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Predator: Una caccia lunga 25 anni

Alle 5 migliori recensioni del primo Predator, in regalo un duopack in Blu-Ray.
di Gabriele Niola

Cinque film, innumerevoli albi a fumetti e romanzi in un quarto di secolo di Predator
Adrien Brody (50 anni) 14 aprile 1973, New York City (New York - USA) - Ariete. Interpreta Royce nel film di Nimród Antal Predators.

lunedì 12 luglio 2010 - Approfondimenti

Cinque film, innumerevoli albi a fumetti e romanzi in un quarto di secolo di Predator
I Predator sono il classico oggetto di culto geek. Nati dalla fantasia dello storico addetto agli effetti speciali di Hollywood Stan Winston, al quale fu chiesto di disegnare un alieno antropomorfo dalle caratteristiche di combattente e a cui diede una mano l'allora imberbe James Cameron, la figura ha poi vissuto una vita autonoma a partire dai primi due film.
Infatti dopo il grande successo del primo indimenticabile Predator di John McTiernan, adesso in uscita in un Blu-Ray totalmente rimasterizzato e traboccante di contenuti speciali, e il flop del secondo meno riuscito Predator 2, i personaggi hanno continuato a vivere e prosperare in adattamenti letterari e fumettistici. Negli anni '90 la Dark Horse ha pubblicato diverse serie, esplorando ed allargando l'universo dei personaggi fino a farli scontrare con gli altri famosissimi alieni anni '80 del cinema, quelli della saga Alien. Quindici anni dopo quindi, con un movimento inverso, dal fumetto i Predator sono tornati al cinema con l'adattamento Alien vs. Predator e poi con un immancabile seguito anche più stanco e svogliato del precedente.
Ci sono quindi voluti in totale 25 anni, e 3 sequel meno riusciti, perché ai Predator fosse restituita nuovamente dignità cinematografica con Predators, il film diretto da Nimrod Antal e prodotto da Robert Rodriguez, che, in uscita il 14 luglio, porterà nelle sale lo scontro tra la razza aliena e un insospettabilmente azzeccato Adrien Brody. Rispetto al 1987 però molte cose sono cambiate e nonostante l'etica di Rodriguez imponga forti riferimenti al film originale, non poteva comunque essere trascurato ciò che è stato raccontato negli altri 3, cioè la mitologia Predator.

Il primo unico e irragiungibile Predator
Forse era per la presenza del corpo regressivo di Arnold Schwarzenegger, forse per il co-starring di Carl "Apollo Creed" Weathers, forse per la sorpresa dell'ambientazione tropicale o per lo straordinario percorso all'indietro che compie il protagonista lungo tutto il film, in una rincorsa alle origini della dinamica cacciatore/preda che lo porta a tornare all'età della pietra per sconfiggere l'avversario da un altro mondo.
Probabilmente è tutto questo insieme mescolato dalla regia potente, precisa e decisa di John McTiernan (allora all'esordio in una produzione di serie A), uno che poi sarebbe sempre rimasto legato ai temi del confronto in un ambiente naturale selvaggio (Mato grosso, Il 13esimo guerriero), della caccia (Caccia a Ottobre Rosso) e della preda che diventa cacciatore (Trappola di cristallo).
Nel 1987 Predator cambiò molte cose nel cinema d'azione, nell'edonismo reaganiano e nelle tecnologie per il cinema. Come ricordano i molti contenuti speciali del Blu-Ray uscito da poco, Schwarzenegger usciva da Commando e Stallone aveva appena terminato Rocky IV, nell'ambiente si scherzava sul fatto che ormai per Rocky non ci fossero più avversari nel pianeta e al massimo poteva combattere contro un alieno. Così, per gioco, arrivò l'idea di far scontrare uno dei divi dell'azione anni '80 contro una creatura aliena in un combattimento che sarebbe arrivato ad essere a mani nude. Poteva essere uno schifo e invece è diventato Predator.
Poteva però forse essere ancora più un cult se solo Jean-Claude Van Damme avesse accettato di prestare corpo e movenze alla creatura aliena. Purtroppo il combattente belga usciva dal suo primo film da protagonista, Kickboxer, e rifiutò di interpretare un ruolo che l'avrebbe visto completamente mascherato e irriconoscibile. La palla è dunque passata al più sconosciuto (ma funzionante!) Kevin Peter Hall.

La saga
Città, altri pianeti, e poi ancora giungle. I capitoli 2, 3 e 4 della saga di Predator, quelli che vedono protagonisti ad un certo punto anche le creature di Alien hanno mutato di volta in volta scenario, dimenticando l'intima relazione che esiste tra le storie incentrate sulle razza aliena predatrice e un ambiente fortemente selvaggio (non si tiri fuori il paradosso per il quale la città sarebbe più selvaggia della foresta, per carità!).
Un uomo solo in un luogo remoto e isolato combatte per la propria vita contro il più abile dei predatori, una riproposizione del mito di La partita più pericolosa, in cui su un'isola remota un folle cacciatore imprigionava gli uomini nei suoi possedimenti naturali per "dare la caccia all'animale più pericoloso in natura: l'uomo".
Il modo in cui la saga si è sviluppata invece è stato "orizzontale", ovvero mutando ambienti, allargando le storie sulla razza e esplorando le molte variazioni tematiche, di fatto snaturando il legame caccia/regressione allo stato animale e fomentando il lato più geek della faccenda. Non a caso la prima sede dell'espansione dell'universo "Predator", sono stati i fumetti, una serie durata almeno 10 anni nella quale era affrontato tutto, compreso l'ordinamento sociale della razza (un matriarcato, più o meno come per gli Alien).
Da Los Angeles a luoghi anche meno probabili, la saga di Predator, tra crossover e parti per Raoul Bova ha toccato tutti i fondi possibili, anche quelli del botteghino. Ci voleva un semi-indipendente nostalgico e amante del rischio come Rodriguez, per tirarla fuori, prendere la parte mitologica sviluppata negli anni (ovvero i rapporti interni tra le diverse razze di Predator), rimettere tutto in un contesto che fosse nuovo (un pianeta alieno) ma legato a quello originale (una giungla), per riportare finalmente gli elementi primari in superficie.

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