m.grace l.
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lunedì 20 settembre 2010
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tre tappe tre comandamenti
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Guardando questa pellicola sembra che la vera abilità di Ryan Murphy sia stata quella di riassumere 130’minuti di film nell’ ellittico titolo: “ mangia-prega-ama ”. Tre imperativi, ognuno vale un viaggio. La storia è quella di Liz (Julia Roberts), una neo-sposata scrittrice infelice di non provare più sentimenti, che spinta dall’istinto a viaggiare, acuitosi dopo l’incontro con lo sciamano di Bali e una labile relazione con un ragazzo molto più giovane di lei, decide di lasciare New York. Da questo momento in poi si procede per tappe. L’ Italia è la prima. Qui oltre alla suggestiva visione di un piatto di spaghetti a Roma e una pizza in trasferta a Napoli, allo spettatore è concesso di assaporare ben poco, semmai si rivela l’occasione giusta per riflettere sull’idea che di noi italiani hanno gli stranieri (istrionici-gesticolanti-burini-scansafatiche-mangioni).
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Guardando questa pellicola sembra che la vera abilità di Ryan Murphy sia stata quella di riassumere 130’minuti di film nell’ ellittico titolo: “ mangia-prega-ama ”. Tre imperativi, ognuno vale un viaggio. La storia è quella di Liz (Julia Roberts), una neo-sposata scrittrice infelice di non provare più sentimenti, che spinta dall’istinto a viaggiare, acuitosi dopo l’incontro con lo sciamano di Bali e una labile relazione con un ragazzo molto più giovane di lei, decide di lasciare New York. Da questo momento in poi si procede per tappe. L’ Italia è la prima. Qui oltre alla suggestiva visione di un piatto di spaghetti a Roma e una pizza in trasferta a Napoli, allo spettatore è concesso di assaporare ben poco, semmai si rivela l’occasione giusta per riflettere sull’idea che di noi italiani hanno gli stranieri (istrionici-gesticolanti-burini-scansafatiche-mangioni). Si parte allora alla volta dell’India per un ritiro spirituale. Apprezzabili gli incontri con Richard, invadente texano paventato da un senso di colpa e con una giovane ragazza costretta a sposarsi con uno sconosciuto. Ma Liz, come del resto noi spettatori, è molto combattuta sul beneficio di questo viaggio. Fortuna che c’è un ultimo biglietto aereo destinazione Bali, eccoci finalmente all’"ama". Deliziosa la casetta nel verde, divertente lo sciamano sdentato che stenta inizialmente a riconoscerla, carino Javier Bardem nei panni di Felipe, l’affascinante divorziato che farà innamorare Liz, del tutto prevedibile invece il loro “fortuito” incontro.Ergo infine,qual è la morale del film? “Chi si accontenta non gode” oppure “fai bene al prossimo fai bene a te stesso”? Potrebbero calzare, è però lecito chiedersi se cambiare compagno, residenza e abiti sia davvero la strada giusta per ritrovare se stessi ed essere altruisti.
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relaypse
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lunedì 20 settembre 2010
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mangia prega...scappa!
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film decisamente pessimo
diviso in varie parti.
la prima parte in cui non si capisce niente...
Julia "campanellino" Roberts ha dei problemi esistenziali e come te li risolve?
molla tutto, marito americano medioman il solito lavoro di scrittrice di fama (ma sono tutti scrittori di fama i protagonisti dei film americani? tutti scrittori con la mega villa!) e si rimette in gioco e va in Italia per ..................mangiare!!! ma non è vero!! nel libro va in Italia...per...imparare l'italiano.
per i primi dieci minuti ero incuriosito...ma quando poi sono andati in Italia il regista ha dato libero sfogo alla sua ignoranza andando a fare la solita macchietta dell'italiano mangiaspaghetti amante del cibo e del dolce far niente, sfoderando poi una serie di luoghi comuni e situazioni che sembravano uscite da un film del duo Boldi-De Sica più che dalle pagine del bel libro da cui è stato tratto il film (quando ordinano il caffè e quando ordina al ristorante autoproclamandosi "una romana vera" stavo vomitando nel biccherone di cocacola).
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film decisamente pessimo
diviso in varie parti.
la prima parte in cui non si capisce niente...
