giomo891
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martedì 20 settembre 2022
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eastwood con un difficile biopic. giomo891
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J.Edgar 2011.
In questo film di Clint che non fu accolto troppo benevolmente dalla critica, si parla non tanto della figura istituzionale del Direttore e fondatore dell' FBI, ma soprattutto dell'uomo Edgar Hoover.
L'uomo che seleziono' un gruppo scelto di poliziotti, che avevano compiti di contrastare la criminalità dilagante negli USA, nel periodo dagli anni 20 ai 60.
È proprio nella selezione dei giovani agenti che conosce Clyde Tolson, collaboratore che lo accompagnerà durante tutta la sua vita, sia in ambito lavorativo che in quello privato: il rapporto tra i due va oltre la semplice amicizia, ma non si spinge mai oltre la reciproca fiducia.
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J.Edgar 2011.
In questo film di Clint che non fu accolto troppo benevolmente dalla critica, si parla non tanto della figura istituzionale del Direttore e fondatore dell' FBI, ma soprattutto dell'uomo Edgar Hoover.
L'uomo che seleziono' un gruppo scelto di poliziotti, che avevano compiti di contrastare la criminalità dilagante negli USA, nel periodo dagli anni 20 ai 60.
È proprio nella selezione dei giovani agenti che conosce Clyde Tolson, collaboratore che lo accompagnerà durante tutta la sua vita, sia in ambito lavorativo che in quello privato: il rapporto tra i due va oltre la semplice amicizia, ma non si spinge mai oltre la reciproca fiducia.
Clyde era apertamente (anche se in quelli anni l'apertura mentale ai diversi gusti sessuali era da nascondersi) omosessuale e tentò approcci anche nei confronti dell'amico Edgar, che minacciò di sposarsi ma non ci riuscì.
Edgar era morbosamente attaccato all'amico, così come lo era stato con la madre autoritaria.
I critici hanno rilevato che l'interpretazione di Di Caprio, per quanto notevole, era troppo poco rispondente al carattere duro ed intransigente del vero Hoover (che, in realtà aveva appoggiato il senatore McCarthy nella spietata e troppo spesso ingiustificabile lotta ai "presunti" comunisti), cosa che nel film viene omessa.
Ma in altri fascicoli, anche nel film risultano, in una sorta di finale autocritica, i tanti comportamenti riprovevoli della vita di Edgar, che Eastwood non gli risparmia.
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elgatoloco
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venerdì 8 febbraio 2019
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film"storico"-biorgrafico
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Da sempre Eastwood ha mostrato, oltre all'attenzione per la creazione fantastica nel cinema, altrettanta attenzione alla storia e alla biografia: ciò vale per i film bellici, per la ricostruzione di vicende biografiche di personaggi, ccome"Bronco Billy", in gran parte"Gunny"(c'è l'episodio di Grenada, 1983), "Honkytonk Man", ma anche il successivo"(rispetto a questo"J.Edgar"(2011)The Jersey Boys"(2014). Qui, appunto con "J.Edgar",ricostruzione molto attenta della vita di Hoover, cinico ma fragile a livello privato, capo dell.FBI, Eastwood compie un'operazione interessante. da conservatore atipico qual è("anarchico di destra"l'aveva definito qualcuno)ha messo in scena un anticomunista durissimo(persino critico verso il"cacciatore di streghe"Joseph McCarthy), mosttando perà l'attaccamento assoluto8qualcuno direbbe"edipico")alla madre, l'omosessualità ben più che latente , che però veniva"iper- compensata"da un virilismo"macho"molto esibito, altre pieghe della storia per cui faceva anche di "tutta l'erba un fascio"come quando definiva "bolscevica"l'anarchica ebrea.
