ennio
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mercoledì 3 ottobre 2018
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un dolore vissuto in modo fin troppo scanzonato
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Questo film mi ha lasciato perplesso. Non potrei non esserlo davanti a due genitori che festeggiano a champagne alla notizia che il figlioletto ha un tumore maligno al cervello.
Si vorrebbe rendere più umana la natura del dolore, la si vorrebbe esorcizzare con lo slogan "la vita continua e bisogna viverla". Viverla certamente, ma non con comportamenti pervicacemente distratti e a volte irresponsabili come quelli che tengono i due genitori. La madre si dimentica continuamente le raccomandazioni dei medici, oscillando tra isteria e distrazione, e i due sembrano non conoscere davvero il loro bambino, stupendosi ogniqualvolta uno specialista gli fa notare cose piuttosto ovvie come una guancia gonfia o lo sguardo fermo del piccolo.
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Questo film mi ha lasciato perplesso. Non potrei non esserlo davanti a due genitori che festeggiano a champagne alla notizia che il figlioletto ha un tumore maligno al cervello.
Si vorrebbe rendere più umana la natura del dolore, la si vorrebbe esorcizzare con lo slogan "la vita continua e bisogna viverla". Viverla certamente, ma non con comportamenti pervicacemente distratti e a volte irresponsabili come quelli che tengono i due genitori. La madre si dimentica continuamente le raccomandazioni dei medici, oscillando tra isteria e distrazione, e i due sembrano non conoscere davvero il loro bambino, stupendosi ogniqualvolta uno specialista gli fa notare cose piuttosto ovvie come una guancia gonfia o lo sguardo fermo del piccolo. Ciò che si percepisce in questi genitori è un edonismo eccessivo, anche nei momenti più cupi. Il bambino potrebbe morire? Eh vabè beviamoci su! Almeno avessero pensato a farne un altro, il tumore non sembra essere qualcosa di ereditario.
La regìa cerca, e a volte trova, uno stile che ricorda il cinema francese degli anni '60, con le narrazioni della voce fuori campo, gli inserti musicali, la ricerca poetica nell'immagine. Lo stile è forse il lato più apprezzabile del film, che a mio avviso latita in tutto il resto. Con un argomento così delicato lascerei volentieri da parte la ricerca stilistica concentrandomi sul messaggio che si vuole mandare.
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francesco2
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venerdì 26 agosto 2016
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in fondo, poca guerra
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Nello stesso anno -credo- di un altro film francese piuttosto discutibile, "Tutti i nostri
desideri", la francese Donzelli ha trasposto sullo schermo i travagli -in tutti i sensi- legati
alla sua gravidanza, ed a quello che ha comportato insieme all'allora compagno.
Il cinema transalpino, forse per una presenza del "postmoderno" più radicata rispetto
a quello nostrano, ci ha abituato all'uso del videoclip e tecniche simili: basti pensare al
-troppo- elogiato "Odio" di Kassovitz, come anche al -troppo, anche da chi scrive?-
bistrattato "Les chansons en Francais", praticamente inedito in Italia. Ma tutto deve,
sempre, essere funzionale ad una storia, che qui latita. All'inizio i due
personaggi appaiono una coppia -relativamente- giovane, trasgressiva ma non troppo.
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Nello stesso anno -credo- di un altro film francese piuttosto discutibile, "Tutti i nostri
desideri", la francese Donzelli ha trasposto sullo schermo i travagli -in tutti i sensi- legati
alla sua gravidanza, ed a quello che ha comportato insieme all'allora compagno.
Il cinema transalpino, forse per una presenza del "postmoderno" più radicata rispetto
a quello nostrano, ci ha abituato all'uso del videoclip e tecniche simili: basti pensare al
-troppo- elogiato "Odio" di Kassovitz, come anche al -troppo, anche da chi scrive?-
bistrattato "Les chansons en Francais", praticamente inedito in Italia. Ma tutto deve,
sempre, essere funzionale ad una storia, che qui latita. All'inizio i due
personaggi appaiono una coppia -relativamente- giovane, trasgressiva ma non troppo.
La Donzelli è come loro, (neanche tanto) paradossalmente: non apporta veri elementi di
novità, li imprigiona in una sceneggiatura piatta e prevedibile, con genitori "paludati".
