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I vampiri di Gillespie, tra humor e sex appeal

Marti Noxon racconta la scrittura e le riprese di Fright Night.

Anton Yelchin e Toni Collette in una foto di scena del film Fright Night di Craig Gillespie.
Anton Yelchin (Anton Viktorovich Yelchin) 11 marzo 1989, San Pietroburgo (Russia) - 19 Giugno 2016, Studio City (California - USA). Interpreta Charley Brewster nel film di Craig Gillespie Fright Night.

lunedì 22 agosto 2011 - Incontri

Marti Noxon, sceneggiatrice di Fright Night, ha recentemente scritto la sceneggiatura del film DreamWorks Sono il numero quattro e sta lavorando alla scrittura di Bad Baby, sempre per DreamWorks, che produrrà insieme al compagno Dawn Parouse.
La Noxon, inoltre, ha scritto ed è stata produttrice esecutiva di molti acclamatissimi programmi televisivi, come Buffy, l’ammazzavampiri, Grey’s Anatomy, Private Practice, Brothers & Sisters, Point Pleasant e Still Life. È stata inoltre consulente di produzione per Mad Men, Prison Break e Angel, e lo è tutt’ora per Glee.
Dietro il logo della sua Grady Twins Production, che gestisce insieme a Dawn Olmstead, la Noxon produce progetti per Lifetime, Showtime, FX, The CW e NBC.
Laureata presso la University of California a Santa Cruz, la Noxon vive ora a Hollywood con I suoi due figli.

D: In che modo sei stata coinvolta nella realizzazione di Fright Night?
R: Per via del mio lavoro con Buffy, l’ammazzavampiri e altre cose, mi inviano diversi progetti sul tema soprannaturale, e onestamente a molti di questi non rispondo. Ma c’è qualcosa che mi è piaciuto molto riguardo l’originale Fright Night (Ammazzavampiri), il suo tono e le storie dei personaggi. Sentivo di poter aggiungere qualcosa di mio a questa storia e che negli anni, da quando era uscito il film originale, la cultura sui vampire è diventata talmente predominante che potrebbe essere divertente ora darne un’opinione negativa.
Una volta deciso di lavorare a questo progetto, è diventata una di quelle esperienze uniche nella vita. Craig è stato incredibilmente collaborativo, mi ha coinvolta nel processo molto più di quanto avrebbero potuto fare altri registi. Ho subito notato che aveva capito perfettamente cosa stavo immaginando. Non ho dovuto riscrivere milioni di volte, il che è stato fantastico, e abbiamo lavorato benissimo insieme. È stato davvero il progetto ideale al quale lavorare.

D: Fra te e Craig c’è stato quindi un lavoro di squadra?
R: Direi di sì, ed è una cosa per la quale mi sento molto grata. È vero che puoi scrivere una scena e che questa resta in vita o meno a seconda di come viene girata. Ho scritto cose e pensato “so che questo può essere girato male, ma se il regista capisce il modo in cui queste battute devono essere dette, può essere una bella scena”. Dal momento in cui Craig è entrato nel progetto è stato subito chiaro che aveva capito come inserire lo humor in questo film senza che sembrasse forzato o eccessivo. Ha lasciato che lo humor vivesse nei personaggi. È stato bello andare sul set e vedere come procedeva, è qualcosa che accade raramente quando il tutto prende forma.

D: Quali pensavi che dovessero essere le principali caratteristiche del film originale da mantenere?
R: Penso che fossimo tutti molto affezionati al film originale, poiché le premesse erano molto forti. Una delle cose di cui abbiamo parlato molto era che Charley, il personaggio interpretato da Anton Yelchin, durante il film fosse nella fase di crescita che lo porta a diventare un uomo. Deve affrontare il personaggio di Colin, Jerry, la raffigurazione stereotipata della virilità. Jerry è un predatore ed è descritto come un giocatore, cosa che Charley senza dubbio non è. Charley deve mettersi alla prova contro Jerry, il ragazzo cattivo e quello da cui le ragazze si sentono attratte. Questo è ciò di cui mi piace scrivere.
Inoltre abbiamo leggermente re-immaginato Jerry. Si ha una visione dei vampiri così “romantica” ormai, che era divertente crearne uno che fosse un super-cattivo.

D: Sono molte le scene che non sono state tratte dal film originale?
R: In realtà no, non ce ne sono. La sceneggiatura era già relativamente aderente e abbiamo lasciato fuori solo poche cose, ma il risultato è decisamente un versione rivista della sceneggiatura originale.

D: Sei stata contenta di vedere Colin impersonare un vampiro?
R: Oh, sì. Colin ha dimostrato un talent incredibile. C’è un momento nel film in cui lui ringhia letteralmente e io lì ho pensato “ecco cosa volevamo”. Avevamo immaginato un personaggio molto virile, affascinante, ma in definitiva vuoto e sociopatico. Il suo atteggiamento amichevole iniziale, è solo una finzione. Colin ha detto che vedeva il suo personaggio come qualcuno a cui piace giocare con il proprio cibo.

D: Come mai hai scelto di ambientare il film a Las Vegas?
R: Ho trascorso del tempo a Las Vegas durante la campagna elettorale di Obama, e mentre ero lì nei dintorni ho potuto notare quante case erano abbandonate e quante erano state pignorate. Ho pensato che questo fenomeno fosse in netto contrasto con lo stile di vita di Las Vegas e la cultura della vita notturna dove tutto può succedere. Ho pensato “se fossi un vampiro, verrei a vivere qui”. Da allora ci ho pensato spesso e quando sono stata contattata per Fright Night, l’ho inserito nella storia. DreamWorks ha condiviso la scelta e ne sono stata molto contenta.

D: Avevi in mette qualche attore in particolare quando hai scritto la sceneggiatura?
R: No. Quando ho cominciato a lavorare in questo settore, volevo fare l’attrice, così quando scrivo tendo a diventare nella mia testa ogni volta una persona diversa. È molto più divertente che fare un’audizione.

D: Ti piace la cultura sui vampire? Hai visto tutti i B movie sui vampiri?
R: Sono cresciuta in una casa che mia madre diceva essere stregata, e io le credevo. Poi quando ero giovanissima sgattaiolavo di nascosto per vedere il film Dracula, con Frank Langella. In tutta onestà credo sia rimasto impresso nel mio DNA perché lo adoravo. Mi piacevano anche Ann Rice e Intervista col vampiro.

D: Pensi che l’elemento sessuale abbia sempre giocato un grosso ruolo nei film con I vampire?
R: Penso che I film sui vampire siano sempre stati sexy. Se vai a vedere il Dracula originale, il morso è ovviamente una metafora sessuale. Frank Langella era sexy da morire. Ancora me lo ricordo mentre cammina attraverso quelle tende bianche trasparenti, con la camicia aperta. Non sapevo cosa stesse succedendo nel mio corpo, ma pensavo “Va benissimo così”. La carnalità e il desiderio di amore eterno sono aspetti strettamente legati al mito del vampiro.

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