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Donatella Finocchiaro: 'I veri miracoli sono dentro di noi'

L'attrice parla di I baci mai dati, in sala da venerdi.
di Ornella Sgroi

L'attrice catanese Donatella Finocchiaro in una scena del film I baci mai dati di Roberta Torre.
Donatella Finocchiaro (53 anni) 16 novembre 1970, Catania (Italia) - Scorpione. Interpreta Madre di Manuela nel film di Roberta Torre I baci mai dati.

martedì 26 aprile 2011 - Incontri

Jeans larghi, stivali senza tacco e giacca di pelle. Occhiali da sole, poco trucco. Fuori dal set e dalla scena, quando torna a Catania è così che Donatella Finocchiaro ama confondersi tra la gente, per le stradine del centro storico della città in cui è nata, disseminate di pub, caffè concerto e wine bar con i tavolini al sole, come quello in cui ci ha dato appuntamento e in cui è praticamente di casa.
In un quartiere che le è molto caro, lontano pochi chilometri dal quartiere-satellite di Librino, non-luogo simbolo della periferia italiana che fa da location al film I baci mai dati di Roberta Torre di cui Donatella è protagonista, distante anni luce nella vita dal personaggio che interpreta nel film: «Quello di Rita è un personaggio sopra le righe, molto diverso da me. Non solo fisicamente, così bionda ed esplosiva, ma anche come persona, così focalizzata sulla sua esteriorità. Interpretarla è stato molto divertente. Rita è una donna che gioca con le sue curve e i suoi riccioli e già la prova costume è stato uno shock, con quei corsetti stretti e i tacchi di dodici centimetri che ho dovuto portare per due mesi, mettendo in mostra una femminilità così vistosa. Per contrasto, ho notato che oggi noi donne, in nome della comodità, abbiamo un po' messo da parte la nostra femminilità. Quella sofisticata delle donne di un tempo, che mi fa pensare alla Loren o alla Garbo, ma anche alle casalinghe di una volta come era mia madre. Niente a che vedere con Rita, che è proprio l'eccesso della femminilità, come quella che sfoggiano molte donne di oggi».

Si è "ispirata" a qualcuno in particolare?
Roberta mi ha suggerito di guardare all'aspetto e alla presenza scenica di Simona Ventura che, in quanto donna dello spettacolo, lavora molto con la sua immagine. Così Rita è un po' la Ventura, un po' Lory Del Santo, un po' la stessa Roberta, persino una sua amica di cui mi parlava spesso, imitandone la voce.

Che effetto le ha fatto vedere il film, una volta finito?
Roberta ci ha fatto girare diversi finali e nessuno di noi, fino all'ultimo, sapeva quale avrebbe scelto. Quando ho visto il film, la prima volta, sono rimasta molto contenta, perchè quel ritrovarsi tra madre e figlia, dopo la reazione di Manuela che manda in crisi Rita, apre ad un nuovo inizio carico di speranza. La speranza di ricominciare, dopo un vero cambiamento. E come dice Rita in una frase chiave del film, la gente ha bisogno di sperare.

Ci sono stati dei "baci mai dati" nella sua vita?
Ce ne è uno in particolare che non scorderò mai. Un amore impossibile che sembra un mix tra il film di Roberta Torre e quello di Gabriele Muccino (ride). Un "ultimo bacio mai dato" perchè il mio lui non credeva che quella sarebbe stata davvero l'ultima volta in cui ci saremmo visti. Me li sono portati dentro a lungo lo strazio e la sofferenza per quel bacio mai dato.

Come è stato lavorare con una giovane attrice non professionista come Carla Marchese (Manuela), alla sua prima esperienza su un set?
Io credo che i bambini e i ragazzi che non hanno studiato recitazione siano dei talenti puri. Quel talento o ce l'hai o non ce l'hai. E Carla aveva una verve talentuosa sorprendente, aiutata dal fatto che il suo carattere si mischiava bene con quello del suo personaggio. Pungente come quello di una ragazza che sa il fatto suo e che, coinvolta nella crisi della sua famiglia, si inventa l'idea del miracolo per attirare l'attenzione e ricordare alla sua famiglia che esiste anche lei.

Lei pensa di aver mai ricevuto un "miracolo"?
Miracolo è una parola importante! Però ci sono dei sogni, dei desideri. Credo che il miracolo sia dentro di noi, nelle potenzialità latenti che ognuno ha in sé e che spesso non basta una vita intera per capirle! Penso che ognuno di noi possa essere il proprio "miracolo", inteso come realizzazione del proprio "sé autentico" fatto di amori, amicizie, affetti... un certo modo di vivere, insomma. Senza quello stress costante da cui ci facciamo opprimere, stancare, e che spesso finisce per renderci infelici. Bisognerebbe liberarsi da certi condizionamenti. In questo senso, secondo me, la realizzazione del proprio "sé autentico" sarebbe il vero miracolo.

