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Censure visive o acustiche minacciano Il discorso del re

Il regista Tom Hooper contrario all'ipotesi dei tagli.
di Marlen Vazzoler

Colin Firth in una scena del film Il discorso del re.
Colin Firth (63 anni) 10 settembre 1960, Grayshott (Gran Bretagna) - Vergine. Interpreta Re Giorgio VI nel film di Tom Hooper Il discorso del re.

martedì 1 febbraio 2011 - Approfondimenti

MPAA, rating, PG-13, R, red band, green band sono termini e sigle sconosciute alla maggior parte del pubblico italiano. Coloro che invece sono andati al cinema all'estero, comprano DVD e Blu-ray d'oltreoceano o anche provenienti dall'Inghilterra, e naturalmente una parte dei cinefili, sono già venuti a contatto con tali parole. Ma di cosa si tratta? E cosa c'entrano con il film Il discorso del re, la pellicola di Tom Hooper favorita per la corsa agli Oscar 2011?

MPAA e rating
In America esiste un'associazione composta da Walt Disney, Sony, Metro-Goldwyn-Mayer, Paramount Pictures, Twentieth Century Fox, Universal Studios e Warner Bros che ha il compito di promuovere gli interessi degli studi cinematografici, ed è conosciuta sotto la sigla MPAA (Organizzazione americana dei produttori cinematografici). Una delle funzioni principali dell'MPAA è di imporre il rating, ovvero stabilire per quali fasce di età viene consigliata la visione di una pellicola cinematografica.
Il rating si compone attualmente di 5 fasce:
G: per tutti;
PG: si sconsiglia la visione ai minori di 10 anni non accompagnati da un adulto;
PG-13: vietato ai minori di 13 anni non accompagnati dai genitori;
R: vietato ai minori di 17 anni non accompagnati dai genitori;
NC-17: vietato l'ingresso in sala ai minori di 17 anni.

Per una pellicola cinematografica il rating è molto importante perché può determinare l'esclusione di una grossa parte del pubblico pagante. Film come Il cavaliere oscuro, Eclipse, Harry Potter e il calice di fuoco hanno ottenuto un rating equivalente al PG-13. Il regista di Eclipse, David Slade, per poter ottenere tale rating ha dovuto fare dei tagli alla pellicola, in sala di montaggio, per evitare l'attribuzione di un rating R che avrebbe ridotto notevolmente il numero di persone che sarebbero andate a vedere in sala le avventure di Edward e Bella.
Per l'attribuzione dei vari rating vengono presi in considerazione la presenza di linguaggio esplicito; riferimenti a droghe come ad esempio la marijuana; scene grafiche o esplicite sull'uso di sostanze illegali (e dal 2007 anche sul consumo di sigarette); forti contenuti sessuali; la nudità; la violenza. Qualcuno potrà sorridere di fronte ad alcune scelte e ai criteri dell'MPAA: film come Una notte da leoni o Beverly Hills Cop, aventi rating R, sono passati nei cinema nostrani senza alcun divieto. Se in Italia venisse applicata tale regolamentazione i cinepanettoni in primis verrebbero colpiti da divieti di questo tipo. Il che comporterebbe che certe pellicole non otterrebbero più gli incassi che li hanno resi così importanti nel panorama italiano.

