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L'amore ai tempi del fascismo

Presentato a Roma Il cuore grande delle ragazze. Pupi Avati assente per un malore.
di Elisabetta Pieretto

Micaela Ramazzotti e Cesare Cremonini al photocall del film Il cuore grande delle ragazze di Pupi Avati.
Cesare Cremonini (44 anni) 27 marzo 1980, Bologna (Italia) - Ariete. Interpreta Carlino Vigetti nel film di Pupi Avati Il cuore grande delle ragazze.

mercoledì 2 novembre 2011 - Incontri

Alla conferenza stampa de Il cuore grande delle ragazze Pupi Avati è il grande assente. A sostituirlo c'è il fratello Antonio, da sempre suo produttore, che rassicura i presenti sulla salute del regista bolognese: "è uscito quindici minuti fa dal Policlinico Umberto Primo e sarà presente stasera alla proiezione ufficiale con il pubblico, appuntamento che non voleva assolutamente perdere; Pupi ha avuto una semplice congestione, non c'entra nulla con i problemi di cuore che in passato lo hanno afflitto". Ci sono poi i due protagonisti, Micaela Ramazzotti, che per l'occasione sfoggia una mise velatamente nostalgica, e Cesare Cremonini; infine G. Letta per Medusa, che distribuisce il film.

Uno dei grandi meriti di Pupi Avati è dirigere molto bene gli attori, riuscendo a toccare in ciascuno le corde giuste, affinché riescano a dare il meglio. Come vi siete trovati con Avati?
Ramazzotti: Ho conosciuto i fratelli Avati quindici anni fa quando mi presero dal nulla, prima per una piccola parte in una serie tv, poi per un ruolo ancora più piccolo nel film La via degli angeli. Dovevo soltanto correre su una bici, sorridere e suonare un trombetta. Feci numerosi ciak, era una cosa difficilissima coordinare quelle tre azioni e ricordo che allora pensai che forse non avevo molte possibilità in quel mestiere. E invece a quanto pare...
A distanza di così tanto tempo, la telefonata di Pupi mi ha riempita di gioia e sono corsa alla DueA, la loro casa di produzione, dove mi ha raccontato il film. Poi ho letto lo script che mi ha conquistata. Pupi scrive le sceneggiature come se fossero dei racconti e non possono non emozionarti. È stato il film in cui mi sono divertita di più in assoluto. Eravamo un gruppo di sciagurati che si muoveva dietro al guru-Pupi, mi sono sentita libera di dire strafalcioni ed è proprio questa genuinità che dà questa particolare luce al film, che è poi la luce degli anni in cui la storia è ambientata. Abbiamo girato in sei settimane, si correva tanto e questo rendeva il set rocambolesco. In tutto ciò Antonio (ndr. Avati) sapeva fare squadra, si iniziava il mattino presto e si finiva la sera tardi; poi tutti insieme a cena a parlare del film. Ho sentito molto la dimensione del gruppo.
Cremonini: Pupi mi ha chiamato in un pomeriggio di novembre dello scorso anno e alla prima ho pensato fosse uno scherzo; poi, quando ho capito che era lui per davvero, mi accorgevo che dentro di me avevo già accettato mentre ancora mi stava facendo la proposta. Mi aveva notato in un programma con Victoria Cabello e lo aveva colpito la spontaneità da giovane bolognese.
Questo è un film fiabesco dove interpreto il nonno di Pupi e mi sembra già un onore di per sé, oltre al fatto che si trattava di una proposta nutriente per animo e cervello e da buon bolognese quale sono una cosa così non si rifiuta mai, anzi la devi far entrare dalla porta principale. Credo, infine, che un artista oggi abbia il dovere di esporsi perché il suo pubblico ha bisogno di qualcuno che si mostri liberamente e si metta in gioco.

