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Leonardo Pieraccioni, finalmente il paradiso

A colloquio con il comico toscano sul set di Finalmente la felicità.
di Ilaria Ravarino

Leonardo Pieraccioni con Ariadna Romero e Thyago Alves sul set di Finalmente la felicità, prossima commedia natalizia diretta e interpretata dal comico fiorentino.
Leonardo Pieraccioni (59 anni) 17 febbraio 1965, Firenze (Italia) - Acquario. Regista del film Finalmente la felicità.

venerdì 10 giugno 2011 - Incontri

Leonardo Pieraccioni, lo stesso che nel 2003 (da single convinto) si raccontava ne Il paradiso all’improvviso, oggi il paradiso l’ha trovato per davvero. Da un paio di settimane è in Sardegna ospite del Forte Village sul set del suo prossimo film di Natale, Finalmente la felicità, e ha l’aria dell’uomo che alla vita non dovrebbe chiedere più niente. Intorno a lui, e alla troupe che fedele lo segue da 10 anni, ci sono 55 ettari di oasi naturale: un trionfo di mirti, oleandri, cycas e papiri, il mare della Sardegna meridionale, fenicotteri e gabbiani, spiagge di sabbia bianca battute dal vento leggero della prima estate. Lui si aggira in muta, per girare una piccola scena di servizio in una delle piscine del complesso, mentre i clienti del villaggio gli scattano foto da lontano: «Ho messo su un po’ di pancetta – gli dice, e fa il pavone – da quando sono diventato papà». Eccolo, il paradiso di Pieraccioni: lei si chiama Martina, pesa dieci chili e da sei mesi gli ha cambiato la vita. «Mia figlia è gioia pura, la guardo e ho l’impressione che sappia quel che sto pensando», fa lui, e poi ammette: «Potrei parlarne per ore, dicendo grandi banalità. Da quando è nata è come se avessi imparato un codice, il codice segreto dei genitori. L’ho anche messa nel film, ha una piccola inquadratura con me». È la prima volta che sul set viene accompagnato dalla famiglia: la compagna Laura Torrisi, conosciuta, nomen omen, sul set de Una moglie bellissima, e la piccola bambina. Tutto il resto è da copione: la lussureggiante location, i volti belli dei comprimari quasi all’esordio, la cubana Ariadna Romero e il brasiliano Thyago Alves, una storia semplice che racconta le avventure di un musicista ecologista che scopre attraverso la tv di Maria de Filippi di avere una sorella in Brasile. In sala dal 16 dicembre, Finalmente la felicità sarà il suo decimo film, uno dei pochi senza l’apporto dell’amico comico Massimo Ceccherini («Me l’ha fregato Boldi»), il primo a raccontare un Pieraccioni fuori dal tunnel dell’eterno Peter Pan, paterno e consapevole, adulto, disposto persino a pensarsi, in un prossimo futuro, «in un film drammatico, perché no». Non adesso, però: «Sono ancora troppo legato alla commedia. Ho la sindrome del cabarettista, sono felice solo se faccio ridere: ma nel cassetto ho tanti racconti molto tristi, e qualche soggetto drammatico che un giorno potrei realizzare».

Come è nata l’idea del film?
Leonardo Pieraccioni: Una sera guardavo la trasmissione della De Filippi, "C’è posta per te", insieme al mio amico Domenico Costanzo. Lui a un certo punto mi dice: «Sai cosa sarebbe per me la felicità? Scoprire dalla De Filippi che mia madre ha adottato una bambina, e che oggi quella bambina è una donna bellissima». C’era già tutto il film, in questa sua affermazione.

E per lei cos’è la felicità?
Sarei stato felice se fossi riuscito a far carriera come musicista. Ci ho provato, ma non è andata bene. E in ogni caso, dalla mia felicità mancata e da quella di Domenico è nato il protagonista del film, Benedetto Parisi: un ecologista e musicista di Lucca che scopre di avere una sorella in Brasile.

Che cosa suona il suo protagonista?
Il controfagotto, uno strumento meraviglioso che per qualche ragione nessuno vuole praticare. E dire che senza controfagotto Mozart non avrebbe mai messo a punto le sue più belle melodie.

Perché un ecologista?
Perché ho una grande stima degli ecologisti. Non a caso tra gli sponsor del film ci sono le macchine ibride, quelle che vanno anche a elettricità. Io sono convinto che tra 15 anni le cose che facciamo oggi saranno proibite: il mondo è inquinato e malato, ma i nostri figli lo rimetteranno a posto.

