liga07
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domenica 25 agosto 2013
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grande documentario e grande liga!!!!!
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da vedere assolutamente sono 90 minuti di fusione fra canzoni di Ligabue e la storia dell'italia partendo dagli anni 70, la prima volta che lo visto era un pò pesantuccio poi lo trovato in dvd a 11€ e lo comprato e me lo sono visto e rivisto e più lo vedevo e più era bello.
da consigliare a tutti anche a chi non è fan di ligabue.
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ultimoboyscout
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martedì 8 marzo 2011
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un bel manifesto politico.
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Doveroso specificare che non si tratta di un film, piuttosto di un documento e di un viaggio tra la gente. gente comunee gente famosa, giovani e meno giovani. Il tutto musicato ovviamente con le canzoni del Liga. Altrettanto doveroso dire che si tratta di un viaggio particolarmente partigiano e rosso anche se non vuole darlo a vedere ma lo fa con furbizia senza esagerare nel tirare in ballo nessuno ma con stilettate precise e sottili, utile a mettere in cattiva luce il governo e il proprio operato, far parlare chi dovrebbe acvere il buon gusto di tacere (vedi soprattutto gli ospiti di questo nostro bellissimo paese) fare una morale spicciola e fuori luogo, utopistica, supponente e presuntuosa e sminuire in varie occasioni TV e relativo telegiornale (StudioAperto, cito testuali parole pronunciate) del capo dell'attuale suddetto governo.
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Doveroso specificare che non si tratta di un film, piuttosto di un documento e di un viaggio tra la gente. gente comunee gente famosa, giovani e meno giovani. Il tutto musicato ovviamente con le canzoni del Liga. Altrettanto doveroso dire che si tratta di un viaggio particolarmente partigiano e rosso anche se non vuole darlo a vedere ma lo fa con furbizia senza esagerare nel tirare in ballo nessuno ma con stilettate precise e sottili, utile a mettere in cattiva luce il governo e il proprio operato, far parlare chi dovrebbe acvere il buon gusto di tacere (vedi soprattutto gli ospiti di questo nostro bellissimo paese) fare una morale spicciola e fuori luogo, utopistica, supponente e presuntuosa e sminuire in varie occasioni TV e relativo telegiornale (StudioAperto, cito testuali parole pronunciate) del capo dell'attuale suddetto governo. In effetti basta guardare gli eventi raccontati e chi viene intervistato...non è che si potesse aspettare altro. Detto questo il progetto è ambizioso e interessante, Ligabue è molto molto bravo (e altrettanto scaltro) e si dimostra artista poliedrico in grado di muoversi su più fronti, cinema, libri e musica che è e deve rimanere la sua attività principale. Perchè se è vero che le sue opere da regista piacciono (qui non cura la regia comunque) le sue canzoni colpiscono ancora di più, ben più forte e in profondità. Non voglio entrare in stagnanti discorsi meramente politici, non siamo proprio nel posto più adatto anche perchè tribunetta e teatrino politico l'hanno già fatto, però stavolta il Liga (sottolineo che lo adoro) è andato oltre scendendo in campo in maniera non esplicita ma penosamente di parte. Fatto da Nanni Moretti sarebbe stato un conto, e invece...Cari Liga e Gay troppo semplice far sentire tutti uniti e Italiani dopo Madrid '82 o Berlino '06...non fate i furbetti perchè non tutti ci cascano. Io, testa alta e niente paura, tiro avanti!
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angelo umana
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lunedì 27 settembre 2010
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la massa vota in tv e poi và a dormire
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“Niente paura” è un film emozionante, l’emozione ci è regalata dalle persone belle che vi sono ospitate (Falcone, la Hack, don Ciotti, Verdone, la figlia di Guido Rossa e molti altri) e dalle loro parole frizzanti, di speranza. E’ come constatare che nel nostro paese, diventato davvero brutto e lontano dalla Costituzione, ci sono delle perle, le belle persone appunto, il nostro tesoro da cui ripartiremo. Fà meraviglia, dice il film, come un paese così bello sia stato lordato da noi stessi e dai nostri affaracci.
Non vi è nessuna smania di protagonismo o autocelebrazione da parte di Luciano Ligabue, che anzi dà spazio a tutte le persone invitate nel film, persone note o semplici spettatori dei suoi concerti, le canzoni di Ligabue sono la degna colonna sonora di ciò che viene raccontato.
