enzo70
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martedì 12 gennaio 2016
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comicità semplice e mai volgare. bravo checco
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Secondo film di Zelone e ancora una volta obiettivo centrato. Nel film di esordio Zelone era ignorante ma concreto; nel bis cambiano i fondamentali, Checco interpreta un personaggio all’apparenza, molto all’apparenza, sicuro di sé, fiero discendente di una famiglia di carabinieri, finanzieri, impiegati comunali, cui tutto è dovuto, che desidera fare il carabiniere.
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Secondo film di Zelone e ancora una volta obiettivo centrato. Nel film di esordio Zelone era ignorante ma concreto; nel bis cambiano i fondamentali, Checco interpreta un personaggio all’apparenza, molto all’apparenza, sicuro di sé, fiero discendente di una famiglia di carabinieri, finanzieri, impiegati comunali, cui tutto è dovuto, che desidera fare il carabiniere. Il concorso non finirà bene, ma grazie ad una raccomandazione Checco una nella security del Duomo di Milano; e proprio la madunina è l’obiettivo di un gruppo di terroristi islamici di cui fa parte Farah, una bellissima Farah che proverà ad irretire Checco per realizzare i propri progetti. Splendida la scena del matrimonio in Puglia con Capareza costretto a cantare le canzoni dei ricchi e poveri. Che dire si ride con gusto e senza volgarità, un cinema semplice ma apprezzabile, senza impegno ma denso, alla fine, di contenuti, non è necessario essere pesanti per raccontare gli italiani.
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dandy
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venerdì 8 gennaio 2016
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un pò troppo apprezzato...
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Dopo il super-successo ottenuto con "Cado dalle nubi",dire che Zalone(anche sceneggiatore) è riuscito a superarsi è un eufemismo.Tutti i record d'incassi battuti,quasi 44 milioni di euro:è secondo solo ad "Avatar".Perchè questo amore spropositato da parte del pubblico?Che cos'ha di tanto speciale?Rispetto al primo film la trama è completamente differente.Il protagonista rinuncia quasi del tutto al suo marchio di fabbrica(qui solo due canzoni,stupidamente divertenti)e sceglie due bersagli piuttosto scabrosi per imbastire una commedia:il terrorismo e la falsità delle istituzioni religiose.Situazioni,personaggi e soprattutto i terroristi sono da barzelletta,ma l'umorismo basato su idee da commediaccia anni'70(storpiamenti lessicali,gag di grana grossa ma simpatiche,battutine puerili ma fulminie,quidproquo di vario genere)riesce a funzionare e diciamocelo,a conquistare.
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Dopo il super-successo ottenuto con "Cado dalle nubi",dire che Zalone(anche sceneggiatore) è riuscito a superarsi è un eufemismo.Tutti i record d'incassi battuti,quasi 44 milioni di euro:è secondo solo ad "Avatar".Perchè questo amore spropositato da parte del pubblico?Che cos'ha di tanto speciale?Rispetto al primo film la trama è completamente differente.Il protagonista rinuncia quasi del tutto al suo marchio di fabbrica(qui solo due canzoni,stupidamente divertenti)e sceglie due bersagli piuttosto scabrosi per imbastire una commedia:il terrorismo e la falsità delle istituzioni religiose.Situazioni,personaggi e soprattutto i terroristi sono da barzelletta,ma l'umorismo basato su idee da commediaccia anni'70(storpiamenti lessicali,gag di grana grossa ma simpatiche,battutine puerili ma fulminie,quidproquo di vario genere)riesce a funzionare e diciamocelo,a conquistare.Il protagonista per quanto mi riguarda,a tratti è fastidioso nella sua superiorità da ignorante(Marescotti è assai più divertente pur restando sempre ai margini),ma almeno in questo caso non ottiene proprio tutto.E il militare che va in Iraq per ragioni economiche è una bella frecciatina(strano che nessuno si sia lamentato al riguardo).Cammeo per Caparezza nel ruolo di se stesso.Un tipo di cinema diverso senz'altro,agli antipodi di volgarità ipocrite da cinepanettoni o della goliardia di Aldo,Giovanni e Giacomo.Ma che non merita il successo che ci si aspetterebbe da un film d'autore con un cast stellare perfetto e un budget da capogiro.Di recente dopo l'uscita di "Quo vado" molti hanno criticato l'ennesimo strasuccesso(probabilmente superiore a questo)rivolgendo le lamentele unicamente contro Checco Zalone.Cerchiamo di svegliarci una buona volta.Se certi film più o meno modesti o schifezze complete fanno successo non è dai registi o dagli attori che dovete andare a lagnarvi,ma solo da chi li guarda.Volete che Zalone come tutti gli altri rinunci a farsi montagne di soldi sapendo che ormai tutti pendono dalle sue labbra?
