Non lasciarmi

that keeps me from dancing with the one I love, but my mind holds the key". Il mio corpo è una prigione, che mi impedisce di danzare con la persona che amo, ma la mia mente è la chiave. Il film mi ha fatto pensare a questa canzone degli Arcade Fire. Kathy, Tommy e Ruth sono nati con la consapevolezza, in loro non chiara, appena accennata, che dovranno morire poco dopo essere diventati individui adulti. Ma il punto è: chi di noi può dire diversamente per ciò che lo riguarda ? Il film conduce lo spettatore lentamente, con dolcezza, a prendere coscienza di questo presupposto e a scoprire in questi cloni se stesso, nelle loro vane speranze di immortalità  (l'amore, l'arte), le sue. Importante in particolare il messaggio sull'arte, urlato forte e chiaro da uno scrittore come Ishiguro. L'arte non serve a prolungare la vita, ma è soltanto una manifestazione dell'animo umano. L'ambientazione non futuristica, retrò, non mi ha dato fastidio, suggerendomi forse in qualche modo di cercare in anni passati, più che nel futuro, un'idea e un disprezzo dell'umanità che sono già stati. [NON CONTINUARE SE NON HAI VISTO IL FILM]. La società di "Non lasciarmi" ha trovato nei cloni la soluzione a malattie che l'affliggevano come la sclerosi e i tumori. I ragazzi non si ribellano, e accettano di servire da "pezzi di ricambio" perchè sono cresciuti all'interno di strutture educative che li indirizzano sin dall'infanzia, e limitano fortemente il loro contatto con il mondo esterno (Kathy, Ruth e Tommy ricevono lezioni su come comportarsi fuori come un italiano può riceverne prima di un viaggio all'estero, non di meno sono impacciatissimi nell'ordinare il pranzo al ristorante). Le due signore a cui due dei ragazzi si rivolgono verso la fine del film ovviamente non possono che rispondere che i rinvii non sono mai esistiti. Innanzi tutto perchè, com'è certo, in natura non esistono rinvii. In secondo luogo perchè non sarebbero una soluzione più etica, in quanto getterebbero una nuova discriminazione tra coloro che sono innamorati e coloro che invece non lo sono. Resterebbe da arrendersi alla totale assenza di speranza. Ma in qualche modo la dignità e la consapevolezza completa di essere umano uguale agli altri che Kathy, la voce narrante, ha indiscutibilmente raggiunto ci risolleva e ci conforta.  "Continuo a ripetermi che comunque sono stata fortunata a passare del tempo con lui. Quello di cui non sono tanto sicura è che le nostre vite siano tanto diverse da quelle delle persone che salviamo. Tutti completiamo un ciclo, e forse nessuno ha compreso completamente la propria vita, nè sente di aver vissuto abbastanza".