paolp78
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venerdì 2 giugno 2023
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inespresso, incompiuto
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Molti film in costume girati nei primi decenni del ventunesimo secolo risultano impeccabili o quasi sul piano formale, potendo contare su ottime scenografie, curatissimi costumi ed acconciature, nonché pregevoli ricostruzioni degli ambienti d’epoca. Se a queste pregevoli qualità si unisce una buona regia e dei bravi interpreti, il gioco è fatto.
Altrettanto spesso però, accade che questi film di ottimo livello formale non abbiano molto da raccontare e si riducano a opere cinematografiche formalmente ineccepibili, ma vuote di contenuto ed incapaci di lasciare qualcosa allo spettatore in termini di emozioni.
Questa pellicola diretta dal colombiano Rodrigo García ed interpretata, nel ruolo principale, da Glenn Close, può ascriversi a questa tipologia di opera cinematografica sopra descritta: benché non si possa dire che la storia oggetto della narrazione sia ordinaria o che passi inosservata, tuttavia la pellicola non colpisce, non trasmette nulla allo spettatore, se non un certo avvilimento, e si presta a farsi dimenticare pressoché immediatamente.
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Molti film in costume girati nei primi decenni del ventunesimo secolo risultano impeccabili o quasi sul piano formale, potendo contare su ottime scenografie, curatissimi costumi ed acconciature, nonché pregevoli ricostruzioni degli ambienti d’epoca. Se a queste pregevoli qualità si unisce una buona regia e dei bravi interpreti, il gioco è fatto.
Altrettanto spesso però, accade che questi film di ottimo livello formale non abbiano molto da raccontare e si riducano a opere cinematografiche formalmente ineccepibili, ma vuote di contenuto ed incapaci di lasciare qualcosa allo spettatore in termini di emozioni.
Questa pellicola diretta dal colombiano Rodrigo García ed interpretata, nel ruolo principale, da Glenn Close, può ascriversi a questa tipologia di opera cinematografica sopra descritta: benché non si possa dire che la storia oggetto della narrazione sia ordinaria o che passi inosservata, tuttavia la pellicola non colpisce, non trasmette nulla allo spettatore, se non un certo avvilimento, e si presta a farsi dimenticare pressoché immediatamente.
Insostenibile il paragone con “Quel che resta del giorno”, capolavoro assoluto di James Ivory, a cui viene naturale associare questo film per via che in entrambi i casi i protagonisti sono dei domestici: la pellicola di Ivory è carica di forza narrativa ed emoziona in modo autentico e profondo lo spettatore, risultato a cui il film di Garcia neppure si avvicina, lasciando al contrario insoddisfatto il pubblico che ha netta la sensazione di non avere ricevuto che una minima parte di quanto la storia potenzialmente poteva lasciargli.
Protagonista come detto è Glenn Close che con Rodrigo Garcia ha stretto un sodalizio artistico molto prolifico e che è davvero inappuntabile nella parte, facilitata anche dal fatto di ben conoscerla poiché l’aveva già interpretata a teatro, per la prima volta circa trent’anni prima.
Tra gli altri attori si ricordano: Janet McTeer, anch’ella impegnata nella parte di una donna travestita da uomo; Aaron Johnson e Mia Wasikowska che interpretano una coppia di giovani amanti tormentati, fondamentali per lo sviluppo della trama; e poi ancora Brendan Gleeson, Jonathan Rhys Meyers e Brenda Fricker, tutti impegnati in piccole parti.
Gleen Close si occupò anche della sceneggiatura della pellicola.
Il finale reca con sé un forte messaggio di annichilente solitudine ed esprime la denuncia della non inclusione sociale del diverso, che costringe quest’ultimo a vivere un’esistenza non sincera e pertanto infelice.
