maria teresa
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mercoledì 8 aprile 2020
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vi fu detto:"voi siete dei"
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Un film che fa appello all'anima, alla natura divina dell'uomo che può vincere la miseria e l'orrore del mondo. No, non c'è lentezza nel film e ciò che racconta è vicenda ripetutamente vissuta da generazioni di uomini.Splendidi gli attori, avari di stelle gli spettatori.
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blowup
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martedì 22 gennaio 2019
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una noia stratosferica!
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Ma che veramente veramente?? Non penso che basti un contenuto edificante per fare un buon film! Questo film è di una noiosità imbarazzante. Se l'obiettivo era far comprendere quanto può essere noiosa la vita di otto uomini chiusi in un monastero, beh, il regista ci è riuscito perfettamente! Pieno di scene di una inutilità totale, un po' come se in un romanzo l'autore descrivesse il personaggio pure mentre va al bagno, dorme,si soffia il naso, va in farmacia a comprare supposte, fa cose che nulla hanno a che fare con la vicenda. Vediamo questi monaci fare il miele, spazzare, pregare, andare al mercato, aggiustare un muretto, fare l'orto..... Ma che stiamo scherzando?? Riuscire a giungere al termine senza addormentarsi è veramente un'impresa eroica! Non capisco il senso di una operazione del genere, ancor meno capisco tutti questi voti positivi.
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Ma che veramente veramente?? Non penso che basti un contenuto edificante per fare un buon film! Questo film è di una noiosità imbarazzante. Se l'obiettivo era far comprendere quanto può essere noiosa la vita di otto uomini chiusi in un monastero, beh, il regista ci è riuscito perfettamente! Pieno di scene di una inutilità totale, un po' come se in un romanzo l'autore descrivesse il personaggio pure mentre va al bagno, dorme,si soffia il naso, va in farmacia a comprare supposte, fa cose che nulla hanno a che fare con la vicenda. Vediamo questi monaci fare il miele, spazzare, pregare, andare al mercato, aggiustare un muretto, fare l'orto..... Ma che stiamo scherzando?? Riuscire a giungere al termine senza addormentarsi è veramente un'impresa eroica! Non capisco il senso di una operazione del genere, ancor meno capisco tutti questi voti positivi. Ma vi è piaciuto davvero o siete stati pagati dalla produzione??
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emanuele1968
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sabato 13 ottobre 2018
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bello
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Bello, fa pensare, interrogare, forse un po lungo, penso che 90 minuti erano sufficenti, ottimo nei cineforum con dibattito finale. ( voto 3,5 )
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scrigno magico
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giovedì 8 settembre 2016
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un'occasione persa
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Difficile commentare questo film. Visto il premio a Cannes mi aspettavo un buon lavoro, ed è effettivamente un film impegnato, tra l'altro ispirato a veri accadimenti, ma se parlassimo di tv direi di qualcosa che non ha "bucato il video". Non lo so, il ritmo è davvero troppo lento, quasi estenuante. La litanìa delle preghiere ripetute ossessivamente non aggiunge profondità alla narrazione. Qualcuno potrebbe dire che è voluto per rendere meglio i tempi e l'atmosfera dei frati del convento, ma sinceramente no, la regia e la sceneggiatura potevano sicuramente arricchire e dare più mordente a una trama sì drammatica, ma mai sviluppata in maniera avvincente, e la compartecipazione alle vicende degli ecclesiastici non è però riuscita ad assurgere a livello di pathos empatico e coinvolgimento che si dovrebbero convenire a un tema così crudo e doloroso.
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Difficile commentare questo film. Visto il premio a Cannes mi aspettavo un buon lavoro, ed è effettivamente un film impegnato, tra l'altro ispirato a veri accadimenti, ma se parlassimo di tv direi di qualcosa che non ha "bucato il video". Non lo so, il ritmo è davvero troppo lento, quasi estenuante. La litanìa delle preghiere ripetute ossessivamente non aggiunge profondità alla narrazione. Qualcuno potrebbe dire che è voluto per rendere meglio i tempi e l'atmosfera dei frati del convento, ma sinceramente no, la regia e la sceneggiatura potevano sicuramente arricchire e dare più mordente a una trama sì drammatica, ma mai sviluppata in maniera avvincente, e la compartecipazione alle vicende degli ecclesiastici non è però riuscita ad assurgere a livello di pathos empatico e coinvolgimento che si dovrebbero convenire a un tema così crudo e doloroso. Mi sa di incompiuta, non sono pentito di averlo visto ma proprio non riesco a dargli più di due stelle. Sopravvalutato.
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theophilus
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lunedì 10 febbraio 2014
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la vita è una sola
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DES HOMMES ET DES DIEUX
Des hommes et des Dieux, film che ha profondamente colpito pubblico e critica all’ultimo festival di Cannes, è la narrazione di avvenimenti storici verificatisi in Algeria nel 1996, durante la cruda guerra civile.
