L'altra verità

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Un film di Ken Loach. Con Mark Womack, Andrea Lowe, John Bishop (II), Geoff Bell, Jack Fortune.
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Titolo originale Route Irish. Drammatico, durata 109 min. - Gran Bretagna, Francia, Italia, Belgio, Spagna 2010. - Bim Distribuzione uscita mercoledì 20 aprile 2011. MYMONETRO L'altra verità * * 1/2 - - valutazione media: 2,99 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Iraq, violenza e mercenari Ken Loach vede nero

di Roberto Nepoti La Repubblica

Principale esponente di una razza in via d' estinzione, quella dei registi politici, dopo l' amichevole commedia sociale "Il mio amico Eric", Ken Loach aveva annunciato di voler fare un film sulla guerra in Iraq. In L' altra verità lo scenarioè quello, infatti: in particolare la Route Irish, la strada più pericolosa del mondo, che collega l' aeroporto di Bagdad con la Green Zone. Nel 2007 vi trova la morte Frankie, un "contractor" inglese la cui sorte ci è raccontata attraverso le vicende del suo migliore amico, Fergus, anch' egli agente di sicurezza privato in Iraq. Una volta congedati dall' esercito, i due amici si sono arruolati sotto una nuova bandiera: quella dei soldi. Ma ora Fergus, che aveva convinto l' amico a farsi mercenario, è dilaniato dai rimorsi: furente e scorticato nell' anima, pensa solo a vendicare la morte di chi, per lui, era come un fratello. Conducendo una propria investigazione privata, l' uomo viene in possesso di un telefonino che, rispetto a quella ufficiale, racconta un' altra verità e capisce che non è caduto sotto i colpi degli insorti iracheni, ma che dietro la sua morte ci sono i suoi stessi datori di lavoro. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, però, l' azione si svolge solo in minima parte sul teatro di guerra; il grosso è ambientato a Liverpool, città natale dei due amici nonché di Rachel, la donna amata da entrambi. A guardar meglio, forse, questo di Loach non è neppure un film sulla guerra in Iraq. Il vero soggetto sono, piuttosto, i giovani proletari inglesi, attratti verso una professione orrenda come quella del mercenario dal miraggio di guadagni facili, nonché della possibilità di sfogare le loro peggiori pulsioni, con la garanzia dell' impunità (l' Order 17, rimasto in vigore dal 2003 al 2009). Proprio la violenza, allora, diventa la chiave rappresentativa del film: quando Fergus, vendicatore solitario accecato dalla furia, colpisce senza pietà i suoi antichi padroni, credendo di poter privatizzare la giustizia allo stesso modo in cui quelli hanno reso un affare privato la guerra. Presentato in concorso a Cannes un anno fa, il film di Loach ne ha spiazzato soprattutto gli estimatori, stupiti che il regista e lo sceneggiatore dei suoi film migliori, Paul Laverty, si siano spostati sul terreno scivoloso del "revenge movie", il film-di-vendetta tradizionalmente più congeniale a Stallone, Schwarzenegger e relativi epigoni che non a un autore di sinistra conclamato. La messa in scena della violenza, in effetti, non fa sconti allo spettatore; inclusa la tecnica di tortura legalizzata che i mercenari infliggevano alla popolazione irachena. Portando all' esasperazione la tensione del protagonista (lo interpreta con rabbia convincente Mark Womack, attore televisivo), Loach e Laverty rivisitano le figure più codificate del thriller paranoico; anche il personaggio di Rachel (Andrea Lowe, al debutto nel cinema), la donna al bivio tra due uomini e che un tempo li ha separati, appartiene a un repertorio ben noto. E' come se regista e sceneggiatore (insolitamente disposto ai dialoghi didascalici) si preoccupassero di essere il più chiari possibile nella loro denuncia, scegliendo perciò di adottare le convenzioni del cinema popolare. A differenza del quale, però, non esiste qui la catarsi che eroicizza il vendicatore come nei thriller reazionari di Hollywood. L' altra verità, anzi, è traversato da un pessimismo integrale, ai limiti del nichilismo. Perfino la macchina da presa del grande direttore della fotografia Chris Menges è arrabbiata, e lo è a freddo; nervosa e destabilizzata, gira intorno a se stessa come cercasse di controllare il terreno e di proteggersi le spalle. Un Loach diverso? Non così tanto: se in "Terra e libertà" il regista rivisitava la guerra di Spagna con aperture al romanticismo, "Il vento che accarezza l' erba" (Palma d' oro a Cannes nel 2006) raccontava già il conflitto armato in Irlanda con estrema violenza e ben poche speranze nell' umanità.
Da La Repubblica, 19 aprile 2011


di Roberto Nepoti, 19 aprile 2011

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