assenzio
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sabato 23 giugno 2012
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henry barthes
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Se sono come sono…se non possono essere altro che come sono è perché dopo essere venuta al mondo ho dovuto capire per poter sopportare il dolore che provavo…ed è per questo che non credo a ciò che ha scritto qualcuno sull’insegnante Henry Barthes… non è ansioso di prendere su di sé tutti i peccati del mondo, semplicemente lui li vede e senza neanche averlo scelto, questi esistono e restano dove sono anche nel caso in cui lui, con più felicità sicuramente, non li vedrebbe…
Lui non è un uomo solitario e introverso…è un uomo buono, è un uomo gentile e buono, l’uomo più gentile che si possa conoscere...costretto per la sua natura a vivere come in realtà non è ma come il mondo lo spinge ad essere: solitario e introverso!.
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Se sono come sono…se non possono essere altro che come sono è perché dopo essere venuta al mondo ho dovuto capire per poter sopportare il dolore che provavo…ed è per questo che non credo a ciò che ha scritto qualcuno sull’insegnante Henry Barthes… non è ansioso di prendere su di sé tutti i peccati del mondo, semplicemente lui li vede e senza neanche averlo scelto, questi esistono e restano dove sono anche nel caso in cui lui, con più felicità sicuramente, non li vedrebbe…
Lui non è un uomo solitario e introverso…è un uomo buono, è un uomo gentile e buono, l’uomo più gentile che si possa conoscere...costretto per la sua natura a vivere come in realtà non è ma come il mondo lo spinge ad essere: solitario e introverso!...e duro! Soprattutto duro perché deve fare da solo ciò che in realtà il mondo dovrebbe fare con lui!
Lui è uno squarcio nella tela della vita ed è più di tutti quello che ne paga le conseguenze…trovo profondamente ingiusto l’atto, umano troppo umano, di paura di fronte a qualcosa di così profondamente diverso dalla maggioranza!
Questo film è un tributo dovuto a tutti coloro che hanno occhi per vedere e che per questo non solo sono condannati al dolore ma anche costretti ad una solitudine esistenziale e reale!
È un rendere visibile ai più l’esistenza di poche anime tormentate, non per loro diletto ma per loro condanna…anime che vedendo al di là della tela dipinta riescono a dare agli altri ciò di cui veramente noi esseri umani abbiamo bisogno e di cui ignoriamo l’esistenza pur avvertendone l’esigenza…è per questo che nessuno vuole perdere nella propria vita persone come Henry Barthes quando si ha fortuna di incontrarle!
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renato volpone
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venerdì 22 giugno 2012
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fare la differenza per poi fallire
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Credi di poter fare la differenza per poi scoprire che hai fallito: una lezione di vita, dura, che non ti risparmia nulla. È un film che tutti dovrebbero vedere: i ragazzi, perché parla del loro futuro, i genitori, per la loro assenza, gli insegnanti per i loro giudizi. Henry Barthes arriva in una scuola difficile come supplente, ma è la vita che è difficile, la vita di un uomo invisibile, e non perché si nasconde, ma perché gli altri non lo vedono. I sentimenti vengono calpestati, nascosti, bruciati, e non sono le porte del successo a riportarti a galla. La vita ti morde, ti mastica, ti fagocita e, anche se gli stai un po' sullo stomaco, poi ti digerisce e ti espelle.
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Credi di poter fare la differenza per poi scoprire che hai fallito: una lezione di vita, dura, che non ti risparmia nulla. È un film che tutti dovrebbero vedere: i ragazzi, perché parla del loro futuro, i genitori, per la loro assenza, gli insegnanti per i loro giudizi. Henry Barthes arriva in una scuola difficile come supplente, ma è la vita che è difficile, la vita di un uomo invisibile, e non perché si nasconde, ma perché gli altri non lo vedono. I sentimenti vengono calpestati, nascosti, bruciati, e non sono le porte del successo a riportarti a galla. La vita ti morde, ti mastica, ti fagocita e, anche se gli stai un po' sullo stomaco, poi ti digerisce e ti espelle. E poi ci provi, vuoi fare la differenza, per lo meno ne hai l'Interenzione, ma è faticoso fare del bene, è faticoso stare nel giusto, è faticoso essere onesti, soprattutto con se stessi. Film da non raccontare, film da andare a vedere. Le cinque stelle ci stanno tutte, e anche di più.
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tiamaster
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venerdì 22 giugno 2012
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capolavoro, un film monumentale!!!
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Di film così belli non se ne vedevano da anni. Detachment non è un capolavoro.....è un opera d'arte,è un monumento al cinema e non solo, è una pellicola che emoziona e commuove come non se ne vedevano da anni.Un film potente, che colpisce come un pugno lo stomaco dello spettatore.Superbo Adrian Brody, mai stato così bravo, nemmeno nel pianista. Crudo, potente e commovente, una combinazione sempre più rara, e in questo caso,mai così struggente, sopratutto grazie al punto di vista pessimistico del film, inoltre sottolineo che questo pessimismo non è un difetto, è un punto di vista. Un capolavoro assoluto, che già attendo in dvd.