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carloalberto
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domenica 4 ottobre 2020
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garcia incompreso per la fedeltà a moore
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Dublino alla fine dell’800, poche scene in esterni, il dramma, con effetti claustrofobici, più adatto forse a una piece teatrale, è girato quasi tutto in un albergo gestito da una vecchia arpia avida che si arricchisce sfruttando il personale fino alla rapina e frequentato da ricche anziane vedove inacidite e famiglie di aristocratici ampollosi con piccoli insopportabili rampolli. Scenografia impeccabile, fotografia patinata, soggetto tratto da un’opera di uno scrittore irlandese dello stesso periodo, George Moore, e tuttavia il risultato è un film freddo e senza pathos, che ha l’aria più di un pesante ed indigesto feuilleton, alquanto noioso, piuttosto che di un dramma esistenziale o di un film denuncia sulla condizione delle donne omosessuali nell’epoca vittoriana.
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Dublino alla fine dell’800, poche scene in esterni, il dramma, con effetti claustrofobici, più adatto forse a una piece teatrale, è girato quasi tutto in un albergo gestito da una vecchia arpia avida che si arricchisce sfruttando il personale fino alla rapina e frequentato da ricche anziane vedove inacidite e famiglie di aristocratici ampollosi con piccoli insopportabili rampolli. Scenografia impeccabile, fotografia patinata, soggetto tratto da un’opera di uno scrittore irlandese dello stesso periodo, George Moore, e tuttavia il risultato è un film freddo e senza pathos, che ha l’aria più di un pesante ed indigesto feuilleton, alquanto noioso, piuttosto che di un dramma esistenziale o di un film denuncia sulla condizione delle donne omosessuali nell’epoca vittoriana.
I personaggi di contorno risultano ben tratteggiati anche se al limite del caricaturale, come il vecchio cameriere alcolista. Non manca il confronto tra l’omosessualità femminile, costretta alla clandestinità, e quella maschile, non più tollerata di quella ma sicuramente privilegiata se appartenente a un ceto più elevato, vedi i due giovani clienti dell’albergo con mogli fittizie al seguito e stanze comunicanti, e la denuncia della condizione miserevole delle classi meno abbienti, in linea con i romanzi inglesi a sfondo sociale del diciannovesimo secolo sulla scia di Dickens.
Nella figura della protagonista, Albert Nobbs, c’è una sovrapposizione di caratteri che sebbene rendano più complesso il personaggio sviano dal tema principale, facendolo deragliare su un binario secondario. La questione dell’identità di genere o di un diverso orientamento sessuale nella società inglese e puritana contemporanea dell’autore cade in secondo piano, affidata alla storia parallela della comprimaria Janet McTeer, che mette su famiglia, vestendo come Nobbs panni da uomo, con una compagna lesbica, ed in primo piano è collocato il vissuto strappalacrime da romanzo di appendice della ragazzina di buona famiglia, orfana prematuramente, scacciata dal collegio alla morte della madre, violentata dal branco di maschi, che per sottrarsi ad una vita di stenti e alla violenza degli uomini si traveste da cameriere, mette da parte scellino dopo scellino e sogna una tranquilla vita da bottegaio ed una vecchiaia in una casa in riva al mare. A questo punto risulta evidente che non è però la repressione dell’identità di genere ad impedire la realizzazione dei piccoli sogni borghesi della protagonista, bensì il suo profilo psicologico, l’immaturità emotiva probabilmente derivata dalle esperienze traumatiche subite da adolescente ed un notevole deficit intellettivo che le rende difficoltoso finanche relazionarsi con gli altri nello scherzo o nella chiacchiera di tutti i giorni.
Moore, pensiamo, che nel 1918 abbia dovuto dissimulare e depotenziare la sua denuncia contro la repressione sessuale, se non per motivi di censura, certo per non offendere il modo di pensare dei suoi lettori e la pubblica moralità corrente del suo tempo, sottoponendo la sua eroina ad un ulteriore travestimento e trasformandola così da lesbica a idiota dostoevskiano. Rodrigo Garcia nel 2011 ripropone pedissequamente il testo letterario e per fedeltà allo stesso non lo rivisita in chiave moderna. Il prezzo da pagare è l’incomprensibilità della storia e quindi del film data la sua evidente inattualità e per di più su di un tema scottante ai giorni nostri.
