Anno | 2010 |
Genere | Biografico |
Produzione | Germania, Polonia, Belgio |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Marleen Gorris |
Attori | Emily Watson, Ian Hart, Pam Ferris, Ben Miller, Ulrich Tukur, Benjamin Sadler Monica Dolan, Jimmy Yuill, Agata Buzek, Zbigniew Zamachowski, Lena Stolze, Pearce Quigley, Krzysztof Globisz, Heinz Lieven, Magdalena Górska, Nick Dong-Sik, Pierre Shrady. |
MYmonetro | 3,09 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 13 giugno 2011
CONSIGLIATO SÌ
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Anni Trenta. Yevgenia Ginbzburg insegna letteratura nella capitale del Kazakistan. Sposata e con due figli è amata dagli studenti. Un giorno però viene accusata di simpatie per il trotzkismo e, dopo l'attentato a Kirov, viene arrestata e condannata a dieci anni di detenzione da trascorrere in un gulag siberiano. Lì verrà sottoposta ad angherie come tutte le sue compagne e la sua vita avrà una svolta quando il medico del campo, di origine tedesca, la richiederà come infermiera.
Ispirato alle memorie della Ginzburg "Gulag: molti giorni, molte vite" il film di Marleen Gorris (L'albero di Antonia) mostra ancora una volta l'attenzione che la regista ha per le storie al femminile. Questa volta non si rifà a un immaginario nordico o alla prosa di Virginia Woolf ma sceglie di narrare le vicende di una donna che solo nel 1955 venne riabilitata. Grazie all'intensa recitazione di Emily Watson, che si cala anche fisicamente (come in fondo ha sempre fatto sin dai tempi di Le onde del destino) nel ruolo deperendo a vista d'occhio e non solo grazie all'opera dei truccatori, il film ci offre uno spaccato dell'orrore del regime staliniano. Ciò che più colpisce però non sono tanto le vessazioni che vengono commesse nel gulag quanto ciò che le precede. Viene cioè resa con grande rigore la meccanica della macchina di annientamento di coloro che, da un momento all'altro e senza alcuna logica apparente, venivano dichiarati nemici del comunismo.
Genia, così la chiamavano gli amici, da compagna stimata e dalla vita agiata viene trasformata in una pericolosa controrivoluzionaria il cui unico dovere sarebbe quello di dichiararsi tale. Il marito, personaggio in vista del regime, non può fare nulla e verrà prima spinto a divorziare da lei e poi eliminato. Il tutto in un susseguirsi di accuse contro le quali non è possibile alcuna difesa. Due sequenze restano impresse nella memoria. La prima vede lo scorrere dei minuti (meno di 5) dal momento in cui i giudici si ritirano in camera di consiglio e quello in cui emettono la sentenza. La seconda ha luogo nel treno che conduce le deportate al campo di prigionia. Una di loro si ostina a cantare una canzone che glorifica Stalin "perché Lui è all'oscuro di quanto sta avvenendo e quando saprà farà giustizia". In quel momento si percepisce il potere di accecamento delle menti più deboli esercitato dai regimi. Di qualunque colore politico siano.
Il film è ambientato nel periodo che precede la seconda guerra mondiale, in Russia, dove l'ideologia politica di Stalin è al culmine del suo potere. La protagonista, è una donna sposata con due figli, che insegna letteratura e da sempre appartiene al partito stalinista. Ma un giorno viene accusata di terrorismo per aver solo appoggiato le idee di nemici dello Stato, quando [...] Vai alla recensione »