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renato c.
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domenica 25 ottobre 2015
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2^ bella fiaba!
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Secondo film e seconda bella fiaba di Checco Zalone! Anche questa volta sui buoni sentimenti, e con poco sfondo sessuale. A tal proposito, quando Giovanni e Maria volevano "consumare", il trullo in Brianza prestato loro da Checco salta per aria e Maria l'ha preso come un segno dal cielo per impedire loro di peccare. Questa non è stata comunque una novità perchè anche in "Amici miei n.2": quando Gastone Moschin cerca di avere un rapporto con una ragazza arriva l'alluvione di Firenze, dove il film si svolgeva, e la ragazza dice che l'alluvione l'aveva mandata il cielo per impedire loro di peccare! Nel film, comunque tronfa l'amore! Non c'è l'happy-end con "e vissero felici e contenti", ma Farah rinuncia alla sua vendetta di far saltare la Madonnina del Duomo di Milano (la bomba la mette, app
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Secondo film e seconda bella fiaba di Checco Zalone! Anche questa volta sui buoni sentimenti, e con poco sfondo sessuale. A tal proposito, quando Giovanni e Maria volevano "consumare", il trullo in Brianza prestato loro da Checco salta per aria e Maria l'ha preso come un segno dal cielo per impedire loro di peccare. Questa non è stata comunque una novità perchè anche in "Amici miei n.2": quando Gastone Moschin cerca di avere un rapporto con una ragazza arriva l'alluvione di Firenze, dove il film si svolgeva, e la ragazza dice che l'alluvione l'aveva mandata il cielo per impedire loro di peccare! Nel film, comunque tronfa l'amore! Non c'è l'happy-end con "e vissero felici e contenti", ma Farah rinuncia alla sua vendetta di far saltare la Madonnina del Duomo di Milano (la bomba la mette, appunto nel trullo!) per salvare la vita ed il futuro a Checco, e ritorna al suo paese col fratello! A Checco rimane la consolazione di essere trasferito a Roma a fare da guardia del corpo al Papa! La canzone principale dice "L'amore non ha religione!" ed vero, intendendo l'amore l'innamorarsi, volersi bene, e sacrificarsi per l'altro come fa Farah in questo film! Conosco anche casi di sposi di fede diversa anche non entrambi cristiani(nel senso di una confessione cristiana diversa),che vivono amandosi paraticando ognuno la propria religione! L'mportante è che si accordino bene su come educare i figli prima di averne e continuinino la loro vita d'amore e d'accordo!
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iuriv
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martedì 13 ottobre 2015
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nel mezzo.
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A prima vista Che Bella Giornata sembra una commedia romantica che gioca sugli stereotipi tipici dell'italiano medio. Però il film si scontra con una caratterizzazione dei personaggi poco accurata che va a inficiare su di una trama piuttosto esile. La terrorista Akkari, per esempio, dovrebbe giocare con il suo ruolo doppio al fine di creare quegli equivoci che tanto amano i registi italiani. Eppure la giovane Nabiha svela subito la sua reale indole, finendo per mandare a spasso ogni ipotesi di intreccio che possa basarsi sulla dualità del suo personaggio.
Poco male, perché, visto il protagonista della storia, è semplice immaginare una sceneggiatura che punti forte sulla demenzialità.
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A prima vista Che Bella Giornata sembra una commedia romantica che gioca sugli stereotipi tipici dell'italiano medio. Però il film si scontra con una caratterizzazione dei personaggi poco accurata che va a inficiare su di una trama piuttosto esile. La terrorista Akkari, per esempio, dovrebbe giocare con il suo ruolo doppio al fine di creare quegli equivoci che tanto amano i registi italiani. Eppure la giovane Nabiha svela subito la sua reale indole, finendo per mandare a spasso ogni ipotesi di intreccio che possa basarsi sulla dualità del suo personaggio.
Poco male, perché, visto il protagonista della storia, è semplice immaginare una sceneggiatura che punti forte sulla demenzialità. Ma la pellicola manca della frenesia tipica di questo tipo di commedia, inoltre il disegno del personaggio principale è solo in apparenza irriverente, mentre nella realtà la sensazione è che le battute siano sempre trattenute al fine di non offendere nessuno.
