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Roland Emmerich, la penna e la spada (laser)

Il regista torna al cinema con un film su William Shakespeare.
di Ilaria Ravarino

In foto Roland Emmerich, regista di Anonymous, con uno dei protagonisti del film, Rhys Ifans. Dal 18 novembre al cinema.
Roland Emmerich (68 anni) 10 novembre 1955, Stoccarda (Germania) - Scorpione. Regista del film Anonymous.

mercoledì 19 ottobre 2011 - Incontri

Correva l'anno 1996 quando Roland Emmerich, regista tedesco, si conquistò sul campo il passaporto hollywoodiano consegnando alla storia il capostipite dei blockbuster di fine millennio, Independence Day. Molti anni e molti successi dopo, Emmerich torna al cinema con Anonymous, da noi sullo schermo dal 18 novembre, e per la prima volta non fa esplodere niente. Non crollano palazzi, la terra non si squarcia, nessun asteroide si profila all'orizzonte. Storia di intrighi di corte, beghe di ambiziosi teatranti e di grandi passioni nella Londra elisabettiana, Anonymous ripercorre la biografia di uno dei poeti più grandi di ogni tempo, William Shakespeare, da un punto di vista molto particolare. Quello del vero (e misconosciuto) autore dei suoi testi: Edward De Vere, il Conte di Oxford. Annunciata dal cosiddetto "manifesto dei ragionevoli dubbi", la teoria che ha già turbato gli animi degli accademici inglesi farebbe infatti di Shakespeare un impostore semianalfabeta, uno scribacchino e un uomo di facili costumi, ma soprattutto una specie di "ghostwriter" ante litteram del raffinatissimo, elegante e misterioso Conte. Stropicciato dentro e fuori dallo schermo, autore del look vagamente rock'n roll del suo personaggio, nei panni di Edward c'è il ribelle Rhys Ifans. Che all'incontro con la stampa italiana dice, diretto: «Spero che questo film faccia per il teatro quel che Rocky ha fatto per il pugilato». C'è da augurarsi che la sua battuta non arrivi alle orecchie degli accademici inglesi.


ROLAND EMMERICH

Cosa l'ha spinta a cercare una storia come questa?
Sono stato per tutta la vita un lettore vorace ed era molto tempo che aspettavo di fare un film del genere. A Hollywood, purtroppo, devi combattere per fare questo tipo di cose.

L'arte è politica oggi come ai tempi di Shakespeare?
Questo è il cuore del film: tutta l'arte è politica, e la penna sarà sempre più forte della spada. Ma è raro trovare film che dicano una cosa del genere. Per me tutto, anche i grandi film hollywoodiani, sono in grado di comunicare un'idea politica.

Come si è comportato con il dato storico?
Quando fai un film storico hai sempre molti dubbi sulla verità di ciò che racconti. Di Shakespeare sappiamo che era un uomo d'affari e che a volte faceva l'attore. Se lui fosse stato un impostore, allora l'unico autore probabile sarebbe potuto essere il Conte di Oxford. Ma non ne avremo mai la certezza finché non si troveranno scritti con sua calligrafia.

Il mondo accademico inglese ha reagito violentemente a questa teoria.
Me lo aspettavo, avevo già avuto molte discussioni con loro. È curioso come si sentano quasi "proprietari" di Shakespeare. La verità è che su di lui c'è un business enorme, Stratford è la seconda località più visitata dell'Inghilterra, c'è tutta un'industria costruita sul nome di Shakespeare e molti hanno il terrore che queste teorie la possano frenare.

Ha avuto problemi a convincere uno shakespeariano come Derek Jacobi a partecipare?
No, anzi. È stato lui a pubblicare su internet il "manifesto dei ragionevoli dubbi" che ha fatto infuriare gli stratfordiani.

Che rapporto c'è tra il teatro di ieri e l'intrattenimento di oggi?
Allora la gente non era molto interessata a sapere chi fosse l'autore dei testi che vedeva a teatro, un po' come accade oggi con certi blog su internet. Con Shakespeare poi, per la prima volta, attraverso il teatro un uomo ha potuto parlare liberamente alla gente, nonostante la censura. In generale credo che l'intrattenimento oggi, compresi cinema e tv, non sia molto diverso dal teatro di un tempo: deve divertire e informare.

Si può dire che gli effetti speciali di questo film siano gli attori...
Anche quando giro blockbuster i miei giorni preferiti sul set sono quelli in cui facciamo i dialoghi. Certo, in quel caso fatichi un po' a motivare i tuoi attori. Qui invece giravo ogni giorno con una grande eccitazione, avevo con me i migliori attori di Inghilterra. Mi sono divertito a dargli riferimenti moderni per interpretare i loro personaggi: a Rhys per esempio ho detto di pensare a Karl Lagerfeld, al suo linguaggio del corpo, e poi lui ha aggiunto un pizzico di David Bowie.

Come ha lavorato sulla luce?
Abbiamo usato due camere sensibilissime, nuove, che permettono di girare con poca illuminazione. Sono convinto che rivoluzioneranno il cinema.

Con questo film darà l'addio ai blockbuster?
Assolutamente no! Continuerò a farli perché erano quelli i film con cui sono cresciuto, quando vivevo in Germania. Ma più invecchio e più mi viene voglia di fare anche film per un pubblico più adulto.