Alcuni frati trappisti vivono all’interno del monastero di Tibéhirine, ma non in isolamento claustrale, bensì tesi ad accomunare in spirito la fede cristiana e quella islamica. La loro presenza in quei territori ha, però, anche una rilevante funzione sociale. In special modo quella di Luc, il frate medico, impersonato da Michael Lonsdale, che si prende cura dei numerosi malati della comunità.
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DES HOMMES ET DES DIEUX
Des hommes et des Dieux, film che ha profondamente colpito pubblico e critica all’ultimo festival di Cannes, è la narrazione di avvenimenti storici verificatisi in Algeria nel 1996, durante la cruda guerra civile.
Alcuni frati trappisti vivono all’interno del monastero di Tibéhirine, ma non in isolamento claustrale, bensì tesi ad accomunare in spirito la fede cristiana e quella islamica. La loro presenza in quei territori ha, però, anche una rilevante funzione sociale. In special modo quella di Luc, il frate medico, impersonato da Michael Lonsdale, che si prende cura dei numerosi malati della comunità. Questa duplice realtà d’integrazione riceve uno scossone quando, nell’ottobre del 1994, il Gia impone a tutti gli stranieri di andarsene. La sofferta, ma comune decisione dei frati di restare, porta un anno e mezzo più tardi al loro eccidio da parte del gruppo terrorista.
Questo epilogo non è storicamente del tutto comprovato, dato che, durante il processo che scaturì dalla vicenda, risultò che la strage potrebbe essere stata opera, forse involontaria, dell’esercito algerino. Il regista Xavier Beauvois non ha inteso, però, fare un film inchiesta per appurare responsabilità non chiarite. Il respiro di Uomini di Dio è un altro. È il tema della lacerazione interiore ad imporsi, trattato in modo forse prima umano che religioso dal cineasta francese.
I frati appaiono disorientati dalle minacce. Se alla fine anche gl’indecisi decidono di restare, sembra che ciò avvenga per una forma di solidarietà, per la forza conferita dal loro stare tutti assieme, per un’incapacità di vivere un’altra vita e anche per paura di essere tacciati di viltà più che per questioni di fede. Queste non verrebbero necessariamente tradite dalla loro partenza. Il film ondeggia fra le ragioni degli uomini e quelle degli Dei. Luc è profondamente umano quando riferisce ad un compagno di non avere capito nulla – e poco gl’importa – delle motivazioni teologiche che il priore Christian (Lambert Wilson) ha addotto per convincere tutti a non piegarsi al volere dei terroristi. Ancora Luc, nella scena forse più toccante del film, si affida all’uomo e non a Dio quando propone ai suoi confratelli l’ascolto della musica profana del Ciaikovski del “Lago dei cigni”. È l’ultima scena conviviale e la cinepresa penetra il dramma di ognuno di loro, soffermandosi a lungo su volti segnati da una speranza mista a paura e sofferenza, ben coadiuvate dalle note del musicista russo.
Il quasi automatico raffronto con Die große stille, il documentario diretto nel 2005 da Philip Gröning, sembra imposto dalla traduzione italiana del titolo che – come tanti hanno fatto notare - tradisce il dramma del film a favore di una concezione religiosa univoca, estranea al senso di Des hommes et des Dieux e che invece permea coerentemente di sé il film del regista tedesco.
Enzo Vignoli
28 novembre 2010.
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no_data
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lunedì 1 aprile 2013
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il testamento finale non vale 2 ore di noia
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Lento è un eufemismo per un film immobile. Regia e fotografia stucchevoli che non mi hanno mai coinvolto. Il contenuto, per quanto eticamente e moralmente rigoroso, è dilatato nel nulla della pellicola. Noia. Noia Noia. Terribile.
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filippo catani
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sabato 9 marzo 2013
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un film che tocca il cuore di credenti e non
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All'interno di una fiorente comunità mussulmana da decine di anni si trova un convento di monaci cistercensi. Gli otto membri della congregazione vivono dei prodotti della loro terra che vendono al mercato e si sono ormai integrati perfettamente con la popolazione tanto da essere invitati anche ai loro riti e uno dei monaci e un dottore a cui si rivolgono tutte le donne del villaggio. Questo idilio sarà rovinato dall'arrivo di un gruppo di terroristi che inizieranno a mietere diverse vittime. I monaci quindi si troveranno davanti a un bivio: restare o andarsene? Da una storia vera.
"Io ho detto voi siete dèi siete tutti figli dell'Altissimo ma certo morirete come ogni uomo".
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All'interno di una fiorente comunità mussulmana da decine di anni si trova un convento di monaci cistercensi. Gli otto membri della congregazione vivono dei prodotti della loro terra che vendono al mercato e si sono ormai integrati perfettamente con la popolazione tanto da essere invitati anche ai loro riti e uno dei monaci e un dottore a cui si rivolgono tutte le donne del villaggio. Questo idilio sarà rovinato dall'arrivo di un gruppo di terroristi che inizieranno a mietere diverse vittime. I monaci quindi si troveranno davanti a un bivio: restare o andarsene? Da una storia vera.
