In un mondo migliore

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Un film di Susanne Bier. Con Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, Ulrich Thomsen, Markus Rygaard, William Jøhnk Nielsen.
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Titolo originale Hævnen. Drammatico, durata 113 min. - Danimarca, Svezia 2010. - Teodora Film uscita venerdì 10 dicembre 2010. MYMONETRO In un mondo migliore * * * - - valutazione media: 3,00 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Creare un mondo migliore e' impossibile. Valutazione 3 stelle su cinque

di ashtray_bliss


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domenica 24 febbraio 2013

Nonostante il titolo originale sia semplicemente Haevnen, che significa vendetta in lingua danese, (e da non confondersi con la simile parola inglese heaven di tutt'altro significato) Il titolo della verione internazionale In a Better World, e di conseguenza quello della versione italiana In Un Mondo Migliore, funziona paradossalmente, perche' guardando questo film ci si accorge e ci si convince sempre piu' che non potremo mai creare un mondo migliore, un mondo di pace e fratellanza perche' la cattiveria, la rabbia, la voglia di imporsi e pravalere sugli altri (concetto che annulla l'idea di uguaglianza) e' innato nella natura umana e chi piu' chi meno, coesiste in tutti noi.
Non c'entra se si vive in posti poveri e pericolosi come il Sudan, in Africa, o in luoghi borghesi come la Danimarca, da nessuna parte e' possibile sperare in un mondo migliore finche' persiste la dittatura della violenza in tutte le sue forme. Di questo ci parla essenzialmente la Bier in questa pellicola pluripremiata. La violenza e la cattiveria sono innati nella natura umana e' sono cio che ostacola la creazione di un mondo diverso, piu' equo e giusto piu' onesto e sicuro.
Ma attorno a questo argomento principale, la Bier, ci condisce tematiche sempre attuali come l'incomunicabilita' tra genitori e figli, la difficile elaborazione di un lutto, specialmente quello di un genitore (come nel caso di Christian che perde prematuramente la madre), il bullismo e l'emarginazione scolastica (nel caso di Ilias) e i problemi legati ai genitori che stanno divorziando.
Il film, inoltre, per evidenziare al meglio l'argomento attorno al quale ruota, si divide in due livelli paralleli di narrazione: Il primo e' quello ambientato nei sobborghi ricchi e benestanti della Danimarca e segue principalmente il susseguirsi di eventi dei due ragazzini, Christian e Ilias. Il secondo e' quello ambientato in Sudan, nel campo ospedaliero dove lavora come medico Anton, padre di Ilias, e dove viene costantemente a contatto con la violenza, sotto forma di donne incinta sventrate che vengono recuperate e soccorse. Le due storie parallele hanno come punto in comune il personaggio di Anton il quale da una parte e' medico-testimone delle violenze e brutalita' che regnano nei paesi e tribu' africane poco istruite, dove persistono superstizione e riti barbari e dove le donne vengono massacrate in nome di mere scommesse;  dall'altra parte del mondo, invece, in Danimarca assiste alla arroganza e propensione alla violenza delle persone come il 'meccanico' che lo insulta e lo schiaffeggia e l'influenza piuttosto negativa di Christian sul figlio Ilias.

Infatti i due ragazzini diventano inseparabili ma il rapporto che c'e' tra i due non e' (almeno non da subito) di amicizia e dunque di uguaglianza bensi' una rapporto piuttosto ineguale e despotico. Christian difende Ilias dai bulli che lo vessano a scuola e si vendica pesantemente con uno di loro minacciandolo addirittura con coltello. Da quel momento Christian tiene in pugno Ilias, ragazzino remissivo, introverso, fragile e timido, rendolo suo complice in un piano pericoloso. Quest'ultimo infatti si mette in testa l'idea di creare una bomba e far esplodere l'auto del mecchanico che insulto Anton, papa' di Ilias. Ovviamente dietro la voglia di far esplodere meterialmente la bomba c'e' quella di far esplodere e lasciar andare tutta la rabbia repressa, il rancore, il dolore che provava ma che non riusciva ad esternare se non tramitte la violenza (verbale o fisica). I due pianificano tutto e procedono secondo i piani ma sfiorano una tragedia senza precedenti. Ilias rimane anche ferito durante l'esplosione nel tentativo di allontanare dalla bomba una madre e la sua bambina.
A quel punto arriva la nemesi e la catarsi degli spettatori: Christian comprende la gravita' delle proprie azioni e tenta anche il suicidio per poi crollare tra le mani apprensive e paterne di Anton. Ma si riconciliera' anche col proprio padre, uomo anch'esso introverso e addolorato per la perdita di sua moglie ma padre piuttosto assente dalla vita del figlio. Dopo giorni riuscira' a riavvicinarsi anche con l'amico Ilias, il quale lo perdona.
Finale sicuramente buonista e positivista che pero' non annulla il messaggio che tenta di mandare agli spettatori: Qual'e' il mondo migliore che vogliamo creare? Possiamo veramente sperarci?
In realta' la risposta, secondo la regista, e' negativa. "Siamo tutti assassini, uomini, donne e bambini, tutti" dira' BigMan (l'assassino tribale del Sudan) ad Anton nel campo ospedaliero, prima di essere linciato dalla folla. E' ha ragione, cosa della quale se ne rende ben presto conto lo stesso Anton, anche a casa sua, nella tanto progredita e democratica Danimarca.
La crudelta' e cattiveria e' innata nelle persone, anche nei piu' piccoli, e si manifesta sottoforma del bullismo a scuola, della vendetta a suon di violenza e minaccie su quest'ultimi (da parte di Christian), sul cercare continuamente scuse per attaccare il prossimo. La morale a volte non serve, perche' viene ofuscata dalla irrefrenabile voglia di vendetta verso gli altri come ultima arma per esprimere se stessi, per scaricare i propri sentimenti (dolore, rabbia, nervosismo....)
Ben diretto e ben recitato In A Better World e' un film amaro ma dal finale che assolve e perdona i propri personaggi regalando anche agli spettatori uno spiraglio di speranza per il futuro e il mondo che verra'.
La pellicola rappresenta una realta' (e tematica) non originale ma anzi ben nota e pur sempre cara al cinema indipendente europeo tanto da vincere svariati premi a mostre e festival europei nonche' accaparrarsi anche la tanto ambita stautetta d'oro.
Prodotto valido ma non incisivo. Consigliato.

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