In seguito, le cose non cambiano: manca la profondità nell'analizzare il parto, come anche
- e soprattutto- la consapevolezza di avere generato un figlio "diverso " dagli altri, a parte
quel momento - anche un poco didascalico - in cui la madre gli parla prima dell'operazione.
E' sgradevole scriverlo, anche conoscendo quanto il film rifletta il vissuto dei protagonisti,
ma in questo caso -troppo spesso- la musica ed i video mi sono apparsi un modo per coprire
una sostanza che manca. Non ha molto senso parlare di "filosofia da cercare". In una
"filosofia" sono impliciti dei valori, che non possono "limitarsi" ad una pur apprezzabile
mancanza di autocommiserazione.
Verrebbe da pensare che oggi, dove si mescolano le classi -o ceti che dir si voglia-, le
credenze -quelle rimaste -ed i ruoli, la famiglia della "guerra è dichiarata", fatta di
trentenni genericamente progressisti(?) e di anziani a metà tra la commedia francese
e quella statunitense, abbia sostituito i nuclei di rohmeriana -per fare un esempio- memoria.
Se è cosi, sotto questo aspetto, non c'è da stare allegri.
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(di chuckylocco)
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enzo70
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sabato 9 gennaio 2016
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la guerra senza sosta contro il dolore
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Una coppia di giovani ragazzi parigini si innamora ed inizia la vita insieme; si chiamano Romeo e Juliette e ben presto avranno un figlio: Adam. La loro è una normale vita di due giovani ragazzi della media borghesia europea, i genitori gli danno una mano a comprare la casa, hanno ambedue un lavoro che gli consente di vivere dignitosamente, un figlio è un impegno gravoso in termini di responsabilità, ma alla fine vivono con gioia la loro vita. Che non è quella che pensano perché se è vero che a volte i nomi preconizzano i destini, il mestiere dei due giovani diventerà un altro, prendersi cura del piccolo Adam cui viene diagnosticato un cancro maligno al cervello.
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Una coppia di giovani ragazzi parigini si innamora ed inizia la vita insieme; si chiamano Romeo e Juliette e ben presto avranno un figlio: Adam. La loro è una normale vita di due giovani ragazzi della media borghesia europea, i genitori gli danno una mano a comprare la casa, hanno ambedue un lavoro che gli consente di vivere dignitosamente, un figlio è un impegno gravoso in termini di responsabilità, ma alla fine vivono con gioia la loro vita. Che non è quella che pensano perché se è vero che a volte i nomi preconizzano i destini, il mestiere dei due giovani diventerà un altro, prendersi cura del piccolo Adam cui viene diagnosticato un cancro maligno al cervello. Romeo diventa un uomo maturo e riesce a dare forza a Juliette per affrontare la prova più difficile che il destino può dare ai genitori. Combattere contro l’evento più innaturale, la morte di un figlio. Valerie Donzelli e Jeremie Elkaim sono coppia non solo sullo schermo ed il loro destino è stato quello di essere genitori che hanno assistito al funerale del figlio, Gabriel. Già questo colloca il film in un’altra, drammatica dimensione. E’ un film denso e difficile da vedere, forse la resa eccessivamente drammatica di alcune sequenze fa perdere alla storia fluidità perché quando il dolore straborda non c’è bisogno di indugiarci. Ma il messaggio della guerra senza sosta contro il male è l’elemento vincente del film.
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pensierocivile
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domenica 17 marzo 2013
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raccontare con stile
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Nouvelle Vague a go go, quasi un manifesto, a forte rischio protagonismo. LA GUERRA E' DICHIARATA non ha paura di nulla, non ha paura di rivendicare uno stile evidente, non ha paura di affrontare un argomento delicatissimo e difficile; se il secondo versante è un percorso di intelligenza e leggerezza straordinari, una prova matura nel controllo delle emozioni, nel lasciare che la situazioni affondi senza speranza per poi rilanciare con forze nuove, nella descrizione delle mutazioni che inevitabilmente deve subire un rapporto, solido, in funzione degli eventi più tragici; la scelta stilistica, invece mi lascia più perplesso. Non vi sono cadute di tono, ma, al solito, è anteporre lo stile al racconto, la riconoscibilità della propria bravura alla libertà dello spettatore.
