wicca87
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domenica 27 febbraio 2011
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inizio splendido ma si perde con il tempo
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All'inizio il film promette bene ma poi si perde e quando si giunge alla spiegazione dell'arcano la si trova altamente sconclusionata... potevano svilupparlo meglio e dargli maggior spessore soprattutto nelle spiegazioni finali che non hanno un minimo di coerenza con tutta la trama... Abili gli attori protagonisti ma da soli non possono reggere una trama troppo lacunosa.
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ultimoboyscout
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lunedì 2 luglio 2012
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ottima moore, pessimo film.
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Thriller a sfondo psichiatrico che sconfina nell'horror in salsa svedese, questo è il sunto di un film inutile che un'attrice di livello come Julianne Moore non dovrebbe nemmeno pensare di prendere in considerazione. E nonostante faccia il possibile per dare un senso alla pellicola cercando di credere alla bizzarra quanto fiacca sceneggiatura di Cooney, il film appare decisamente sconclusionato. Parte benino onestamente, ma il naufragio è dietro l'angolo e gli oltre 110 lunghissimi minuti di durata diventano una tortura. Non l'aiuta Rhys-Meyers, fuori ruolo, poco credibile nell'identità in sedia a rotelle in stile "Il mio piede sinistro".
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Thriller a sfondo psichiatrico che sconfina nell'horror in salsa svedese, questo è il sunto di un film inutile che un'attrice di livello come Julianne Moore non dovrebbe nemmeno pensare di prendere in considerazione. E nonostante faccia il possibile per dare un senso alla pellicola cercando di credere alla bizzarra quanto fiacca sceneggiatura di Cooney, il film appare decisamente sconclusionato. Parte benino onestamente, ma il naufragio è dietro l'angolo e gli oltre 110 lunghissimi minuti di durata diventano una tortura. Non l'aiuta Rhys-Meyers, fuori ruolo, poco credibile nell'identità in sedia a rotelle in stile "Il mio piede sinistro". L'impresa era ardua, forse disperata, ma la resa cui hanno dovuto sottostare i due registi è davvero di quelle poco soddisfacenti. Innanzitutto il confronto tra scienza e fede viene analizzato con estrema superficialità e quando ci si addentra in discorsi teologici il risultato è addirittura peggiore, la pappetta vagamente spirituale propinataci diventa ancor più disordinata anche in virtù del fatto di rimanere sempre sul vago senza prendere una decisione netta. Il film non genera mai tensione o attesa, gli unici colpetti li battono gli spasmi di Rhys-Meyers e anche quando la situazione appare più chiara ci si continua ad annoiare e ci si rende conto che lo script è fiacco e non può essere accattivante poichè gli eventi sono ridotti all'osso. Tra l'altro, soprattutto nella seconda confusissima parte c'è un sovrautilizzo di suggestioni da b-horror davvero dilagante e il tentativo di lasciare una firma europea su una produzione americana c'è tutto ma non riesce nel proprio intento e anche i miseri tentativi di originalità e complessità scadono nella più bieca banalità e scontatezza facendo apparire il film come un deja-vu dei tanti pseudo horror orientali ma senza gli immancabili occhi a mandorla. Si salvano, oltre alla Moore le ottime location scelte e una fotografia davvero all'altezza che ben ritrae e sottolinea le atmosfere cupe.
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dario carta
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lunedì 21 febbraio 2011
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metempsicosi e psicologia
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Caroline Harding (Julianne Moore) è una psichiatra criminale.
Rimasta sola con la sua bambina dopo la morte del marito,affianca al suo lavoro una forte fede in Dio.
Questo equilibrio morale viene messo a dura prova quando il padre (Jeffrey DeMunn),anch'egli psichiatra,le presenta il difficile caso di David (Jonathan Rhys Meyers),un paziente affetto da disturbi di multipla personalità.
La donna non crede ad una patologia che conduca tecnicamente ad un comportamento schizofrenico,ma dovrà ricredersi quando assisterà alle continue trasformazioni che avvengono in David,entrando in contatto con una terrificante realtà che minaccia tanto lei,quanto la bimba,il padre,la sua stessa fede facendola vacillare nelle sicurezze e portandola al limite della follia e di una verità oltre i limiti dell'umana natura.