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Da sempre Eastwood ha mostrato, oltre all'attenzione per la creazione fantastica nel cinema, altrettanta attenzione alla storia e alla biografia: ciò vale per i film bellici, per la ricostruzione di vicende biografiche di personaggi, ccome"Bronco Billy", in gran parte"Gunny"(c'è l'episodio di Grenada, 1983), "Honkytonk Man", ma anche il successivo"(rispetto a questo"J.Edgar"(2011)The Jersey Boys"(2014). Qui, appunto con "J.Edgar",ricostruzione molto attenta della vita di Hoover, cinico ma fragile a livello privato, capo dell.FBI, Eastwood compie un'operazione interessante. da conservatore atipico qual è("anarchico di destra"l'aveva definito qualcuno)ha messo in scena un anticomunista durissimo(persino critico verso il"cacciatore di streghe"Joseph McCarthy), mosttando perà l'attaccamento assoluto8qualcuno direbbe"edipico")alla madre, l'omosessualità ben più che latente , che però veniva"iper- compensata"da un virilismo"macho"molto esibito, altre pieghe della storia per cui faceva anche di "tutta l'erba un fascio"come quando definiva "bolscevica"l'anarchica ebrea.lituana Emma Goldman o quando nel caso del rapimento ucciisione del figlio dell'aviatore Lidbergh, intravvedeva anche in quel caso "bolscevichi"che invece non c'erano... Leonardo Di Caprio si dimostra attore maturo e dà con questa interpretazione una"correzione"rispetto agli schemini facili di chi lo aveva adorato(young girls)all'epoca del"Titanic"... El Gato
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giovedì 7 febbraio 2019
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e che è un romanzo?
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Serve più tempo per leggere la recensione che per guardare il film. Mymovies ok 5***** ma senza offesa, certe recensioni sono troooooppoo lungheeeeee.
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luigi chierico
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venerdì 16 dicembre 2016
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biografico
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Il film è la biografia di J.Edgar Hoover nato nel 1895 e morto nel 1972. Settantasette anni che hanno fatto la storia degli Stati Uniti d’America dopo la guerra di Secessione terminata appena sette anni prima nel 1865. Il noto bravo regista Clint Eastwood trascurando i tanti interventi in guerra si è soffermato a raccontare i fatti interni di uno Stato dilaniato da tanti problemi che ancora in buona parte lo attanagliano. L’emigrazione, la crisi economica, i gangsters, il proibizionismo, la caccia ai filosovietici, il cinema, il lancio della prima bomba atomica, la guerra fredda , Cuba, l’uccisione di John Fitzgerald Kennedy, di Martin Luther King, sino alle porte dello scandalo Watergate nel 1972.
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Il film è la biografia di J.Edgar Hoover nato nel 1895 e morto nel 1972. Settantasette anni che hanno fatto la storia degli Stati Uniti d’America dopo la guerra di Secessione terminata appena sette anni prima nel 1865. Il noto bravo regista Clint Eastwood trascurando i tanti interventi in guerra si è soffermato a raccontare i fatti interni di uno Stato dilaniato da tanti problemi che ancora in buona parte lo attanagliano. L’emigrazione, la crisi economica, i gangsters, il proibizionismo, la caccia ai filosovietici, il cinema, il lancio della prima bomba atomica, la guerra fredda , Cuba, l’uccisione di John Fitzgerald Kennedy, di Martin Luther King, sino alle porte dello scandalo Watergate nel 1972. Otto Presidenti sino a Nixon dimessosi nel 1974. Al centro di tutti questi eventi vive J. Edgar che dal 1935 fonda la famosa FBI con una serie di interventi dai reati comuni ai complotti politici, dallo spionaggio allo studio di tecniche scientifiche sempre più avanzate, indagini che condussero a scoprire delitti, e tra l’altro alla 'deportazione' di comunisti, la cattura di John Dillinger e George Kelly. Un film quindi americano per gli americani. Sebbene l’intera vicenda sia interessante e presentata dal rinomato regista affiancato da un sempre bravo Leonardo DiCaprio, tuttavia non soddisfa a pieno.
Viene da chiedersi perché tanto rigore per l’uso dell’alcool là dove era possibile, come lo è tuttora, andare in giro armati, permettere la libera vendita delle armi che finiscono anche nelle mani di minori; J. Edgar non ne faceva uso ma nulla ha fatto l’ FBI per impedire un simile libero commercio, anzi proprio lui ha chiesto ed ottenuto che i suoi uomini ne fossero dotati.