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Nouvelle Vague a go go, quasi un manifesto, a forte rischio protagonismo. LA GUERRA E' DICHIARATA non ha paura di nulla, non ha paura di rivendicare uno stile evidente, non ha paura di affrontare un argomento delicatissimo e difficile; se il secondo versante è un percorso di intelligenza e leggerezza straordinari, una prova matura nel controllo delle emozioni, nel lasciare che la situazioni affondi senza speranza per poi rilanciare con forze nuove, nella descrizione delle mutazioni che inevitabilmente deve subire un rapporto, solido, in funzione degli eventi più tragici; la scelta stilistica, invece mi lascia più perplesso. Non vi sono cadute di tono, ma, al solito, è anteporre lo stile al racconto, la riconoscibilità della propria bravura alla libertà dello spettatore. Così, dei vezzi autoriali non manca nulla, il canto a due voci, il commento fuoricampo che diviene racconto. La storia si lascia seguire comunque e sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo "cinemtografico", il giudizio resta appeso fortemente al gusto personale.
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ultimoboyscout
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sabato 2 febbraio 2013
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un inno alla vita.
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Romeo e Juliette (ammazza che fantasia!!!) s'incontrano ad una festa ed è colpo di fulmine. Il loro amore genera Adam, al quale, intorno ai 18 mesi di vita viene diagnosticato un tumore al cervello. L'unica reazione dei genitori è quella di dichiarare guerra alla malattia, di affrontarla a muso duro e brutto con forza e coraggio. Il film, che non è un cancer movie nel senso stretto del termine, è ispirato al dramma vissuto in prima persona dai protagonisti Donzelli e Elkaim, i quali hanno anche curato regia e sceneggiatura. Un'impresa titanica quindi, che ha fatto rivivere loro il dramma (per fortuna positivamente risolto). Si tratta di un film sui generis che intreccia diversi temi e ne reinventa altri, passando da commedia drammatica a melo musical e a tratti a war movie, è un'opera che colpisce senza giri di parole, dal ritmo spiazzante che tira sempre dritto senza mai rinculare.
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Romeo e Juliette (ammazza che fantasia!!!) s'incontrano ad una festa ed è colpo di fulmine. Il loro amore genera Adam, al quale, intorno ai 18 mesi di vita viene diagnosticato un tumore al cervello. L'unica reazione dei genitori è quella di dichiarare guerra alla malattia, di affrontarla a muso duro e brutto con forza e coraggio. Il film, che non è un cancer movie nel senso stretto del termine, è ispirato al dramma vissuto in prima persona dai protagonisti Donzelli e Elkaim, i quali hanno anche curato regia e sceneggiatura. Un'impresa titanica quindi, che ha fatto rivivere loro il dramma (per fortuna positivamente risolto). Si tratta di un film sui generis che intreccia diversi temi e ne reinventa altri, passando da commedia drammatica a melo musical e a tratti a war movie, è un'opera che colpisce senza giri di parole, dal ritmo spiazzante che tira sempre dritto senza mai rinculare. Vibrano i sentimenti, le lacrime vengono controbilanciate da risate e sorrisi e si alternano a silenzi e sospensioni nella folle rincorsa alla vita. E' una pellicola che mostra forti passioni ma non cerca compassione, riuscita ma imperfetta, senza un tono o un registro designati che, semplicemente, racconta la vita. Se si escludono alcuni passaggi in cui la finzione diventa palese, che sono poi il punto debolissimo della pellicola, ci si trova di fronte a un'opera fisica e intensa che coinvolge e stravolge una coppia e non due singole persone perchè più che sulla malattia pone l'attenzione sull'evoluzione dell'amore che lega Juliette e Romeo davanti a una storia come questa, sugli inevitabili scontri verbali che minano la relazione e sulla veridicità del racconto. Immediato, secco ed emozionante, con qualche accortezza in più sarebbe stato bellissimo e avrebbe avuto maggiore visibilità.
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rampante
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mercoledì 21 novembre 2012
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adam il figlio dell'amore
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Un film d'azione che vede schierata una giovane coppia di innamorati liberi e felici contro un nemico atroce un tumore .
Romeo e Juliette si incontrano a una festa, si innamorano, costruiscono una famiglia e hanno un figlio Adam che adorano .
Quando al piccolo viene diagnosticato un tumore al cervello tutto sembra precipitare ma, la drammatica esperienza aiuterà Romeo e Juliette a conoscere nuovi aspetti l'uno dell'altro e insieme decidono di unirsi nella lotta e battersi per la sopravvivenza del loro bambino.
Una tragedia che sfiorando la morte celebra la vita, i due protgonisti sono provati dal dolore ma, non smettono di vivere anzi raddoppiano l'intensità della loro vita.