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“Niente paura” è un film emozionante, l’emozione ci è regalata dalle persone belle che vi sono ospitate (Falcone, la Hack, don Ciotti, Verdone, la figlia di Guido Rossa e molti altri) e dalle loro parole frizzanti, di speranza. E’ come constatare che nel nostro paese, diventato davvero brutto e lontano dalla Costituzione, ci sono delle perle, le belle persone appunto, il nostro tesoro da cui ripartiremo. Fà meraviglia, dice il film, come un paese così bello sia stato lordato da noi stessi e dai nostri affaracci.
Non vi è nessuna smania di protagonismo o autocelebrazione da parte di Luciano Ligabue, che anzi dà spazio a tutte le persone invitate nel film, persone note o semplici spettatori dei suoi concerti, le canzoni di Ligabue sono la degna colonna sonora di ciò che viene raccontato. Memorabile ed esilarante la proposta di Paolo Rossi di creare dei lager culturali rieducativi, dove possono essere rinchiusi per un periodo coloro che un‘ipotetica polizia culturale ferma in strada per verificarne la cultura e la conoscenza della Costituzione: pasdaran o guardiani della cultura, sennò l’italiano medio resta quello che “vota attraverso la televisione e poi … va a dormire”.
“Niente paura” è una piccola enciclopedia leggera, dura solo un’ora e mezza, immagini belle ma anche molte brutture, che vanno dalla strage di Bologna nel 1980 fino ai giorni recenti. Solo due politici hanno meritato una citazione in questa carrellata di perle: Enrico Berlinguer e Sandro Pertini.
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gianmarco.diroma
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mercoledì 22 settembre 2010
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un manifesto in difesa della costituzione
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La strage di Capaci quella di via D'Amelio quella della stazione di Bologna l'assassinio di Guido Rossa i Mondiali di Calcio del 1982 e quelli del 2006 il dramma di Eluana Englaro...posizionare questi e altri eventi cruciali della storia del nostro paese senza intervallarli con una corretta punteggiatura, corrisponde al tentativo di capire se esista una logica narrativa dietro la scelta di Piergiorgio Gay di accatastare l'uno accanto all'altro questi avvenimenti. Perché ognuno di questi accadimenti porta dietro di sé un nodo cruciale attorno al quale, da anni, si arrovellano le coscienze dei cittadini e di chi li governa: l'infiltrazione mafiosa nella nostra società, la questione delle Brigate Rosse e la necessità di superare (in uno dei momenti più alti del film, quando la figlia di Guido Rossa, Sabina, parla in favore della libertà condizionale per Vincenzo Guagliardo, la mano che uccise suo padre) quel buio periodo storico attraverso l'utilizzo di una coscienza laica e non cattolica (l'idea di giustizia e non quella di peccato e perdono), chi e perché ha avuto il coraggio di mettere una bomba nella sala d'attesa di seconda classe della stazione di Bologna la mattina del 2 agosto 1980, quando le famiglie meno abbienti affollavano quei luoghi, perché il nostro paese riesce a sentire il peso del tricolore solo quando la Nazionale gioca i mondiali, perché il trattamento biologico potrebbe non diventare mai una realtà effettiva nel nostro paese.
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La strage di Capaci quella di via D'Amelio quella della stazione di Bologna l'assassinio di Guido Rossa i Mondiali di Calcio del 1982 e quelli del 2006 il dramma di Eluana Englaro...posizionare questi e altri eventi cruciali della storia del nostro paese senza intervallarli con una corretta punteggiatura, corrisponde al tentativo di capire se esista una logica narrativa dietro la scelta di Piergiorgio Gay di accatastare l'uno accanto all'altro questi avvenimenti. Perché ognuno di questi accadimenti porta dietro di sé un nodo cruciale attorno al quale, da anni, si arrovellano le coscienze dei cittadini e di chi li governa: l'infiltrazione mafiosa nella nostra società, la questione delle Brigate Rosse e la necessità di superare (in uno dei momenti più alti del film, quando la figlia di Guido Rossa, Sabina, parla in favore della libertà condizionale per Vincenzo Guagliardo, la mano che uccise suo padre) quel buio periodo storico attraverso l'utilizzo di una coscienza laica e non cattolica (l'idea di giustizia e non quella di peccato e perdono), chi e perché ha avuto il coraggio di mettere una bomba nella sala d'attesa di seconda classe della stazione di Bologna la mattina del 2 agosto 1980, quando le famiglie meno abbienti affollavano quei luoghi, perché il nostro paese riesce a sentire il peso del tricolore solo quando la Nazionale gioca i mondiali, perché il trattamento biologico potrebbe non diventare mai una realtà effettiva nel nostro paese...
