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Iron man 2: azione, romanticismo e ironia

Le tre dimensioni passano per i suoi comprimari.
di Gabriele Niola

Eccezionali caratteristi di ferro

mercoledì 28 aprile 2010 - Approfondimenti

Eccezionali caratteristi di ferro
Se Tony Stark con il suo fascino è il sole attorno al quale gira tutto Iron man 2, non tutto il merito va al carisma del pur bravissimo Robert Downey Jr., più che in altre saghe cine-fumettistiche infatti nei film dell'uomo di ferro sono i comprimari a fare da sparring partner per esaltare il protagonista.
Scritti in modo da indagare e rappresentare (per analogia o per contrasto) un lato della personalità dell'eroe, le varie spalle e nemici sono tutti caratteristi d'eccezione, come si conviene al blockbuster moderno: attori di primo piano che accettano un ruolo di secondo piano per mettere in mostra la loro mimeticità. L'efficiente segretaria innamorata dell'eroe, la nemesi che viene da lontano (sia temporalmente che spazialmente) o l'amico che lo completa, tutti esistono in funzione di Tony, tutti si completano in lui e gli offrono l'occasione di aumentare il suo fascino.
Se per Gwyneth Paltrow quella di Pepper Potts è un'interpretazione tra le più convincenti, per altri come Mickey Rourke la partecipazione come villain è la conferma di una nuova vita professionale ritagliata attorno al suo nuovo fisico da loser e per altri ancora come Don Cheadle, l'entrata in corsa per sostituire Terrence Howard è una prestazione incolore. In attesa che il Nick Fury di Samuel L. Jackson giunga a piena maturazione nella saga di Iron Man, le tre spalle di Tony Stark sono la chiave per capire la riuscita o meno dei film dell'uomo di ferro.

Pepper Potts
Che ci volesse davvero un ruolo di segretaria al servizio del protagonista del film per farci capire la differenza che corre tra una Gwyneth Paltrow e la media delle altre (Scarlett Johansson comrpesa)?
Nonostante sia stata al centro di un'inifinità di film passando dal divertente (Amore a prima svista), al romantico (Shakespeare in love), al sofisticato (Sliding Doors) fino al puramente drammatico (Two lovers), è con un lavoro solo apparentemente poco impegnativo che l'attrice britannica ha fatto la differenza. Sebbene costantemente al fianco del calamitante Robert Downey Jr. la sua Pepper Potts non cede un passo nè alla femminilità nè tantomeno all'autorevolezza.
Caratterizzata con semplicità e secondo uno stereotipo (l'efficiente e premurosa segretaria) come si conviene ai comprimari, ma dotata di una credibilità e una presenza scenica fuori dal comune, la sua donna in un mondo di uomini è perfetta. Inguainata in tailleur casti e scuri ma priva delle forme debordanti di Scarlett Johansson, Pepper Potts è l'alfiere del femminismo lungo tutto il film grazie ad un corpo più elegante che attraente e ad un piglio sicuro ma a brevi tratti sovrastato dai sentimenti. Non gareggia nello stesso mondo degli uomini come l'atletico personaggio della Johansson e non per questo lo subisce. Partendo da segretaria gestisce l'azienda fino ad essere nominata ad un certo punto amministratore delegato, senza mai scimmiottare i comportamenti degli uomini. La sua forza sta nell'essere è quello che è, non quello che gli uomini gli chiedono di diventare.
Anche sentimentalmente nonostante l'obbligatorio debole per il protagonista non ne è in nessun caso vittima, non lo brama nè si danna per conquistarlo o si fa compromettere dalle lacrime occasionali e dalle grida di preoccupazione dei momenti più pericolosi. Se Tony Stark deve essere, che lo sia alle sue regole, sarà lui a farsi avanti altrimenti nulla. Il suo sguardo ammonitore pronto a sciogliersi in un sorriso sentimentale ad ogni spacconeria di Tony vince il cuore del protagonista come quello degli spettatori anche più delle evoluzioni atletiche e dei freddi bronci della rossa rivale.