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Un film d'azione che vede schierata una giovane coppia di innamorati liberi e felici contro un nemico atroce un tumore .
Romeo e Juliette si incontrano a una festa, si innamorano, costruiscono una famiglia e hanno un figlio Adam che adorano .
Quando al piccolo viene diagnosticato un tumore al cervello tutto sembra precipitare ma, la drammatica esperienza aiuterà Romeo e Juliette a conoscere nuovi aspetti l'uno dell'altro e insieme decidono di unirsi nella lotta e battersi per la sopravvivenza del loro bambino.
Una tragedia che sfiorando la morte celebra la vita, i due protgonisti sono provati dal dolore ma, non smettono di vivere anzi raddoppiano l'intensità della loro vita. Si sentono forti, sicuri di vincere il male. La regista tenta di sdrammattizzare la tragica situazione in cui si trova la giovane coppia e conclude mostrandoci i tre protagonisti felicemente assieme in una giornata di sole al mare anche se le loro vite hanno poi preso strade diverse.
Una commedia umana, un po' romantica a volte sopra le righe , un atto di coraggio della regista nel voler far conoscere e raccontare al mondo la sua storia.
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riccardo tavani
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domenica 11 novembre 2012
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il tumore del futuro per romeo e giulietta
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Quando una pellicola riesce a fare di una vicenda del tutto rara l’emblema stesso di una condizione umana del nostro presente ci troviamo di fronte a una visione non solo nuova ma anche sconvolgente per la profondità che attinge. Aggiungiamo che anche il giovane attore che interpreta Romeo, Jérémie Elkaïm, ha scritto con la regista Valérie Donzelli il copione del film. Giovani che parlano di giovani, mettendo in scena quella condizione di eterna irresolutezza adolescenziale in cui sono oggi più acutamente sospesi i giovani, in una tessitura continua tra gioco e tragicità. Il bambino che nasce lo chiamano Adám, il nome stesso dell’uomo originario.
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Quando una pellicola riesce a fare di una vicenda del tutto rara l’emblema stesso di una condizione umana del nostro presente ci troviamo di fronte a una visione non solo nuova ma anche sconvolgente per la profondità che attinge. Aggiungiamo che anche il giovane attore che interpreta Romeo, Jérémie Elkaïm, ha scritto con la regista Valérie Donzelli il copione del film. Giovani che parlano di giovani, mettendo in scena quella condizione di eterna irresolutezza adolescenziale in cui sono oggi più acutamente sospesi i giovani, in una tessitura continua tra gioco e tragicità. Il bambino che nasce lo chiamano Adám, il nome stesso dell’uomo originario. Non prendiamo questo neonato nel suo essere meramente tale. Prendiamolo anche per il futuro che in esso si è fatto carne. Ebbene questo futuro è in Adám, a causa di un tumore rarissimo e maligno, completamente aperto all’incertezza più aleatoria. Sopravvissuti alla tragedia consumata in una cripta veronese, Juliette e Romeo si trovano di fronte a un nuovo volto della tragedia. Ma cosa più dell’incertezza per il futuro, della brutale precarietà endemica, dell'irresolutezza della loro situazione economica caratterizza l’attuale condizione dei giovani? Non è questa una forma di tumore maligno che colpisce e mette radicalmente in questione il loro futuro? L’incertezza ,mai definitivamente risolta nel film, che il personaggio narrativo Adám inscena, è però una condizione strutturale, irrisolvibile della stessa esistenza umana. In biologia e in antropologia questa situazione si chiama “Neotenia”, ovvero la condizione originaria e strutturale di permanente adolescenza, impossibilità a divenire maturi, degli uomini. A differenza degli animali che si trovano incastrati in una loro nicchia ambientale, che li guida attraverso gli istinti alle risposte da dare agli stimoli ricevuti, l’uomo si trova alle prese con un mondo costantemente aperto. Egli deve riprodurre la propria vita e nello stesso tempo i mezzi necessari a riprodurla. Deve modificare l’ambiente in cui vive in nuova situazione ambientale e poi modificare anche quest’ultima in un’altra successiva e così via, verso un mondo costantemente aperto e incerto. I tratti biologici e antropologici di fondo della natura umana riemergono con forza proprio nei periodi di maggiore crisi sociale. Ad esempio, proprio i giovani sono sottoposti nel presente a processi di formazione pratica e teorica che durano ormai tutta la vita, dai giardini di infanzia, all’università, ai periodi di ripetuta interruzione lavorativa. Niente meglio di tale in-finita formazione rappresenta la condizione neotenica umana. Nel film vediamo Romeo e Juliette perdere i tratti adulti, che pure all’inizio della vicenda incarnavano, e regredire a quelli della loro età precedente, eroi shakespeariani eternamente adolescenti e innamorati. Perdono il lavoro, la casa, la carta di credito; li vediamo continuamente alle prese con i giocattoli di Adám e sono del tutto dipendenti dagli aiuti economici della famiglia. Il loro stesso affrontare a viso aperto la tragedia si fa gioco adolescenziale, seppure giocato in maniera maledettamente seria. Un film sorprendente di una poco più che ragazza, la quale sa condurre lo stesso sapiente gioco con il cinema.
