L'apprendista stregone |
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Un film di Jon Turteltaub.
Con Nicolas Cage, Jay Baruchel, Teresa Palmer, Alfred Molina, Monica Bellucci.
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Titolo originale The Sorcerer's Apprentice.
Drammatico,
Ratings: Kids,
durata 111 min.
- USA 2010.
- Walt Disney
uscita mercoledì 18 agosto 2010.
MYMONETRO
L'apprendista stregone
valutazione media:
2,40
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Nonostante la struttura blanda, disneyano al 100%.di Great StevenFeedback: 70013 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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lunedì 9 novembre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'APPRENDISTA STREGONE (USA, 2010) diretto da JON TURTELTAUB. Interpretato da NICOLAS CAGE, JAY BARUCHEL, TERESA PALMER, ALFRED MOLINA, TOBY KEBBELL, ALICE KRIGE, MONICA BELLUCCI, OMAR BENSON MILLER, JAKE CHERRY, PEYTON ROY LIST
Balthazar Blake è uno dei tre allievi che il mago Merlino, nell’Alto Medioevo, addestra per combattere gli stregoni malvagi. Ma un componente del trio, il malvagio Orvath, finisce per convertirsi alla crudeltà, tradendo la lealtà del suo maestro e alleandosi con l’eterna avversaria di Merlino, la perfida maga Morgana. Per sconfiggerla la maga Veronica si fa rinchiudere insieme a lei in una speciale matrioska, e Orvath si dà alla fuga, diffondendo la sua arte nera per il mondo. In punto di morte Merlino affida a Balthazar il compito di rintracciare il mago rinnegato per ostacolarlo nella sua biasimevole missione, e per farlo avrà bisogno di trovare uno stregone adepto degno di indossare l’anello del drago e sconfiggere il comune nemico. Balthazar comincia dunque a viaggiare, secolo dopo secolo, finché non si imbatte in Dave, giovane studente di fisica apparentemente normale e ordinario ma in realtà dotato delle potenzialità necessarie per affiancare il seguace merliniano nella sua lotta contro la spietatezza del male. Insieme trionferanno e, una volta eliminato Orvath, libereranno anche Veronica, di cui Balthazar è anche segretamente innamorato. Blockbuster animato da mirabolanti effetti speciali e gonfiato di una dose alquanto anabolizzante di parodia fantasy da parco divertimenti disneyano, al servizio di un macchiettistico N. Cage che si diverte parecchio nel giocare il ruolo del salvatore del mondo con una consunta vestaglia grigiastra, un bastone di legno massello come arma da combattimento e una folta capigliatura a mezzo collo figlia di un aspetto da macho di turno investito del compito, ormai decisamente abusato e rifritto, di impedire l’annientamento dell’umanità. La storia non reca in sé molti elementi di originalità, salvo probabilmente il viaggio in automobile nel mondo del contrario (la scena di azione più azzeccata in assoluto di tutto il film), ottenuta riflettendo le immagini su miriadi di specchi, e il lavaggio del pavimento dei laboratori mediante le scope che si azionano in completa autonomia, derivazione dell’opera di animazione Fantasia (USA, 1940) alla quale questa pellicola è dichiaratamente ispirata, soprattutto in relazione a questo esatto frammento che vede protagonista un Mickey Mouse con tanto di cappello, bacchetta magica e abito da praticante delle arti magiche benefiche. Come già sottolineato, a predominare sono soprattutto gli effetti scenici e visivi che abbelliscono tutte le sequenze di una cornice decorativa che però non aggiunge alla vicenda un senso di compattezza e le fornisce piuttosto una caterva inesauribile di colpi di scena assolutamente ridicoli e assurdi, il cui bisogno in fin dei conti non si sente, e lo si comprende anche giudicando una trama che campa quasi esclusivamente sul sovvertimento dell’ordine generale, che il più delle volte viene ricostituito a prezzo di una colossale perdita di credibilità e verosimiglianza. Cage è una delle poche note liete, e la sua interpretazione, benché pecchi largamente di mancanza di rigore stilistico e gigioneggiante istrionismo non certo di prima qualità, rappresenta comunque una consolazione non tanto magra in un contesto ricco solamente di indelicatezze, goffaggini ed elementi spudoratamente pompati con la ricerca di un genere fantastico fra i più banali e infantili. La Bellucci si vede poco sullo schermo e parla ancora meno, e la sua presenza nel film sa molto di cammeo realizzato espressamente allo scopo di valorizzarne la bellezza statuaria e il valore di figura femminile finalizzato soltanto alla formazione di una love story appena accennata e nemmeno sviluppata. Una regia alquanto anonima e inconsistente si aggiunge alla lista dei suoi numerosi difetti, insieme ad una sceneggiatura che, pur indovinando qualche momento di poesia e incastrando, seppure a fatica, alcuni frammenti di procace e sensibile movimento, si annacqua da sé per il fatto che punta eccessivamente sul fattore sorpresa, senza attribuire importanza ai dialoghi e ignorando l’elemento determinante della tensione drammatica. Per smussare lievemente un giudizio tanto polemico e reciso, si può affermare che i giovani J. Baruchel e T. Palmer sono senza dubbio una coppia carina abbastanza ben assortita. Tra le fonti primarie, c’è anche una ballata di Johann Wolfgang Goethe risalente al 1797, da cui Paul Dukas trasse, quasi un secolo dopo, un poema sinfonico. Com’era prevedibile, le citazioni dall’immenso e sconfinato mondo d’animazione disneyano abbondano e sembrano non terminare mai.
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