Il film iniziando dalla fine priva lo spettatore dell’attesa ed incertezza dell’escalation del giovane impiegato della nuova Divisione di Intelligence Generale del Bureau Investigation a cui fu posto a Capo sin dal 1919 , inoltre non seguendo una cronologia dei fatti spesso si perde il filo della trama, meglio sarebbe stato datare i vari passaggi. La fotografia sulla tonalità di grigio, tra il bianco e nero, riporta all’epoca dei fatti, è cruda poiché non sono da mostrare gli spazi aperti ma quelli chiusi, non esiste l’amore e la femminilità , limitata alla breve presenza di Naomi Watts nella parte delle fedele segretaria Helen Gandy, c’è invece l’amicizia sentimentale con Clyde Tolson, interpretato da Armie Ammer. Particolarmente interessanti alcuni momenti in cui il regista di oggi ci fa assistere a scene di film dell’epoca dei fatti , per es. Nemico Pubblico con James Cagney del 1931, l’anno precedente al rapimento e uccisione del figlio del famoso aviatore Charles Lindbergh avvenuto nel 1932, sulla cui vicenda il regista si sofferma tanto, e a documentari che riportano fatti e momenti salienti che il regista ha portato ora sul grande schermo. La colonna sonora è buona, le riprese ottime,molto buona l’interpretazione, soprattutto di quella del protagonista. Al di là delle mie impressioni generali e all’interesse di questo ricordo di storia di vita americana, oggettivamente devo dire che si tratta di un ottimo film.chibar22@libero.it
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elgatoloco
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mercoledì 20 gennaio 2016
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come sempre, grande eastwood
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Alternando sequenze diversissime, dal bianco e nero d'epoca al colore del recente passato, primi piani a piani americani, costringendo Leo Di Caprio a un trucco anche pesante, quando interpreta J.E.Hoover in tarda età, Clint Eastwood dimostra ancora una volta di essere un grande, anzi un grandissimo autore. >Biografia completa ma mai pedissequa e mai banalmente organizzato secondo una stretta cronologia, anche per merito di interpreti straordinari, tra i quali primeggia(ma non unico, al contrario sempre supportato da un team attorale importante)Leonardo di Caprio, un film che sa rendere in qualche modo"obiettivamente"un personaggio"grande", pur se chiuso in una dimensione paronoide-ossessiva(comunisti e sovversivi li vede dappertutto, naturalmente anche dove non ci sono affatto)quanto fedele al suo compito di dirigente dell'FBI, anche, appunto,.
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Alternando sequenze diversissime, dal bianco e nero d'epoca al colore del recente passato, primi piani a piani americani, costringendo Leo Di Caprio a un trucco anche pesante, quando interpreta J.E.Hoover in tarda età, Clint Eastwood dimostra ancora una volta di essere un grande, anzi un grandissimo autore. >Biografia completa ma mai pedissequa e mai banalmente organizzato secondo una stretta cronologia, anche per merito di interpreti straordinari, tra i quali primeggia(ma non unico, al contrario sempre supportato da un team attorale importante)Leonardo di Caprio, un film che sa rendere in qualche modo"obiettivamente"un personaggio"grande", pur se chiuso in una dimensione paronoide-ossessiva(comunisti e sovversivi li vede dappertutto, naturalmente anche dove non ci sono affatto)quanto fedele al suo compito di dirigente dell'FBI, anche, appunto,. nell'ampliamento elefantiaco che gli attribuisce. UN'ossessione assolutamente fatale, che gli fa condurre una vita familiare-sentimentale compressa e fortemente limitata, "triste", con l'orientamento omosessuale represso-forcluso ma sempre ritornante, dove si vede, al contrario di certe interpretazioni sciocche da parte europea, che consideravano Eastwood un"fascista"(categoria sostanzialmente estrenea alla cultura USA), come egli sia invece attento ad ogni espressione del sentimento, al di là delle sue specifiche declinazioni, "condannando"semmai la cultura allora(anni Trenta-Quaranta-inizio Cinquanta)dominante, che imponeva a un giovane di sposarsi e di "mettere su famiglia"anche contro la volontà della persona, dove la madre scioccamente autoritaria viene ad essere un emblema significante di tale forma mentis... El Gato
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comandantehansolo
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domenica 10 gennaio 2016
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film per tuti gli amanti del cinema
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Il film di oggi è uno dei quei film che tutti gli amanti del cinema dovrebbero vedere almeno una volta. Dietro la macchina da presa un sempre più entusiasmante Clint Eastwood si cimenta nel ruolo di regista, comportandosi altrettanto bene come sul set.