La scelta di Piergiorgio Gay e del co-sceneggiatore Piergiorgio Paterlini è stata quella, citando Paolo Rossi quando parla di un popolo che si è fatto pubblico, di dare voce ad uno dei cantanti più popolari in Italia, uno che è stato capace di raccontare vite, sogni, emozioni e delusioni della quintessenza della nostra Italia, ovvero la provincia (nel suo caso si parte da Correggio, provincia di Reggio Emilia, e da qui scaturisce l'omaggio a Pier Vittorio Tondelli) e soprattutto al suo pubblico (di cui, non a caso, ci vengono detti nome e cognome attraverso i sottopancia). In questo la musica di Luciano Ligabue fa solo da collante, è la sua musica a fare da punteggiatura, a permettere che la regia di Piergiorgio Gay voli con grande velocità da un universo all'altro (l'immigrazione e Fellini centrano qualcosa?) con una libertà espressiva che la musica possiede in maniera radicata, mentre il cinema, a causa di quella permanenza retinica necessaria affinché il fotogramma che viene prima possa essere messo in relazione con quello successivo, non sempre riesce né ad avere, né tantomeno a gestire.
Rimane il coraggio di un vero e proprio Manifesto con la M maiuscola in difesa di quei principi sui quali la nostra Repubblica dovrebbe reggersi e che, invece, vengono oramai sempre più spesso volgarmente messi in discussione senza che nessuno (in quanto pubblico passivo e non popolo attivo e partecipante alle scelte che lo coinvolgono) riesca a porvi un freno.
Rimane il coraggio di dare voce al pubblico (come detto sopra) di Luciano Ligabue capace ancora (vedi l'episodio del ragazzo che ricorda l'ascesa e la caduta di Marco Pantani) di emozionarsi (e di fare emozionare noi, pubblico a nostra volta) sinceramente.
Rimane la voglia e il sogno di sentirsi parte di un momento storico in cui, forse, in molti sentono la necessità di iniziare a muoversi nuovamente: è la logica del movimento contrapposta a quella dei grandi salotti. La logica della partecipazione contrapposta a quella esclusiva dei partiti.
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renato volpone
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mercoledì 22 settembre 2010
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quanti ricordi
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Ottimo film documentario che ripercorre la storia italiana degli ultimi anni attraverso scene di repertorio forse mai viste o comunque dimenticate, sul filo conduttore della costituzione italiana. Una storia raccontata e commentata da gente comune e personaggi famosi seduti sulle scale, un modo per farci sentire tutti un po' più vicini. Il tutto accompagnato dalla musica e dalle parole di Ligabue. Ottimo l'insieme. Film da vedere tutti, anche da coloro che non amano Ligabue
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fabrizio 87
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domenica 19 settembre 2010
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contestazione finti santi di questo film
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questi signori attori e cantanti parlano molto bene, ma loro che cosa fanno? non mi sembra si impegnino per fare qualcosa di quello che dicono. Loro che hanno un capitale spaventoso e potrebbero fare molto per la società, incoraggiano noi a farlo, che non abbiamo i mezzi.
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spike
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sabato 18 settembre 2010
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da vedere e meditare
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Film di montaggio che mette insieme interviste a persone e personaggi italiani e no, immagini di repertorio della nostra storia e dei concerti di Ligabue. In sé non è niente di nuovo ma è efficace per riflettere un pò sulla nostra società ( dalla Giustizia alla Cultura ). Interessante riportare la musica ad uno dei suoi compiti principali: riflessione sociale e politica ( de Andrè docet ). Da vedere e far vedere agli studenti, può essere un buon metodo per avvicinare le nuove generazioni alla nostra storia più recente. ( da brividi le immagini della strage di Bologna dell'80 e la lezione di civiltà dell'immigrato di Rosarno: ".
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Film di montaggio che mette insieme interviste a persone e personaggi italiani e no, immagini di repertorio della nostra storia e dei concerti di Ligabue. In sé non è niente di nuovo ma è efficace per riflettere un pò sulla nostra società ( dalla Giustizia alla Cultura ). Interessante riportare la musica ad uno dei suoi compiti principali: riflessione sociale e politica ( de Andrè docet ). Da vedere e far vedere agli studenti, può essere un buon metodo per avvicinare le nuove generazioni alla nostra storia più recente. ( da brividi le immagini della strage di Bologna dell'80 e la lezione di civiltà dell'immigrato di Rosarno: "...se non educate i vostri figli alla civiltà si rivolteranno contro di voi..." ). Niente paura, forse non è ancora troppo tardi!?!?