La battaglia
A questo punto viene naturale chiedersi quale rating l'MPAA abbia dato al Discorso del re. Dallo scorso novembre il produttore della pellicola Harvey Weinstein sta portando avanti una battaglia contro l'MPAA per ridurre il rating da R a PG-13. Sebbene la battaglia per portare Blue Valentine, in cui è presente una scena di sesso orale tra una coppia sposata, è stata vinta e l'associazione ha ridotto il rating da NC-17 a R ai primi di dicembre, il film di Hooper sembra senza speranze. Chi ha già visto in Italia la pellicola, uscita venerdì 28 gennaio, conosce la scena incriminata: un momento chiave in cui Colin Firth, l'interprete di re Giorgio VI, comincia a dire una serie di parolacce come segno di frustrazione per il fatto che continua a balbettare.
Harvey Weinstein chiede perché pellicole in cui vi sono scene horror o scene di tortura vengono messe alla pari con film che come unica colpa hanno un linguaggio inappropriato. C'è da considerare che l'MPAA dovrebbe effettivamente aggiornare i criteri per cui stabilisce il rating dei film. Anche il famoso critico americano Roger Erbert ha sottolineato il fatto che l'assegnazione dei divieti avrebbe bisogno di essere aggiornata ai tempi odierni. D'altro canto bisogna considerare che, con una pellicola avente ben 12 nomination agli Oscar, Weinstein vorrebbe cercare di attirare nelle sale più pubblico possibile e il divieto è certamente un ostacolo considerevole per le strategie di marketing.

Tagliare o non tagliare
Weinstein, famoso per la prassi di acquistare pellicole, ri-montarle e pubblicizzarle durante la corsa agli Oscar, non è però rimasto con le mani in mano ed ha proposto due soluzioni. La prima è di ri-montare il film per rimuovere il linguaggio inappropriato e ottenere così un rating più basso, un PG-13 o addirittura un PG. Considerando però che i momenti in cui viene utilizzato tale linguaggio sono legati a quando re Giorgio cerca di superare i suoi problemi nel parlare, il film certamente ne risentirebbe. Il regista ha spiegato che nel film l'uso della “parola che inizia con la F” non è inteso con una valenza sessuale o aggressiva ma serve per scaricare la frustrazione di un uomo che cerca di superare la balbuzie mentre si trova in terapia, e che - oltretutto - questa “tecnica” è stata usata dallo scrittore David Seider negli anni Quaranta, quando scoprì che non balbettava quando usava parolacce. Questa scoperta lo aiutò a superare i suoi problemi di espressione linguistica.
La seconda idea di Harvey Weinstein è di inserire nel film una censura sonora, il famoso “biip”. In un'intervista a "Entertainment Weekly", Hooper ha dichiarato che non supporterà alcun tipo di taglio alla pellicola: “Abbiamo considerato la possibilità di inserire il biip dove ci sono le parole con la F e in casi simili, ma non ho intenzione di tagliare quella parte”. L'attrice protagonista di Il discorso del re, Helena Bonham Carter, ha aggiunto: “Non penso che ci sia la necessità di tagliarlo. Penso che qualsiasi tredicenne conosca [certe parole], penso le conoscano anche quelli che hanno otto anni. È il punto in cui si basa il film che non è offensivo. Penso che abbiano detto che volevano mettere i biip. Non si tratta di una pellicola violenta. È piena di umanità e intelligenza. Non è indirizzata solo alle persone che hanno problemi nel parlare, ma anche a chi non crede in se stesso. A tutti coloro che hanno un senso di inadeguatezza, praticamente a tutti”.

Meglio il taglio o il biip?
La pellicola ha già raggiunto a livello mondiale i 100 milioni di dollari e l'incasso è in continua crescita. Difficilmente, considerando le tematiche trattate, dei bambini andranno a vedere il film se non accompagnati da un genitore. Anche se a questo punto sembra ridicolo, se Weinstein vuole continuare con questa campagna per il rating è meglio che scelga il biip. Certamente non si tratta di una soluzione felice, ma è sempre meglio del taglio di una delle scene chiavi. D'altronde, anche se il pubblico non è abituato ai biip, al cinema non sarebbe la prima volta in cui verrebbero utilizzati. Scott Pilgrim vs. the World di Edgar Wright è solamente uno degli ultimi esempi.
Un'ultima considerazione è che si spera che questo caso rimanga isolato. Se vendere un film a Harvey Weinstein diventasse sinonimo di pellicola epurata per l'uscita in sala, quali e quanti registi sarebbero ancora disposti a vendere i loro film alla Weinstein & Co.?

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