Julia "campanellino" Roberts ha dei problemi esistenziali e come te li risolve?
molla tutto, marito americano medioman il solito lavoro di scrittrice di fama (ma sono tutti scrittori di fama i protagonisti dei film americani? tutti scrittori con la mega villa!) e si rimette in gioco e va in Italia per ..................mangiare!!! ma non è vero!! nel libro va in Italia...per...imparare l'italiano.
per i primi dieci minuti ero incuriosito...ma quando poi sono andati in Italia il regista ha dato libero sfogo alla sua ignoranza andando a fare la solita macchietta dell'italiano mangiaspaghetti amante del cibo e del dolce far niente, sfoderando poi una serie di luoghi comuni e situazioni che sembravano uscite da un film del duo Boldi-De Sica più che dalle pagine del bel libro da cui è stato tratto il film (quando ordinano il caffè e quando ordina al ristorante autoproclamandosi "una romana vera" stavo vomitando nel biccherone di cocacola).
siamo nel 2010 e il regista sembra più essere legato a un'immagine bucolica e retrò di un'Italia che forse ha visto solo in cartolina e nei film dei nostri vecchi "maestri" registi di 50 anni fa che all'Italia vera e propria.
la Roma bellissima fuori ma decadente all'interno (le impalcature dentro la stanza che cadeva a pezzi, la governante siciliana dai consigli utili per concludere con la vasca da rottamare senza acqua a corrente e funzionante solo ad acqua scaldata...).
scene completamente inventate (nel libro non ci sono), situazioni che in Italia non esistono spacciate come normalità, dialoghi veramente scadenti e senza nessun tipo di significato per concludere il tutto con il ......tacchino mangiato a colazione ...scena che trasuda americanità da tutti i pori...scena che da l'inizio a un'altra serie di luoghi comuni e apre alle successive altre pessime fasi del fim
certamente con quella scena si saranno garantiti i famori dei milioni di americani patriotici...non la mia.
il viaggio in India e l'incontro con il solito stereotipato texano ex-alcolista nonchè la stereotipata indiana costretta a sposarsi controvoglia nonchè alla iper sterotipata amica guaritrice in stile maestro Myiaghi di Karate Kid (del ti curo una lesione al tendine della gamba con una foglia di banano...).
conclusione e gran ballo finale con l'ex marito in stile Dirty Dancing e lacrimuccia che scappa subito riassorbita dal viaggio a Bali in cui Bardem viene spacciato per lo stereotipatissimo brasiliano caliente e saudadico ma triste e con il corazon rotto (e quì il doppiatore, così come nel caso del suo guru, ha delle colpe mica da ridere).
ed ecco i 2 secondi più tristi della storia di questo film...2 secondi che fanno decadere anche il buono che questo film ha....l'ex marito lasciato da 1 anni con alle spalle una presunta figlia che avrà almeno 3 anni con la nuova moglie...come a voler dire...medioman alla fine non l'ha presa in culo e quindi è giustificato.
e chi si è identificato in quel povero marito che non ha mica capito perchè è stato lasciato (migliaia di americani medi) avrà tirato sicuramente un sospiro di sollievo e consiglierà il film ad altri mediocri...bella mossa il regista!!
si finisce in bellezza con mille domande e questioni aperte, con una serie di questioni che non si capisce neanche bene perchè siano state affrontate o affrontate superficialmente .
una perdita di tempo!
leggete il libro che almeno quello è bello
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salman
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lunedì 20 settembre 2010
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oscar per il peggior film
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Film terribile! Lo spessore psicologico della protagonista Julia Roberts è inesistente, l'attrice non fa che piangere o sorridere con aria sognante per tutto il film, che è decisamente troppo lungo e prolisso - anche se dopo circa 10 minuti ti viene già voglia di andartene. La parte ambientata in Italia è oscena, mostra l'Italia come "spaghetti e trippa" e stupidi personaggi che mangiano e ridono tutto il tempo (ma cosa c'è da stare allegri oggi in Italia?)Insomma.. non andate a vederlo! salman
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leo87
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lunedì 20 settembre 2010
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la meraviglia delle emozioni
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Bellissimo film. Un fim denso di emozioni e molto profondo. Una Roberts immensa. Davvero un ottimo film.
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angie81
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lunedì 20 settembre 2010
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il viaggio per il viaggio
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Si fa un gran parlare di stereotipi, di 'già visto', di commedia americana per antonomasia. E allora? Forse a tanti sfugge che i luoghi, i paesaggi, le persone, le abitudini, sono filtrati attraverso il punto di vista della protagonista. Insomma i clichès sono voluti, e hanno un senso. Lei 'vede' l'Italia come un luogo in cui mangiare, in cui abbandonarsi all'imperativo categorico del 'dolce far niente', così come sente l'India come un luogo in cui espiare i propri errori passati, e Bali come il luogo in cui trovare l' Amore. Il viaggio è il SUO, non il nostro, e in questa sorta di percorso catartico Liz passa attraverso un Inferno dantesco fatto di piaceri che ha l'allettante veste di una Roma, sì forse ferma agli anni cinquanta nel suo immaginario, ma proprio per questo ancora più affascinante e accattivante, per poi immergersi nel Purgatorio di una Calcutta grigia e caotica, ma che nasconde al suo interno la fonte della ritrovata serenità, fino a Bali, il Paradiso paesaggistico e del cuore.
