Quei due ragazzini e una perla nell'immondizia rivelano stile e personalità
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Se qualcosa ancora echeggia della vena surreale che, unita all'umorismo nero, rendeva formidabile l'esperimento della docu-commedia Pinuccio Lovero sogno di una morte di mezza estate - esilarante ritratto del becchino di un paese dove nessuno muore - lo stesso scenario pugliese di Il paese delle spose infelici (dal romanzo di Desiati) prende altre strade. Fra disagio sociale, criminalità latente e degrado un gruppo di ragazzini sottoproletari trova ragione di coesione sul locale campetto di calcio e nella burbera dedizione del loro mister. Il leader è Zazà, promettente talento, e un'inaspettata amicizia nasce tra lui e Veleno, unico proveniente dal ceto medio. I due condividono la fascinazione per una ragazza più grande, Annalisa; figura enigmatica che - nella percezione deformata dei due ragazzini - riassume in sé l'intoccabilità di una Madonna e mille promesse di sensualità, la luminosità di una bellezza pulita e l'oscurità della perdizione. Il fiabesco che guida la metafora della perla splendente in mezzo all'immondizia cammina in bilico sull'orlo della credibilità, ma il film rivela stile e personalità.
Da La Repubblica, 11 novembre 2011
di Paolo D'Agostini, 11 novembre 2011