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E se un giorno gli extracomunitari sparissero?

Francesco Patierno racconta com'è nato il suo Cose dell'altro mondo.
di Letizia Rogolino

In foto il regista Francesco Patierno, con Valentina Lodovini sul set di Cose dell'altro mondo.
Francesco Patierno (60 anni) 24 aprile 1964, Napoli (Italia) - Toro. Regista del film Cose dell'altro mondo.

martedì 30 agosto 2011 - Incontri

Il prossimo 3 Settembre 2011 arriva al cinema la commedia italiana Cose dell’altro mondo, con Diego Abatantuono e Valerio Mastandrea e diretta da Francesco Patierno, che torna sul grande schermo dopo il suo ultimo successo Il mattino ha l’oro in bocca.
Con questo ultimo film, questo giovane regista cerca di soffermare l’attenzione degli italiani sulla problematica molto attuale della presenza degli extracomunitari nel nostro paese. Lo fa però con ironia e il sorriso, ambientando la storia in una città del Nord Est, in cui un industriale di una certa età poco intollerante verso il diverso, si diverte a mettere in scena ogni giorno una sorta di teatrino razzista. Un giorno, all’improvviso però tutti gli extracomunitari presenti sul suolo italiano spariscono per sempre e la situazione che si viene a creare è in bilico tra il surreale e il comico.
Francesco Patierno ci racconta come è arrivato a questo film e la realizzazione di quest’ultimo che lo porterà anche alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia di quest’anno.

Come hai cominciato con il mestiere di regista? Era stata sempre la tua massima ambizione o è capitata?
Non appena mi sono laureato in architettura (a Napoli nel 1989) mi sono trasferito a Roma proprio per avere più occasioni di entrare nel mondo del cinema (a quel tempo non esisteva ancora la new wave napoletana). Ho iniziato a lavorare in un’agenzia pubblicitaria e dopo qualche anno di gavetta, attraverso alcuni contatti che avevo sviluppato, ho iniziato a fare piccole regie per programmi della RAI. Nel 1996 con pochissimi soldi (nemmeno mille euro di oggi) ho girato un cortometraggio (Quel Giorno) che con mia grossa sorpresa fu preso in concorso al festival di Venezia. Il corto ebbe un enorme successo (ha partecipato a più di settanta festival internazionali, ha vinto molti premi ed è stato venduto in Francia, America, Germania...) e fu un importante biglietto da visita per il mio primo progetto di lungometraggio: Pater familias...

Come nasce la tua passione per il cinema?
Fin da piccolo sono stato un appassionato disegnatore e collezionista di fumetti. In genere comunque tutte le arti visive hanno sempre esercitato un grande fascino su di me. La svolta per il cinema c'è stata comunque verso i diciotto anni, contemporaneamente agli studi di architettura, la passione per le immagini "fisse" si è trasformata nell'interesse per le immagini in movimento.

Preferisci realizzare documentari o lungometraggi per il cinema come Il mattino ha l’oro in bocca e l’ultimo Cose dell’altro mondo che sarà a breve al cinema?
Tornerei al mio primo film: Pater Familias appunto. Questo mio esordio è il perfetto esempio di una mia uguale propensione per una cifra documentaristica combinata ad una più di finzione. Cerco sempre di mischiare le due componenti anche nei lavori più "puliti" come ad esempio gli spot pubblicitari che negli anni prima del mio esordio nel lungo (2003) mi hanno permesso di affinare la tecnica e soprattutto di guadagnare e aspettare il progetto giusto per il cinema.

Come definiresti questo tuo ultimo lavoro?
Il mio ultimo lavoro è il frutto delle due precedenti esperienze. Pater familias, un film duro, senza nessuna concessione al mercato, libero da qualsiasi tipo di compromesso, ma chiaramente poco appetibile per il pubblico dei grandi numeri e Il mattino ha l'oro in bocca, un film ineccepibile (secondo me) per quanto riguarda la regia, la recitazione e la storia, ma forse troppo timido per quanto riguarda le potenzialità drammaturgiche che avevo espresso con il primo film. Cose dell'altro mondo è il frutto di una riflessione che mi ha portato a dire a me stesso: sei uno che può esprimersi al meglio solo se fai il tuo film... poi ho sempre pensato che anche il cinema d'autore può incontrare il mercato...