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luca scialo
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domenica 12 aprile 2020
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il trasformismo di glenn close al servizio di una storia incredibile
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Rodrigo Garcìa traspone l'omonimo racconto bene di George Moore ambientato nell'Irlanda di fine '800. Dove, come in tante altre parti del Mondo, la società era divisa in signori schiavisti e di lavoratori schiavi. Dove l'America era il sogno per cambiare radicalmente la propria vita e Dublino era l'epicentro del Paese. In questo contesto e nella capitale irlandese, vive Albert Nobbs, cameriere dagli atteggiamenti aggraziati e femminili. Il cui curriculum prestigioso lo porta a lavorare in un alberto lussuoso. Più che sembrare una donna, in realtà lo è. Costretta com'è a mentire per sopravvivere, dopo le vicissidutini vissute in età adolescenziale. La sua grama vita prende però una svolta quando presso l'albergo arriva un imbianchino, che scopre la sua verità.
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Rodrigo Garcìa traspone l'omonimo racconto bene di George Moore ambientato nell'Irlanda di fine '800. Dove, come in tante altre parti del Mondo, la società era divisa in signori schiavisti e di lavoratori schiavi. Dove l'America era il sogno per cambiare radicalmente la propria vita e Dublino era l'epicentro del Paese. In questo contesto e nella capitale irlandese, vive Albert Nobbs, cameriere dagli atteggiamenti aggraziati e femminili. Il cui curriculum prestigioso lo porta a lavorare in un alberto lussuoso. Più che sembrare una donna, in realtà lo è. Costretta com'è a mentire per sopravvivere, dopo le vicissidutini vissute in età adolescenziale. La sua grama vita prende però una svolta quando presso l'albergo arriva un imbianchino, che scopre la sua verità. Ma rivela anche la sua: anch'egli è una donna, che si finge uomo per lo stesso scopo. Con l'aggiunta di essere perfino sposata con una donna, che ha accettato la sua verità. Per Nobbs si apre così un mondo e nuove speranze di una vita diversa. E vede in una giovane cameriera che lavora presso l'albergo, la possibilità di fare lo stesso. Tuttavia, la vita conferma di non essere per lei per nulla facile. Come prima di lei grandi attori come Dustin Hoffman e Robin Williams si sono trasformati in donne, per dare vita a commedie dal sapore divertente nella loro drammaticità, così Glenn Close fa il percorso opposto. Per lo stesso scopo. In realtà, aveva già vestito magistralmente i panni di Albert Nobbs a teatro trent'anni prima, e in questa pellicola figura anche come co-sceneggiatrice. Pellicola drammatica ma al contempo gradevole, con scene che lasciano il segno. Del resto, il regista colombiano ha dato più volta prova della sua bravura.
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domenica 8 marzo 2020
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albert nobbs: non sono completamente d'accordo con lei...
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Lei scrive "L'ostinazione con cui Nobbs decide di sposare la dolce e sfortunata cameriera non ha una giustificazione logica abbastanza forte da convincere gli spettatori"...
Secondo me invece è chiaro: Mobbs è una donna gay ed è innamorata della cameriera, anche se non sembra esserne completamente consapevole, come lo è invece l'imbianchina che dice della sua compagna "lei era il mio mondo, noi ci amavamo". E il film lo suggerisce, con la foto della cameriera che Mobbs conserva sul comodino per guardarla prima di dormire, all'inizio del film, foto che poi riappare alla fine... conservare la foto per guardarla rivolgendole l'ultimo pensiero della giornata, questo sì non avrebbe una giustificazione logica se la cameriera fosse solo parte di un piano escogitato per avere una vita socialmente presentabile.
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Lei scrive "L'ostinazione con cui Nobbs decide di sposare la dolce e sfortunata cameriera non ha una giustificazione logica abbastanza forte da convincere gli spettatori"...