Sul palcoscenico va in scena un film complesso, con una precisa scelta narrativa che racconta la storia di uno degli uomini più importanti e influenti della prima parte del ventesimo secolo.
La precisa e accurata scelta della sequenza a flash-back tiene viva l'attenzione del pubblico per tutti i 133 minuti, guidandolo attraverso la vita del giovane e dell'anziano J. Edgar Hoover, interpretato da un Leonardo DiCaprio in gran spolvero, semmai ce ne fosse stato bisogno.
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Il film di oggi è uno dei quei film che tutti gli amanti del cinema dovrebbero vedere almeno una volta. Dietro la macchina da presa un sempre più entusiasmante Clint Eastwood si cimenta nel ruolo di regista, comportandosi altrettanto bene come sul set.
Sul palcoscenico va in scena un film complesso, con una precisa scelta narrativa che racconta la storia di uno degli uomini più importanti e influenti della prima parte del ventesimo secolo.
La precisa e accurata scelta della sequenza a flash-back tiene viva l'attenzione del pubblico per tutti i 133 minuti, guidandolo attraverso la vita del giovane e dell'anziano J. Edgar Hoover, interpretato da un Leonardo DiCaprio in gran spolvero, semmai ce ne fosse stato bisogno. Il quadro che ne evince è non solo uno spaccato intrinseco di controversie e di più lati della stessa medaglia che rappresentano l'uomo Hoover in sè, che già di per sè basterebbero come risultato scenico finale, bensì un'approfondita analisi dell'America di quegli anni in tutte le sue complesse sfaccettature.
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fabio1957
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giovedì 7 maggio 2015
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ottimo
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La storia dell'FBI e del suo inventore non era facile da portare sul grande schermo,ma credo che Eastwood ci sia riuscito molto bene,disegnando efficacemente un personaggio controverso e ambiguo che, nel bene e nel male, ha segnato la storia dell'america per quasi cinquant'anni.Giudizi politici e morali esulano dal compito del regista, che giustamente si limita a tratteggiare con grande minuziosità la personalita di Edgar, i suoi chiaroscuri,le sue manie.La posizione politica di Clint la conosciamo e però semra riuscire a tenerla fuori dal suo racconto,mantenendosi perlopiù neutrale.L'interpretazione di Di Caprio è come sempre magistrale.
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La storia dell'FBI e del suo inventore non era facile da portare sul grande schermo,ma credo che Eastwood ci sia riuscito molto bene,disegnando efficacemente un personaggio controverso e ambiguo che, nel bene e nel male, ha segnato la storia dell'america per quasi cinquant'anni.Giudizi politici e morali esulano dal compito del regista, che giustamente si limita a tratteggiare con grande minuziosità la personalita di Edgar, i suoi chiaroscuri,le sue manie.La posizione politica di Clint la conosciamo e però semra riuscire a tenerla fuori dal suo racconto,mantenendosi perlopiù neutrale.L'interpretazione di Di Caprio è come sempre magistrale.Le atmosfere cupi e claustrofobiche rendono il film più suggestivo e realistico.
Assolutamente da vedere.
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great steven
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mercoledì 7 gennaio 2015
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la vita d'un rivoluzionario amante della giustizia
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J. EDGAR (USA, 2012) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, NAOMI WATTS, ARMIE HAMMER, ED WESTWICK, JEFFREY DONOVAN, JUDI DENCH, JOSH LUCAS, LEA THOMPSON, DERMOT MULRONEY, STEPHEN ROOT, GEOFF STULTS, KEN HOWARD
Vita, opere e fulminante direzione del fondatore dell’FBI (Federal Bureau of Investigations) John Edgar Hoover (1896-1972), dagli attentati anarchici negli USA del 1919 fino alla morte, sotto la presidenza di Richard Nixon. Attratto ma anche disgustato dalle imprese criminose dei sovversivi americani, radicali e filo-bolscevichi, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il giovane Edgar pensa che sarebbe molto più semplice rintracciare i malviventi se si potesse risalire alle loro impronte digitali e anche se si potesse schedarli in elenchi bibliotecari sempre ordinati e completi.