Così il film si piazza nel posto più sbagliato del mondo, ovvero nel mezzo tra i due generi. Il risultato è un lavoro piatto, con un andamento monocorde e arricchito da un sacco di sequenze inutili che sembrano piazzate sullo schermo solo per fare minutaggio e dare alle mille guest la possibilità di mostrarsi al pubblico.
Certo, c'è Checco Zalone al massimo della sua popolarità e questo si nota. La storia è costruita, evidentemente, tutta attorno a lui e al suo personaggio bislacco. Egli interpreta una guardia giurata imbranata, convinta di avere capacità superiori al comune che, come un Forrest Gump de noantri, raggiunge comunque il massimo delle sue aspettative.
Il personaggio di Zalone è una fonte comica piena di risorse. Ma spesso il suo italiano stentato, le canzoni in sottofondo e gli atteggiamenti sembrano forzati oltremodo. Certo, qualche battuta indovinata c'è e gli permette di portare a casa più di una risata. Ma l'alchimia riesce quando quasi non ce se la aspetta, quando, cioè, la sua comicità sembra meno castrata dalla sceneggiatura (che comunque ha scritto lui).
Ciò non riesce comunque a nascondere il problema principale del film: qui ci si annoia parecchio. Interi periodi della trama sono un'autentica tortura, ulteriormente aggravata dall'assenza totale di ritmo che la pellicola propone. L'infinito battesimo ad Alberobello, il continuo giocare con i terroristi (quando si sa benissimo che non rappresentano un pericolo reale) e Rocco Papaleo, sono momenti difficili da buttar giù, se non del tutto inutili visti gli obbiettivi di questo lavoro.
Zalone (so che non è il suo vero nome) e Nunziante, infatti, sembrano aver fatto un accordo per sfruttare al massimo la popolarità del primo ed allungare il suo periodo d'oro. Potrei dire che a pagare questo sforzo è lo spettatore, ma in realtà il film è andato benissimo ed è piaciuto parecchio.
L'unica cosa che mi sento di salvare io, oltre a qualche battuta riuscita del comico, è un finale per una volta non scontato. Rovinato anch'esso da una serie di lungaggini che non servivano.
Insomma, un disastro.
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fabio57
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lunedì 7 settembre 2015
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divertente
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Pur non essendo un capolavoro,il secondo film di Zalone è veramente divertente.E' certamente una comicità semplice, forse di grana gossa e per palati di bocca buona, ma funziona.Lo spettatore si diverte,ovviamente non ci sono grandi messaggi, ma la commedia è intelligente e non volgare e non è poco.Checco Zalone è una vera sagoma,i personaggi di contorno bravi, su di tutti Rocco Papaleo,grande artista comico.
Divertente
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great steven
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lunedì 2 dicembre 2013
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zalone addetto alla sicurezza del duomo di milano.
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CHE BELLA GIORNATA (IT, 2011) di GENNARO NUNZIANTE con CHECCO ZALONE – NABIHA AKKARI – TULLIO SOLENGHI – IVANO MARESCOTTI – ROCCO PAPALEO – ANNARITA DEL PIANO – MICHELE ALHAIQUE – BRUNO CESARE ARMANDO § Checco lavora come addetto alla sicurezza in una modesta discoteca in Brianza, ma coltiva il sogno di lavorare per la sicurezza al Duomo di Milano. Dopo ben tre colloqui andati male presso l'Arma dei Carabinieri, finalmente uno zio lo raccomanda, e Checco riesce ad ottenere il posto tanto ambito. Qui conosce una ragazza araba, Farah, la quale sta portando avanti, sotto le false spoglie di studentessa, il progetto di piazzare una bomba sotto la Madunnina per vendicare un omicidio di famiglia.