Quali sono i vantaggi di girare un film a basso budget come questo?
A. Avati: A dire il vero Il cuore grande delle ragazze non è stato girato a basso budget ma con un budget più ridotto rispetto a quello solito concesso da Medusa. La collaborazione della Regione Marche e della città di Fermo ci ha permesso di abbattere dei costi fissi che gravano sulla produzione. Con Medusa la DueA ha un accordo per la produzione di due film: il primo è andato malissimo al botteghino pur essendo costato parecchio, perciò abbiamo ritenuto opportuno ridurre le spese per il secondo film, che speriamo invece abbia più successo con il pubblico. Pupi è tornato all'entusiasmo di girare con una troupe ridotta e dal vero invece che in set ricostruiti a Cinecittà, altro aspetto che permette di contenere i costi.
Letta: Dobbiamo riconoscere come merito importante del maestro Avati il fatto che un grande regista come lui riesca a girare un film di qualità con un budget ridotto, a dispetto di molti altri colleghi, diciamo più spendaccioni. Il film uscirà in sala l'11 novembre prossimo con 250 copie e Medusa è onorata di distribuirlo.

Ci spiegate meglio "il sapore del biancospino" cui si fa riferimento nel film?
Cremonini: Credo sia uno degli elementi portanti della narrazione e della poetica di Pupi, che cerca il ricordo fantastico per rendere reali cose che altrimenti non lo sarebbero.
Ramazzotti: Carlino, il protagonista del film, incanta le ragazze con l'alito di biancospino così come Cesare (ndr Cremonini) incanta le ragazze con la sua voce. Durante le riprese ha riscosso parecchio successo sul set.

Cosa pensa del suo personaggio, una donna che è capace di perdonare il tradimento?
Ramazzotti: In quell'epoca le ragazze avevano la capacità di sopportare il tradimento; in generale credo che le donne abbiano il talento di capire e accogliere la fragilità umana. Detto questo, sono una donna felicemente sposata, con mio marito abbiamo un rapporto equilibrato ma se mi tradisce lo ammazzo.

Avete deciso di non girare a Bologna perché ha perso il sapore della provincia?
A. Avati: Sicuramente Bologna non è più quella di un tempo, i bolognesi di nascita sono sempre meno in città, credo che la "bolognesità" stia sparendo. L'altro aspetto che ci spinge a girare altrove è che negli ultimi anni la città mostra una certa saturazione nei confronti del cinema di Pupi; sembra che Bologna si sia dimenticata che Pupi è stato uno dei primi a girare lì. Tuttavia, Fermo non è una Bologna millantata, piuttosto rappresenta in generale una città del centro nord-nord. Il fatto che i personaggi parlino con diverse cadenze dialettali rafforza questo aspetto.

Qual è la sensibilità cinematografica di Pupi Avati nel guardare il mondo e più in particolare le donne?
Ramazzotti: Pupi è ironico, romantico, pungente e sentimentale, il suo cinema mi ha sempre appassionata. In questo film ha deciso di raccontare le donne di allora, il modo in cui la loro supremazia celata le rende le vere padrone della casa e della famiglia. Il tutto visto attraverso uno sguardo estremamente sensibile e insieme pieno di luce.

Dal momento che sei un musicista, stando sul set ti è venuta qualche ispirazione per una canzone?
Cremonini: Poter vivere un'esperienza così ricca, in cui sei costantemente in ascolto, mi ha reso totalmente recettivo, pronto a rubare tutto in termini di sensazioni. Ora sto scrivendo il mio nuovo disco e sono certo che avrà qualcosa di questo tempo vissuto così intensamente.

Francesca è una donna che parla con un accento spiccatamente romano, ti è piaciuto?
Ramazzotti: Moltissimo, è stato liberatorio recitare in romanaccio. Quando ci sono dei tempi da rispettare, cosa che accade spesso nella comicità, recitare nella proprio lingua semplifica tutto.

Il ruolo di Francesca presenta sia momenti comici che drammatici. In questo Festival si celebrano gli ottanta anni di una delle più grandi attrici italiane, Monica Vitti, capace di passare con naturalezza attraverso entrambi i registri. Ti sei ispirata a lei o a qualche suo film?
Anche se non l'ho mai conosciuta sento di volerle un gran bene. Credo sia un'attrice straordinaria. Non mi sono ispirata a lei in modo diretto per il personaggio che interpreto, mi sono semplicemente affidata a Pupi. Però, chissà, avendola molto amata nelle sue interpretazioni, forse qualcosa involontariamente è passato.

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