Anno | 2011 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 86 minuti |
Regia di | Alessandro Piva |
Attori | Carolina Crescentini, Claudio Gioé, Aurelien Gaya, Pietro De Silva, Eriq Ebouaney Paolo Sassanelli, Michele Riondino, Alfonso Santagata, Dino Abbrescia, Max Mazzotta, Susy Laude, Roberta Fiorentini, David Coco, Vito Facciolla. |
Uscita | venerdì 2 marzo 2012 |
Tag | Da vedere 2011 |
Distribuzione | Iris Film Distribution |
MYmonetro | 2,87 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 8 giugno 2012
Roma, il suo volto meticcio, randagio, oscuro. Malandrini vecchi e nuovi che si inseguono, sotto la minaccia di una guerra tra clan. Tre giorni di delitti, fughe e sospiri d'amore. In Italia al Box Office Henry ha incassato 5,3 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Il commissario Silvestri ha una moglie zelante, un figlio in arrivo e un duplice omicidio da risolvere dentro una Roma livida che spaccia droga e consuma vite. La sua indagine incrocia le esistenze giovani e compromesse di Nina e Gianni, coinvolti loro malgrado nell'assassinio di uno spacciatore e di sua madre. Istruttrice di aerobica lei, perdigiorno lui, i giovani amanti provano a collaborare e a uscire maldestramente da una storia più grande di loro. Sullo sfondo dell'omicidio si muovono intanto clan malavitosi impegnati a conquistare un posto di prestigio nel mercato dell'eroina. Tra delinquenti africani e deliranti, spetterà a Silvestri rimettere ordine e individuare i colpevoli. Il prezzo da pagare sarà però altissimo.
Lo studio e la rappresentazione materiale dei luoghi della narrazione sono le doti che Alessandro Piva ha fatto maggiormente apprezzare nei suoi film, a partire dal suo esordio nel 1999 fino all'opera presentata al festival di Torino nel 2010 e distribuita con due anni di (imperdonabile) ritardo. Lasciata la Bari clandestina de Lacapagira e quella squadernata di Mio cognato, il regista pugliese risale fino a Roma, spogliandola dell'abitudine turistica del nostro sguardo e sperimentandone nuove possibilità.
A suo modo, Henry è un giallo. Narra di un doppio delitto, di un'inchiesta notturna, di testimonianze frontali, di dichiarazioni ideali, di sentimenti consumati in un angolo ben riconoscibile ma meno 'frequentato' della capitale. In un altro modo Henry è un noir che sposta l'attenzione dello spettatore dalla formula del tradizionale poliziesco alla psicologia complessa dei personaggi, immersi in una penombra piena di allusioni, ambiguità e slittamenti di senso. Dirigendo un cast ad alto tasso di pugliesità (Michele Riondino, Paolo Sassanelli, Dino Abbrescia, Alfonso Santagata), Piva accede a un più ricco serbatoio di volti, corpi, grana e dizioni che riaccendono il desiderio di visione e realizzazione di un 'altro' cinema italiano. Un cinema finalmente dissonante sul mondo e smarcato dai canoni dominanti.
Liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Giovanni Mastrangelo, Henry è un film cupo e denso, girato prevalentemente in notturna, con un senso del grottesco e un'atmosfera visiva che proiettano qualche volta il racconto in una direzione allucinata (le deposizioni dirette dei personaggi, il flusso di memoria di Nina, la trance nel tunnel). Dentro una città affamata e abitata da spacciatori d'accatto e poliziotti smarriti, ogni cosa è illuminata dalla trasgressione bionda di Nina, che procede per scarti, sussulti e trasalimenti improvvisi, insinuando cuori periferici e clandestini. Interpretata da Carolina Crescentini, Nina è un misto di vulnerabilità e intraprendenza che 'asseconda' l'eroicità del commissario 'rosso' di Claudio Gioè.
Uomo di legge (e di cuore) che mantiene la propria centralità etica attraverso una forma di decentramento e uno sguardo defilato su un mondo a cui sente di non appartenere. Il suo è lo sguardo sincero del regista su un Paese soffocato da corruzione e debolezza, menzogna e polvere. Bianca o marrone che sia.