Il mattino ha l’oro in bocca è stato davvero un bel film, ma costruito per lo più su linee narrative drammatiche. Invece Cose dell’altro mondo è una vera e propria commedia. Quale genere cinematografico preferisci?
Ritornerei al discorso di Pater Familias. Penso di non avere un solo stile (l'ultimo film è diverso sia dal primo che dal secondo) e nello stesso tempo di volermi esprimere anche con altre corde (non solo quelle drammatiche). La volontà è stata quella di lavorare su un film che drammaturgicamente fosse ricco, movimentato, brillante e non serioso. Semplice ma non banale.

Questo tuo ultimo film è una commedia, ma con una base riflessiva e attuale che racconta una parte dell’Italia con i relativi problemi sociali e di integrazione che la contraddistinguono. Come sei riuscito a unire il fattore comico con la denuncia?
Ritornerei a quanto detto prima. Volevo trattare argomenti delicati come quelli della immigrazione e della integrazione, in maniera seria, ma non seriosa. Ero comunque convinto di voler usare una grossa dose di ironia.

Hai scelto tu Diego Abatantuono e Valerio Mastandrea come protagonisti e perché?
Perchè ho scritto la sceneggiatura su di loro e soprattutto ho avuto la fortuna che i due abbiano accettato la parte. Non avrei saputo veramente come fare se non avessero aderito al progetto.

Pensi sia una grande occasione per il film essere presentato alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia di quest’anno?
Venezia è Venezia. Non sempre (anzi poche volte) però i film italiani escono bene da questa vetrina. Il fatto di non essere in concorso nella selezione principale spero che mi ripari da questa "maledizione".

L’idea della trama di Cose dell’altro mondo nasce da te o anche da altri tuoi collaboratori?
Dal mio produttore, che dopo aver visto un film indipendente americano che parlava di un’ improvvisa sparizione dei messicani da Los Angeles, mi ha chiesto se secondo me si poteva fare una cosa del genere in Italia. Ci ho pensato un po’ su, perchè trovavo l'idea molto forte ma da sola non sufficiente a sostenere un intero film, poi mi ero ricordato del video di questo assessore che avevo visto su youtube e da lì è partito tutto..

Cosa pensi del cinema italiano attuale? C’è qualcosa da cambiare?
È difficile parlare di un argomento così difficile, vasto e complesso. Poi sinceramente non sono nemmeno la persona più indicata per parlarne visto che mi sento uno esterno più che interno al cinema. Ci sono comunque molti talenti che però alla fine devono scontrarsi con un mercato come il nostro che comunque alla fine vuole solamente poche cose e sempre quelle.

Secondo te sono meglio le commedie che lanciano anche un messaggio, rispetto a quelle all’italiana forse troppo superficiali e poco utili che invadono da qualche tempo il cinema?
La prima che hai detto.

Ci sono stati problemi nelle riprese o tutto è filato liscio?
Anche qui si è ormai tanto parlato del rifiuto del sindaco Gobbo di Treviso di concederci i permessi per le riprese. A parte questo, nonostante le poche settimane di riprese, è filato tutto liscio e sul set si è respirata un aria di grande armonia.

Il cast si è trovato bene a lavorare insieme?
Molto bene, e soprattutto quello del film è un cast inedito che non si è mai incrociato su un set.

I tuoi progetti futuri?
Ne ho tanti, ma aspetto di vedere come va il film. Il 6 settembre comunque, esce libro e dvd (per Sperling & kupfer) del film documentario che ho girato sulla storia di Valerio Fioravanti, un progetto che ho cullato a lungo e si è finalmente tradotto in realtà.

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