"Io ho detto voi siete dèi siete tutti figli dell'Altissimo ma certo morirete come ogni uomo". E' con questa parte del salmo 81 che si apre questo toccante film e che diciamo servirà allo spettatore come bussola e guida lungo tutto il dipanarsi della trama. Questo perchè anche coloro che sono chiamati da Dio a diventare suoi primi servitori prima di essere uomini di Dio sono soprattutto uomini. Come tali quindi hanno le fragilità di tutti gli esseri umani e prima di tutte la paura. Infatti, come viene sottolineato in più di un'occasione, non si deve certo cercare il martirio a ogni costo. Certo il film ci interroga e ci mostra come le fedi possano tranquillamente vivere tra loro a meno che non sfocino in terribili estremismi (molto bello e non casuale il pensiero di Pascal citato da uno dei monaci su quanto venga usata facilmente la violenza quando si parla di religione). E poi ci sono loro i monaci ormai parte integrante della comunità che devono decidere se lasciarla o restare e per fare questo oltre alle discussioni gli uomini si ritirano nella preghiera, nella riflessione e nei bellissimi canti che intonanto durante la Messa. E' bella la storia, sono straordinari gli interpreti e c'è un'ottima colonna sonora e una sapiente regia. Ecco questo film è consigliato al più vasto pubblico possibile che sia credente o meno perchè riflette su tanti temi e soprattutto ci interroga sul grande tema della testimonianza della propria fede. Certo forse in una Chiesa dilaniata da tanti scandali farebbe davvero bene ritrovare lo spirito delle origini con la vita che questi piccoli monaci conducevano ogni giorno lontani da trama e consorterie di ogni genere vivendo la loro fede in modo genuino e con la massima apertura verso il prossimo. Un film commovente e da vedere assolutamente.
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francesco2
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mercoledì 11 aprile 2012
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la strada
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Le strade di questo film, a tratti, ricordano quelle kiarostamiane. Le macchine che, progressivamente, si allontanano diventano sempre più piccole, come quelle del poco riuscito "Il vento ci porterà via". Anche quello in fondo era un film che, nelle intenzioni, raccontava il travaglio di un uomo. Anche Padre Christian, in una scena, così vicino agli ltri monaci ma anche alla missione che ha scelto, appare -Cito Wenders-...così lontano, dato c e la macchina da presa lo ritrae mentre si allontana da noi sempre di più.
Qui si sovrappongono un itinerario spirituale ed etico, legato all'immanenza ed alla trascendenza: il senso del dovere nei confronti di una missione, da un lato, e la paura di soccombere, dall'altro.
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Le strade di questo film, a tratti, ricordano quelle kiarostamiane. Le macchine che, progressivamente, si allontanano diventano sempre più piccole, come quelle del poco riuscito "Il vento ci porterà via". Anche quello in fondo era un film che, nelle intenzioni, raccontava il travaglio di un uomo. Anche Padre Christian, in una scena, così vicino agli ltri monaci ma anche alla missione che ha scelto, appare -Cito Wenders-...così lontano, dato c e la macchina da presa lo ritrae mentre si allontana da noi sempre di più.
Qui si sovrappongono un itinerario spirituale ed etico, legato all'immanenza ed alla trascendenza: il senso del dovere nei confronti di una missione, da un lato, e la paura di soccombere, dall'altro. In questo senso funzionano bene, oltre alle citate immagini, certi primi piani -Volutamente- quasi in puro bianco e nero, che (con)fondono i monaci come gruppo, ovvero Corpo di Cristo e della chiesa: didascaliche, secondo chi scrive, appaiono invece troppo spesso le preghiere, siano esse di gruppo o individuali.
Se incide maggiormente rispetto al "Grande silenzio", anche "Uomini di DIo" , per ritrarre la spiritualità, si prde in una pace spirituale più evocativa che profonda; il macchiettismo d i certi monaci , nonché (Credo) situazioni come l'improvviso rispetto dei terroristi, contribuiscono ad accentuare questi difetti.
Film comunque godibile, in varie situazioni propriamente interessante.
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chaoki21
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lunedì 9 aprile 2012
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dio è il padre di tutti!
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Bellissimo film sugli anni in cui il FIS in Algeria ha seminato morte, massacrando la popolazione di interi villaggi. Di una forza straordinaria il messaggio del priore del convento. Meravigliosi i momenti intimi dei padri del convento che rimettono in gioco la loro vovazione. Meravigliosi i cammei dei padri, ognuno diverso dall'altro ma, alla fine, tutti uniti. Il rapporto che i padri hanno con la gente del villaggio berbero dovrebbero essere un insegnamento per tutti.
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nigel mansell
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venerdì 24 febbraio 2012
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non si fanno film con le buone intenzioni
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Se all'inizio la lentezza del film può essere funzionale con l'intento di far entrare lo spettatore nella tranquilla e rasserenante vita monacale, alla lunga la cosa penalizza il film facendolo diventare noiso. Per carità il messaggio passa, ma un film non deve essere solo un messaggio, altrimenti si scrive un saggio e si fa prima.
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