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Di film così belli non se ne vedevano da anni. Detachment non è un capolavoro.....è un opera d'arte,è un monumento al cinema e non solo, è una pellicola che emoziona e commuove come non se ne vedevano da anni.Un film potente, che colpisce come un pugno lo stomaco dello spettatore.Superbo Adrian Brody, mai stato così bravo, nemmeno nel pianista. Crudo, potente e commovente, una combinazione sempre più rara, e in questo caso,mai così struggente, sopratutto grazie al punto di vista pessimistico del film, inoltre sottolineo che questo pessimismo non è un difetto, è un punto di vista. Un capolavoro assoluto, che già attendo in dvd. Di film così belli non se ne fanno più. Memorabile, superbo, assolutamente imperdibile!!!
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johseph
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venerdì 22 giugno 2012
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tutti nella stessa barca
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Uno dei migliori nel suo genere, straziante ma non troppo, drammatico quanto basta, gli attori fanno la loro parte e forse di piu', da vedere assolutamente.
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donni romani
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giovedì 21 giugno 2012
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magnifico ritratto dolente di un insegnante
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L'ambientazione scolastica non deve fuorviare, perchè Detachment non è un film di genere scolastico, non solo. E' un'analisi malinconica e struggente dell'esperienza umana, un caleidoscopio di emozioni scarne, estreme, vibranti, un viaggio nei fallimenti e nelle speranze più sincere che appartengono anche a chi è costretto ai margini della società. Henry Barthes, un magistrale Adrian Brody, trattenuto, intenso e sofferente, è un supplente. Non un insegnante di ruolo quindi, ma un eterno irrisolto, migrante da una scuola all'altra. E il fatto che lo sia per scelta ci dice molto sulla sua natura schiva, a margine, a prescindere, quasi che la vita sia per lui un susseguirsi di sostituzioni, uno spostarsi da una scuola all'altra, da una realtà all'altra, da un progetto all'altro senza legarsi a nessuno, senza mettere mai radici, senza tentare di ancorare se stesso.
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L'ambientazione scolastica non deve fuorviare, perchè Detachment non è un film di genere scolastico, non solo. E' un'analisi malinconica e struggente dell'esperienza umana, un caleidoscopio di emozioni scarne, estreme, vibranti, un viaggio nei fallimenti e nelle speranze più sincere che appartengono anche a chi è costretto ai margini della società. Henry Barthes, un magistrale Adrian Brody, trattenuto, intenso e sofferente, è un supplente. Non un insegnante di ruolo quindi, ma un eterno irrisolto, migrante da una scuola all'altra. E il fatto che lo sia per scelta ci dice molto sulla sua natura schiva, a margine, a prescindere, quasi che la vita sia per lui un susseguirsi di sostituzioni, uno spostarsi da una scuola all'altra, da una realtà all'altra, da un progetto all'altro senza legarsi a nessuno, senza mettere mai radici, senza tentare di ancorare se stesso. Frutto questo di un trauma lontano che conosceremo attraverso flashback colorati di rosso sangue, rosso vergogna, rosso rabbia. Un trauma che se pure lo rende quasi impermeabile alla vita non lo rende però incapace di comunicare con i suoi studenti, ragazzi allo sbando incapaci di immaginare uno scopo, un progetto, un sogno. Le vite senza futuro di questi adolescenti spaventati sono magnificamente intrecciate alle vite degli insegnanti, svuotati dal loro ruolo sociale, frustrati dalla mancanza di mezzi e soli di fronte al fallimento personale e sociale. L'assenza delle figure genitoriali è assoluta - la serata Insegnati-Genitori va tristemente deserta e gli insegnati sconsolati si domandano "Ma dove sono finiti i genitori, dove sono finiti i tempi in cui si affollavano qui preoccupati per i loro figli?", ma è solo una delle tante domande che cadono nel vuoto della realtà estrema che fa da palcoscenico alle emozioni private, privatissime dei volti spaesati - poco conta che siano adolescenti o adulti, insegnanti o alunni - dell'umanità intera. Due soli legami rompono la solitudine e la desolazione di Barthes, quello con il nonno ricoverato in casa di cura, e le scene crude e realistiche del cronicario sono schiaffi lucidi e feroci che Kaye ha il coraggio di non ammantare di stolido pietismo, e quello con una prostituta bambina, che tenta di salvare dalla strada ospitandola in casa. Le soluzioni visive e grafiche originalissime, la capacità di scavare nei volti e negli sguardi silenziosi dei protagonisti fanno di Detachment un film solido, emozionante, toccante ma anche ruvido e spigoloso, senza facili vie d'uscita, senza redenzioni o rivincite. L'alunna più dotata non riuscirà comunque a superare le umiliazioni dei compagni e di un padre arido, l'insegnante più volenteroso non riuscirà comunque a superare la barriera di indifferenza dei ragazzi e la scenata della psicologa Lucy Liu ad un'alunna disinteressata al proprio futuro scolastico è uno sfogo reale sulla delusione che ogni adulto prova quando vede un giovane buttare via la propria vita. Non c'è lieto fine - se non in un abbraccio tra Barthes e la prostituta affidata ad una casa famiglia - non c'è messaggio facile o consolatorio, ma c'è tutta la umana pietas, tutto il coraggio di guardare nell'abisso dell'animo umano senza pregiudizio nè indulgenza e c'è soprattutto la forza di tradurre in immagini potenti ciò che solitamente è affidato alle parole, lasciando che siano i corpi e i gesti a comunicare disperazione e dolore. Un'unico rammarico, che in Italia questo capolavoro esca a fine giugno, con le sale semivuote.