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Caroline Harding (Julianne Moore) è una psichiatra criminale.
Rimasta sola con la sua bambina dopo la morte del marito,affianca al suo lavoro una forte fede in Dio.
Questo equilibrio morale viene messo a dura prova quando il padre (Jeffrey DeMunn),anch'egli psichiatra,le presenta il difficile caso di David (Jonathan Rhys Meyers),un paziente affetto da disturbi di multipla personalità.
La donna non crede ad una patologia che conduca tecnicamente ad un comportamento schizofrenico,ma dovrà ricredersi quando assisterà alle continue trasformazioni che avvengono in David,entrando in contatto con una terrificante realtà che minaccia tanto lei,quanto la bimba,il padre,la sua stessa fede facendola vacillare nelle sicurezze e portandola al limite della follia e di una verità oltre i limiti dell'umana natura.
Nel 1992 un De Palma poco ispirato dirigeva "Raising Cain",una mediocre pellicola sulla follia omicida di uno psicologo dissociato (John Lithgow) nella doppia personalità di due gemelli assassini.
Alla stimolante tematica di fondo,non fece seguito un film riuscito,confezionato nelle più sfacciate ambizioni ad un cinema di Hitchcock e Welles,ma impoverito da una laconica regia su uno script inerte e serioso.
"Shelter" si schiude ad una lettura più complessa ed intricata,pur convenendo sugli stessi presupposti dello spaccamento dell'io,ma transitando dalla condizione di una pellicola psychothriller ad un film sul paranormale.
Julianne Moore aveva già visitato i luoghi dell'inconscio e in "The Forgotten" i limiti tra follia e realtà facevano contorno ad un dramma psicologico e disperato.
Nel film dei registi svedesi Mans Marlind e Bjorn Stein il crimine si accosta ad un senso della fede che solo in termini minori regge una narrazione che da thriller sceglie in seguito la deriva di un racconto di mistero trascendente,dove male e scienza si mescolano in una storia dalle molte identità ma di debole personalità.
Fin dalle sequenze in apertura,il film si propone come tipico crime-pic,dove l'horror pervade le lunghe riprese,i movimenti di cinepresa e il senso dell'incubo che inizialmente fanno di "Shelter" un racconto intrigante e intenso.
Una delle svolte avviene quando il tema cambia la sua natura sfumando in un rapporto fra scienza e religione,invadendo i territori oscuri della magia diabolica che scandirà sempre in crescendo il ritmo della narrazione.
Dall'indagine investigativa criminale la prospettiva migra altrove e gli avvenimenti vengono filtrati dalla condizione fideistica di Caroline,fede che,passando attraverso i vari protagonisti,costituirà il filo rosso dei fatti raccontati,introducendo al senso sostanziale della storia.
Quando Caroline si dichiara "dottore della scienza,ma donna di fede",di fatto sposta il punto di osservazione della vicenda con l'inserimento di un nuovo elemento conduttore che,affiancato alla logica dell'attività professionale,crea una polarità in cui il film dispiega il proprio significato.
Quando però l'elemento esoterico ha il sopravvento sul senso del mistero semplicemente umano,l'attenzione perde di peso e sfuma in un tentativo di raggiungere la comprensione delle sottotrame e dei sottotesti dell'intrico narrativo.
Il film perde smalto e carattere e le proprietà gli sono conferite dalla sensibilità artistica della Moore che,da sola,sambra riassumere l'intero patrimonio qualitativo della pellicola.
L'impianto narrativo scandisce clichès ricalcati da innumerevoli titoli di storia hollywoodiana e l'elemento inquietante perde carisma e personalità (si veda la sequenza di Caroline e David nel bosco e la sedia a rotelle che si blocca,annuncio fin troppo evidente di un deja vu filmico rituale).
Marlind e Stein impostano "Shelter" con i tratti iniziali di una crime story a sfondo psicologico volgendo poi ad un epilogo dove elaborano esoterismo,spiritismo e reincarnazione,questa vista come mezzo di perpetuzione del Male tra gli uomini.