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dargam
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sabato 29 settembre 2012
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delizioso e sapiente
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l'ho trovato un film vivo, vero, perché nel descrivere come una coppia di ragazzi affrontano il cancro del proprio figlio, ho trovato molta verità.
Non c'è bisogno di attendere i momenti più tenebrosi e tristi per capire il dramma. In questo l'ho trovato originale. Anzi spesso ci si attacca ad una semi-pazzia per sopportare. Ed il film parla anche di evasione di una coppia che affronta qcsa di più grande di loro.
Ho apprezzato il ricordo della nouvelle vague in stile moderno.
da vedere.
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irisdools1113
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giovedì 13 settembre 2012
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una guerra per la vita
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Quale luce irrompe da questa pellicola?La risposta è facile, immediata come un raggio di sole dritto negli occhi: è la luce della speranza.
Romeo e Juliette sono giovani, belli e innamorati ma i loro nomi promettono un destino tragico che non tarda a balenarsi nella loro vita di neogenitori; infatti, la giovane coppia si trova ad affrontare la malattia gravissima del loro bambino Adamo e tutte le conseguenze di un evento così improvviso e straordinario.
Valerie Donzelli e Jeremie Elkaim in ordine regista e sceneggiatore della pellicola nonché attori protagonisti rincorrono un tema difficile come quella della malattia di un figlio (esperienza realmente vissuta dalla coppia) fino ad afferrarlo e a prenderlo per mano per una maratona di vita che esplode nelle immagini e nella musica.
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Quale luce irrompe da questa pellicola?La risposta è facile, immediata come un raggio di sole dritto negli occhi: è la luce della speranza.
Romeo e Juliette sono giovani, belli e innamorati ma i loro nomi promettono un destino tragico che non tarda a balenarsi nella loro vita di neogenitori; infatti, la giovane coppia si trova ad affrontare la malattia gravissima del loro bambino Adamo e tutte le conseguenze di un evento così improvviso e straordinario.
Valerie Donzelli e Jeremie Elkaim in ordine regista e sceneggiatore della pellicola nonché attori protagonisti rincorrono un tema difficile come quella della malattia di un figlio (esperienza realmente vissuta dalla coppia) fino ad afferrarlo e a prenderlo per mano per una maratona di vita che esplode nelle immagini e nella musica.
La macchina da presa segue i due giovani e la loro variopinta famiglia nelle azioni e nelle reazioni, nei momenti che scatenano vigore e avvincono lo spettatore in una travolgente girandola di eventi, diagnosi e notti bianche.
Una storia che poteva essere "solo" tragica e lacrimevole indossa invece anche le vesti di una rocambolesca avventura, che prende di petto il dolore anzi, gli cammina accanto senza mai farsi sopraffare.
Grande rivelazione del festival di Cannes 2011 questo film francese approda nelle sale dichiarando guerra, guerra al dolore e alla paura; una guerra combattuta dalla regia e dalla sceneggiatura senza armi ma solo con humour e delicatezza, a colpi di vita.
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astromelia
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mercoledì 5 settembre 2012
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fumo e pasticcio
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...molte volte sta nella volontà del non capire il comportamento delle persone anche nel dolore di una malattia,altrimenti non si capisce come il film,oltre ad essere una fumeria ambulante con tanto di cicche disseminate in giro,sia allegoricamente ricamato di feste,oltre al clima familiare insolito,se davvero nella realtà è andata così,lieto fine compreso,buon per loro,ma ahimè non sempre le ciambelle (amare) riescono col buco.....
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