti nel viaggio per Marsiglia) e tenendo lontani i facili patetismi (come nella scena della banca).
E’ un film d’introspezione ottimamente rivissuto dai protagonisti interpretato come fossero attori da Actor’s Studio che lancia un grande messaggio di positività come si può vedere nell’intenso ma non melenso finale
Voto 8
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stefano73
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domenica 17 giugno 2012
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sanità pubblica al servizio
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Romeo e Juliette sono giovani compagni,non sposati, nella Parigi attuale, moderna e culturalmente "avanti". Alla scoperta della malattia del figlio tirano fuori un'energia positiva di fronte alla tragedia. Un inno all'amore, alla vita, alla speranza ma anche un riconoscimento alla sanità pubblica che si pone l'obiettivo di cercare la salute e la sopravvivenza di TUTTI. Dinamico e vitale. Bella la colonna sonora.
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francesca50
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lunedì 11 giugno 2012
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film che non merita premi anche se vedibile!
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Non ho ritenuto il film meritevole di tutte le ovazioni che la critica gli ha riservato.
Ho trovato la trama un po'sfilacciata e non particolarmente interessante ciò che vuol comunicare, cioè che le battaglie vedono, dopo il primo sgomento, l'alternarsi di momenti di scoramento a momenti di allegria, "l'allegria di naufraghi" per dirla all'Ungaretti. Anche io ho vissuto il tumore di mia madre grazie ai miei amici in modo non drammatico e ho cercato di vivere serenamente il periodo della cura (anche se mia madre alla fine è morta e io lo sapevo che sarebbe andata a finire così) e tutta la famiglia mi ha aiutato. E' stato naturale! Cosa c'è di speciale in ciò che è accaduto nella famiglia di Adam? Che poi i due si sono separati, cosa che il film fortunatamente ci risparmia, e scelta che a me pare molto discutibile.
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Non ho ritenuto il film meritevole di tutte le ovazioni che la critica gli ha riservato.
Ho trovato la trama un po'sfilacciata e non particolarmente interessante ciò che vuol comunicare, cioè che le battaglie vedono, dopo il primo sgomento, l'alternarsi di momenti di scoramento a momenti di allegria, "l'allegria di naufraghi" per dirla all'Ungaretti. Anche io ho vissuto il tumore di mia madre grazie ai miei amici in modo non drammatico e ho cercato di vivere serenamente il periodo della cura (anche se mia madre alla fine è morta e io lo sapevo che sarebbe andata a finire così) e tutta la famiglia mi ha aiutato. E' stato naturale! Cosa c'è di speciale in ciò che è accaduto nella famiglia di Adam? Che poi i due si sono separati, cosa che il film fortunatamente ci risparmia, e scelta che a me pare molto discutibile...
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rolando7
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sabato 9 giugno 2012
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dov'è la leggerezza?
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Al di là della simpatia e della compartecipazione umana per la vicenda che i due protagonisti hanno vissuto personalmente, devo dire che il film mi ha lasciato molto perplesso.
La leggerezza tanto decantata da tutti i critici non l'ho vista, se non in rarissime inquadrature.
Ho notato invece un calcare la mano, anche in modo retorico, su scene madri, musica pompieristica, grida e lacrime nella miglior tradizione del melò classico.
Mi sembra che la Donzelli non si sia risparmiata nessuno degli espedienti utili a catturare le emozioni primarie (non voglio usare il termine primordiali) dello spettatore.
E se è giustificata dal desiderio di condividere col pubblico la sofferenza che lei e il suo compagno/comprimario hanno vissuto, certo non sì può gridare a un miracolo di leggerezza o tantomeno di novità.
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Al di là della simpatia e della compartecipazione umana per la vicenda che i due protagonisti hanno vissuto personalmente, devo dire che il film mi ha lasciato molto perplesso.
La leggerezza tanto decantata da tutti i critici non l'ho vista, se non in rarissime inquadrature.
Ho notato invece un calcare la mano, anche in modo retorico, su scene madri, musica pompieristica, grida e lacrime nella miglior tradizione del melò classico.
Mi sembra che la Donzelli non si sia risparmiata nessuno degli espedienti utili a catturare le emozioni primarie (non voglio usare il termine primordiali) dello spettatore.
E se è giustificata dal desiderio di condividere col pubblico la sofferenza che lei e il suo compagno/comprimario hanno vissuto, certo non sì può gridare a un miracolo di leggerezza o tantomeno di novità.