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CHE BELLA GIORNATA (IT, 2011) di GENNARO NUNZIANTE con CHECCO ZALONE – NABIHA AKKARI – TULLIO SOLENGHI – IVANO MARESCOTTI – ROCCO PAPALEO – ANNARITA DEL PIANO – MICHELE ALHAIQUE – BRUNO CESARE ARMANDO § Checco lavora come addetto alla sicurezza in una modesta discoteca in Brianza, ma coltiva il sogno di lavorare per la sicurezza al Duomo di Milano. Dopo ben tre colloqui andati male presso l'Arma dei Carabinieri, finalmente uno zio lo raccomanda, e Checco riesce ad ottenere il posto tanto ambito. Qui conosce una ragazza araba, Farah, la quale sta portando avanti, sotto le false spoglie di studentessa, il progetto di piazzare una bomba sotto la Madunnina per vendicare un omicidio di famiglia. Ma è un compito molto più difficile del previsto a causa dell'inaffrontabile stupidità di Checco, che pure cade nella sua trappola sentimentale. Poco più di un anno dopo la prima prova cinematografica, il trio Zalone-Nunziante-Valsecchi (quest'ultimo alla produzione) si ricostituisce e consegna alle sale il 2° maggiore incasso nella storia del nostro cinema: 43 milioni di euro. Un inizio assai incoraggiante seguito da una definitiva consacrazione nell'Olimpo dei campioni d'incasso, entrambe queste cose si potrebbero spiegare semplicemente sulla base degli ovvi motivi per cui un film del genere attira il pubblico (battute scurrili di facile presa, razzismo gratuito, buffoneria agli estremi, luoghi comuni a bizzeffe), e si rimarrebbe solo in superficie. Che il cabarettista pugliese sia diventato un fenomeno mediatico è ormai fuori discussione, ma ogni cosa merita un'attenzione precisa: grazie (e non dietro) alla maschera di disadattato alla ricerca forsennata di una collocazione sociale, Zalone si rende cantore dello squallore morale, del degrado sociologico e della massificazione culturale al ribasso che l'Italia sta vivendo a partire pressappoco dal Nuovo Millennio. I vari simboli e concetti della società globalizzata (Facebook, sesso a buon mercato, sovrapposizione di religioni, terrorismo incombente) vengono sì solo nominati e mai approfonditi, ma Zalone ci mette tutto l'entusiasmo e l'ironia sottile che occorrono per smascherarne l'ipocrisia. Okay, siamo ben lontani dai personaggi-carogna di Sordi, dal sarcasmo di Manfredi o dalla debordante grossolanità di Villaggio, eppure il nostro eroe senza spada e senza vessillo non ne sbaglia una: è capacissimo di mostrare gentilezza e prendere in giro allo stesso tempo. In due frasi che rimandano ad altrettanti paragoni si può sintetizzare il suo registro comico: mentre gli altri sanno tutto e non sanno niente, lui è effettivamente ignorante ma sa dire ugualmente cose giuste, più che giuste. Aiutato anche da un'ottima compagine di caratteristi (il sempre divertente Papaleo, Solenghi "vescovo di malafede" e Marescotti come grottesco antagonista di Zalone), migliora.
Comico; giudizio personale: 7½ (più che discreto)
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sally spectra
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martedì 5 novembre 2013
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pessimo
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Ho visto il film in TV qualche settimana fa. E' veramente incredibile come un film così insignificante possa scatenare tali entusiasmi. Zalone è simpatico, diverte con la sua mimica e con il suo modo di recitare tipico dei caratteristi del passato. Ma oltre a questo c'è veramente poco altro. La storia è di una banalità sconcertante. La ragazza araba è di una pochezza recitativa assoluta. Gli altri attori sembrano tutti messi in scena per fare il loro compitino e prendersi la loro parcella. Lo stesso Zalone, stella del film, oltre a qualche mimica facciale riuscita e tre o quattro battute (quelle del trailer) carine, si trascina fino alla fine in una frivolezza agghiacciante.
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Ho visto il film in TV qualche settimana fa. E' veramente incredibile come un film così insignificante possa scatenare tali entusiasmi. Zalone è simpatico, diverte con la sua mimica e con il suo modo di recitare tipico dei caratteristi del passato. Ma oltre a questo c'è veramente poco altro. La storia è di una banalità sconcertante. La ragazza araba è di una pochezza recitativa assoluta. Gli altri attori sembrano tutti messi in scena per fare il loro compitino e prendersi la loro parcella. Lo stesso Zalone, stella del film, oltre a qualche mimica facciale riuscita e tre o quattro battute (quelle del trailer) carine, si trascina fino alla fine in una frivolezza agghiacciante. Pur aspettandomi un film di poche pretese, mi sarei aspettata qualcosa in più. Si possono fare dei film campioni di incasso, ma con più rispetto verso il pubblico. O forse il rispetto verso quel pubblico sciocchino, che guarda i film mentre chatta con l'Iphone, è proprio quello di fare un film così.
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(di renato c.)