Secondo me invece è chiaro: Mobbs è una donna gay ed è innamorata della cameriera, anche se non sembra esserne completamente consapevole, come lo è invece l'imbianchina che dice della sua compagna "lei era il mio mondo, noi ci amavamo". E il film lo suggerisce, con la foto della cameriera che Mobbs conserva sul comodino per guardarla prima di dormire, all'inizio del film, foto che poi riappare alla fine... conservare la foto per guardarla rivolgendole l'ultimo pensiero della giornata, questo sì non avrebbe una giustificazione logica se la cameriera fosse solo parte di un piano escogitato per avere una vita socialmente presentabile.
Quello che invece non mi convince completamente è che il film sembra suggerire che l'omosessualità di Mobbs abbia origine nello stupro subito a 14 anni... non credo che per una donna sia necessario subire violenza per desiderare una sessualità di tipo "non maschile". E probabilmente nell'Irlanda di fine 800 essere violentate dal branco od essere malmenate dai mariti era una condizione comune a molte donne, eterosessuali od omosessuali che fossero. Non crede?
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elgatoloco
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venerdì 20 giugno 2014
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grande film"controverso"
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Chi scrive non esprime voti per principio(a scuola, all'università, altrove-corsi vari-va bene, non per l'arte), ma qui siamo di fronte ad un grande film:tratto da una novella omonima di George Moore, notevole scrittore irlandese(1852- 1923), "ALbert Nobbs"è grande film, diretto da un regista colombiano, Rodrigo Garcia, che(pochi lo sanno)è figlio di "Gabo", alias Gabriel Garcia Marquez, recentemente scomparso, mai abbastanza compianto e per anni anche valente critico cinematografico. Quindi film irlandese/inglese, tratto da un classico autore irlandese, con un'americana quale Glenn Close, che interpreta, senza sbavature o volgarità, un ruolo "en travesti"(per non subire violenze, ma anche perché nel XVIII° secolo erano più graditi i camerieri di genere maschile, quindi per motivi di lavoro).
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Chi scrive non esprime voti per principio(a scuola, all'università, altrove-corsi vari-va bene, non per l'arte), ma qui siamo di fronte ad un grande film:tratto da una novella omonima di George Moore, notevole scrittore irlandese(1852- 1923), "ALbert Nobbs"è grande film, diretto da un regista colombiano, Rodrigo Garcia, che(pochi lo sanno)è figlio di "Gabo", alias Gabriel Garcia Marquez, recentemente scomparso, mai abbastanza compianto e per anni anche valente critico cinematografico. Quindi film irlandese/inglese, tratto da un classico autore irlandese, con un'americana quale Glenn Close, che interpreta, senza sbavature o volgarità, un ruolo "en travesti"(per non subire violenze, ma anche perché nel XVIII° secolo erano più graditi i camerieri di genere maschile, quindi per motivi di lavoro). "Indeciso", semmai, il film lo è quando oscilla tra naturalismo(gli slums dublinesi, nella loro "terribilità")e psicologismo. Ma siamo, comunque, a livelli alti, anzi altissimi, come accennato già anche all'inizio. Da ricordare, come film, per le implicazioni(letterarie, registiche, attorali)che ha. El Gato
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jayan
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sabato 19 gennaio 2013
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un film perfetto e raffinato
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Siamo nell'Ottocento, Albert Nobbs lavora come maggiordomo in un hotel a Dublino. E' uomo impeccabile ed estremamente efficiente e attento. In realtà nasconde un segreto: è una donna! Si travestì da uomo quando era ragazza per ottenere un lavoro dove cercavano solo uomini. Da allora è così entrato nella parte dell'uomo che anche quando avrà la possibilità di ritornare a essere donna, non ci riuscirà, e riprenderà il suo ruolo di uomo. Il film è imperniato sulla straordinaria interpretazione di Glenn Close, ma anche gli altri attori sono molto bravi. La fotografia e l'impianto scenico sono perfetti. Il film ha un tocco di classe che viene tenuto per tutta la sua durata. Bravissimo il regista Garcia.