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luca scialò
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martedì 7 settembre 2010
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"niente paura"..noi italiani dovremmo ricordarcelo
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Il lungometraggio diretto da Piergiorgio Gay “Niente paura – Come siamo come eravamo e le canzoni di Ligabue”, è un film-documentario che mediante le testimonianze di attori, scienziati, intellettuali, sportivi, gente comune, offre uno spaccato del nostro Paese.
Una sorta di dedica sofferta all’Italia, esternando sì un forte sentimento d'amore per il nostro Paese ma, ma allo stesso tempo, tutta la sofferenza per la sua incapacità di vincere i propri “vecchi mali”. Parafrasando una canzone di Ligabue, diremo “sdraiata sul mondo con un cielo privato, fra San Pietri e Madonne, fra progresso e peccato; fra un domani che arriva ma che sembra in apnea…” (da Buonanotte all’Italia).
Piergiorgio Gay, regista torinese cinquantunenne, ha tre film all’attivo: esordisce nel 1998 con “Tre storie”, su tre ex tossicodipendenti che tentano di tornare a una vita “normale” dopo un’esperienza in comunità; nel 2000 dirige “Guarda il cielo”, che racconta sempre la storia di tre vite, questa volta però dedicate tutte all’universo femminile (le vite di Stella, Sonia e Silvia); nel 2002 porta in concorso alla Mostra di Venezia “La forza del passato”, una drammatica avventura di uno scrittore quarantenne che indaga sulla misteriosa identità del padre (dall’omonimo romanzo di S.
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Il lungometraggio diretto da Piergiorgio Gay “Niente paura – Come siamo come eravamo e le canzoni di Ligabue”, è un film-documentario che mediante le testimonianze di attori, scienziati, intellettuali, sportivi, gente comune, offre uno spaccato del nostro Paese.
Una sorta di dedica sofferta all’Italia, esternando sì un forte sentimento d'amore per il nostro Paese ma, ma allo stesso tempo, tutta la sofferenza per la sua incapacità di vincere i propri “vecchi mali”. Parafrasando una canzone di Ligabue, diremo “sdraiata sul mondo con un cielo privato, fra San Pietri e Madonne, fra progresso e peccato; fra un domani che arriva ma che sembra in apnea…” (da Buonanotte all’Italia).
Piergiorgio Gay, regista torinese cinquantunenne, ha tre film all’attivo: esordisce nel 1998 con “Tre storie”, su tre ex tossicodipendenti che tentano di tornare a una vita “normale” dopo un’esperienza in comunità; nel 2000 dirige “Guarda il cielo”, che racconta sempre la storia di tre vite, questa volta però dedicate tutte all’universo femminile (le vite di Stella, Sonia e Silvia); nel 2002 porta in concorso alla Mostra di Venezia “La forza del passato”, una drammatica avventura di uno scrittore quarantenne che indaga sulla misteriosa identità del padre (dall’omonimo romanzo di S. Veronesi). Per “Niente paura” ha collaborato con Piergiorgio Paterlini, e ha coinvolto personalità di diversi settori quali Giovanni Soldini, Stefano Rodotà, Carlo Verdone, Paolo Rossi, Margherita Hack, Fabio Volo, Beppino Englaro, Umbertto Veronesi, Javier Zanetti, Don Luigi Ciotti, Sabina Rossa e Luciana Castellina.
E poi c’è lui, la rockstar di Correggio Luciano Ligabue. Il quale, oltre a dire la sua come le personalità di cui sopra, ha con piacere offerto le proprie canzoni per la colonna sonora di questo film; oltre che, appunto il titolo stesso ispirato ad una sua canzone contenuta nell’album-raccolta del 2007 “Primo tempo” (“Niente paura” è stato proprio l’inedito lanciato per promozionarlo).
Secondo i giornalisti addetti ai lavori, “il Liga”, come amano chiamarlo i suoi fan, è stato la vera stella della Mostra cinematografica di Venezia, attirando intorno al fatidico “red carpet”, più fan degli stessi attori italiani e stranieri. In fondo lui ci è abituato, visto che le sue date dei concerti sono subito “sold-out” a breve distanza dalla messa in commercio dei biglietti.
Del resto, Ligabue ha già confidenza con il Cinema. Vanta infatti già due film all’attivo, “Radiofreccia” del 1998 (presentato fuori concorso a Venezia) e “Da zero a dieci” del 2002 (presentato al Festival di Cannes), mentre nella passata edizione è stato membro della giuria di Venezia.
“Niente paura”, un grido che noi italiani non dovremmo mai dimenticare. E questo docu-film di Piergiorgio Gay ce lo rammenta.
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