Anno | 2011 |
Genere | Commedia |
Produzione | Spagna, Italia |
Regia di | Anna Di Francisca |
Attori | Predrag 'Miki' Manojlovic, Marisa Paredes, Maribel Verdú, Neri Marcorè, Ana Caterina Morariu Eduard Fernández. |
MYmonetro | 2,68 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 28 marzo 2022
Una commedia corale e "terapeutica" che si svolge sullo sfondo di una provincia spagnola dai colori forti e solari.
CONSIGLIATO NÌ
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Edoardo, compositore che vive da anni a Roma, è caduto in uno stato di profonda crisi affettiva e creativa. Fresco di divorzio, molto legato alla figlia adolescente di cui sente la mancanza, da qualche tempo Edoardo non ha neppure stimoli professionali e intellettuali, nell'ambiente culturale asfittico dell'Italia recente. Raggiunti i limiti dell'insofferenza, decide di prendersi una pausa sabatica e parte per un piccolo centro della provincia spagnola, dove vive un amico che non vede da tempo. Qui si imbatte in uno sgangherato coro polifonico parrocchiale in cerca di un direttore, dopo che un piccolo incidente ha messo il prete fuori gioco. Così Edoardo, anticlericale convinto, si ritrova, suo malgrado, a fare da maestro e compositore a questo gruppo di parrocchiani semplici e vitali. È in questa terra soleggiata che esistenze apparentemente lontanissime si uniscono grazie alla passione per la musica.
La regista milanese Anna Di Francisca, dopo alcune esperienze nella commedia cinematografica e televisiva, decide di prendere il largo e, proprio come il suo protagonista, approda in Spagna per ritrovare, a suo dire, quella freschezza, spontaneità e libertà che la commedia italiana sembra aver perso, stretta com'è tra logiche produttive e commerciali asfittiche. Per ritrovare se stessi, allora, non c'è niente di meglio di una Spagna provinciale dai colori forti e solari, dove la gente è cordiale e vivace, l'erotismo palpabile e la cucina gustosa e abbondante. Potrebbe sembrare uno spot per turisti, ma non lo è, perché quella terra è realmente così come viene descritta. Un piccolo "pueblo" dove si vive e si ride con poco, dove non succede mai niente e il massimo dello svago è la festa di paese o il coro parrocchiale. All'apparenza, un ambiente molto più soffocante della Roma caotica da cui Edoardo fugge stremato, ma in realtà il luogo ideale per riprendere contatto con la spontaneità della creazione e l'autenticità della vita.
Proprio l'ambientazione spagnola, in un paese che ha il ritmo connaturato nel suo Dna e nella sua musicalissima lingua, è il vero punto di forza e appeal di questo film. Una Spagna in cui la sensualità classica e raffinata da "Carmen" - come la vede il protagonista, in base alla sua colta formazione musicale - si unisce armonicamente all'allegria frizzantina del primo Almodovar. Una Spagna resa viva e pulsante dalle spontanee e accordate interpretazioni di attori locali - a parte alcune eccezioni, come quella di Neri Marcorè - che formano un coro intonato e armonico, senza primedonne. Un coro ottimamente diretto da quel Miki Manojlovic feticcio di Emir Kusturica. Non bastano, però, gli attori, l'ambientazione e un paio di dialoghi vivaci a comporre una commedia sofisticata perfettamente riuscita. È necessario anche un guizzo di sceneggiatura che qui manca del tutto. Senza un'evoluzione originale della più classica delle situazioni - lo straniero che ritrova se stesso al contatto con un popolo diverso e, in cambio, sprona quella gente a trovare il coraggio di inseguire i propri sogni - si scade di continuo nel già visto, che lascia in bocca il sapore amaro di una bella occasione sprecata.
Si tratta di una commedia corale e "terapeutica" che si svolge sullo sfondo di una provincia spagnola dai colori forti e solari, dove la gente è cordiale e vivace, l'erotismo particolarmente palpabile, la cucina ottima e abbondante.
È qui che Edoardo, compositore italiano in crisi affettiva e creativa, incontra uno sgangherato coro polifonico. E in questa caliente terra, esistenze apparentemente lontanissime si uniranno attraverso la passione per la musica.