La recensione ***
Complotti politici post 11 settembre. "The Ghostwriter" parte proprio da qui e dalla guerra al terrorismo che l'Occidente cominciò contro i paesi islamici per arrivare a chiedersi quale sia, infine, il confine di questa guerra. É lecito avere umanità per i nemici, rispettare i loro diritti? E in quale terreno gli Stati Uniti hanno veramente trascinato gli altri paesi occidentali? È stata una guerra per la liberazione di un popolo la cui giustizia era stata schiacciata o, diversamente, era pura vendetta di una nazione verso un'altra? Domande che un ghostwriter londinese comincia a porsi quando viene scelto per aiutare l'ex controverso primo ministro britannico Adam Lang nella stesure delle sue memorie. Non sappiamo nulla del ghostwriter (per la cronaca è un termine e una professione che equivalgono a quelle di uno scrittore pagato per scrivere libri, articoli e pubblicazioni che sono ufficialmente attribuiti a un'altra persona), nemmeno il suo nome. Ed è grazie grazie a questo stratagemma letterario che il lettore viene facilitato nell'immedesimazione con il protagonista, catapultato di botto nell'universo politico creatosi nell'assetto anglo-americano come ultima, ma non fondamentale, pedina di un gioco di sospetti, spionaggio e cospirazioni internazionali fra i tanti personaggi di questo thriller. Per tutto il romanzo, Robert Harris ci tiene sospesi fra il paradiso di un'isola invernale sulla costa orientale degli Stati Uniti, dove si svolge l'azione, e l'inferno che brucia le anime dei coniugi Lang e del loro entourage, costretti a vivere come in esilio, in una villa lontana dalla patria. Costruzione e rovina, passato e futuro, il ghostwriter scoprirà che ogni azione, anche la più banale, è un ordine prestabilito da forze più potenti del singolo.

In sintesi
Non sa praticamente niente di politica, il ghostwriter scelto per occuparsi dell'autobiografia dell'ex primo ministro inglese Adam Lang. Finora, le sole personalità delle quali si era occupato appartenevano al mondo dello spettacolo: calciatori, rockstar e qualche attore decaduto. Ma mai un politico. È la sua grande e profumata occasione. Non può farsela sfuggire. Così, parte immediatamente per l'isola di Martha's Vineyard, dove l'ex primo ministro, sua moglie e il suo staff, nel quale spicca la brillante collaboratrice e segretaria Amelia Bly, risiedono, nell'attesa che Lang finisca di trascrivere le sue memorie, ma soprattutto di promuovere la fondazione che ha creato. Pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, le circostanze si complicano. Il suicidio di McAra, il ghostwriter che è stato chiamato a sostituire, getta un'ombra di pericolo sulla sua vita che si trova improvvisamente coinvolta di riflesso in un'inchiesta politica che investe Lang, accusato di aver facilitato la CIA nel sequestro e nella tortura di quattro prigionieri islamici accusati di terrorismo, favorendo di fatto l'interesse degli Stati Uniti e non quelli della sua patria: il Regno Unito. Cosa è vero? Cosa è falso? Chi è in realtà Adam Lang?

L'autore
Robert Harris nasce a Nottingham, nel Regno Unito, nel 1957. Laureato alla Cambridge University, è stato uno dei giornalisti di spicco della BBC, fino a diventare il commentatore di quotidiani come l'OBSERVER e il SUNDAY TIMES. Appassionato di thriller, scrive nel 1992 il suo romanzo d'esordio "Fatherland" che ha avuto un successo enorme in patria, poi seguito da "Enigma" (1996), "Archangel" (1998), "Pompei" (2003), "Imperium" (2006) e "Il Ghostwriter" (2007). È stato anche al centro di una celebre inchiesta sui falsi diari di Adolf Hitler nel 2002.