Mentre la meccanica narrativa rimanda piuttosto chiaramente allo "Shining" di Kubrick-ma non alla sua conduzione registica- ,il ritorno emotivo di "Shelter" non si proporziona alla sua ambizione e il film si autoelegge a lavoro di natura pretenziosa ma insoluta,con un incipit accattivante ed un epilogo retorico e teatrale.
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luca scialò
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sabato 26 febbraio 2011
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psycho-thriller che si perde alla distanza
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Protagonista del film è una donna tenace, Cara Jessup, psichiatra forense molto convinta delle sue idee, tra le quali c’è quella che le personalità multiple non esistono realmente, ma sono solo suggestioni. Suo padre, il dottor Harding, le sottopone così il caso di David Bernburg, un giovane sulla sedia a rotelle arrestato per vagabondaggio e messo sotto cure mediche dato il suo labile stato psichico. Carla scopre che David è in grado di assumere più personalità, anzi pare che incarni persone vittime di omicidi. Da qui comincia per lei un’avventura mozzafiato, nella quale viene messa a rischio la sua vita e non solo.
Il film riprende un leitmotiv più volte sfruttato dal cinema: quello di una psichiatra o uno psichiatra, i quali, curando un paziente, ne scoprono aspetti inquietanti latenti, magari paranormali.
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Protagonista del film è una donna tenace, Cara Jessup, psichiatra forense molto convinta delle sue idee, tra le quali c’è quella che le personalità multiple non esistono realmente, ma sono solo suggestioni. Suo padre, il dottor Harding, le sottopone così il caso di David Bernburg, un giovane sulla sedia a rotelle arrestato per vagabondaggio e messo sotto cure mediche dato il suo labile stato psichico. Carla scopre che David è in grado di assumere più personalità, anzi pare che incarni persone vittime di omicidi. Da qui comincia per lei un’avventura mozzafiato, nella quale viene messa a rischio la sua vita e non solo.
Il film riprende un leitmotiv più volte sfruttato dal cinema: quello di una psichiatra o uno psichiatra, i quali, curando un paziente, ne scoprono aspetti inquietanti latenti, magari paranormali. Il film inizia con le migliori premesse, poi perde un po’ di brillantezza, rischiando di diventare quasi confusionario e scontato. Il risultato complessivo è comunque valido. “Shelter – Identità violate” è stato girato tra il 2008 e il 2009 a Pittsburgh, Pennsylvania. Il primo Paese a distribuire il film nelle sale cinematografiche è stato il Giappone il 27 marzo 2010; successivamente è stato distribuito in Irlanda e nel Regno Unito il 9 aprile dello stesso anno. Qui e negli Usa dal 25 febbraio.
I registi sono Måns Mårlind e Björn Stein, svedesi, al loro film d’esordio. Attualmente stanno anche lavorando al quarto episodio di Underworld - “Underworld 4: New Dawn” – lungometraggio sull’eterna lotta tra vampiri e licantropi, la cui uscita nelle sale è prevista per il 2012. Gli attori protagonisti sono Julianne Moore e Jonathan Rhys-Meyers. La prima, sinuosa attrice americana dai capelli rossi e dall’invidiabile forma fisica malgrado abbia ormai superato i 50 anni, interpreta ovviamente i panni della psichiatra e detective improvvisata Cara Jessup. Vanta una carriera che l’ha vista oscillare dai ruoli tipici della commedia sentimentale a quella sensuale, finanche a quelli del genere fantascientifico. Il secondo indossa invece i panni dello psicopatico David Bernburg. Attore-modello, Rhys-Meyers vanta già 24 film all’attivo a 34 anni. Il film che lo ha consacrato al grande pubblico è stato “Match point” (2005) di Woody Allen.
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alan rubino
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mercoledì 29 giugno 2011
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un thriller che si perde tra i monti
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Cara Jessup (Julianne Moore) è una psichiatra forense di Pittsburgh (USA) convinta che le personalità multiple non
esistano, ma che siano in realtà soltanto dei cavillosi meccanismi di difesa che vanno smontati.
