dave san
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sabato 21 giugno 2014
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faida sol levante
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Queste due pellicole (Outrage e il successivo Outrage Beyond), hanno l’indubbio pregio di ritrarre una Yakuza senza idealizzazioni. Appaiono quindi più ciniche. Nessun pathos dilata o enfatizza i personaggi che si legano o si slegano cospirando, sparandosi, se non peggio… Si distingue, tra gli altri, un poliziotto (il detective Kataoka), che agisce vagamente alla Vic Mackey (The Shield). Definire Outrage, un film violento “senz’anima”, non suona male. Beat Takeshi/Kitano, sembra interessato a scremare tutti gli espedienti narrativi che tendono a sceneggiare. Una crime story che suona meno “romantica” rispetto alle precedenti (Sonatine, Hana-bi, Brother). Un cinema crudo e non attenuato. A volte notturno e caustico.
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Queste due pellicole (Outrage e il successivo Outrage Beyond), hanno l’indubbio pregio di ritrarre una Yakuza senza idealizzazioni. Appaiono quindi più ciniche. Nessun pathos dilata o enfatizza i personaggi che si legano o si slegano cospirando, sparandosi, se non peggio… Si distingue, tra gli altri, un poliziotto (il detective Kataoka), che agisce vagamente alla Vic Mackey (The Shield). Definire Outrage, un film violento “senz’anima”, non suona male. Beat Takeshi/Kitano, sembra interessato a scremare tutti gli espedienti narrativi che tendono a sceneggiare. Una crime story che suona meno “romantica” rispetto alle precedenti (Sonatine, Hana-bi, Brother). Un cinema crudo e non attenuato. A volte notturno e caustico. Abbondante di interni; preciso nel raffigurare l’opulenza che spesso veste energumeni. Forse ostentatamente violento in alcuni inserti, ma sempre di fiction stiamo parlando. La macchina da presa, bene o male, ci porta dove vuole un demiurgo. La mancanza d’anima della pellicola è proporzionata allo spessore e ai valori che muovono i protagonisti: un contesto non propriamente fantasy in realtà. Quanto al personaggio di Kitano, anche lui vestirà i suoi bravi panni di gangster (Otomo). Più impulsivo ed efferato del solito. Kitano questa volta non interpone troppa morale, né umanizza con sentimenti elevati le sue maschere ceffo. Ci intrattiene a ritmo di intrighi e uccisioni; rappresentando una cruenta rappresaglia tra cosche di cosa loro. Musiche minimali e urbane con pochissimi inserti lirici. Due film cattivi e di genere.
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lucadrago
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sabato 19 luglio 2014
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Takeshi Kitano è un regista-attore che è un'enigma. Premessa: ho trascorso molto tempo in giappone ospite di una giapponese e ho imparato abbastanza la loro cultura e tradizione. Molti si immaginano i giapponesi come divoratori di tecnologia, fumetti karaoke (Tokyo-Milano) ecc... altri come educatissimi, orgogliosi e conservatori (Kyoto-Firenze). Dopo lo "sdoganamento"di Kurosawa, noi europei cominciamo a interessarci all'asia e in particolare al sol levante; sono nati i J-horror (poi rifatti a hollywood) come funghi e in misura minore, film più impegnati (si pensi a confessions, grande film). La verità è che questo popolo che da giovane si sballa nei "pachinko" (delle sale giochi di flipper verticali bombardante costantemente "musica" altissima che un rave sembra una messa.
