Shutter Island |
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Un film di Martin Scorsese.
Con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams, Patricia Clarkson.
continua»
Drammatico,
durata 138 min.
- USA 2010.
- Medusa
uscita venerdì 5 marzo 2010.
- VM 14 -
MYMONETRO
Shutter Island
valutazione media:
3,21
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La partita con la paura si gioca su quell' isola
di Paolo D'Agostini La Repubblica
A parte l' assenza del prologo, che nel romanzo fa cominciare tutto dalle memorie di un testimone datate 1993, il film di Scorsese ripercorre le stesse tappe del libro: Shutter Island-L' isola della paura (Piemme) di Dennis Lehane, l' autore di Mystic river dal quale Clint Eastwood trasse il suo memorabile film. Ne ripercorre gli snodi, salvo fisiologiche omissioni o trascurabili variazioni o diverse soluzioni per rappresentare le stesse cose (i sogni diventano ricordi o viceversa) o adattamenti dei personaggi scritti agli attori (diverso è Ben Kingsley dal dottor Cawley descritto sulla pagina). Differenziandosi però nel far pendere da una parte anziché dall' altra l' apparente, possibile, suggerita verità non svelata, l' ambiguità che è l' anima del racconto. Il tempo: è il 1954, le ferite della guerra mondiale pesano ancora soprattutto su chi ha visto con i propri occhi la liberazione di Dachau, vicinissimo è il ricordo della Corea, la Guerra Fredda è al culmine come l' ossessione anticomunista. Il luogo: una delle isole della costa della Nuova Inghilterra, dove ai tempi della Guerra Civile sorgeva un forte militare e dove ora funziona un manicomio criminale, via di mezzo tra carcere di massima sicurezza e ospedale psichiatrico modello. I personaggi (o ciò che essi sembrano e dichiarano di essere): il detective federale di Leonardo DiCaprio che accompagnato da un collega (Mark Ruffalo) sbarca a Shutter Island per indagare sulla scomparsa misteriosa e tecnicamente impossibile di una prigioniera-paziente. Tra gli "abitanti" dell' isola spiccano i due dottori affidati a Ben Kingsley, dalle maniere affabili, e a Max von Sydow, un tedesco dalle maniere insinuanti (chi comanda di più tra i due?). Diciamo che, in un vortice di enigmi, sospetti di ribaltamento della realtà rispetto a come sembra, identità distinte che via via si sovrappongono, due sono le possibili direttrici della verità. Su un piatto c' è il dubbio che il complesso psichiatrico-carcerario sia la copertura di una speciale e segreta sperimentazione di metodi di lotta al pericolo comunista che ricalca gli infami precedenti dei lager nazisti e del gulag staliniano. Sull' altro piatto c' è invece la possibilità che il detective DiCaprio non sia il coraggioso che - sia pur condizionato da sete di vendetta personale e da una propensione alla violenza che è lascito dei traumi di guerra - si è infiltrato per denunciare le mostruosità, ma un pericoloso schizofrenico intorno al quale si gioca la partita tra le nefandezze della scuola già psicochirurgica che si sta riciclando alla psicofarmacologia, e l' umanità di chi crede nella guarigione. È probabile che Scorsese abbia avuto in mente tanti precedenti (quelli per esempio in cui ci si accanisce a convincere un sano di essere pazzo). La battuta finale messa in bocca a DiCaprio, «Cos' è peggio: vivere da mostro o morire da uomo per bene?», non figura nell' epilogo del libro. E propende per la prima soluzione.
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