Il suo prossimo impegno di che genere sarà?
Sarà un blockbuster di fantascienza. Poi vedrete il mio film su Tutankamen, che è un personaggio straordinario: è uno dei tre faraoni cancellati dalla lista dei re, con un padre incredibile e l'incoronazione a soli 11 anni. Quanto a un possibile Independence Day 2 stiamo scrivendo la sceneggiatura e rivorremmo tutti gli attori del primo film con noi, incluso Will Smith. Lo script sarà pronto per la metà dell'anno prossimo, e poi si vedrà.


RHYS IFANS

Cosa le è piaciuto del suo personaggio?
Mi sono innamorato della sua enigmaticità, mi piaceva l'idea di interpretare un personaggio che vivesse in un mondo alternativo e inconfessabile, che affrontasse un'esperienza interiore così dura. La chiave del suo dolore è l'isolamento. E da questo isolamento lui trae anche la fonte del suo potere.

A quale protagonista di Shakespeare assomiglia?
Un po' tutti: è Romeo che lotta contro Amleto e che va a letto con Lady Macbeth

C'è un anima rock in lui...
Il rock è una parte fondamentale della mia vita, infatti ho anche una band... Per il mio personaggio Roland mi chiese di pensare al look di Karl Lagerfeld, e io ci ho aggiunto qualcosa di David Bowie.

Qual è il suo Shakespeare preferito?
Amleto, perché è più uno stato mentale che un personaggio. Ma in prospettiva, un personaggio che mi piacerebbe interpretare quando sarò abbastanza vecchio è Re Lear.

Le piaceva Shakespeare a scuola?
Essendo di origini gallesi ho un piacere sovversivo nell'affrontare la questione. A scuola in genere Shakespeare viene insegnato male, è un autore che va visto e sentito, non letto. L'ho scoperto veramente alla scuola di teatro con la mia insegnante, Patsy, e la sua compagnia: quando ho pronunciato le prime parole del "Riccardo III" ho avuto un'epifania.

Crede alla teoria raccontata dal film, cioè che Shakespeare sia un impostore?
A volte. Non ne sono completamente sicuro, e del resto nessuno può esserlo. Certamente chiunque sia l'autore di quel corpus di opere doveva essere una persona straordinaria. Gli argomenti della teoria sono molto convincenti, sollevano la questione dell'identità dell'autore e creano nuove prospettive con cui leggere le sue opere, inserendole in un preciso contesto: così ogni dramma diventa una lettera d'amore alla regina o una presa di posizione sulla politica locale.

Nel film Shakespeare è addirittura un uomo rozzo, un analfabeta.
Ma l'immagine che ne diamo è accurata: gli attori a quel tempo erano come delle prostitute. Credo che quel personaggio porti leggerezza al film. Ricordiamoci che un nobile non avrebbe mai potuto scrivere esplicitamente per il teatro, che era considerato rivoluzionario.

Qual è stata la scena più difficile da girare per lei?
La scena atroce della rivelazione su mia madre. Dovevo parlare molto poco, e la sfida era tutta nell'ascoltare quella battuta e lasciarmela affondare dentro, nel corpo, nell'anima e nel cuore. E l'effetto che questa notizia fa al conte è quello di spezzarlo.

L'arte oggi può ancora condizionare la politica come ai tempi di Shakespeare?
Dovrebbe farlo, e specialmente dovrebbero farlo le arti visive. Le arti dovrebbero coinvolgere lo spettatore, eccitarlo. Certo al tempo di Shakespeare l'arte era molto più pericolosa, i teatri infatti venivano bruciati. L'arte dovrebbe condizionare la società e io sono sempre stato attirato da ruoli politici, come quello che ho interpretato in Morte accidentale di un anarchico.

Il teatro del tempo aveva una funzione paragonabile a quella di internet oggi?
Ai tempi di Shakespeare la popolazione era analfabeta e il teatro era l'unico luogo di informazione. Internet apre l'informazione a tutti, la allarga, e si è visto in Medio Oriente dove ha contribuito a dare il potere a parte della popolazione. Il caso straordinario di Shakespeare è che un uomo solo, allora, ebbe il potere che oggi hanno un milione di blogger.

Quando le hanno proposto un film di Emmerich si immaginava uno script del genere?
No. Ma quando ho letto lo script ho pensato all'aspetto epico dei suoi lavori precedenti, alla verosimiglianza dei mondi che ha raccontato. La stessa precisione l'ha messa nella Londra elisabettiana di questo film. Trovo che in tutta la sua produzione, oltre all'aspetto "armaggedon", ci sia una ricerca di poesia nei caratteri, nelle emozioni e nelle motivazioni dei personaggi.

Ieri era Shakespeare. Oggi chi è lo "spirito del nostro tempo"?
Nessuno. Temo che Shakespeare sia ancora oggi lo spirito del nostro tempo.

Ha mai recitato con suo fratello?
Si siamo stati insieme sul set di Twin Town. Interpretavamo una coppia di gemelli che rubavano macchine e fumavano canne. Una storia autobiografica, insomma.

Come concilia Shakespeare con il suo impegno in Spiderman?
Semplice: ero un fan di Spiderman prima di diventare un fan di Shakespeare. E poi entrambi indossano la calzamaglia...

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