Uomini di Dio

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Un film di Xavier Beauvois. Con Lambert Wilson, Michael Lonsdale, Olivier Rabourdin, Philippe Laudenbach, Jacques Herlin.
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Titolo originale Des hommes et des dieux. Drammatico, durata 120 min. - Francia 2010. - Lucky Red uscita venerdì 22 ottobre 2010. MYMONETRO Uomini di Dio * * * - - valutazione media: 3,35 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Dei ed eroi Valutazione 4 stelle su cinque

di pepito1948


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mercoledì 17 novembre 2010


"Perchè Dio è così lontano? Perchè la fede è così dolorosa?"
Monaci francesi trapiantati in Algeria, finchè non arrivano i segnali della grande tragedia che li circonda e che si avvicina inesorabile come una lenta colata di lava, vivono paghi della loro fede in simbiosi con la popolazione degli umili, dei poveri, dei semplici, vittime della piaga peggiore che gli uomini possono scatenare: non solo una guerra, ma una guerra civile che scarica i suoi devastanti effetti, come la storia insegna, su chi a tale evento è estraneo.
Vivono questa integrazione con dedizione ed amore: assistendo i malati; aiutando a vendere miele al mercato; dando consulenze alle giovani ragazze sulle relazioni amorose non condivise dalla famiglia; partecipando ai riti ed alle letture sacre della comunità islamica. Non per vocazione professionale, non per pur nobile volontariato, non per pietà ma per e con amore. Verso chi non ha, verso chi non è, verso chi soffre ed è alleviato dalla carezza di una sempre presente mano calorosa.
L'avvicinarsi della grande minaccia crea delle crepe, scopre le debolezze, le paure, la disarmonia; in sintesi affiora l'umanità spicciola e destabilizzante di chi pure si è votato anima e corpo ad un'alta missione. Le posizioni si diversificano, i dubbi dilagano e l'abate Christian, dapprima solitario nel suo rifiuto di qualsiasi protezione armata, fatica a far convergere sulla sua decisione l'intero gruppo, come quel giurato che, inizialmente solo ad opporsi alla condanna a morte dell'imputato in camera di consiglio, con pazienza, passione e lucide argomentazioni riesce a convincere ad uno ad uno tutti gli altri, compreso l'ultimo irriducibile.

Uccelli migratori.
Christian vaga nelle lande sconfinate della "sua" terra in preda al dubbio sotto uno stormo di uccelli migratori; forse vorrebbe essere uno di loro, volare lontano verso siti più sicuri, riacquistare la propria libertà di autodeterminazione, buttarsi alle spalle quello scenario di sgozzamenti, di violenze, di disumanità ma sa che solo la morte ormai può dare un senso compiuto alla sua vita.

Dio e Dei.
L'imam legge le scritture islamiche, e le parole fluiscono come se fuoriuscissero dalla bocca di uno dei monaci presenti. Il Dio evangelico ed il Dio coranico si avvicinano come due cerchi che si toccano, si invadono, si sovrappongono. Le supreme Fonti si compenetrano, uniscono mentre fuori le divisioni scavano fossati e dilaniano.

Musica e preghiere
Tra tante incertezze, cedimenti e ripensamenti, nella cupa attesa di un evento che via via si fa sempre più prossimo ed inevitabile, solo il canto gregoriano unisce, compatta e diventa la colonna sonora della loro restante, breve vita, grazie alla poesia purificatrice della loro armonia.

"Noi siamo gli uccelli, voi siete i rami; se ve ne andate, noi dove ci poseremo?"
Gli umili, i poveri, i semplici, davanti ai tentennamenti dei loro benefattori, si sentono abbandonati e privati del sostegno vitale che gli uomini delle istituzioni, lontani e corrotti, hanno sempre negato. Se rimarranno soli, chi li assisterà, chi venderà il loro miele, chi condividerà i loro riti e soprattutto chi illuminerà la loro piccola vita?

L'ultima cena
L'ora si avvicina, Nel refettorio i monaci si riuniscono, bevono vino, ridono e piangono; le lacrime sgorgano mentre le note della musica di Tchaikovsky inondano la stanza di struggente e lieve festosità. Non versano lacrime di paura o disperazione, ma di amore, verso il loro Dio e verso coloro che se ne sono nutriti, nella consapevolezza di aver chiuso degnamente il cerchio vitale secondo il mandato assunto. Sanno che il loro amore non si sfilaccerà nel vento.

"Non c'è male peggiore di quello che l'uomo fa per motivi religiosi".
Padre Luc cita Pascal, la cui considerazione riassume sinteticamente l'abisso di degradazione umana in cui lui, i suoi fratelli, la sua gente, tanta gente nel mondo, ogni giorno, ogni momento si trova coinvolta.

La fine
Il corteo delle vittime designate, accompagnate dai carnefici, si snoda sulla neve in una nebbia che cala come una mannaia. Si rimpicciolisce, si stempera, si dissolve, diventa un puntino nero. Scompare nel biancore freddo dell'alba.( Solo le loro teste mozzate saranno trovate; dei corpi non si saprà più nulla).
Non c'è male peggiore di quello che l'uomo fa per motivi religiosi.

Un film di potente rigore, costruito come un thrilling di cui è noto il finale, ma che tiene incollati alla poltrona senza pausa, dove la tensione è acuita dalla luce cupa che si spande nel monastero, in contrasto con la luminosità delle scene esterne in cui la gente locale parla, invita, sorride, vende, insomma cerca di vivere. Dialoghi essenziali ma mai banali, recitazione di alta qualità. Praticamente un film quasi perfetto, in parte macchiato da quel maledetto titolo della versione italiana (Dio e non Dei) che travisa uno dei temi principali proposti. Ottima prova di un regista per quanto ne so ateo, che forse per questo riesce a rendere tutto più universalmente credibile e a tratti poetico.
La morte bianca appare molto più agghiacciante di una strage in diretta, che, come giustamente notato, è stata intelligentemente evitata dal regista.
Teologia della liberazione, teologia dal basso (cito Bruno); il vescovo Romero, padre Torres, l'amore per gli ultimi che combatte contro ogni violenza, con la parola, con le armi o anche con il rifiuto di fuggire.
Nessuno si è alzato in sala prima della fine dei titoli di coda, in assoluto silenzio: questo rende superflua ogni ulteriore parola.



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