Ivan Vanko/Whiplash
I fumetti ci hanno messo quasi 50 anni prima di cominciare a riflettere su se stessi e sul senso che possa avere la figura dell'eroe mascherato in un mondo ipoteticamente reale. Al contrario le storie di eroi del fumetto al cinema non hanno dovuto aspettare così tanto, forse perchè visti dal vero e in carne ed ossa, gli uomini mascherati sembrano un po' più ridicoli o forse perchè tra mezzi di espressione diversi non ci si passa solo un contenuto ma anche quello che può rappresentare. Fatto sta che da Il cavaliere oscuro in poi i cattivi dei film di fumetti, in maniera più o meno plateale, sono sempre originati dalla visione dell'eroe. Vedere l'eroe che mascherato sfoggia potenzialità fuori dal normale stimola persone comuni a diventare nemici fuori dal comune.
Ecco allora che Ivan Vanko nasce come cattivo alla morte di suo padre, che già parecchio risentimento aveva nutrito nei confronti della famiglia Stark, proprio quando in televisione vanno le immagini di Tony che dichiara al mondo di essere Iron Man. Ivan recupera i piani originali delle tecnologie Stark e si applica per costruire qualcosa di simile ma diverso rispetto all'uomo di ferro. Nel corso del film addirittura sarà lo stesso Tony Stark a rivergli come migliorare le sue invenzioni. Ivan in fondo è come lui, anzi gli è speculare.
Dotato di un corpo grosso e bolso, tatuato anche più di quanto non lo sia Mickey Rourke nella vita vera, wrestler pensionato dallo sguardo rintronato e i lineamenti spigolosi donatigli dalle molte plastiche che lo fanno assomigliare ad uno slavo, Vanko è una metafora più efficace di del Justin Hammer di Sam Rockwell (l'altro cattivo del film, più posato e rispettabile) nel rappresentare il lato oscuro di quello che il protagonista è.
Completamente rivisto rispetto al Whiplash dei fumetti (tanto che nel film non viene mai chiamato così) l'Ivan Vanko di Rourke ha una sola espressione, un perenne ghigno ebete con occhio a mezz'asta che nasconde una cervello sempre all'opera, sempre foriero di idee e sempre pronto all'inganno e al sotterfugio, l'opposto dello sguardo vispo e attivo (da cocainomane) del rispettabile Tony che invece non cela la sua scaltrezza.

James Rhodes/War Machine
L'eredità che Tony Stark si porta dietro dal passato guerrafondaio è James Rhodes, l'amico colonnello, la sua talpa tra i militari e contemporaneamente il suo legame con l'establishment. Diverso da Tony, più morale, etico, rigoroso e chiaramente marziale James Rhodes era paradossalmente più coerente nell'interpretazione dello scialbo Terrence Howard che in quella del più espressivo Don Cheadle. Colpa di una scrittura diversa. Nel passaggio da comprimario a sidekick dell'eroe, il colonnello Rhodes acquista una simpatia e una verve che cozzano con quello che del personaggio ci era stato detto e con quanto di buono aveva fatto vedere. L'impassibile inespressività di Howard era quindi più adatta ad un personaggio troppo incompleto per essere un protagonista e troppo contraddittorio per fare da caratterista.
Il neopromosso War Machine è però anche il lato presentabile dell'esercito in un film (e in una saga) che con le armi, gli armamenti, la difesa e la guerra deve venire a patti. Tony Stark subito passa da industriale delle armi a pacifista armato, configurando così il governo americano come il cattivo di turno. Ecco qundi che War Machine, dotato delle stesse proprietà di Iron Man, salva l'apparenza degli Stati Uniti d'America e della loro politica internazionale.
Più curiosa è invece la percezione che dal film emerge di quali siano i nemici del paese. Quando infatti si parla delle nazioni che potrebbero in segreto sviluppare delle armi per tenere testa ad Iron man oltre alle più ovvie Iran o Corea del Nord viene elencata anche la Cina, che ufficialmente non risulta tra i nemici del capitalismo.

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