ruggero
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domenica 10 ottobre 2010
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il solito pupi nel bene e nel male
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Ho dato tre stelle perchè credo che, nonostante il giudizio severo che proverò ad articolare, il film sia alla fine da vedere. Vorrei che My Movies creasse un grado intermedio tra
" prodotto appena corretto" e " film più che discreto". Avrei dato volentieri le due stelle e mezzo a questa opera di Avati che pur sorretta stavolta da uno spunto narrativo davvero interessante non riesce ad uscire da alcuni famosi clichè avatiani. D'altra parte è vero che scriviamo sempre lo stesso romanzo o giriamo sempre lo stesso film ma questo per il Pupi nazionale è " più vero" che per altri. Dai tempi del delizioso " Una gita scolastica" il Nostro induce troppo nel gioco della nostalgia e i camei del protagonista da bambino appaiono mal sintonizzati con il resto del film, quasi fossero stati diretti da un Avati poco ispirato, mentre le vicende dei giorni nostri, sorrette da una bella prova di Bentivoglio e della Neri, hanno un piglio più convincente, pur con il finale un po' tirato via, girato di fretta ( vedi la scena di Bentivoglio adulto di fronte alla tomba del suo amico d'infanzia).
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Ho dato tre stelle perchè credo che, nonostante il giudizio severo che proverò ad articolare, il film sia alla fine da vedere. Vorrei che My Movies creasse un grado intermedio tra
" prodotto appena corretto" e " film più che discreto". Avrei dato volentieri le due stelle e mezzo a questa opera di Avati che pur sorretta stavolta da uno spunto narrativo davvero interessante non riesce ad uscire da alcuni famosi clichè avatiani. D'altra parte è vero che scriviamo sempre lo stesso romanzo o giriamo sempre lo stesso film ma questo per il Pupi nazionale è " più vero" che per altri. Dai tempi del delizioso " Una gita scolastica" il Nostro induce troppo nel gioco della nostalgia e i camei del protagonista da bambino appaiono mal sintonizzati con il resto del film, quasi fossero stati diretti da un Avati poco ispirato, mentre le vicende dei giorni nostri, sorrette da una bella prova di Bentivoglio e della Neri, hanno un piglio più convincente, pur con il finale un po' tirato via, girato di fretta ( vedi la scena di Bentivoglio adulto di fronte alla tomba del suo amico d'infanzia). Sempre per fare un paragone con " Una gita scolastica", là le performances degli attori esordienti, non professionisti, erano caratterizzate da una grazia ingenua e dalla presenza di un meraviglioso Nick Novecento mentre qui il tocco nella direzione dei ragazzi sembra perduto. Aggiungeteci un'improbabile Serena Grandi con le sue terrificanti labbra a canotto catapultate in una vicenda di tanti anni fa e la frittata è fatta.
Comunque il film, ripeto, nonostante tutto, per me è da vedere. La storia è bella, il tema interessante. Ci sono momenti di sincera e sentita commozione, attimi di riuscita vicinanza al dolore di chi soffre la terribile malattia. Ma non è un capolavoro come potrebbe esserlo stato se sorretto da una sceneggiatura più lavorata e da una direzione registica più convinta. E in tanti momenti della visione mi son trovato a pensare che avessero poco tempo a disposizione per girare ( specie nelle scene all'aperto) e che quindi si dovesse dar sempre per " buona la prima". Forse Pupi dovrebbe fare una pausa di riflessione, non girare necessariamente un film all'anno, e presentarsi al prossimo con un lavoro di preparazione più articolato. Solo Woody Allen riesce ad essere tanto prolifico e di un buon livello medio in tutti i suoi film. E ho detto Woody Allen.
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mariangelina
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domenica 10 ottobre 2010
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tenerezza
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I paesaggi color pastello della bassa padana (vedi fotografie ghirri) , il gioco dei sinalcoli con i tappi corona e le foto dei ciclisti ritagliati dalle figurine, i valori ormai dimenticati che danno significato alla vita: l'amore coniugale,il desiderio di un figlio, la famiglia, la condivisione delle gioie e dei dolori con i parenti più stretti. Tutto questo immerso in una bruma, in una nebbia di fondo dove la memoria retrograda , i ricordi lentamente si sostituiscono al presente, in un clima dove gli accessi di rabbia si accompagnano a pennellate di estrema dolcezza, a tal punto che anche la malattia diventa un colore rilevante per dipingere il quadro della vita.
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brian77
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domenica 10 ottobre 2010
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piccolo mondo avati
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A fregare questo film è stata la campagna promozionale tutta imperniata sul fatto che parla dell'Alzheimer. E invece non è un banale film-a-tema-per-dibattiti. Niente a che vedere con roba tediosissima, scolastica e tutta a tavolino come Away from Her (tema Alzheimer, svolgimento prova d'attrice a caccia di Oscar). Questo è un piccolo film totalmente di Avati, sul suo mondo, la sua poetica, le sue ossessioni. Con i suoi pregi e i suoi difetti, ovviamente. Ovvio non selezionarlo per Venezia, in un festival così ci vuole qualcosa di più audace o complesso sul piano della scrittura. Qui Avati fa il suo filmettino intimista, personalissimo, un po' lagnoso come è tutto il suo cinema: ma non un film "su" l'Alzheimer.