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Takeshi Kitano è un regista-attore che è un'enigma. Premessa: ho trascorso molto tempo in giappone ospite di una giapponese e ho imparato abbastanza la loro cultura e tradizione. Molti si immaginano i giapponesi come divoratori di tecnologia, fumetti karaoke (Tokyo-Milano) ecc... altri come educatissimi, orgogliosi e conservatori (Kyoto-Firenze). Dopo lo "sdoganamento"di Kurosawa, noi europei cominciamo a interessarci all'asia e in particolare al sol levante; sono nati i J-horror (poi rifatti a hollywood) come funghi e in misura minore, film più impegnati (si pensi a confessions, grande film). La verità è che questo popolo che da giovane si sballa nei "pachinko" (delle sale giochi di flipper verticali bombardante costantemente "musica" altissima che un rave sembra una messa...) per ore e si veste in modo assurdo all'impensabile nel quartiere giovanile di shibuya, sta perdendo la propria identità occidentalizzandosi a modo loro. Kitano lo capisce e nel suo esplorare (e distruggere) molti luoghi comuni nella sua carriera parla dei fiori di cigliegio (amati all'inverosibile nel sol levante) in dolls, rivoluziona il bushido con il samurai cieco con il vizio del gioco e del bere (i giapponesi bevono più dei russi e trovano eccitante vomitare addirittura insieme, ma ti disprezzano profondamente se bevi da solo) ma l'onore dentro, comunica con 20 parole in 2 ore tutta l'introspezione e il dolore composto in Hana-bi, la cui mimica facciale provoca emozioni continue. Tratta spesso della jakuza (anzi sempre) che nel già citato hana-bi sembra la banda bassotti (e non è così fidatevi), in dolls la "dannazione" sentimentale (che riprenderà nell'estate di kikujiro), e qui, in particolare un misto di un qualsiasi film di bruce willis con il cult "i guerrieri della notte" e un condimento di scarface.... Il film è tutto qui, azione a volontà, famiglie che si alleano e tradiscono di continuo comandate e rimpiazzate da una miriade di "Sato" tra cui il galoppino beat takeshi che si fa strada nei gradini del potere alla tony montana. Il personaggio del Presidente delle famiglie sembra solo in apparenza ricordare il boss di "black rain", in realtà è anche lui un giulio cesare avido di potere e povero di onore. Tutto qui, il film è violento ma anche nelle sequenze molto crude non "graffia" come Tarantino, ci sono tanti accoltellamenti e sparatorie che alla fine quasi ci si annoia, e il finale è (volutamente?) banalmente buttato giù da un qualsiasi thriller b-movie. Kitano si ricorda del suo viaggio in america da fratello (brother) e del suo fiasco, ma ci riprova ofrrendo un film totalmente all'antitesi della cinematografia orientale, dove è più importante dare emozioni che seguire una logica nella sceneggiatura e nel finale, e torna a fare l'americano offrendo sushi. Ma pesce crudo e hamburger non sono proprio un piatto appetibile, e questo lascia usciti dalla sala o rimesso il dvd nella custodia, l'amarezza per non aver rispoverato Black rain, Casinò o Il padrino......... 2 stelle per la scena del carcere in cui si gioca a baseball (popolarissimo in giappone) e sopratutto la figura del commissario corrotto, che però sembra avere ancora in custodia l'onore e la morale (la sola sequenza in cui a un sicario terribile ordina di raccogliere la sigaretta da terra dopo averla tirata per disprezzo a un poliziotto di guardia è da antologia). Speriamo nel sequel. Ja-ne takeshi!
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rosario velardi
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domenica 4 marzo 2012
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tutta una carneficina
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Il film è tutta una lotta sanguinaria tra bande rivali,come inizia così finisce, se poi a tutto questo collabora anche la polizia che anzichè contrastare il crimine ordisce trame e vendette organizzate,il risultato è appunto una carneficina con l'intento di eliminare bande rivali ma anche per l'ascesa al vertice dell'organizzazione.Conoscevamo un altro Kitano, la sua fase calante sembra oramai inarrestabile, non è certo con dosi esagerate di violenza che un film diventa interessante,per tutta la durata del film si hanno difficoltà a capire e identificare i vari capi e i loro seguaci,tutta una sparatoria in una sorta di autoeliminazione, il finale vorrebbe chiudere il film in maniera insolita,ma altro non fa che evidenziare la sete di potere dei boss e una polizia corrotta come già si aveva avuto modo di percepire.
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Il film è tutta una lotta sanguinaria tra bande rivali,come inizia così finisce, se poi a tutto questo collabora anche la polizia che anzichè contrastare il crimine ordisce trame e vendette organizzate,il risultato è appunto una carneficina con l'intento di eliminare bande rivali ma anche per l'ascesa al vertice dell'organizzazione.Conoscevamo un altro Kitano, la sua fase calante sembra oramai inarrestabile, non è certo con dosi esagerate di violenza che un film diventa interessante,per tutta la durata del film si hanno difficoltà a capire e identificare i vari capi e i loro seguaci,tutta una sparatoria in una sorta di autoeliminazione, il finale vorrebbe chiudere il film in maniera insolita,ma altro non fa che evidenziare la sete di potere dei boss e una polizia corrotta come già si aveva avuto modo di percepire.
Non mette in buona luce un Giappone tecnologico e sinonimo di grande progresso, se ne ricava un'immagine di corruzione e mafiosità dilagante.
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