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Siamo nell'Ottocento, Albert Nobbs lavora come maggiordomo in un hotel a Dublino. E' uomo impeccabile ed estremamente efficiente e attento. In realtà nasconde un segreto: è una donna! Si travestì da uomo quando era ragazza per ottenere un lavoro dove cercavano solo uomini. Da allora è così entrato nella parte dell'uomo che anche quando avrà la possibilità di ritornare a essere donna, non ci riuscirà, e riprenderà il suo ruolo di uomo. Il film è imperniato sulla straordinaria interpretazione di Glenn Close, ma anche gli altri attori sono molto bravi. La fotografia e l'impianto scenico sono perfetti. Il film ha un tocco di classe che viene tenuto per tutta la sua durata. Bravissimo il regista Garcia. Da vedere.
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stefania66
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lunedì 14 gennaio 2013
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trasformismo delicato
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Storia molto toccante e delicata con un finale veramente straziante. Grande interpretazione di Glenn Close. Il suo personaggio fa "muovere dentro" qualcosa quando si vede la sensibilità e la voglia di riscatto di una persona ferita dalla vita. E che dalla vita non avrà niente.
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francesco2
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lunedì 7 gennaio 2013
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ci piaccia o no, teniamo d'occhio la wasikowska
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Magari il film appare (O è) piuttosto incompiuto, ma a mio parere dovremmo tenere d'occhio l'attrice Mia Wasikowska.
La sua prestazione in quest'opera, indipendentemente da quella in "Alice in Wonderland", potrebbe richiamare quella nell'ultimo "Jane Eyre": apparentemente fredda e quasi asettica, incarna forse uno
stile che fa di un distacco "British" i tratti caratterizzanti d el suo modo di recitare.
Ma, se è così, è proprio questo a rendere il suo compito ancora più difficile, ed a rendere (ancora più) significativi i risultati (Eventualmente) ottenuti.
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lucia69
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sabato 29 dicembre 2012
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bellissimo!
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Film davvero spettacolare con un interpretazione davvero da oscar per Glenn Close!!! Bella storia che rispecchia la difficile situazione della donna in quel periodo!
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alessandra a.
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lunedì 24 settembre 2012
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il bello di essere donna
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Un film originale e sicuramente da vedere. Un film con alcuni "ma" e "però". Sicuramente la prima parte risulta molto più interessante e accattivante. Bellissime le ambientazioni, e bravi gli attori. La seconda parte invece risulta quasi noiosa nella sua ripetività, e i personaggi un po' antipatici. Anche il protagonista, il quale viene compatito per la sua condizione all'inizio del film, mano a mano che si va avanti irrita con la sua ottusa insitenza. Non so se fosse questo lo scopo del regista e degli sceneggiatori. Sicuramente si è dato più spazio all'esteriorità. Come ho già detto perfette e piacievoli le ambientazioni e le rievocazioni storiche di usi e costumi.
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Un film originale e sicuramente da vedere. Un film con alcuni "ma" e "però". Sicuramente la prima parte risulta molto più interessante e accattivante. Bellissime le ambientazioni, e bravi gli attori. La seconda parte invece risulta quasi noiosa nella sua ripetività, e i personaggi un po' antipatici. Anche il protagonista, il quale viene compatito per la sua condizione all'inizio del film, mano a mano che si va avanti irrita con la sua ottusa insitenza. Non so se fosse questo lo scopo del regista e degli sceneggiatori. Sicuramente si è dato più spazio all'esteriorità. Come ho già detto perfette e piacievoli le ambientazioni e le rievocazioni storiche di usi e costumi. Daltronde è bastata la scena della corsa di Albert Nobbs, con conseguente inciampo, in abiti femminili a esprimere i sentimenti del protagonista facendo a meno delle parole (cosa comunque sempre apprezzabile).
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