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donni romani
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venerdì 8 giugno 2012
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una guerra aperta contro il dolore
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Film coraggioso ed estremo, ma non del tutto riuscito, che mette in campo la guerra più crudele, quella contro la malattia. In questo caso contro il tumore al cervello del piccolo Adam, figlio di una giovanissima coppia , dai nomi profetici di Romeo e Juliet, che all'inizio del film conosciamo innamorata, spensierata e scanzonata. Il calvario che i due ragazzi saranno costretti ad affrontare per sostenere, incoraggiare e salvare il piccolo è fatto di paure, dubbi, incertezze e frustrazioni, ma anche di energia, passione, coraggio e voglia di vivere.
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Film coraggioso ed estremo, ma non del tutto riuscito, che mette in campo la guerra più crudele, quella contro la malattia. In questo caso contro il tumore al cervello del piccolo Adam, figlio di una giovanissima coppia , dai nomi profetici di Romeo e Juliet, che all'inizio del film conosciamo innamorata, spensierata e scanzonata. Il calvario che i due ragazzi saranno costretti ad affrontare per sostenere, incoraggiare e salvare il piccolo è fatto di paure, dubbi, incertezze e frustrazioni, ma anche di energia, passione, coraggio e voglia di vivere. E questo è senz'altro il messaggio primario di una pellicola ben girata e montata, la necessità, e il bisogno, di trovare spazio per la vita, per la quotidianità, nel pur desolato e terrificante mondo del dolore. Ma le modalità con cui ce lo presenta la Donzelli sono a volte sconcertanti, alcune scene decisamente dissonanti - nella fase di estrema preoccupazione e concitazione per le prime indagini del bambino Juliet parte con il piccolo destinazione Ospedale di Marsiglia mentre Romeo resta a Parigi a dipingere le pareti del loro nuovo appartamento scherzando e ridendo con un amico, inconcepibile anche nella più libera interpretazione cinematografica, e come questa sono molte altre le scene in cui si rimane lontani da un'emozione sincera, quasi che gli sforzi per divertirsi, per vivere nonostante, siano un'imposizione razionale, un percorso programmatico più che un afflato emozionale. Peccato perchè le tematiche sono profonde, perchè i due attori hanno vissuto sulla loro pelle questa vicenda e per dichiarare guerra al cancro non è sufficiente, e non è necessario, sballarsi di musica e alcool, nè esasperare i toni dell'ottimismo a tutti i costi, perchè si rischia di non essere credibili. La forza di questi due fragili genitori, spaventati dalla vita e dalle responsabilità è sicuramente sincera e spontanea, ma chiunque abbia attraversato il territorio cancro sa che non si brinda a champagne quando dalla sala operatoria arriva la parola "tumore maligno". Ripeto peccato, perchè la Donzelli sa come evitare le trappole sentimentali e fa un'ottima scelta nel non mostrare mai il bambino nelle fasi acute di terapia, e perchè lo spaesamento di fronte all'abisso di alcune scene è reso con toni vibranti e crudi, ma un certo disagio di fondo - di fronte all'opera filmica in quanto tale - rimane mentre c'è un senso di grande gioia nell'apprendere che la guerra, dopo essere stata dichiarata, combattuta e sofferta, è stata anche vinta. Auguri a Gabriel, il vero protagonista della storia.
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alice1992
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mercoledì 6 giugno 2012
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un film strappalacrime che non fa piangere
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Il film 'La guerra è dichiarata' tratta del dolore di due comuni e speranzosi genitori alla scoperta,a seguito di lunghe e ripetute visite, del raro tumore che affligge il figlio rendendolo debole, indifeso, incapace di condurre una vita 'normale'.
Nonostante la drammaticità della malattia, aggravata dalla tenera età del soggetto che ne è vittima, il film non riesce a coinvolgere a fondo lo spettatore.
La disperazione dei genitori, la loro presa di coscienza, l'accettazione dell'eventuale possibile morte del figlio e la decisione di combattere con tutte le forze animati dalla speranza di una possibile se pur remota guarigione sono i passaggi chiave del film che si susseguono frettolosamente senza commuovere lo spettatore.
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Il film 'La guerra è dichiarata' tratta del dolore di due comuni e speranzosi genitori alla scoperta,a seguito di lunghe e ripetute visite, del raro tumore che affligge il figlio rendendolo debole, indifeso, incapace di condurre una vita 'normale'.
Nonostante la drammaticità della malattia, aggravata dalla tenera età del soggetto che ne è vittima, il film non riesce a coinvolgere a fondo lo spettatore.
La disperazione dei genitori, la loro presa di coscienza, l'accettazione dell'eventuale possibile morte del figlio e la decisione di combattere con tutte le forze animati dalla speranza di una possibile se pur remota guarigione sono i passaggi chiave del film che si susseguono frettolosamente senza commuovere lo spettatore.
Ragionando per assurdo nonostante la trama di per se strappalacrime il film non commuove.
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