Parla da padre: la nascita di Martina la ha cambiata?
Sì. Ha cambiato sia me che i miei classici ruoli nei film: è finita l’era dei single, d’ora in poi i miei personaggi saranno genitori. È inevitabile credo.

Il titolo del suo ultimo film ha a che fare con la sua vita?
Sì. Martina è gioia pura. E ha delle bellissime cosce alla Platinette.

Sta girando in Sardegna: ha abbandonato la Toscana?
Assolutamente no. Dopo la Sardegna gireremo a Lucca: ormai mi mancano solo Arezzo e Livorno, poi avrò praticamente finito la Toscana. Lucca è una città poco sfruttata dal cinema ma di una bellezza disarmante. Una città musicale, che ha anche un bel conservatorio, piena di quell’energia tipica della provincia.

Che impressione le ha fatto la Sardegna?
Eccezionale. Sembra di stare in Brasile o Messico. Nei miei film cerco sempre di valorizzare l’ambiente e la Sardegna avrà senz’altro la sua parte.

Del suo cast storico manca all’appello solo Ceccherini: Papaleo, invece, c’è.
Abbiamo scritto addosso a Papaleo, che in questo momento gode di meritatissima fortuna, un personaggio che gli calza a pennello. È un autista di bus che gira la Sardegna usando il suo mezzo come fosse come un’utilitaria.

Lorena Forteza, Laura Torrisi, adesso Ariadna Romero: perché come coprotagonisti sceglie sempre esordienti?
Perché hanno più spontaneità, e perché gli sconosciuti favoriscono l’identificazione: se chiamassi attori noti in quei ruoli, per il pubblico sarebbe meno divertente. I nuovi attori portano nuovi personaggi.

Thyago Alves però non è sconosciuto: viene da "L’isola dei famosi"...
E allora? Anche Laura Torrisi veniva dai reality. E tutti cercarono di farmi cambiare idea per questo. La tv ti lascia addosso un’aura cattiva, e la trovo una cosa molto ingiusta. Io dico: guardate come recitano questi ragazzi e poi giudicate. Laura per esempio fu perfetta.

Ha mai pensato di dedicarsi a un film drammatico?
Ho scritto libri piuttosto tristi e li ho fatti leggere a Guccini, che è mio amico. Poi ho ideato soggetti di film drammatici che forse un giorno girerò... Ma per adesso sono legato alla commedia. Preti, comici e saltimbanchi si nasce.

Però quando scrive romanzi non fa il comico. Cosa cambia?
Chiunque come me si innamori a 10 anni di un cantante esistenziale come Guccini ha una vena malinconica piuttosto sviluppata. In fondo questa vena c’era anche ne I Laureati, se ne accorse persino Ermanno Olmi.

Con le commedie non si vincono premi: le dispiace?
Per me il miglior premio è quello della gente che mi si avvicina per dirmi che con i miei film si è divertita. La commedia è il genere che amo, anche da spettatore. Io vado al cinema per stare in santa pace. Non ho la sindrome del David di Donatello.

E se la chiamassero per fare l’attore in un film drammatico?
In 15 anni mi hanno chiamato tanti registi importanti e ho detto sempre di no. Non mi interessano i film d’autore: io voglio la sala piena e il pubblico che si diverte. Per me il massimo del godimento è recitare con Ceccherini, Panariello e Carlo Conti

Legge mai le recensioni dei critici?
Sì, e se sono buone mi preoccupo: in genere se il critico si incuriosisce al film, il pubblico si annoia. Le prime me le leggeva Ceccherini per telefono, erano ferocissime ma lui mi faceva divertire. Io su ogni set cerco di fare al meglio delle mie possibilità: poi certo, ogni tanto mi riesce bene, ogni tanto meno.

Io & Marilyn, per esempio, non ha funzionato benissimo.
Il passaparola su quel film non è scattato. Forse Io & Marilyn era un film che somigliava più ai miei racconti, aveva una certa vena malinconica. Probabilmente non sarebbe dovuto uscire vicino al Natale.

Qual è la ricetta per la commedia perfetta?
E chi lo sa? I miei film che hanno incassato di meno erano quelli in cui credevo di più, e viceversa. Per Il ciclone speravo di fare 8 milioni e ne ho fatti 78, per Il Paradiso all’improvviso ero certo che mi avrebbero tirato i pomodori e invece abbiamo incassato 30 milioni.

Provi a immaginare il suo prossimo film: un dramma di Leonardo Pieraccioni.
In realtà ce l’ho già il mio primo film drammatico. Sarà la storia di una ex rockstar che uccide con le sue mani una popstar. Dico sul serio. Ho già in mente il protagonista e credo che sarebbe un film a basso costo. Prima o poi…

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