E' un poliziesco molto dinamico, asciutto denso e con una struttura narrativa denotata da dead men talking, se mi passate l'espressione. Infatti, magari non tutti, ma in buona parte coloro che parlano e raccontano sono cadaveri. Gli attori sono diretti con buona maestria a mio avviso. Le scoperte che mi hanno fatto decollare a sensazione sono Gioé (che avevo visto in Boris e non mi era dispiaciuto) [...] Vai alla recensione »
Finalmente un noir. Un genere che in Italia avevamo dimenticato, troppo concentrati a far ridere il pubblico. Finalmente un film moderno, dove i personaggi parlano come noi, persone comuni. Finalmente un film sperimentale, girato in digitale con riprese a mano e un montaggio serrato. Finalmente Henry, il nuovo film scritto, diretto e prodotto da Alessandro Piva uscito nelle sale (poche, nda) [...] Vai alla recensione »
Questo è davvero un buon film, un poliziesco all'italiana, genere al quanto povero e che spesso cade nel ridicolo, ma non qui. Molto si regge sull'interpretazione degli attori e sui dialoghi mai banali, un buon ritmo e una interessante prova del regista che orchestra e amalgama il tutto. La trama non è assolutamente delle più intricate, ma questo si rivela anche un arma vincente perché dà un senso [...] Vai alla recensione »
speravo in qualcosa di più e invece tutto si riduce a un giallo dalla trama esile, con personaggi bidimensionali e stereotipati. Qualche bella sequenza, qualche bella inquadratura non bastano a elevarsi sopra a un prodotto medio destinato alla tv. La Crescentini non è credibile come donna disposta a tutto pur di avere la droga e il poliziotto simpatico e ignorante rappresenta la solita [...] Vai alla recensione »
Visto al Torino film festival 2010 non mi era spiaciuto . Il pubblico era contento forse anche per la presenza del regista e degli attori. Forza un piccolo aiuto al cinema italiano non fa mai male.
Sono 1 grande estimatore di Piva,ma questa volta non è stato alla sua altezza.buon inizio,ma trama ke poi è andata scemando...
davvero un ottimo film... Chi ha visto la capagira non può non apprezzare questo regista e questo film.... Bravo Piva alla prossima....
accidenta a chi ha pensato di fare un film del genere, ma cosa si vuol insegnare alla gente? come distruggere una vita? come andare a drogarsi. che schifo
Giudicato il migliore film dal pubblico del Festival di Torino nel 2010, Henry suggerisce l’idea che il regista Alessandro Piva, salernitano naturalizzato barese, possa venir considerato una specie di Quentin Tarantino nostrano. E questo per il grottesco umorismo con cui inscena un mondo della bassa criminalità, ritagliato più sull’immaginario del cinema di serie B che sulla realtà.
Roma drogata. Scene di ordinaria disperazione tra tossici cronici, pusher disperati, una coppia in cerca di trasgressione, un clan di criminali italiani e di spacciatori africani. Lontano anni luce dalla tragicomica meridionalità” di Mio cognato, Henry (pseudonimo di ‘carico di droga per i ghanesi a Roma) è un intreccio azzardato tra un poliziottesco anni ‘70 e il pilot di una serie che per crudezza [...] Vai alla recensione »
Non è un bel momento per la capitale, visto che anche Alessandro Piva porta il suo tributo alla sua neo-fama «criminale». In «Henry» il cuore selvaggio di Roma prende forme noir grazie all’intreccio ispirato dall’omonimo romanzo di Mastrangelo: gravido di atmosfere cupe e ossessive, il film bracca assassini, tossici, commissari di vago spessore dostoievskiano.
Dopo lungo e immeritato esilio, il regista de Lacapagira torna con un noir cupo e venato di pulp liberamente tratto da un romanzo di Giovanni Mastrangelo, Henry (Einaudi). Il titolo non indica una persona ma un pacchetto di eroina che passando di mano in mano ridisegna la topografia di Roma, la mappa dei poteri criminali e il modo spesso poco coraggioso di fare cinema in Italia.
Giudicato il migliore film dal pubblico del Festival di Torino nel 2010, Henry suggerisce l’idea che il regista Alessandro Piva, salernitano naturalizzato barese, possa venir considerato una specie di Quentin Tarantino nostrano. E questo per il grottesco umorismo con cui inscena un mondo della bassa criminalità, ritagliato più sull’immaginario del cinema di serie B che sulla realtà.
Trucido e banale poliziottesco, girato come una fiction con interpreti presi dalla tv.Il giovane sbandato Gianni (Michele Riondino) è ingiustamente accusato dell’omicidio di un pusher. La fidanzata Nina (Carolina Crescentini) lo difende con ardore, il commissario Silvestri (Claudio Gioé) lo tampina. Arduo individuare i più ridicoli stereotipi fra i tre trafficanti neri, la gang di Civitavecchia e lo [...] Vai alla recensione »