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film80
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domenica 3 novembre 2013
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risate a crepapelle
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cino98
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domenica 15 settembre 2013
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stupendo
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veramente divertentissimo
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angelo libranti
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martedì 16 luglio 2013
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la favola lirica di fellini
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Ho rivisto, dopo molti anni, un film di Federico Fellini che all'epoca mi affascinò molto.
Si tratta di “E la nave va”, riferito ad un periodo storico drammatico che separò due epoche, narrato fra sogno e storia.
La trama è ispirata al fatto di cronaca della morte della Callas, che per ultima volontà indicò lo spargimento delle sue ceneri nel mar Egeo.
Fellini immagina un rito simile, alla sua maniera, ambientandolo su una nave irreale popolata da personaggi di un'altra epoca in situazioni ambigue.
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Ho rivisto, dopo molti anni, un film di Federico Fellini che all'epoca mi affascinò molto.
Si tratta di “E la nave va”, riferito ad un periodo storico drammatico che separò due epoche, narrato fra sogno e storia.
La trama è ispirata al fatto di cronaca della morte della Callas, che per ultima volontà indicò lo spargimento delle sue ceneri nel mar Egeo.
Fellini immagina un rito simile, alla sua maniera, ambientandolo su una nave irreale popolata da personaggi di un'altra epoca in situazioni ambigue. Su questa mitica nave, microcosmo di un mondo gravido di avvenimenti, la metafora è d'obbligo ed il doppio senso sottile e impercettibile.
La nave parte dal porto di Napoli nel 1914 verso il crepuscolo di un giorno triste, poiché lì sono convenuti amici e colleghi di una grande cantante scomparsa, per renderle l'ultimo omaggio.
L'atmosfera è tetra, i preparativi lenti e cadenzati, l'attesa spasmodica, esasperata da una pellicola muta color seppia, rigata in più parti a somiglianza di antichi reperti di cineteca.
Il pathos raggiunge l'acme con l'arrivo sulla banchina di una barocca carrozza funebre, come ne esistono ancora a Napoli, contenente l'urna cineraria dell'estinta: la celebre cantante immaginaria Edmea Tetua. Intanto la pellicola prende colore e sonoro e subito dopo la tensione si scarica con un coro al quale partecipano tutti: convenuti, equipaggio e facchini.
E' questa una pagina cinematografica di intenso lirismo, destinata a tramandare ai posteri l'esempio di come si fa cinema, o almeno di come lo intende Fellini.
La denominazione della nave “Gloria N.” è di per se emblematica in quanto, il suo affondamento simboleggia la caducità propria della gloria, destinata a sciogliersi nel tempo.
I festini ed i pranzi a bordo rappresentano la società opulenta, mentre i singoli individui rivelano la propria condizione di comuni mortali, con i loro problemi e rivalità.
C'è anche l'imbarco di profughi serbi a rappresentare l'altra parte della società, quella reietta ed affamata ed un rinoceronte nella stiva che rifà il verso al “mostro” della Dolce Vita.
La prepotenza o l'imperialismo, nella veduta di una poderosa corazzata russa, induce il comandante a consegnare i profughi e quando un ragazzo lancia una bomba contro la corazzata, parafrasando il gesto di Serajevo, comincia il bombardamento che affonda la Gloria N. e spazza via inesorabilmente il ciclo della “Belle Epoque”
Significativo il calar di braghe del giornalista, commentatore del viaggio, alla decisione del comandante di consegnare i profughi e altamente poetica la scena finale dell'affondamento, quando i passeggeri, prossimi a morire, cantano in coro per solennizzare il trapasso come liberazione dell'angusto peso della vita.
Nel marasma generale il giornalista riesce a caricare sulla barca di salvataggio il rinoceronte e, novello Noè, salva la natura e se stesso in quanto intelletto e ragione, affinchè ricominci un nuovo ciclo vitale.
Precedentemente il rito dello spargimento delle ceneri è un'altra pagina lirica di Fellini che tocca il cuore; i convenuti e l'equipaggio sono allineati sulla tolda al suono di un grammofono a tromba, con la voce dell'estinta che canta la struggente aria verdiana “O patria mia, mai più ti rivedrò”, mentre le ceneri sul cuscino spariscono lentamente disperse da una bava di vento.
Stupendi i personaggi, scelti con cura per rievocare sembianze “fin de siècle”, e la scenografia volutamente artefatta per sollecitare fantasie oniriche di un tempo perduto, quando i nostri nonni consumavano soldi e salute nei tabarin, fra can can e belle donne.
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