Un corpo da Machete
“Da ex-con ad icon” con la brevità che lo caratterizza Danny Trejo riassume così la sua vita. Prima galeotto (con) poi ex-galeotto e infine icona del mondo cinematografico. La mole di film, ruoli e parti che l’industria audiovisiva (cinema, televisione, videoclip e videogiochi) riserva per Danny Trejo sono la prova più evidente del bisogno e contemporaneamente della scarsità di corpi cinematografici come il suo. Più di 100 tra film ed episodi di serie tv in soli 25 anni di carriera, solo per il prossimo anno ha 19 progetti in lavorazione, e mai un lavoro da protagonista. Almeno fino a Machete.
Il film di Robert Rodriguez, che prende le mosse da un finto trailer inventato per interrompere il dittico Grindhouse allargando un personaggio inventato per Spy Kids (era lo zio dei bambini protagonisti), per la prima volta porta in primo piano il volto rovinato e il fisico da vita violenta dell’ultimo grande caratterista non-attore del cinema americano.
Danny Trejo è l’essenza stessa del cinema. Anche se non sa recitare, anche se non ha il minimo spessore autoriale, cultura cinematografica o background teatrale. Lo stesso Trejo ha quello che non si può comprare, un corpo ed un volto fatti per essere ripresi, tratti somatici sventrati da una vita vera e in grado da soli di raccontare mille storie.

Il Trejo-pensiero
Se si dovesse scegliere un oggetto per definire e rappresentare tutto Trejo questo sarebbe una lama. Robert Rodriguez nei suoi film dà ai suoi personaggi sempre il nome di un coltello diverso (e Machete è solo l’ultimo in questo senso), la sua faccia sembra costellata di tagli e il suo tono di voce sembra ispirare agli sceneggiatori solo one line taglienti.
E sebbene nella vita sia una persona a cui il successo ha fatto scoprire una dimensione di vita lontana anni luce dai primi terribili anni che lo hanno portato a diverse condanne in galera. “Quando cammino per le strade in cui commettevo crimini e i bambini mi chiedono l’autografo provo la gioia più grande possibile”, “Sono stato benedetto, alle volte mi sveglio con il terrore che non sia vero quello che mi è successo e di stare ancora in carcere” a sentirlo parlare sembra una guida spirituale, a vederlo sullo schermo sembra il più grande sanguinario mai esistito, “Interpreto personaggi negativi anche per mostrare che queste persone muoiono sempre o fanno una brutta fine”.
Machete è il trionfo dell’unione del Rodriguez-pensiero e del Trejo-pensiero: “Mi piace Machete perchè ha una sua etica e non è disposto a fare un passo indietro dai suoi principi”. Uomini in grado di portare la verità e la rigidità dei principi della vita di strada sullo schermo solo attraverso il loro corpo non sono un’esclusiva del cinema autoriale.

Il corpo e la carriera di Trejo
Denti costantemente digrignati, occhi penetranti e atteggiamento sempre pronto a dare una coltellata. Danny Trejo è stato notato dal grande Andrey Konchalovsky sul set di A 30 secondi dalla fine, dove era stato ingaggiato a 320 dollari al giorno per fare da boxe trainer a Eric Roberts. Ma come rimanere impassibili di fronte a quella faccia? Konchalovsky, che il cinema lo conosce, subito gli affida una parte comprimaria, da lì Trejo non si ferma più. Chiunque lo veda sullo schermo lo vuole.
Non è Lee Marvin, non ha quello spessore e quel volto da protagonista, né è Lamberto Maggiorani, l’uomo comune con il corpo segnato dai drammi di un paese, a lui la storia della sua vita ha regalato le ferite da villain, Trejo è un antagonista, uno nato col coltello in mano e come tale diventa un feticcio per tutti, Rodriguez in primis che ha un ruolo per lui in ogni singolo film che gira o produce.
Desperado, xXx, Desperate Housewives, Monk, Anaconda, Anchorman, la soap The young and the restless ma anche i videogiochi Def Jam: Fight for NY e GTA (cui ha prestato la voce) o Call of Duty Black Ops (in cui è presente come antagonista), sono solo alcuni dei titoli che rendano conto quanto e come l’audiovisivo abbia un bisogno viscerale di volti e corpi tatuati (imponente quello vero presente sul petto di Trejo, un tratto che nessun regista si sogna di nascondere) che si contrappongano al volto pulito e acquietato delle star. Trejo è destabilizzante, ha il peggio della nostra società inciso addosso, per questo fa il villain e per questo quando fa l’eroe è immenso.