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luana
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sabato 16 giugno 2012
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una filippica estenuante sul dolore
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Il film è in pratica un lungo monologo dove davvero viene effettuato un DISTACCO da un racconto più prosaicamente filmico. La musica non ci abbandona mai mentre fanno incursione disegnini vari e quasi spesso disturbanti come lo è lo stesso ripetuto flashback riguardante la madre del monologante.La sceneggiatura è a tratti interessante, non sempre comprensibile;sicuramente non proprio originale.Insomma un flusso di coscienza filmico dove si ricava l'impressione di un qualcosa tra il documentario e l'onirico. Per capirci quasi un doc.della serie bbc horizon...che ha tra'altro trattato il tema del dolore umano.L'unica cosa che ho trovato interessante sono stati gli scatti fotografici di una studentessa che si sovrappongono con la loro bellezza e acume sulla pellicola stessa e che in modo commovente ci catapultano all'interno della psiche di questa ragazza fragile e disperata.
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Il film è in pratica un lungo monologo dove davvero viene effettuato un DISTACCO da un racconto più prosaicamente filmico. La musica non ci abbandona mai mentre fanno incursione disegnini vari e quasi spesso disturbanti come lo è lo stesso ripetuto flashback riguardante la madre del monologante.La sceneggiatura è a tratti interessante, non sempre comprensibile;sicuramente non proprio originale.Insomma un flusso di coscienza filmico dove si ricava l'impressione di un qualcosa tra il documentario e l'onirico. Per capirci quasi un doc.della serie bbc horizon...che ha tra'altro trattato il tema del dolore umano.L'unica cosa che ho trovato interessante sono stati gli scatti fotografici di una studentessa che si sovrappongono con la loro bellezza e acume sulla pellicola stessa e che in modo commovente ci catapultano all'interno della psiche di questa ragazza fragile e disperata.Adrien Brody e le sue lacrime interne ed esterne sono perfetti: riassumono il film. Che vuole parlare sì del bisogno profondo di comunicare e di essere riconosciuti.E della sua mancanza ed estrema difficoltà.Ma lo svolgimento, a tratti surreale è troppo intellettuale e risucchiato all'interno delle intenzioni registiche.
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demarie.stefano
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mercoledì 30 maggio 2012
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la sfida della vita
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Ho visto questo film in lingua originale, perchè esce qui in Italia molto tempo dopo rispetto al resto del mondo.
Il regista riesce quasi magicamente a far entrare lo spettatore all'interno di un mondo difficile; difficile essere insegnanti, difficile essere alunni, difficile crescere. Non tutti sono in grado di farlo, non tutti vi riescono, non tutti allo stesso modo. Ognuno, seguendo la vicenda travagliata del protagonista, può immedesimarsi in uno dei personaggi che affollano il film. Ci troveremo così a rivivere le esperienze e difficoltà passate nel periodo scolare, soffrire insieme ai protagonisti di queste vicende, e morire o risorgere insieme a loro.
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Ho visto questo film in lingua originale, perchè esce qui in Italia molto tempo dopo rispetto al resto del mondo.
Il regista riesce quasi magicamente a far entrare lo spettatore all'interno di un mondo difficile; difficile essere insegnanti, difficile essere alunni, difficile crescere. Non tutti sono in grado di farlo, non tutti vi riescono, non tutti allo stesso modo. Ognuno, seguendo la vicenda travagliata del protagonista, può immedesimarsi in uno dei personaggi che affollano il film. Ci troveremo così a rivivere le esperienze e difficoltà passate nel periodo scolare, soffrire insieme ai protagonisti di queste vicende, e morire o risorgere insieme a loro. Un film da vedere, da apprezzare, da condividere.
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