E lei a che punto è con questo "miracolo"?
Sono ancora molto lontana! (ride). Però credo che aver chiaro l'obiettivo sia già importante...

Come è stato tornare a lavorare con Roberta Torre, la stessa regista cui si deve il suo esordio cinematografico nel 2002 con "Angela", dopo tanto teatro?
Roberta è la mia "mamma artistica". Questo è stato un ritorno ma anche un inizio, perchè devo a lei l'esordio nella commedia romantica e sentimentale, visto che ho girato I baci mai dati prima di Manuale d'Amore 3, anche se è uscito dopo. Lavorare con Roberta è molto speciale. Lei si diverte sul set, proprio come me. Ed è un divertimento che nasce dal feeling con il personaggio che devo interpretare e dalla sintonia con il regista. Con Roberta, oltre alla sintonia, c'è ormai un'amicizia che si è consolidata anche con lo spettacolo che abbiamo portato in teatro ("La Ciociara", ndr). Una grande sfida. Però riusciamo a mantenere la "giusta distanza" professionale, che ci permette ancora di lavorare bene insieme tornando ai nostri ruoli di regista e attrice.

L'anno della commedia per lei non è ancora finito visto che il 6 maggio ne esce un'altra, Senza arte né parte di Giovanni Albanese, in cui recita al fianco di Giuseppe Battiston e Vincenzo Salemme...
Giovanni è un artista che si occupa di arte contemporanea e in veste di regista ha fatto questo secondo film in chiave autoironica, per prendere un po' in giro il mondo dell'arte cui lui stesso appartiene. Nel film interpreto la moglie di Vincenzo Salemme, la donna che tirerà fuori questa banda di falsari improvvisati dal pasticcio in cui si sono cacciati, e interpretare Rita nel film di Roberta mi è servito per superare il primo impatto con un genere per me nuovo. Poi c'è stato Verdone che è un trascinatore, recitare accanto a lui viene naturale. E lo stesso è stato con Salemme.

Che rapporto ha con l'arte?
A Catania abito di fronte l'atelier di un amico pittore e ogni giorno vado a trovarlo nel suo laboratorio. Parliamo dei suoi quadri, della sua ispirazione, leggiamo critica d'arte. Insomma, io guardo, esalto, interpreto, a mio modo ovviamente (ride), ma per il resto sono negata! Eppure, tempo fa, Franco Battiato mi ha detto che ha cominciato a dipingere per superare un suo limite e che non sapeva fare neanche la "o" con il bicchiere. Tengo sempre a mente questa sua frase e mi ripeto che anche chi non sa dipingere può diventare pittore. E qui torniamo al discorso del "miracolo"...

Dopo l'esperienza de I baci mai dati, è tornata in Sicilia per girare nell'isola di Linosa Terraferma, il nuovo film di Emanuele Crialese, insieme a Beppe Fiorello e Filippo Pucillo. Un'esperienza suggestiva, vero?
È stata un'avventura (ride)! Una splendida avventura, che rifarei anche domani. Linosa è un posto unico, dove la Natura è invadente, prepotente e meravigliosa. Bella ed inquietante, allo stesso tempo. E durante le riprese del film lo abbiamo sperimentato di persona, restando anche "prigionieri" dei capricci del clima. Ma è stata un'esperienza meravigliosa, sia professionalmente che umanamente. Lavorare con Emanuele Crialese mi ha segnata molto e mi ha lasciato dei bellissimi ricordi. Mi ha anche aiutato a superare la mia paura del silenzio e del buio. Emanuele è un regista straordinario che pretende molto, non si accontenta mai. Il che è molto stimolante. Ogni ciak veniva sempre ridiscusso, approfondito con precisione, ma anche con una sensibilità e una dolcezza che mi hanno davvero nutrita moltissimo. Per me è stata una grande crescita, come attrice e come persona.

Ed ora cosa l'aspetta?
A metà maggio inizio a girare, insieme a Giulio Brogi, un'opera prima di Fabiana Sargentini, su una sceneggiatura di Morando Morandini (il critico cinematografico, ndr). È la storia di due anime che si incontrano e si raccontano. Un film minimalista e molto "francese", direi. Con poca scrittura, costruito soprattutto sullo scambio di sguardi e un'intesa impalpabile. Sarà un bel viaggio. Un'altra bella avventura.

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