La recensione **
C'era una volta il videogame dei videogame, quello del Principe Dastan che trova il Pugnale del Tempo che gli consente di possedere il controllo completo della dimensione temporale, combattendo così contro il perfido Visir Zervan e i mostri di sabbia. Da questa storia, passata per Amiga, Apple II, Apple Macintosh, MS-DOS, Nintendo, Game Boy e Sega Meda Drive, non poteva non nascere una versione letteraria (edita dalla Wald Disney Company, 2010, e inserita nella collana Junior Novel) meno violenta del videogioco e con l'immancabile lieto fine, come mamma Disney obbliga sempre. Prince of Persia, il principe Dastan, diventa l'icona avventurosa più pop in assoluto. Un libro esagitato, colorato e action che prende i personaggi originali del videogame e l'incipit arcinoto per imbastire sopra un'avventura per bambini. Ennesima dimostrazione che la Playstation influenza anche il mondo dei libri.

In sintesi
Il principe Dastan, figlio minore del re di Persia Shahraman, trova un mistico tesoro: il Pugnale del Tempo. Non un'arma bianca qualsiasi, ma un potentissimo mezzo magico per controllare lo scorrere del tempo, aprendo squarci temporali, che gli permettono di tornare indietro a suo piacimento. Un'arma che fa gola a molti, soprattutto a chi mira ad ambiziose grandezze, anche a costo di distruggere il mondo, come il visir Zervan. Per proteggere il pugnale, Dastan e la principessa Farah sono pronti a intraprendere un lunghissimo viaggio fra insidiosi ostacoli come deserti senza fine, assassini, mostri di sabbia e demoni.