Un giorno suo padre, anch'egli psichiatra, la invita ad analizzare uno dei suoi pazienti, David Bernburg
(Jonathan Rhys Meyers), un giovane disabile.
La donna si lascia persuadere e decide di incontrare David per porgli alcune domande, cui quest'ultimo risponde in
maniera pacata e piuttosto "normale", per poi assumere, dopo alcune dolorose contorsioni corporee, l'identità di
Adam Saber, irriverente e perfettamente ambulante.
Volendo dare una spiegazione logica all'accaduto, Cara inizia a indagare e scopre che David Bernburg è il nome
di un ragazzo che anni prima era stato brutalmente assassinato.
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Cara Jessup (Julianne Moore) è una psichiatra forense di Pittsburgh (USA) convinta che le personalità multiple non
esistano, ma che siano in realtà soltanto dei cavillosi meccanismi di difesa che vanno smontati.
Un giorno suo padre, anch'egli psichiatra, la invita ad analizzare uno dei suoi pazienti, David Bernburg
(Jonathan Rhys Meyers), un giovane disabile.
La donna si lascia persuadere e decide di incontrare David per porgli alcune domande, cui quest'ultimo risponde in
maniera pacata e piuttosto "normale", per poi assumere, dopo alcune dolorose contorsioni corporee, l'identità di
Adam Saber, irriverente e perfettamente ambulante.
Volendo dare una spiegazione logica all'accaduto, Cara inizia a indagare e scopre che David Bernburg è il nome
di un ragazzo che anni prima era stato brutalmente assassinato. Nel frattempo, cominciano a verificarsi delle morti.
inquietanti.
Considerando l'assunto e l'ottimo cast, ci si aspetterebbe un buon horror psicologico/paranormale. E così è, ma
solo nella prima ora, in cui la storia, sebbene con qualche inverosimiglianza narrativa, risulta suggestiva e
avvincente.
Poi però si assiste ad un cambio di marcia: la sceneggiatura diventa repentinamente farraginosa, e il mistero
perde di fascino fino ad afflosciarsi in un deludente finale che, per giunta, non spiega molti dei sinistri eventi
verificatisi nella prima parte, lasciando la vicenda irrisolta e lo spettatore con molti interrogativi.
Ed è un vero peccato perchè questo "Shelter" avrebbe avuto tutte le carte in regola per essere un thriller di pregevole
fattura, ma senza un copione valido non si va da nessuna parte e, come in questo caso, ci si perde tra i monti.
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ginger snaps
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domenica 27 febbraio 2011
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ecco un horror con i fiocchi
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veramente d'effetto e ricco di suspense. Un bell' intreccio di storie tra la pscicanalisi e l'horror molto ben congeniato. Si respirano forti atmosfere paranormali ae allo stesso tempo razionali. Ma a condurre il gioco e come lo suggerisce il titolo emergono a tutto tondo quelle della fantasia sul mondo parallelo. Molti colpi di scena e per nulla scontati, portano lo spettatore a saltare dalla sedia. La trama avvincente lascia fino all'ultimo un clima misto di paura e curiosita. Bella e interessante la scelta degli attori che di certo interpretano benissimo il loro ruolo. Stranamente mi hanno evocato qualche film del passato, alcune scene erano a dir poco troppo simili, ma forse è da non ritenere un errore ma piuttosto un omaggio.
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veramente d'effetto e ricco di suspense. Un bell' intreccio di storie tra la pscicanalisi e l'horror molto ben congeniato. Si respirano forti atmosfere paranormali ae allo stesso tempo razionali. Ma a condurre il gioco e come lo suggerisce il titolo emergono a tutto tondo quelle della fantasia sul mondo parallelo. Molti colpi di scena e per nulla scontati, portano lo spettatore a saltare dalla sedia. La trama avvincente lascia fino all'ultimo un clima misto di paura e curiosita. Bella e interessante la scelta degli attori che di certo interpretano benissimo il loro ruolo. Stranamente mi hanno evocato qualche film del passato, alcune scene erano a dir poco troppo simili, ma forse è da non ritenere un errore ma piuttosto un omaggio. Finalemente ho avuto paura..............
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(di capitano nemo)
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