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Una commedia progressista contro i cinepanettoni

Esce in 250 copie La bellezza del somaro di e con Sergio Castellitto.
di Marzia Gandolfi

Sergio Castellitto, regista e interprete di La bellezza del Somaro.
Sergio Castellitto (70 anni) 18 agosto 1953, Roma (Italia) - Leone. Regista del film La bellezza del somaro.

sabato 11 dicembre 2010 - Incontri

Terza volta dietro la macchina da presa per Sergio Castellitto che si dirige e dirige un coro di attori in una commedia avviata tra i marmi romani e risolta nella campagna toscana. La bellezza del somaro, incosciente come lo splendore della gioventù e della giovane protagonista (Nina Torresi), sfida “babbi Natale” e cinepanettoni con 250 copie e il talento di un cast accattivante. Scritto da Margaret Mazzantini e tradotto sullo schermo dal coniuge, la coppia rodata produce una commedia borghese che osserva usi e costumi contemporanei. Al centro del film e dentro un mondo borghese andato in frantumi c’è un vecchio signore che innamora con la sua saggia imperturbabilità la figlia ventenne di un architetto fedifrago e di una psicologa disadattata. L’Armando di Enzo Jannacci, misurato e composto dentro una giacca di tweed e dietro una pianta bonsai, è l’ospite inatteso, il fidanzato inopportuno, il magnifico pretesto che avvia una sit-com progressista di gusto borghese. A Roma per presentare il suo film, Castellitto, cast e consorte ci raccontano l’ansia di inadeguatezza della mezza età e della genitorialità.

Le stagioni dell’amore
Sergio Castellitto: L’idea del film nasce da un racconto lungo di Margaret Mazzantini e affronta con leggerezza ma anche struggente malinconia il tema della vecchiaia. Il cuore del film è l’amore di una ragazzina di vent’anni per un uomo decisamente più anziano, una questione annosa che da sempre suscita scandalo e che ho deciso di trattare coi toni della commedia. Ci tengo a precisare che il mio non è un film comico ma una commedia, perché dietro alla Bellezza del somaro c’è una cosa che si chiama drammaturgia. Attraverso la pernacchia ho trattato temi serissimi che riguardano ciascuno di noi, la nostra vita, i nostri anni, le nostre relazioni, il nostro senso di inadeguatezza. Una commedia con aperture verso una ferma serietà e verso un epilogo che ricompone le nevrosi del film in due sequenze, per me bellissime, in cui i figli diventano più padri dei loro padri.

Il cinema che mi piace (vedere)
Sergio Castellitto: Vorrei tentare di fare i film che vorrei vedere al cinema. La bellezza del somaro è un’alternativa bella e forte al prodotto comico natalizio. Devo ringraziare la Warner Bros per aver creduto nelle potenzialità della mia commedia e per averci permesso di uscire sotto le festività. La bellezza del somaro è un film di cui già il ricordo mi rende felice, è stato uno straordinario viaggio condiviso con attori preziosi che hanno contribuito energicamente alla sua riuscita. Girarlo è stata una bellissima avventura vissuta tra Roma e la campagna toscana, dove abbiamo girato praticamente due terzi del film. Un film in cui c’è tanto di quello che ho amato e di quello che ho fatto, direi due grammi di Ferreri, due grammi di Monicelli, due grammi di Scola.

L’Armando
Sergio Castellitto: Il nome Armando è precedente all’incontro con Enzo Jannacci. Evidentemente si tratta di destino. Sulla carta il nostro personaggio si chiamava già così perché Armando mi piaceva, è un nome antico, è il nome di mio fratello ma è anche un gerundio, “mi sto armando”. Enzo non è qui oggi a causa di un’influenza che lo ha costretto a Milano ma l’ho sentito e mi ha detto che è davvero felice di aver partecipato al mio film. Il suo personaggio è meraviglioso, un settantenne gentile che è quello che è e non finge come gli altri di essere diverso, di avere un’altra età. Il suo Armando entra all’improvviso dentro un mondo di borghesi in frantumi, attraversandolo con la sua saggezza e la sua genuinità. Intorno a lui fanno corona un gruppo di cinquantenni che vogliono sembrare quarantenni, quarantenni che vogliono sembrare trentenni e una generazione di ventenni che cerca disperatamente di sentirsi adulta. Figli dolenti sempre alle prese con genitori-amici che si fanno chiamare per nome.

Di padre in figlio
Sergio Castellitto: Credo sinceramente di essere un buon padre. Ho sbagliato molto ma allo stesso tempo ho conservato quel tanto di ottusità e autoritarismo. Ho doppiato i miei genitori e sono molto attento ai sogni dei miei figli, più di quanto i miei genitori lo fossero ai miei.

Scrivere il cinema
Margaret Mazzantini: Dopo sette anni passati a scrivere il mio ultimo romanzo, “impegnato” sul fronte della guerra, avevo davvero voglia di un po’ di leggerezza e così ho messo nero su bianco il racconto di una famiglia borghese e progressista alle prese con le proprie nevrosi e una figlia ventenne innamorata di un vecchio. Nel tempo l’ho trasformato in un trattamento, ho redatto schede infinite su ciascuno dei miei personaggi fino a semplificare, asciugare e ad adattare per il cinema. Volevo affrontare il vero tabù della nostra epoca: la vecchiaia. Oggi si può essere tutto ma non si può più invecchiare, per questa ragione ho creato il personaggio di Armando, profondamente diverso dagli altri e pienamente consapevole della sua età, un’età vissuta con coraggio.

La bellezza del somaro
Margaret Mazzantini: Il titolo di un film deve sempre richiamare l’attenzione del pubblico e la bellezza del somaro rispondeva a questo bisogno. È un modo di dire del passato che si riferisce alla bellezza un po’ stolta e inconsapevole della gioventù, dell’essere giovani.

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