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I fratelli Coen inaugurano la Berlinale 2011

Presentato al Festival Il grinta, uno tra i film più attesi.
di Giovanni Bogani

Jeff Bridges al red carpet de Il grinta, film d'apertura della Berlinale 2011.
Jeff Bridges (Jeffrey Leon Bridges) (74 anni) 4 dicembre 1949, Los Angeles (California - USA) - Sagittario. Interpreta Marshal Reuben J. Cogburn nel film di Ethan Coen, Joel Coen Il grinta.

venerdì 11 febbraio 2011 - Incontri

A scaldare Berlino, grigia come da copione in questi giorni, è il film d'apertura della Berlinale, True Grit dei fratelli Coen. Ovvero “Il Grinta”. E si pensa subito a quel film del 1969: un John Wayne al tramonto, che però vince l'unico Oscar della sua carriera. E intanto, il mito del West si stava dissolvendo. La leggenda della frontiera – quella edificata da John Ford, Howard Hawks e da tutti gli altri – si stava spezzando, le certezze si dissolvevano. Erano pronti Peckinpah, Altman e i soldati blu. Qualche giornale ha titolato “I Coen rendono omaggio a John Ford”. Ma loro, a Berlino, stupiscono tutti: “No, quel film lo avevamo visto molti anni fa, ma non lo abbiamo nemmeno rivisto, preparandoci per il film”, confessano.

Eppure, c'è tanto western classico nel film dei Coen. Vendette, criminali di mezza tacca, sceriffi, cacciatori di taglie, fuggitivi. Ma c'è anche lo spiazzamento geniale, la capacità di uscire dagli schemi che i Coen hanno, e che è diventato il loro marchio di fabbrica. E la riflessione sul destino, che sembra sempre prendersi gioco dei personaggi: un Dio beffardo, che non è mai come te lo aspetti. Jeff Bridges e Matt Damon in grande forma danno volto al film: ma la quattordicenne Hailee Steinfeld rischia di rubar loro la scena.

Nel momento in cui arriva a Berlino, Il Grinta è già il film più visto dei fratelli Coen. E le dieci nomination all'Oscar fanno scintillare ancora più questa prima giornata della Berlinale. Nella quale arrivano Jeff Bridges e Josh Brolin, ad accompagnare Joel ed Ethan Coen. E, con loro, la rivelazione Hailee Steinfeld.

Per voi, questo è un ritorno a Berlino con Jeff Bridges dopo Il grande Lebowski. Che sensazioni avete?
“Beh, quella volta non c'era Jeff. Il grande Lebowski ha avuto più successo in Europa che in America. Speriamo che anche questo...”.

Questo è già diventato il vostro maggior successo. A cosa credete sia dovuto?
Interviene Jeff Bridges: “Beh, è facile: i Coen sono dei maestri, e adesso – dopo che i festival europei hanno fatto molto per farli conoscere – se ne è accorto anche il grande pubblico”.

I dialoghi a volte sono molto difficili, pieni di risonanze anche misteriose, di riferimenti biblici. Come è stato affrontarlo?
Risponde ancora Bridges: “Non è stato semplice, lo confesso. Neanche per me era facile capire che cosa volessero dire, in certi casi. Magari ci vorrebbero dei sottotitoli anche per la versione in inglese!”.

Avete rivisto Il Grinta con John Wayne, per girare il vostro film?
“No. Il film con Wayne era un ricordo lontano, qualcosa visto da ragazzini. Ma la vera fonte di ispirazione è stata per noi il romanzo. I temi che trattava ci hanno appassionato. L'idea di farne un film è nata dal libro”.

C'è spazio anche per la adolescente Hailee, rivelazione assoluta del film.

Come è stato per lei trovarsi sul set del film?
“Non ero sola: c'era sempre mia madre, e c'era la mia insegnante. All'inizio avevo un po' di paura. Ma Jeff, Josh e Matt sono stati una guida, e un sostegno continuo...”. Interviene ancora Jeff Bridges: “Ogni volta che ci scappava una parolaccia sul set, lei ci multava. Credo che alla fine ci abbia guadagnato parecchio!”, ride. “Hailee non si stupiva mai di niente”, aggiunge Ethan Coen. “Le dicevamo: adesso dovrai cadere in un crepaccio di venti metri, e lei: ok...”.

John Wayne, per molti nel mondo, è un'icona del cinema classico, ma anche dell'uomo forte. Le sue idee politiche sono note. Difficile pensare di accostarlo ai fratelli Coen. Viene naturale chieder loro come si siano rapportati alla sua figura.

Che importanza ha ed aveva, per voi, John Wayne?
“Era un attore fantastico, ma non credo che oggi la sua influenza sulle nuove generazioni sia così grande”, dice Joel Coen. “Mio figlio ha sedici anni e non sa neanche chi fosse. È stato grandissimo, ma non ha lasciato un segno fuori dal mondo del cinema”. Entra nel discorso Josh Brolin: “Io l'ho conosciuto: le sue idee politiche erano straordinarie, wow!”, e ride. “No, scherzavo. È un pezzo di storia americana, come Ronald Reagan. Rappresenta un sistema di valori che molti americani hanno avuto”.

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