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Si fa un gran parlare di stereotipi, di 'già visto', di commedia americana per antonomasia. E allora? Forse a tanti sfugge che i luoghi, i paesaggi, le persone, le abitudini, sono filtrati attraverso il punto di vista della protagonista. Insomma i clichès sono voluti, e hanno un senso. Lei 'vede' l'Italia come un luogo in cui mangiare, in cui abbandonarsi all'imperativo categorico del 'dolce far niente', così come sente l'India come un luogo in cui espiare i propri errori passati, e Bali come il luogo in cui trovare l' Amore. Il viaggio è il SUO, non il nostro, e in questa sorta di percorso catartico Liz passa attraverso un Inferno dantesco fatto di piaceri che ha l'allettante veste di una Roma, sì forse ferma agli anni cinquanta nel suo immaginario, ma proprio per questo ancora più affascinante e accattivante, per poi immergersi nel Purgatorio di una Calcutta grigia e caotica, ma che nasconde al suo interno la fonte della ritrovata serenità, fino a Bali, il Paradiso paesaggistico e del cuore. Giacchè il senso del viaggio alla fine è tutto lì: l'Amore. Un Amore che non è solo per un uomo ma in primiis per se stessa, l'accettazione della propria persona, con tutti i limiti e le contraddizioni. E la scoperta di ciò non potrebbe non avvenire attraverso delle guide: ogni dimensione ha il suo mentore, ora moltiplicato in un'allegra compagnia goliardica che la inizia ai piaceri della tavola, ora racchiuso in un peccatore che le insegna a perdonarsi per potere aprire la mente all'universo e farsi inondare da esso, ora nelle spoglie di un campione che le fa fare la scoperta più grande, quella di amare ed essere amata senza temere di rinunciare a una parte di sè, perchè a volte è giusto che gli equilibri si infrangano per poter respirare la vita. E alla fine, come sempre, ciò che conta non è la meta, ma il viaggio per il viaggio, gli incontri, le esperienze, i momenti vissuti, perchè è il confronto con l'altro, con ciò che è diverso da noi e dalle nostre abitudini, l'unico modo per lasciare una traccia di noi stessi e nello stesso tempo uno specchio per guardarci dentro. E in fondo "è sempre così: si parte per aiutare se stessi, e alla fine si finisce per aiutare gli altri".
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[+] il viaggio nel viaggio, per sè
(di toresani89)
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sussyyy
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lunedì 20 settembre 2010
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emozionante
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A mio parere un ottimo film ,forse un po' lento in alcuni punti ma decisamente interessante ,sia per l'argomento trattato ovvero che arriva un momento nella vita in cui bisogna ricongiungersi con se stessi e ritrovarsi altrimenti si "muore" e che non importa cosa uno faccia l'importante è arrivare a se. Inoltre mi è piaciuto il modo in cui viene presentata la storia ovvero non in modo banale ma nemmeno tragico, bravissimi julia Roberts e Javier Bardem. Davvero un bel film sulla ricerca di se stessi.
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il conformista
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lunedì 20 settembre 2010
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lei veramente odiosa, almeno posti incantevoli
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LA Roberts è mal fotografata, scavata in volto con quei labbroni tristi in giù. Bellissimi i posti, soprattuto Bali. Buone vedute. Peccato per l'Italia con le suore fasulle ubiquite, la casa fatiscente che neanche ai primi del secolo con la proprietaria siciliana, la macchina di Argentero che risale al 1974. La Roberts è molto antipatica, un ruolo non giusto per lei, così solare e senza troppi lazzi per la testa. E poi è sexy come un gambo di sedano con zero feeling con Bardem, sembra l'incontro tra due frigoriferi. Sarebbe stata meglio fare accooppiare con Argentero o perfino il vecchio Richard Jenkins. Ridicoli i duetti con il marito e tristi quelli con l'amante.
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graçe
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domenica 19 settembre 2010
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esattamente come l'aspettavo
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Rispecchia il libro in ogni punto.... emozionante un pò lento nella seconda parte... ma un bellissimo film....
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mart4
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domenica 19 settembre 2010
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film fantastico
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non capisco cosa vi aspettavate da questo film... ho letto il libro e lo rispecchia in ogni punto... non riesco a capire il perchè di tutti questi commenti negativi...
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alexia62
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domenica 19 settembre 2010
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troppi stereotipi
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Solita commedia all'americana romantica,carina e divertente da guardare con le amiche anche solo per il fascino di Bardem.La Robert è sempre la stessa scontata e prevedibile,mentre sono molto belle le fotografie e le locations.
Non mi è piaciuta invece l'immagine che ne esce dell'Italia. Ma che cosa pensano in America che noi non facciamo altro che mangiare,litigare per bere un caffè e oziare? Durante la sua permanenza a Roma viene sottolineato un pò troppo spesso il " dolce far niente",a Napoli panni stesi,pizza e il tifo da bar...non ci sono un pò troppi stereotipi?Mah.....
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