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Preferisco il paradiso: Inno alla gioia cristiana

Lunedì e martedì su Raiuno la miniserie su San Filippo Neri.
di Edoardo Becattini

La lingua del santo
Gigi Proietti (Luigi Proietti) 2 novembre 1940, Roma (Italia) - 2 Novembre 2020, Roma (Italia). Interpreta Filippo Neri nel film di Giacomo Campiotti Preferisco il Paradiso.

venerdì 17 settembre 2010 - Televisione

La lingua del santo
In un paese di santi, poeti e navigatori come il nostro, mancano solo i giullari a completare il pantheon. Un po' santo e un po' giullare proprio come il Francesco di Rossellini, San Filippo Neri è il sacerdote meglio noto alle cronache agiografiche come il "santo della gioia" che nel XVI secolo radunò molti gruppi di ragazzi di strada avvicinandoli alle liturgie religiose attraverso il gioco, il canto e l'umorismo sarcastico, e creando così l'atmosfera didattica e giocosa dei futuri oratori. Preferisco il paradiso, uno dei celebri aforismi che gli vengono attribuiti, non è solo l'ipotetica risposta con cui il "santo buffone" rimandò alla Curia la posizione di Cardinale presso la Santa Sede, ma anche il nuovo titolo "sacro" della Lux Vide che andrà in onda in prima serata su Raiuno lunedì 20 e martedì 21 settembre. A interpretare questa anomalia gaudente e vitale della storia dei santi è Gigi Proietti, che sta per festeggiare i settant'anni con nuove collaborazioni con RaiFiction e si gode il successo del suo Globe Theatre di Villa Borghese a Roma, reduce da un'estate di allestimenti shakespeariani di grande successo.

Il lavoro di un santo?
Gigi Proietti: Recitare è un lavoro faticoso. Abbiamo girato la miniserie lo scorso anno in pieno inverno, in una serie di location composte per lo più da catacombe. L'idea di poter interpretare un santo mi aveva da subito incuriosito: prima di tutto perché era proprio quello che ci voleva nella mia carriera come attore, e poi perché mi ha permesso di riflettere un po' sul senso cristiano della fede e della gioia di vivere. D'altronde, la gioia costa anche fatica, la fatica di chi sta davanti e dietro una macchina da presa, e se siamo arrivati serenamente in fondo è stato grazie alla bravura del regista Giacomo Campiotti e al grande affiatamento che si è venuto a creare. La grande sfida per me è stata affrontare un personaggio cercando di essere assieme comico e tragico, mantenendo un giusto equilibrio fra componente comica e drammatica. D'altronde la sua vita rappresenta una storia importante, oltre che un esempio virtuoso: nella sua vita si sono succeduti circa dodici o tredici papi e in Italia siamo passati dal Sacco di Roma al Concilio di Trento.
Matilde Bernabei (Lux Vide): Volevamo che San Filippo Neri fosse ricordato non tanto come santo in sé, ma come un uomo con una grande capacità di innovazione, una persona mossa da una carità e un'umiltà tali da dedicare la sua vita all'educazione dei più bisognosi. La sua spontaneità e leggerezza vengono ricordate attraverso alcune delle numerose frasi ironiche che gli sono state attribuite: proprio come quella che dà il titolo al film e che è stato lo stesso Gigi a suggerire.
Luca Bernabei (Lux Vide): San Filippo Neri si discosta comunque dalle altre nostre produzioni a sfondo religioso per il suo cercare di rappresentare "l'uomo nuovo" e per il forte approccio all'ironia della commedia che abbiamo ricercato. La sceneggiatura di Preferisco il paradiso ha visto la collaborazione di tre diversi scrittori, oltre allo stesso regista Campiotti, di due scrittori più comici e di una più attenta a lavori di tipo sociale. Tale sinergia ha previsto una lunga pre-produzione per arrivare a quell'ideale di letizia e di gioia che cercavamo.

Gli altri attori e gli sceneggiatori
Francesca Chillemi: Interpreto Ippolita, una delle allieve cresciute nei luoghi liturgici di Filippo. Ho partecipato solo alla seconda parte, quando i bambini dei primi oratori crescono ma hanno ancora bisogno di questa figura spirituale paterna.
Roberto Citran: Io invece interpreto il Cardinal Capurso, colui che potremmo definire il "cattivo" del film. Proprio per il fatto di essere il "cattivo", ho dovuto anch'io lavorare su un doppio registro per non farlo sembrare troppo duro o troppo fragile. Grazie all'aiuto di Giacomo Campiotti e di Gigi Proietti, credo di essere riuscito a tirar fuori un cattivo credibile e commovente.
Monica Zapelli: Il lavoro di squadra di noi sceneggiatori ha vissuto numerosi tagli e revisioni prima di poter giungere a una versione definitiva. D'altronde, proprio la difficoltà di rendere la freschezza e la comicità di un uomo dal grande carisma che è riuscito cambiare tante vite richiedeva un approccio leggero ma anche tradizionale e rigoroso.

Vedi delle somiglianze con Filippo Neri?
Gigi Proietti: Forse nel mio passato da "educatore". Tempo fa ho affrontato l'esperienza di una scuola di attori, lo ritenevo un gesto necessario, come quello di un calciatore che diventa allenatore, quello di poter insegnare un mestiere bellissimo e una grande professione alle nuove promesse. Ma non voglio impostare paragoni blasfemi, anche perché San Filippo Neri si rapportava anche con ragazzi molto piccoli, e devo ammettere che senza l'aiuto di un regista come Giacomo Campiotti probabilmente non ne sarei stato in grado.

Può accennare alla recente querelle sulla futura fiction sulla Battaglia di Vienna?
Fabrizio Del Noce: Come amministratore delegato di Rai Fiction posso dire quello che riguarda il nuovo progetto di Renzo Martinelli: un progetto del quale si è molto discusso ma che vorremmo vedere sui nostri canali in futuro. Si tratta di un film pensato sia per il cinema che per la tv: una rievocazione storica delle gesta di Marco d'Aviano e della famosa Battaglia di Vienna del 1683 in cui l'esercito cristiano sconfisse l'armata musulmana degli Ottomani. Le intenzioni non sono ovviamente né spettacolari, né ideologiche, ma solo di voler narrare un pezzo della nostra storia al grande pubblico. Credo che le preoccupazioni del Consiglio di Amministrazione della Rai riguardo alle possibili ripercussioni islamiche su di una storia avvenuta quasi 330 anni fa siano infondate, ma sono e restano problemi di lungo termine. Tanto il film, comunque vada, non dovrebbe uscire prima di tre o forse anche quattro anni.

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