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J. EDGAR (USA, 2012) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, NAOMI WATTS, ARMIE HAMMER, ED WESTWICK, JEFFREY DONOVAN, JUDI DENCH, JOSH LUCAS, LEA THOMPSON, DERMOT MULRONEY, STEPHEN ROOT, GEOFF STULTS, KEN HOWARD
Vita, opere e fulminante direzione del fondatore dell’FBI (Federal Bureau of Investigations) John Edgar Hoover (1896-1972), dagli attentati anarchici negli USA del 1919 fino alla morte, sotto la presidenza di Richard Nixon. Attratto ma anche disgustato dalle imprese criminose dei sovversivi americani, radicali e filo-bolscevichi, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il giovane Edgar pensa che sarebbe molto più semplice rintracciare i malviventi se si potesse risalire alle loro impronte digitali e anche se si potesse schedarli in elenchi bibliotecari sempre ordinati e completi. Figlio di un padre vecchio e ammalato e di una madre severa e autoritaria (di cui è succube), Hoover è un uomo i cui obiettivi fondamentali sono la carriera e la difesa della patria da qualunque sorta di attacco, mettendo tutto il resto in secondo piano. Naturalmente è anche sottomesso da un’educazione rigida e conservatrice, alla quale però contravviene decidendo di non sposarsi: infatti Hoover non prese mai moglie, e questo fece supporre una sua presunta omosessualità. Suo braccio destro fu il collaboratore Clyde Tolson, che lo appoggiò e lo seguì in tutte le sue indagini, e nel film precisamente ne vengono approfondite tre: il caso del rapimento del figlio di Charles Lindbergh, celebre trasvolatore oceanico; la guerra dei gangster che sfidarono il proibizionismo, la quale minò alla radice la sicurezza pubblica del Paese; infine, la salvaguardia della sicurezza nazionale dagli scandali degli uomini di potere. Viene mostrato come Hoover fosse un perfezionista maniacale ma estremamente risoluto, convintissimo dell’importanza della scienza e della proficuità dei mezzi da impiegare a buon profitto nelle investigazioni. In conclusione, c’è spazio per la condizione effimera dell’uomo, il quale, anche se potente, è comunque destinato a morire, ed Edgar accettò malvolentieri la vecchiaia. Interessante anche il rapporto con Tolson, che suggerisce che tra i due ci sia qualcosa in più che una semplice amicizia, ma la relazione comunque non supera mai i limiti della reciproca fiducia. Numerosi i processi mostrati ai quali Hoover prese parte, distinguendosi per il suo brillantissimo eloquio e la sua divertente sagacia. Da sottolineare anche la fervida e duratura collaborazione con Helen Gandy, che Hoover inizialmente tentò di corteggiare ma che assunse poi come segretaria personale, la quale provvide anche a procurargli i candidati alla carica di agenti speciali dell’FBI. Appaiono quasi immediatamente due difetti non proprio salienti in quest’opera comunque ben fatta e ragionata del maestro Eastwood: una scarsa illuminazione delle scene, che conferisce una cupezza non sempre conveniente ai dialoghi e ai piani sequenza, e un L. DiCaprio probabilmente troppo androgino per incarnare il virile e possente direttore dell’organizzazione che rivoluzionò per sempre il modo statunitense di investigare. Ma per il resto questa pellicola è da ammirare con un’ampiezza straordinaria: le interpretazioni sono misurate ed eccelse come ci si aspetta dai professionisti teatrali più preparati e calibrati, la sceneggiatura è abbondantissima di spunti interessanti e discorsi mai troppo politicizzati o sociologicamente orientati, il montaggio e la scenografia fanno rivivere appieno l’atmosfera del secolo scorso con i vestiti, la mentalità, le convenzioni e anche i bigottismi che Edgar affrontò con la potenza di un profondo innovatore e la caparbietà di un sovvertitore che credeva nel progresso scientifico quanto nel pugno di ferro della giustizia. Eastwood non sbaglia un colpo, e anche questa volta non si smentisce: alza il tiro aggiungendoci la sua regia fenomenale e attentissima a tutti i particolari, e riesce a dirigere DiCaprio con una facilità espressiva che sorprende senza complimenti i suoi più affiatati estimatori. Le prestazioni sono incredibilmente sottili e suadenti (si delineano con maestria stupefacente il giovane A. Hammer e N. Watts, nonché J. Donovan nel ruolo di Robert Kennedy) e ricalcano in maniera fedele la realtà storica di un Paese scosso da cambiamenti socio-politici devastanti, di cui il fondatore e padrone primo dell’FBI fu testimone tutt’altro che passivo.