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stell_a
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sabato 9 ottobre 2010
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decisamente deludente
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Sono stata a vedere il film ieri sera, che delusione.
Il classico lungometraggio realizzato solo perchè finanziato con i contributi pubblici, sempre con i soliti personaggi che girano… La recitazione è ridicola con queste “attrici” dalle labbra a canotto che non sono più credibili per nessun ruolo. Trovo il tema sia stato trattato con superficialità, senza alcuno spessore psicologico e le reazioni della protagonista nel film erano irrealistiche ed a volte semplicemente stupide… questo è un film che non ha nemmeno valore televisivo, figuriamo cinematografico. Risparmiate i soldi, ma soprattutto il vostro prezioso tempo.
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Sono stata a vedere il film ieri sera, che delusione.
Il classico lungometraggio realizzato solo perchè finanziato con i contributi pubblici, sempre con i soliti personaggi che girano… La recitazione è ridicola con queste “attrici” dalle labbra a canotto che non sono più credibili per nessun ruolo. Trovo il tema sia stato trattato con superficialità, senza alcuno spessore psicologico e le reazioni della protagonista nel film erano irrealistiche ed a volte semplicemente stupide… questo è un film che non ha nemmeno valore televisivo, figuriamo cinematografico. Risparmiate i soldi, ma soprattutto il vostro prezioso tempo. Che tristezza…
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paapla
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venerdì 8 ottobre 2010
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commuovere e sorprendere
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C’è una malattia degenerativa che distrugge la vita degli altri, si chiama alzheimer, sono circa 800.000 le persone colpite da demenza oggi in Italia. Pupi Avati ha pubblicato per Rizzoli “Una sconfinata giovinezza”, da cui ha tratto il bellissimo film oggi nelle sale. Il protagonista Lino Settembre (Fabrizio Bentivoglio), perde il contatto con il mondo che lo circonda, trova rifugio nel ricordo dell'infanzia e nei campioni del ciclismo: Coppi, Bartali, Magni, Van Looy, Charly Gaul. L’Alzheimer avanza, distrugge il presente di Lino, lo confina in un passato remoto, fatto di emozioni e profumi dell’infanzia. Le badanti che lo assistono si chiamano: Tatyana e Svetlana. E’ fortunato, ha una buona pensione, al contrario del professore di letteratura inglese, stipendio di 2100 euro, due figli, moglie a casa ammalata d’alzheimer e sola!
Pupi Avati raccontano con maestria, miscela con sapienza passata e presente, commuovere e sorprendere.
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C’è una malattia degenerativa che distrugge la vita degli altri, si chiama alzheimer, sono circa 800.000 le persone colpite da demenza oggi in Italia. Pupi Avati ha pubblicato per Rizzoli “Una sconfinata giovinezza”, da cui ha tratto il bellissimo film oggi nelle sale. Il protagonista Lino Settembre (Fabrizio Bentivoglio), perde il contatto con il mondo che lo circonda, trova rifugio nel ricordo dell'infanzia e nei campioni del ciclismo: Coppi, Bartali, Magni, Van Looy, Charly Gaul. L’Alzheimer avanza, distrugge il presente di Lino, lo confina in un passato remoto, fatto di emozioni e profumi dell’infanzia. Le badanti che lo assistono si chiamano: Tatyana e Svetlana. E’ fortunato, ha una buona pensione, al contrario del professore di letteratura inglese, stipendio di 2100 euro, due figli, moglie a casa ammalata d’alzheimer e sola!
Pupi Avati raccontano con maestria, miscela con sapienza passata e presente, commuovere e sorprendere.
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patty1955
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venerdì 8 ottobre 2010
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la vita 'non e'solo ' escort &,cinepanettone
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Ringraziamo P.Avati di avere trattato un tema tanto delicato,pur sapendo
che non sara'mai un film da cassetta !Un grande riconoscimento al regista
per essere riuscito a toccare il cuore di tanti di noi,in tante
famiglie viviamo il dramma del film. Sicuramente alla mostra di Venezia, meritava
un riconoscimento, pur sapendo che Avati non era un raccomandato ne' da Muller ne da
Tarantino.Brava l'attrice ' Neri'. Lo consiglio a tutti
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marezia
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giovedì 7 ottobre 2010
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anche io non ne vedo l'ora
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Dopo film dagli esiti altalenanti (ricordiamo l'ORRENDO "Il nascondiglio", il buonissimo "La cena per farli conoscere", "Il papà di Giovanna" riuscito a metà, il gran bel "Gli amici del bar Margherita") ecco Avati alle prese con un soggetto INSIDIOSISSIMO. Sarà il cast a fare il film, non il contrario. Considerando il trailer dovrebbe essere ECCELLENTE. Vedremo.
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renate
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martedì 5 ottobre 2010
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azzeccato
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sono una moglie che ha il marito di appena 58 anni con la malattia di alzheimer da tre anni andro' sicuramente a vedere il film sono curiosa se corrisponde alla mia realta' e sono contenta che si parla e si fa un film su questa malattia subdola perche' cosi ci saranno delle persone a me vicine che capiranno........vi daro' la mia opinione in merito al piu' presto grazie e ciao da renate
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