Un gelido inverno - Winter's Bone

Ruvida, minacciosa e crudele. È l'America che non si conosce

C' è un'America ignota agli stessi americani, raramente raccontata dal cinema, i cui aspri e desolati paesaggi e i volti miserevoli dei suoi abitanti abbiamo conosciuto attraverso le fotografie scattate da Walker Evans ai tempi della Depressione, ed è quella che adesso, grigia, ruvida, minacciosa e crudele, domina Un gelido inverno, il memorabile film di Debra Granik, girato in digitale e costato niente, 2 milioni di dollari, candidato a quattro Oscar (miglior film, miglior attrice protagonista, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura non originale), e che ha già vinto il Sundance Festival, molto attento a questo cinema ultraindipendente e austero. Ispirato al romanzo di Daniel Woodrell pubblicato nel 2006, girato tra i monti Ozark nel Missouri, racconta di una comunità, anzi di un clan familiare, i Dolly, che perpetuano tra loro una vita tribale dominata dal nonno, boss spietato delle loro vite truci e criminali, unite da un legame di sangue omertoso e cieco, che può assicurare protezione ma anche morte. Come in Il Grinta dei fratelli Coen, candidato a dieci Oscar, anche qui splende un' eroina minorenne, coraggiosa e intraprendente, indomabile e matura, interpretata da una meravigliosa Jennifer Lawrence, (candidata come miglior attrice), lisci capelli biondi e occhi chiari che non si abbassano mai. Ree ha 17 anni, vive come gli altri del clan nella foresta, in una squallida capanna di legno circondata da oggetti degradati e abbandonati, senza telefono, né cellulare, né televisione, tutto ciò che potrebbe legare al mondo un gruppo di individui che del mondo non ne vogliono sapere. Il padre Jessup, fabbricante di crack come tutti i Dolly, per uscire dal carcere ha dato come cauzione la capanna e il pezzo di foresta che consente alla famiglia di sopravvivere, e se non si presenterà al processo, tutto verrà confiscato. Ree, così giovane, con una madre catatonica, cui invano chiede, «guardami, aiutami per un volta», fa da mamma al fratellino e alla sorellina, che porta a scuola, nutre come può, cui insegna a catturare e scuoiare la selvaggina e a sparare. Non è l' amore che la spinge a cercare il padre, ma la paura di perdere il loro pur sgangherato rifugio: comincia ad andare di casa in casa a chiedere che fine abbia fatto Jessupe gli stessi parenti che impietositi le danno qualcosa da mangiare per i bambini, diventano sempre più feroci quando lei osa domandare. Chiusa in questo nero thriller tra gente senz' anima, Ree capisce a poco a poco che il padre è stato ucciso: pazienza, non è questo che l' emoziona, e ostinata, rischiando di essere anche lei ammazzata, vuole solo trovarne il cadavere, per dimostrare alla legge che da IL FILM Jennifer Lawrence in "Un gelido inverno" morto non poteva presentarsi al processo, così salvando la sua misera capanna. È un mondo primitivo e addirittura selvaggio, quello dei Dolly, dove le giovani belle ragazze e le mature donne del clan sono disposte a uccidere per proteggere orgogliose i loro uomini orribili, che le maltrattano e le riempiono di figli. Tra tutti solo un bieco fratello del padre (John Hawkes, candidato all' Oscar), alla fine le spiegherà cosa è successo e la proteggerà. C' è una terribile notte di orrore, alla ricerca del cadavere del padre, un incubo buio nelle acque melmose della foresta, che le ragazzina sopporta stoicamente: lo spettatore meno e in tanti mentre sfrigola la sega elettrica, chiudono occhi e tappano orecchie. Avrebbe una via di scampo verso una vita normale, arruolarsi nell' esercito, affidare i fratellini ai parenti. Ma rinuncia, per amore dei bambini ma anche perché anche lei è una Dolly, e ne è orgogliosa, e vuole essere come loro e vivere come loro. «Non sopporto di vergognarmi di mio padre», dice la forte e delicata Ree che non ha mai sorriso: perché fabbricava droga? No, perché per evitare la galera ha fatto la spia, ha tradito il clan, ed è stato giustamente ucciso.
Da La Repubblica, 15 febbraio 2011


di Natalia Aspesi, 15 febbraio 2011