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mardou_
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venerdì 28 novembre 2014
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un di caprio da oscar
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“L’America non è mai stata innocente. Abbiamo perso la verginità sulla nave durante il viaggio di andata e ci siamo guardati indietro senza alcun rimpianto” .
Nell'incipit di American Tabloid (1995) sembra essere racchiusa l'essenza del pensiero di Eastwood regista che,narrando la biografia di J.Edgar Hoover ripercorre alcuni dei passi più salienti della storia degli Stati Uniti .
Contrariamente al romanzo di James Ellroy però,la presentazione dettagliata e puntuale dei fatti non si accompagna ad un ritmo altrettanto martellante e vivace ed almeno nella sua prima parte la pellicola risulta a tratti lenta e poco coinvolgente.
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“L’America non è mai stata innocente. Abbiamo perso la verginità sulla nave durante il viaggio di andata e ci siamo guardati indietro senza alcun rimpianto” .
Nell'incipit di American Tabloid (1995) sembra essere racchiusa l'essenza del pensiero di Eastwood regista che,narrando la biografia di J.Edgar Hoover ripercorre alcuni dei passi più salienti della storia degli Stati Uniti .
Contrariamente al romanzo di James Ellroy però,la presentazione dettagliata e puntuale dei fatti non si accompagna ad un ritmo altrettanto martellante e vivace ed almeno nella sua prima parte la pellicola risulta a tratti lenta e poco coinvolgente.
E' come se il regista californiano volesse giocare con noi spettatori svelando le sue carte poco per volta , facendo sì che si mantenga costantemente un certo distacco misto a diffidenza nei confronti del controverso direttore e padre putativo dell' FBI .
L'ottimo Leonardo Di Caprio , già in odore di nomination agli Oscar , mette in scena un personaggio che dietro l'apparente forza e determinazione nasconde ossessioni e paure che lo portano a rinunciare ad affetti e vita privata per la carriera , mentre si isola gradualmente dal mondo reale diventando sempre più sospettoso ed aggressivo.
Ostinazione e rigidità gli impediranno di rendersi conto che il mondo cambia inesorabilmente senza che lui possa averne ancora il controllo assoluto e fino alla fine continuerà a negare anche a se stesso di aver spinto ben oltre il limite estremo il concetto di legalità , per sacrificarlo allo strumento ricattatorio sempre e comunque autorizzato in nome della Giustizia.
Proprio nel momento di maggior fragilità emotiva , quando seppur per un solo attimo Edgard abbassa le sue difese dopo una lite violenta , ecco arrivare la chiave di volta,quel pathos e quell'empatia che finora erano mancati e che fanno imboccare al film una nuova direzione.
Se prima i personaggi della segretaria Naomi Watts e della madre Judi Dench erano restati nell'ombra,ora acquistano maggiore potenza scenica proprio mentre viene posto in primo piano il difficile e contrastato rapporto con Tolson , un incredibile Armie Hammer che spesso ruba la scena allo stesso Di Caprio.
Ecco quindi che noi spettatori ci dimentichiamo degli accadimenti storici e degli intrighi di potere per ritrovare nelle parole mai dette e nei sentimenti mai svelati fra i due protagonisti,l'umanità ed insieme la speranza che sembrava non potessero trovare posto in questo cupo spaccato di storia americana.
La bravura di Eastwood sta proprio nell'aver saputo raccontare sapientemente il parallelismo tra vita pubblica e vita privata di Hoover ed il difficile compito di mantenerle sempre divise per poterle vivere entrambe...una lezione da cui ogni uomo di potere dovrebbe trarre insegnamento anche oggi.
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opidum
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mercoledì 19 novembre 2014
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i soliti idioti
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lo vidi all'epoca al cinema ma lo recencisco ora.
non ricordo molto del film ma mi ricordo che i commenti erano: " ....ma quanto è truccato male di caprio?? sembra uno dei soliti idioti"
coraggio clint: tutti commettono errori.
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