Anno | 2010 |
Genere | Cortometraggio |
Produzione | Italia |
Durata | 15 minuti |
Regia di | Yuri Ancarani |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 25 maggio 2011
Il regista Yuri Ancarani ha ambientato la storia del film nelle cave di marmo sul Monte Bettogli, a Carrara.
CONSIGLIATO SÌ
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Il Capo è un bel documento che il regista Ancarani ha presentato all'ultima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti, e non ancora ufficialmente passato al largo pubblico. Yuri Ancarani, giovane insegnante della Naba di Milano e video maker, realizza un quadro deciso e insieme poetico di un lavoro apparentemente meccanico, ma più che altro umano.
Carrara, le cave. Uno scenario potente già dalla prima sequenza rigorosamente a camera fissa. Un'inquadratura decisa e pulita, proprio come la materia protagonista: un solido sipario di marmo lentamente, ma con fragore, si spacca a metà. La pace del materiale striato e compatto viene rotta da una gru, un mostro arancione, che decisa lo lacera in due e, finito il suo compito, si allontana, scomparendo sul lato destro dello schermo. Ma il rumore rimane e si impone il capo, il reale protagonista. Il capo è "colui che dirige i lavori", che comanda all'interno della cava. Una figura nel mezzo, rassicurante e vissuta: a torso nudo con la carne bruciata dal sole che batte insistente da mattina a sera all'interno di una gola bianca, inquadrata prima dall'interno e più avanti dall'alto, imponente su tutti, tranne lui.
Ancarani si muove con ordine e pazienza. Documenta in maniera armoniosa la rottura dei blocchi, che lui stesso correggendosi chiama "bancate" di marmo, nel loro termine tecnico. Rumore, il lavorio della gru, un po' di inquietudine, ma il capo sta li, a compiere il suo lavoro. Il racconto narrativo è lineare e chiaro in questo passaggio tra la cava, alta, bianca, e un po' spaventosa, e la figura dell'uomo calmo e deciso. Il continuo gesticolare, il suo codice linguistico, come un direttore d'orchestra davanti a una folla, e i dettagli consumati su cui posa la camera: il braccio, una spalla, la sua mano con due dita mozzate, lo sguardo. Il Capo è un cortometraggio, senza fronzoli o caos che, alla fine, lascia quella sensazione, del rito compiuto.